23 dicembre 2005
Da Nazareth a Betlemme sono 165 chilometri
Fulvio Del Deo

 

 

Maria e Giuseppe: c'è chi sostiene che non siano mai esistiti. Ma anche se fosse così, che importanza avrebbe? Pure Pinocchio non è mai esistito, eppure è stato grande amico per molti di noi; e vi assicuro che è di gran lunga più reale di tanti fantocci in carne e ossa.

Maria e Giuseppe in viaggio. Come tutti gli Ebrei, del resto. Percorsero circa 165 chilometri per andare a dichiarare la nascita di loro figlio. Partirono da Nazareth in Galilea e andarono a dorso d'asino fino a Betlemme in Giudea. Bet lehem in Ebraico vuol dire "casa del pane"; e l'asino è un animale speciale, perché a dorso d'asino viaggia il Messia.

Oggi Nazareth e Betlemme sono molto più lontane di quei 165 chilometri che le separano fisicamente. Mentre nella città israeliana di Nazareth la popolazione di ogni religione vive in pace e il Natale è come sempre una festa, a Betlemme, affidata dal 1995 all'Autorità Nazionale Palestinese, il Natale è una di quelle occasioni in cui risalta maggiormente il dolore del vivere in condizioni di discriminazione e persecuzione. Da che erano la maggioranza della popolazione, oggi i cristiani sono ridotti a una sparuta minoranza, bersaglio di vessazioni, violenze gratuite, stupri. La maggior parte è scappata lontano dalla barbarie. (vedi: Un Natale senza Cristiani  Cristiani a rischio nei Territori Palestinesi)

Vivere gli uni accanto agli altri, facendo sì che le diversità siano una ricchezza comune è possibile, e lo vediamo ogni giorno qui a Telese, soprattutto a Natale quando ci basta girare per un solo condominio per incontrare tradizioni di tutta Italia, della Romania, dell'Argentina, dell'Albania ecc..

Oggi i nostri bambini hanno cantato canzoni natalizie nella palestra Foschini. Erano tutti cristiani forse? E no, direi proprio di no! E c'erano anche musulmani fra loro, che cantavano "oh happy day, when Jesus washed our sins away..." e le mamme col foulard tradizionale sui capelli li applaudivano contente. Sembrano piccole cose, ma sono quelle piccole cose che fanno le grandi differenze.

Finché qui a Telese non ci sarà uno stupido che ci regali una via Arafat, o un demagogo che faccia edificare una moschea con tanto d'imam razzista e intollerante, gli "stranieri" si sentiranno a casa fra noi e noi non li percepiremo come "stranieri".

Perché in fondo siamo tutti, al contempo, "stranieri" e "di casa" a questo mondo.

Qualche anno fa, di fronte a casa mia c'era una famiglia tunisina. La signora ci chiese se era il caso che anche noi e loro facessimo l'albero di Natale. «Certo, simboleggia una bellissima festa, soprattutto per i bambini!» Così quella famiglia simpatica di musulmani credenti e praticanti fece allegramente il suo albero di Natale, senza farsi passare neanche per l'anticamera del cervello di sentirsi in errore.

Se io vivessi in India, non mi farei alcun problema a partecipare alla festa in onore del dio elefante Ganesh. Anzi, credo che mi piacerebbe moltissimo!

Solo l'ottusità e il calcolo malefico possono mettere gli uni contro gli altri.

Nella capitale d'Israele, a Gerusalemme, il sindaco è un ultra-ortodosso. Che cosa significa "ultra-ortodosso"? Significa che impone a se stesso di rispettare alla lettera tutti i precetti della Torah, punto e basta. E uno dei principali precetti della Torah prescrive il rispetto per il prossimo chiunque esso sia, uomo, donna, animale o qualunque altro elemento della natura.

In questi giorni il suddetto sindaco ultra-ortodosso di Gerusalemme, Uri Lupolinaksi, ha donato alberi di Natale a tutti i residenti di religione cristiana, augurando loro un felice Natale. Inoltre, ha colto l'occasione per invitare turisti e pellegrini di ogni religione a visitare la Città Santa, in spirito di pace e fratellanza.

Ancora una volta, Israele dà una lezione di civiltà.

 

Un Natale senza Cristiani

(torna in alto)

 

Fin dalla presa di Betlemme nel 1995 da parte dell'OLP, Betlemme, secondo gli accordi di Oslo, e' stata trasformata da una citta' cristiana in una citta' mussulmana. I pochi cristiani rimasti vivono ora in condizioni di dhimmitude (espressione usata dall' Islam per significare che i cristiani sono cittadini di seconda classe) nella citta' nativa di Gesu'.

