(Giuntina, 2003)
Prendendo spunto dalla sua storia personale
e dalle vicende della sua famiglia, Victor
Magiar ci racconta, attraverso gli occhi del
piccolo ebreo sefardita Hayìm, la fine di
un'epoca storica che ha visto per secoli la
pacifica convivenza e il reciproco
arricchimento culturale di genti diverse,
dal Marocco fino alla Grecia.
Con una narrazione che intreccia
sapientemente aneddoti ed episodi di
vita famigliare con dolorose pagine di
storia recente (solitamente ignorate poiché
scomode), il romanzo ci accompagna fra gli
aromi di una Tripoli ormai scomparsa, in cui
il suono dell'arabo si mescola dolcemente a
quello di mille altre lingue e
dialetti, facendo rivivere, nelle sue
battute in giudeo-espanyol, quella lingua
arcaica che affonda le radici nella Spagna
antecedente l'Inquisizione, fiera di non
aver subito il peso dei secoli e di essersi
invece arricchita con termini truchi, greci,
italiani, ecc. nel suo lungo vagare per il
mondo.

Il giovane Hayìm ci racconta di suo zio che
guida il camion fra città e oasi, non
potendo dimenticare la sua amata Esther
volata via in Israele per costruire il
futuro. E ci racconta del suo amore mai
rivelato per la piccola greca Ivy,
sbocciato fra i banchi di scuola, in cui
siede accanto a bimbi musulmani, cattolici,
ortodossi e atei. E ci racconta delle sue
cavalcate su Blue Belle, quando si
spinge fino alle proprietà di Abd Assan Ben
Sayèd, notabile berbero col quale discorre
come un adulto dei perché della vita.
E venne la notte inesorabile e tetra che,
col buio del fanatismo nazionalista panarabo,
spazzò via questo mondo, seminando odio
improvviso che, propagatosi come un incendio
appiccato da un piromane, scosse il Nord
Africa e i paesi arabi costringendo alla
fuga milioni di persone, di cui 930.000
ebrei, che poterono portare con sé ben poco
oltre i ricordi.
"Dalla caduta degli imperi alle guerre
moderne, le vicende di questo romanzo sono
il pretesto per raccontare la scomparsa
della koinè che per secoli ha fatto del
Mediterraneo la culla della civiltà.
Nell'era della globalizzazione e del temuto
scontro di civiltà, mentre le società
occidentali si aprono, insicure, a nuove
diversità, questo romanzo rappresenta
un'opportunità per riflettere sul nostro
passato e sulle possibilità del nostro
futuro; per comprendere un fenomeno che può
generare odio e guerre se vissuto senza
cultura."
Victor Magiar è nato in Libia nel 1957; dal
1967 vive in Italia. Nel 1988 è stato fra i
fondatori del "Gruppo Martin Buber - Ebrei
per la pace". Tra il 1993 e il 2001 è stato
consigliere comunale a Roma nel gruppo DS,
delegato dal sindaco per le politiche di
educazione alla pace e di solidarietà e di
cooperazione internazionale. Oggi dirige il
Dipartimento Relazioni Internazionali
dell'Associazione Nazionale dei Comuni
Italiani. E' consigliere della Comunità
Ebraica di Roma.