19 novembre 2005
Marano, via Arafat - Roma, parco Arafat
Fulvio Del Deo

 

 

 
 
 
(Possiamo lodare la nostra Amministrazione Comunale telesina per tante di quelle ragioni... ma è giusto notare che di idee fantastiche come questa non ne ha mai avute. E speriamo che non se ne faccia venire, magari su suggerimento di quel ragazzotto intellettivamente iperdotato che è all'opposizione)
 
 
La brillante idea di chiamare una strada col nome di Arafat, parto dell'Amministrazione Comunale di Marano di Napoli guidata da lungo tempo dal geniale Mauro Bertini dei comunisti italiani, è stata d'ispirazione anche per altri cervelloni.
 
Infatti il brillante dirigente nazionale, nonché presidente romano di Azione Giovani, movimento giovanile di Alleanza Nazionale, Federivo Iadicicco ha dichiarato: «Nel giorno dell'anniversario della morte di Arafat, è giusto che "Azione Giovani" lo ricordi chiedendo al Comune di Roma l'intitolazione di un parco alla sua memoria»
 
E' giusto! sarebbe uno sgarbo sennò, dopo aver già inaugurato alcuni giorni fa un bel monumento a Mustafà Kemal, detto AtaTürk, autore di quell'altra opera d'arte che è stato lo sterminio degli Armeni...
 
Immaginate che bello! Già me lo vedo un bell'Arafattone circondato da panchine, un bel mezzo busto degno di un grande condottiero e sulla base, incise a lettere d'oro, alcune delle sue frasi più poetiche.
 
Ne suggerisco qualcuna, così i nostri genietti all'opera possono trarre ispirazione.
 
 
"Il nostro obiettivo è la distruzione di Israele. Non ci può essere né compromesso né moderazione. No, noi non vogliamo la pace. Vogliamo la guerra e la vittoria. La pace per noi significa la distruzione di Israele e niente altro." (Yasser Arafat su "Esquire", Buenos Aires, 21.3.1971).

"Nulla ci fermerà fino a quando Israele non sarà distrutto. Scopo della nostra lotta è la fine di Israele. Non vi sono compromessi né mediazioni possibili. Non vogliamo la pace: vogliamo la vittoria. Per noi la pace è la distruzione di Israele e niente altro. (Yasser Arafat su "New Republic", 16.11.1974).

" Il popolo palestinese combattera' il nemico sionista fino all'ultimo bambino nel ventre della madre" (Yasser Arafat, Algeri , 1985)

"La fondazione di uno Stato palestinese in Cisgiordania e in Gaza sarà l'inizio della sconfitta dell'entità sionista. Nella fiducia in questa sconfitta, noi saremo in grado di portare a compimento il nostro obiettivo finale." (1992). 

"La marcia vittoriosa andrà avanti fino a che la bandiera palestinese sventolerà a Gerusalemme e in tutta la Palestina, dal Giordano al mare, da Rosh Hanikra fino a Eilat (città israeliane, n.d.a.)." (1992). 

"Non abbiamo posato il fucile. Fatah continua ad avere gruppi armati che continueranno ad esistere. Tutto quello che sentirete [di contrario], serve solo ed esclusivamente per scopi strategici." (1992). 

"Il nostro primo obiettivo è il ritorno a Nablus [Cisgiordania], poi proseguiremo per Tel Aviv" (città israeliana, n.d.a.) (1994).

"La battaglia contro il nemico sionista non è una battaglia che riguarda i confini di Israele, ma l'esistenza di Israele." (1994).

"[Il processo di pace] è soltanto una tregua d'armi fino al prossimo stadio della lotta armata. Fatah non ha mai preso la decisione di cessare la lotta armata contro l'occupazione." (1994).

Lo stesso giorno in cui Arafat firmò la "Declaration of Principles" nel giardino della Casa Bianca nel 1993, spiegò la sua azione alla TV giordana. Ecco cosa disse:

"Visto che non possiamo sconfiggere Israele con la guerra, dobbiamo farlo in diverse tappe. Prenderemo tutti i territori della Palestina che riusciremo a prendere, vi stabiliremo la sovranità, e li useremo come punto di partenza per prendere di più. Quando verrà il tempo, potremo unirci alle altre nazioni arabe per l'attacco finale contro Israele".

 

 

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Segnalazioni di Fulvio Del Deo


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