Potrei cominciare da un falò sulla
spiaggia, una chitarra, le voci di Mario
e Filippo meglio di Simon e Garfunkel,
le canzoni di James Taylor, Carol King,
You've Got a Friend... Potrei cominciare
da quella notte, da quell'improvviso
attacco di appendicite, da Karim e Jawad
che se non fosse stato per la loro
generosità adesso non sarei qui a
scrivere.
Volerei poi in Sabina, al matrimonio di
Flavio e Fabrizia, al mio tamburello che
duettava con la darabuka di Samir, Sinan
Capudan Pascià, dove si era trincato
talmente che Carlo se n'era uscito con
la frase storica: «Ah rega', era un
sacco de tempo che nun se vedeva un
compleanno coscì!»
Continuerei con un giorno di sole su una
lunga strada, io, mia sorella e il Golem, lo
zaino sulle spalle e nessuno che voglia
fermarsi. Che puzza sotto al naso,
questi Francesi! Una duecavalli celeste
frena: lunghi capelli ricci e neri, Abir
figlia di Algeria, profumo di cannella e
cumino che ti fa sentire a casa tua.
Sahara Electric a tutto volume, Nadir
che pasticcia tabacco Clan e whisky nel
narghilè, birre rosse, racconti
e stralci di vita in un esperanto
improvvisato.
Poi, tutto d'un tratto, qualcosa si è
rotto: Naima amante della vita
dolce, che sulle spiagge del deserto di
Corsica indossava al massimo un topless,
finita l'estate decise di andare
all'università col foulard sulla testa.
Un brutto segno, non c'era dubbio. E'
vero che già c'era qualcuno che si
avvelenava il sangue con la politica e
le sue masturbazioni mentali. Ma noi no,
noi eravamo un'altra cosa. Non che ce ne
fregassimo, anzi; ma tenevamo a debita
distanza fanatismo e paraocchi d'ogni
colore.
Certo, coi fratelli libanesi Sabri e
Atef era meglio che non parlavi di
Palestinesi, perché li
odiavano; mettevano subito da parte la
loro abituale calma e ne dicevano peste
e corna. Era per colpa dei Palestinesi,
della guerra che avevano scatenato, se
la loro famiglia adesso era sparsa fra
Perugia, Londra e Dubai.
E' pure vero che quando Wajdi, bello
impossibile, voleva insegnare l'Arabo a
Gloria, storceva il naso ai miei
giochetti di come in Ebraico la parola
gamal somigli davvero a un cammello.
Ma dopo in cucina preparavamo insieme un
ottimo cous-cous, giocavamo con le
parole, zayt al zaytuna olio d'oliva...
e ci facevamo un sacco di risate alla
faccia di chi si vuole male!
Non c'è dubbio, qualcosa s'è rotto
da quando, come baby-sitter
autoritari, sono piovuti gli imam. La
miscela che si stava creando non piaceva
a chi non tollera la libertà e la
felicità!
E oggi vedo fuoco e fiamme. L'inferno è
questo, non c'è dubbio. Bruciano i
sobborghi francesi ma non sono le
barricate del '68. Brucia la roba della
povera gente, bruciano le scuole dei
bambini... brucia una sinagoga. E non
credo che per tutto questo si possa
incolpare la puzza sotto al naso dei
Francesi.
Brucia quel mondo che Pennac aveva
coccolato con le sue storielle
divertenti. E comincia a bruciacchiare
anche qualcos'altro: l'ospitalità.
I professoroni di turno fanno analisi
politiche e si autoflagellano: mostrano
indulgenza, come se si trattasse di
ritardati mentali. Questo è il vero
razzismo.
Se si trattasse di una protesta per la
loro condizione di povertà e disagio,
sarebbero andati a incendiare le ville
lussuose dei capi del loro paese che li
costringono a una vita di stenti e di
emigrazione; non avrebbero incendiato i
quartieri poveri del paese che li
ospita.
Ma che possiamo dire ormai, che possiamo
fare? La gente si piazza passiva davanti
alla tivù e si fa rincoglionire per ore
e ore. Celentano si prende fior di
quattrini per imbalsamare il pubblico.
Quanto è stato lo share dell'ultima
puntata? Se poi accendi la radio spunta
Radio Maria su decine di frequenze, da
tutte le parti. E ieri sera c'era un
prete che suggeriva cosa fare in caso di
fattura o di possessione demoniaca. Ma
la superstizione non era stata
bandita dalla Chiesa? non erano
argomenti da vecchie comari, questi?
S'avvicina un Nuovo Medio Evo, non c'è
dubbio. Fra un po' arriva anche la
peste, così il quadro è completo.