I palestinesi hanno portato con se' un sistema politico basato su primitive relazioni tribali, dove il potere di un clan diventa sostitutivo della legge. Come conseguenza, i cristiani hanno sofferto atrocita' civili e violenze criminali senza poter ricorrere alla giustizia.

I cristiani si sono rifiutati di vivere in queste condizioni ed hanno abbandonato Betlemme in grande numero.

E allora, chi e' responsabile della tragedia dei cristiani di  Betlemme? Chi ? Gli ebrei, naturalmente. E chi altri?

Tale e' il messaggio orwelliano della American Arab Anti-discrimination Committe che ha organizzato una veglia a S.Francisco il 29-11-2005  per i cristiani di Betlemme in prossimita' dello shopping natalizio.

I mussulmani rendono la vita dei cristiani a Betlemme insopportabile e li costringono a lasciare le loro case ancestrali mentre i mussulmani in America tengono una veglia per accusare gli ebrei.

Per capire come i cristiani sono diventati una minoranza e vittime di banditismo nella citta' natale di Gesu', e' importante spiegare cosa Arafat ha fatto di Betlemme quando se ne e' impadronito.

Nel 1995, Arafat guadagno' il controllo di Betlemme ed immediatamente allargo' i suoi confini municipali per inserirvi 30,000 mussulmani che vivevano nei campi rifugiati limitrofi.

In seguito, anche i beduini che vivevano ad est di Betlemme furono insediati nei confini municipali. Ma cio' non era ancora abbastanza per cambiare i connotati della citta'. Ed allora Arafat creo' le condizioni affinche' molti mussulmani si spostassero da Hebron a Betlemme.

Con il governo di Arafat fatto di clans, di mitragliatori, di terrore, una Mafia terriera si sviluppo' cominciando ad espropriare terreni ai cristiani. Nel 2002 due sorelle cristiane minorenni furono trovate con la gola squarciata ed i genitali mutilati. I mussulmani dissero che erano prostitute, come se cio' giustificasse la tortura e l'assassinio. Ma i familiari asserirono che queste motivazioni servivano a coprire una banda di stupratori.

Nulla di cio' ovviamente è apparso nella chiamata dell'AADC alla veglia contro Israele.

Le sofferenze dei cristiani di Betlemme hanno comunque sollevato l'indignazione delle organizzazioni cristiane nel mondo.

Questa settimana il Vaticano, in una rara iniziativa diplomatica, ha sollecitato Israele affinche' intervenga a lenire le sofferenze dei cristiani di Betlemme. Costoro, attualmente meno del 12% della popolazione, potrebbero essere costretti a lasciare in blocco Betlemme per sfuggire alle violenze dei mussulmani. Il risultato sara' che nel luogo dove e ' nato Gesu' non ci sara' piu' neanche un cristiano.

Nella citta' di Taibe (West Bank) maramaldi mussulmani hanno bruciato, saccheggiato e percosso residenti cristiani per difendere l'onore di una famiglia mussulmana della quale il padre aveva bastonato a morte sua figlia che avrebbe voluto sposare un cristiano. Una folla inferocita ha bruciato una statua della Madonna al grido "bruciamo i crociati!" Nel frattempo il ragazzo cristiano veniva percosso ed imprigionato.

Questo episodio ha provocato un drastico cambiamento nell'approccio del Vaticano che fino ad allora si era ben guardato dal prendere posizione contro i palestinesi.

Dopo che i terroristi palestinesi nel 2002 si impadronirono della Chiesa della Nativita' e ne brutalizzarono i preti, il Vaticano fece pressione su Israele affinche' lasciasse uscire indenni i terroristi. Israele accetto'. Da parte sua, il Vaticano si rifiuto' di denunciare le brutalita' che erano state commesse all'interno della chiesa.

Nel Medio Oriente il Vaticano cammina su una sottile corda. La sua preoccupazione principale e' quella di mantenere il controllo sui Luoghi Santi. Ma ora deve affrontare la realta' dei cristiani che non vivono piu' sotto la protezione di Israele ma sotto l'oppressione dei palestinesi. La richiesta di assistenza rivolta al governo israeliano testimonia quanto i cristiani siano minacciati e la consapevolezza che la Palestinian Authority e' il problema e non la sua soluzione.

Nulla di tutto cio' servira' a cambiare la propaganda dell'AADC che continuera' a chiedere alla gente "una veglia per proteggere i cristiani di Betlemme contro l'oppressione israeliana".

Laddove Bush e' paragonato a Hitler e l'esercito americano e' considerato una organizzazione terroristica, la realta' non interessa. L'importante e' dare credito alla AADC.

 

Abraham H.Miller. Professore Emerito alla Cinicinnati University   

 

Titolo originale:

A Christmas without Christians
By Abraham H. Miller
FrontPageMagazine.com | December 16, 2005

 
Grazie ad Aurelio L. per la traduzione

 

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