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Lettera aperta al Sindaco di Marano di Napoli.
Per conoscenza: ai quotidiani, ai siti web, alle
mailing list e ai gruppi di discussione.
Egregio signor Mauro Bertini, Sindaco di Marano
di Napoli
postmaster@comunemarano.na.it
Conosco il Suo Comune da quando era una grande
distesa di frutteti: ci passavo per andare a
mare da bambino e ancora oggi ho negli occhi
l'immagine di meli e ciliegi che ondeggiavano al
vento. In seguito, è iniziata la speculazione
selvaggia che ha visto alcune famiglie prendere
il sopravvento e trasformare il ridente centro
agricolo in una caotica città di 50.000
abitanti, in balia della camorra. Vi ho abitato
per cinque anni. All'epoca "non doveva succedere
niente" entro i confini comunali e si poteva
dormire con le porte aperte. Quando sono andato
via di lì, finalmente è avvenuto il miracolo: è
stato eletto sindaco il presidente della
Cooperativa Artigiana (Lei), della quale negli
ambienti più evoluti si diceva un gran bene.
«Che bello, il paese risorgerà!», pensai,
augurandomelo soprattutto per gli amici che
erano rimasti lì a vivere. In effetti, un certo
cambiamento si è visto.
Oggi però, apprendo con tristezza che a Marano è
stata dedicata una via a Yasser Arafat.
Caro Presidente (o ex-, non lo so) della
Cooperativa Artigiana, forse la Sua
amministrazione dovrebbe documentarsi meglio su
certe questioni, prima di agire d'impulso:
Arafat non era un Garibaldi e nemmeno un
subcomandante Marcos. Se Lei è davvero un uomo
di pace, saprà che la Commissione Nobel non è
infallibile: un premio per la Pace può essere
assegnato anche per sbaglio. Con molta
probabilità, quando gli anni raffredderanno gli
animi, Yasser Arafat verrà ricordato nei libri
di storia dei nostri nipotini per ciò che
realmente ha rappresentato: un'immane disgrazia,
il vero ostacolo alla pace in Medio Oriente.
Prova ne è che solo adesso, dopo la sua morte,
si comincia a intravedere qualche spiraglio di
luce.
Ci
ripensi signor Sindaco, per la dignità dei Suoi
concittadini. Pensi a quei poveretti che abitano
in quella via, alla vergogna che proveranno
ogniqualvolta dovranno comunicare il proprio
indirizzo. Ritornare sui propri passi e
ammettere i propri errori è sempre un gesto di
grande saggezza: i Maranesi del futuro lo
ricorderanno e gliene saranno grati. Altrimenti,
a quando una "via Bin Laden"?
Distinti saluti. Fulvio Del Deo
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