Chaim è il nome del ragazzo israeliano
che ha bloccato il terrorista
palestinese all'ingresso del centro
commerciale a Netanya, salvando la vita
a decine e decine di persone. Aveva 26
anni e nessuna voglia di morire.
Il nome di Chaim si aggiunge alla lunga
lista degli eroi della resistenza
israeliana.
Fulvio Del Deo
Ditemi! Come si chiama quell'eroe,
quel martire israeliano che ha
sacrificato la propria vita nel momento
in cui, pienamente cosciente di quello
che sarebbe successo di lì a pochi
attimi, ha deciso di bloccare contro il
muro quel terrorista criminale assassino
palestinese?
Ditemi! Come era fatto il suo volto? Di
che colore aveva gli occhi? Quali erano
i suoi sogni, le sue necessità, i suoi
ideali, le sue aspirazioni? Cosa aveva
in programma di fare la sera? Ditemi!
Cosa avremmo fatto noi al suo posto?
Cosa aveva fatto di male, quel ragazzo,
quell'«addetto alla sicurezza», per
dover morire così?
Di quel criminale palestinese,
invece, oggi tutti i TG hanno detto
il nome e ne hanno mostrato le immagini,
il volto inespressivo, lo sguardo ottuso
e vuoto, mentre faceva la ruota come il
più stupido dei pavoni, vestito come
quei penosi sgangherati
rivoluzionari della Repubblica di
Bananas, armato di missile terra-aria
mentre si apprestava a farsi saltare in
aria con una cintura esplosiva. Le sue
aspirazioni? Uccidersi per uccidere più
ebrei possibile. Ora è una terrorista
realizzato. Ce n'è tanti anche qui da
noi, in Europa. "Era un tipo tranquillo,
aveva un lavoro!", così ha detto la sua
straziata madre. Non se l'aspettava, la
sua famiglia, e dev'essere vero.
Facciano allora un gesto concreto di
pace rimandando indietro l'assegno in
petrodollari che certamente arriverà
loro di qui a poco, quale ricompensa del
sangue velenoso del proprio figlio, e di
quello innocente di tante
vittime israeliane.
Di quel ragazzo israeliano, non si sa
invece neppure il nome. Anzi, non si sa
neppure quello che ha fatto, che lo ha
reso un eroe, un martire autentico. Un
martire di cui nessuno ha sottolineato
il nobile gesto, purtroppo ordinario in
una terra dove la resistenza quotidiana
al terrorismo è cosa ordinaria.
Un eroe il cui gesto non ha impedito
l'uccisione di altre vittime israeliane,
perché la bomba era troppo potente, ma
che è riuscito ad impedire che quella
belva palestinese entrasse nel
supermercato compiendo una strage più
orrenda ancora.
Ora che è stato ucciso, assassinato,
distrutto, nessun sindaco di
Marano vuole intitolargli una strada?
Nessun Diliberto, nessuna Morgantini
vuole mandare un aiuto economico alla
sua famiglia rimasta senza padre, senza
fratello, senza figlio, senza marito?
Nessun Javier Solana vuole incontrare
questa famiglia invece che i leader di
Hamas? Nessun Manifesto vuole ospitare
le lettere disperate dei suoi amici che
non lo vedranno mai più? Nessun idiota
di questa o quella parte vuole addossare
la responsabilità di quest'ennesimo
attentato alla politica di Ariel Sharon,
recente o passata che sia? Nessun
politologo vuole ulteriormente sostenere
la necessità di "dialogare" con Hamas,
Hizbollah e Jihad islamica? No, nessuno.
Anzi, eccoli, sono tutti là che si
stanno già preoccupando per la
"inevitabile reazione" di Israele. Fanno
pena e rabbia. Dio, se ne fanno!
Carmine Monaco
Il suo nome e' Chaim Amram, aveva 26
anni, il suo nome, Chaim, significa
Vita. La sua famiglia non e' sola,
centinaia di israeliani le sono,
anche fisicamente, vicini.
Deborah Fait
Nessuna giustificazione e nessuna
lode per il maledetto "zombie della
morte" che oggi ha colpito degli
innocenti, ancor più dura la
posizione nei confronti dei
mandanti, che hanno un solo
obiettivo: mantenere la tensione
nei rapporti tra Israele e
Palestina.
Inutile parlare di resistenza, a chi
o a che cosa? Se non al tentativo di
normalizzare un Paese che per
decenni è stato governato da un
incapace e corrotto, ancor più fuori
luogo cercare motivazioni religiose
dietro a certi atti: anche il più
becero D-o o divinità, al di là di
quanto qualsiasi mentecatto voglia
blaterare, può premiare chi sopprime
la vita, il dono più bello.
Desidero pensare di stringere in un
caldo abbraccio alle povere vittime
innocenti ed alle loro famiglie,
sorelle e fratelli di noi tutti.
Ringrazio Letizia e Donato che ci
hanno aggiornato circa le loro
condizioni, per cui eravamo in
ansia.
"Am Israel chai!"
Alberto/Hurricane
penso che dovremmo tutti
organizzarci e creare un monumento
in ricordo di questo ragazzo di 26
anni che ci dimostra come ancora
oggi esistano gli eroi e questo
monumento dovrà servire come monito
per le generazioni future e come
ricordo di tutti gli autisti di
autobus e le guardie israeliane eroi
quotidiani.
Spero che questo invito venga
raccolto e il Keren Kayemeth lo
faccia proprio
Andrea Jarach
am israel chai