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Riepiloghiamo.
«Qui abbiamo bisogno di punti di
riferimento come dell'acqua nel deserto»
ha scritto Anna Schiattarella, consigliere
comunale di Marano di Napoli. E come punti
di riferimento si sono scelti dei nomi
appropriati da dare alle strade della città:
nomi di persone che sono morte per ideali di
giustizia e di legalità, da Falcone a Siani.
Fin qui tutto bene.
Poi il Comune è stato commissariato e
il sindaco è stato messo a riposo per un
po'. Qualcuno dice che è stato un «meschino
tentativo per farlo fuori, ... , ed è al
terzo mandato, per cui ha certamente
l'appoggio della città».
Così Mauro Bertini è ritornato alla
carica. E che cosa ha fatto?
«Il mio primo atto, quando sono
rientrato nelle funzioni di sindaco, è stato
quello di annullare la delibera con cui il
commissario prefettizio intitolava una
strada di Marano ai martiri di Nassiriya.»
Ebbene sì, Mauro Bertini ha deciso che "via
Martiri di Nassirya" a Marano non ci deve
stare perché non è di suo
gradimento, essendo lui al fianco della
"resistenza" irachena. Così, non potendo
intitolare quella strada al raìs Saddam
Hussein ancora in vita, ha fatto venire in
mente al giovane consigliere Alfredo
Paragliola l'idea di chiamarla via Yasser
Arafat.
«Non esistono martiri a pagamento!»,
ha sentenziato con disprezzo il sindaco,
riferendosi ai nostri poveri connazionali
morti nella strage terroristica di Nassirya.
Caspita! Bisogna dirgli che anche
Giovanni Falcone,
Paolo Borsellino, Ilaria Alpi, Giancarlo
Siani ecc.. percepivano uno stipendio per
il lavoro che svolgevano, e che a causa
di quel lavoro che li portava in prima linea
hanno perso la vita. Bisogna dirgli che per
coerenza dovrebbe cancellare anche i nomi di
via Falcone, via Borsellino, via Alpi, via
Siani ecc., sostituendoli magari con quelli
di Al Rantisi, di Yassin, di Mohammed Atta e
dei suoi complici "Martiri" delle Twin
Towers.
Sabato scorso c'è stato il momento clou:
l'inaugurazione di via Arafat.
(Arafat non percepiva soldi, no? Lui non era
venale come erano, secondo Bertini, i nostri
carabinieri uccisi a Nassirya. Arafat era un
puro! Chissà però tutti quei conti
miliardari venuti alla luce alla sua
morte da dove sono sbucati...)
Via Arafat. Era stato invitato il
vicepresidente della Knesset (il Parlamento
d'Israele), l'arabo-israeliano Mohammed
Barakeh, il quale ha pensato bene di
dare buca.
In compenso c'era la moglie di Marwan
Barghouti, capo terrorista palestinese in
carcere, condannato alla bellezza di 4
ergastoli + 40 anni di prigione.
Sbaglio o la dottoressa
Schiattarella aveva detto che
bisogna insegnare ai giovani l'amore per la
legalità?
E come pensa di insegnarlo questo amore?
portando esempi del genere e dicendo che chi
sta in galera è solo un povero perseguitato
e che il colpevole è il Tribunale che l'ha
condannato? Sbaglio o questa è l'idea dello
Stato di Diritto e della Giustizia che hanno
i signori mafiosi?
Marwan Barghouti non è un povero dissidente
perseguitato da un regime dittatoriale; non
è uno che ha commesso reati d'opinione (in
Israele non esiste il reato d'opinione, c'è
piena e assoluta libertà di opinione!) Barghouti
è un uomo che ha commesso dei crimini
enormi, per i quali è stato processato in
piena regola da un Tribunale di uno Stato
democratico, nel quale è potuto avvalersi
della difesa degli avvocati che lui stesso
ha ritenuto migliori.
Ma torniamo a sabato 19.
Fra gli ospiti che hanno accettato l'invito
chi altri troviamo? Il vescovo Hilarion
Capucci.
E chi è quest'altro?
E' un signore che è stato arrestato nel 1974
e poi condannato a 20 anni di carcere perché
trafficava in armi da passare alle
organizzazioni terroristiche palestinesi, le
quali provvedevano subito a usarle per
uccidere ebrei. Nel 1977 papa Paolo VI
scrisse al presidente israeliano Ephraim
Katzir, pregandolo di intercedere in suo
favore. Così la pena fu ridotta e Capucci fu
liberato.
Insomma, un altro che ha conosciuto
la galera, e neanche lui per reati di
pensiero o per aver rubato una mela.
Anche questo è innocente? Di sicuro è
innocente, secondo il parere di chi
è abituato a condannare a priori i Tribunali
e i giudici, e a disprezzarne l'operato.
Così Marano di Napoli è finita nuovamente
sui giornali e nei tiggì, ma non
come accadeva un tempo per colpa della
camorra. Se oggi si parla di Marano è per
motivi del tutto differenti; purtroppo
sempre ignobili.
L'immagine che se ne riceve dall'esterno è
quella di una città in balìa di un
sindaco dispotico che, accecato da quel
fanatismo che fa venerare miti decisamente
discutibili, non si cura nemmeno
di offendere la memoria dei nostri caduti.
Vergogna!
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