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In Iran, mentre le trasmissioni TV per i più
piccini fanno propaganda al terrorismo
suicida, fra i giovani le vere
preoccupazioni sono la disoccupazione, la
corruzione, la criminalità, la mancanza di
libertà. Inoltre, la stragrande maggioranza
conviene sul diritto all'esistenza di
Israele.
In proposito, propongo ai lettori di
ViviTelese un articolo interessante.
Buona lettura.
Fulvio Del Deo
Dietro il chador si nascondono spesso sogni
di libertà
Il vento gelido che ha spazzato la breve
primavera di Teheran, esemplificato dal
desiderio del presidente Ahmadinejiad di
cancellare Israele dalla carta geografica,
si è abbattuto anche sulla libertà di
stampa. Quando i moderati erano in ascesa,
si stampavano in Iran non meno di 60
quotidiani. "Oggi, la maggior parte di essi
è ridotta al silenzio", dice Meir Javedanfar,
iraniano di nascita, inglese di studi e
israeliano di cittadinanza, direttore della
Middle East Economic and Political Analysis
Company. "Le reti televisive sono sotto
stretto controllo del governo, così come la
quasi totalità dei quotidiani superstiti".
A Teheran tornano a materializzarsi i
fantasmi del passato, e come ai tempi di
Khomeini le strade si riempiono di giovani
con la barba e donne in chador che
scandiscono slogan anti americani e anti
israeliani. Gli effetti della restaurazione
del 'potere nero', quello degli ayatollah,
si fanno sentire a tutti i livelli. Anche in
tivù.
Venerdì 28 ottobre, giorno festivo nel mondo
musulmano, alle otto del mattino, ora in cui
la platea televisiva è composta
prevalentemente da bambini, la rete Irib 3
racconta, con un cartone animato choc, come
un bambino palestinese diventa
ineluttabilmente un kamikaze. Il filmato si
apre con una pattuglia di soldati israeliani
che massacra a sangue freddo una famiglia
palestinese. Si salva solo il figlio,
testimone oculare della strage, che per
vendicarsi si arruola nella Jihad. Prima di
indossare la cintura esplosiva e lanciarsi
in una missione suicida contro i soldati
israeliani, la zia lo benedice: "Addio mio
caro. Con l'aiuto di Dio, ce la farai. Va,
mio bambino. Non lasciarti sopraffare dal
nemico. Va e mostra ai sionisti quanto
coraggiosi ed eroici sono i bambini
palestinesi". Il tutto condito con crude
scene di brutale violenza.
Mistificazione della realtà e incitamento
all'odio sono i due ingredienti principali
della macchina propagandistica del regime
iraniano. Sempre il 28 ottobre, un'altra
rete, la Sahar Tv, trasmette una fiction dal
titolo 'Holocaust'. Il film mostra le
presunte persecuzioni subite dai
negazionisti dell'Olocausto. Nella prima
scena, parla David Bardash, sullo schermo
scorrono le immagini di Hitler e dei campi
di concentramento, la voce fuori campo dice:
"Come scrittore e storico e dopo anni di
ricerche, durante le quali ho consultato
documenti di incontestabile veridicità, sono
giunto alla conclusione che non una sola
camera a gas è mai esistita nei campi di
concentramento. Inoltre, un certo numero di
documenti provano che le camere a gas sono
meramente un mito e una leggenda". Nel
prosieguo, vengono messe in scena presunte
operazioni di agenti del Mossad tese a
eliminare i negazionisti e a far sparire le
prove sulle quali si basano i loro studi.
In un Paese dove i sondaggi d'opinione sono
semplicemente illegali, difficile farsi
un'idea di come la pensi davvero il Paese
reale e di che impatto ha la propaganda del
regime sull'opinione pubblica. Ci ha provato
comunque Meir Javedanfar, usando la sua
madrelingua, il parsi, e Internet, l'unico
mezzo di comunicazione che sfugge alla
cortina issata dagli ayatollah. Ha navigato
nelle 'chat room' iraniane e ha intervistato
migliaia di persone sui temi più disparati.
Il quadro che ne è emerso, anche se non ha
il rigore scientifico di un sondaggio, è
comunque illuminante. Ai primi posti nella
graduatoria delle preoccupazioni degli
intervistati ci sono nell'ordine: la
disoccupazione, la corruzione, la
criminalità, la mancanza di libertà. Solo al
quinto e al sesto posto troviamo la paura di
un attacco statunitense o israeliano.
Infine, dato sorprendente, il popolo delle
chat non ha alcun dubbio: a stragrande
maggioranza conviene sul diritto
all'esistenza di Israele. Insomma, almeno
gli iraniani giovani e istruiti, che
presumibilmente sono i maggiori utenti di
Internet, la pensano in modo radicalmente
diverso dai puri e duri della rivoluzione
che hanno riconquistato il potere alle
ultime elezioni sbaragliando i riformisti.
Una conferma della complessità della società
iraniana: dietro il chador si nascondono
spesso sogni di libertà.
(Quest'articolo riprodotto su
www.primaonline.it è un estratto
di quello pubblicato nel numero 356,
Novembre 2005, di 'Prima Comunicazione')
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