Ho visto MUNICH
Oggi in Usa è uscito "Munich" il
film di Spielberg che racconta
l'operazione del Mossad, in cui
il servizio segreto israeliano
volle eliminare i terroristi
palestinesi che organizzarono la
strage degli atleti israeliani
alle olimpiadi di Monaco 1972.
C'e veramente moltissimo da dire
e di certo non voglio fare il
critico di cinema, ma se proprio
devo giudicare il film devo
assolutamente dire che è
strepitoso, curato nei minimi
dettagli; le scene sono
spettacolari, gli attori sono
anche bravissimi, assolutamente
bello. Ho passato quasi 3 ore e
credetemi non me ne sono
accorto, è emozionante bello,
girato benissimo.
Niente da dire, complimenti a
Spielberg, agli Oscar si fara
sentire di brutto questo film.
Adesso voglio solo dire quello
che penso da Israeliano di
questo film, certe scene non mi
sono piaciute, lo ammetto e me
ne è spiaciuto non poco. Non
voglio entrare nei particolari
perché e giusto che ognuno se lo
vada a vedere e giudichi da
solo, ne vale sicuramente la
pena. Ma non sono d'accordo con
chi dice che in questo film i
Palestinesi e gli Israeliani
vengono messi sullo stesso
piano, la scena del rapimento e
l'uccisione degli atleti
Israeliani è stata spezzata in
4/5 scene, così che durante
tutto il film viene riproposto
un pezzo per volta, e anche
quando gli israeliani fanno
saltare in aria un terrorista in
maniera brutale ecco che arriva
la scena delle olimpiadi che
ricorda allo spettatore che
tutto è nato in risposta ad un
attentato terroristico.
Gli agenti israeliani all'inizio
dell'operazione sono entusiasti,
poi man mano vengono presi da
dubbi e dalla loro coscienza che
gli dice che forse uccidere in
quella maniera non era proprio
giusto.
Va
be' qui sono le 3.30 del mattino
vado a dormire.
Ciao a tutti, prendo solo spunto
per augurare un felice Sabato e
una serena Domenica a tutti, e
aggiungo un felice Hannuka e un
buon Natale, ognuno si prenda i
suoi auguri così non deludo
nessuno :-)
Alon
P.S per Simonetta , il cinema è
costato 9.00 $ , ho preso anche
un popcorn medio e una Coca
grande perché avevo sete, metto
in conto ci vediamo in Italia
:-)
"La «sporca» caccia ai
terroristi di Monaco"
di Giovanna Grassi
LOS ANGELES < Lo schermo nero, senza
titoli di testa, si accende
lentamente: si vede una sbarra di
ferro, che poi diventa una lunga
recinzione: su di essa si posa una
mano, nella notte ancora fonda. Un
gruppo di giovani, apparentemente
atleti perché alcuni indossano la
tuta sportiva, si inerpica sul
recinto. Sembra una bravata, ma una
didascalia avverte: « Munich è
ispirato a eventi reali». Inizia
così il film di Steven Spielberg (2
ore e mezza di storia), che
ricostruisce, ma solo nelle prime
sequenze, l'attacco dei guerriglieri
palestinesi di Settembre nero alle
Olimpiadi di Monaco. Era il 5
settembre 1972 e nella strage
morirono 11 atleti d'Israele. Dal 23
dicembre sarà sugli schermi Usa, a
fine gennaio sui nostri, ma
nell'attesa già c'è chi polemizza
(un volantino contro il film è stato
diffuso in questi giorni a Los
Angeles). Spielberg, dal canto suo,
tiene a precisare: «Considero quanto
accaduto nel settembre 1972 e la
risposta di Israele un momento
importantissimo nella storia moderna
del Medio Oriente». Nel film, dopo
il prologo sulla strage, entra in
azione il commando del servizio
segreto israeliano che ebbe l'ordine
di trovare e uccidere i palestinesi
colpevoli. Al centro della trama ci
sono la missione e poi la crisi
morale e ideologica dei
protagonisti: gli omicidi anche di
presunti innocenti coinvolgono
infatti il capo del commando
israeliano, si sviluppa una catena
di violenza, vi sono pagamenti in
denaro delle spie e degli
informatori francesi (in uno di
questi gruppi ha un ruolo anche
Valeria Bruni Tedeschi). Eric Bana è
Avner, il leader del commando di cui
fanno parte anche Mathieu Kassovitz
e Daniel Craig. «Ogni civiltà scopre
che è necessario negoziare i suoi
più alti valori con molti
compromessi», dice la figura
femminile che evoca quella del primo
ministro dell'epoca Golda Meir,
nella sua casa di Gerusalemme. Nelle
intenzioni di Spielberg e dello
sceneggiatore, lo scrittore Premio
Pulitzer Tony Kushner (Angels in
America) ciò dovrebbe allontanare i
sospetti che si tratti di un film
sul tema della vendetta ancorché
ispirato al libro «Vengeance»
(vendetta, appunto) del canadese
George Jonas. Kushner ha riscritto
daccapo la storia e il regista
sembra soprattutto porsi un quesito
attuale: quali segnali di pace
possiamo trovare nel conflitto
israeliano- palestinese se
osserviamo tutti i protagonisti come
uomini, dilaniati tra dubbi e
moralità? Spiega Spielberg: «Narrare
la risposta di Israele alla strage
di Monaco attraverso gli occhi degli
uomini che dovevano vendicarla e
attraverso l'incontro-scontro con i
loro coetanei palestinesi (ma la
sequenza in questione è pura
fiction, ndr) allontana il concetto
di vendetta, immerge lo spettatore
in una dimensione più umana e lo
costringe a pensare a quanto accadde
(e accade) non solo in termini
politici o militari. Affido a questa
convinzione la speranza che tutti
noi possiamo imparare qualcosa di
importante sul disordine mondiale.
E' un film che ho fortemente voluto
per far pensare alla pace». Quando
Avner-Bana torna a casa a New York e
cerca di dimenticare tutto ciò che
lo ha tramutato in un assassino,
Geoffrey Rush (la «mente» delle
azioni del commando) gli dice: «Hai
fatto ciò che hai fatto per aiutare
il tuo popolo, la tua cultura, per
difendere ciò che abbiamo
conquistato e ancora dobbiamo
avere». E in questa scena, sulle
sponde dell'Hudson, si vedono sullo
sfondo, come simbolo, le Torri
Gemelle intatte. Prima, facendo
l'amore con la moglie, Avner aveva
rivissuto nella memoria gli omicidi,
gli orrori, gli sguardi dei bambini
atterriti spettatori di tante
stragi. Altra presenza femminile è
quella di una donna incontrata da
Avner una notte, in un bar: il suo
profumo, da cui era affascinato, lo
porterà a entrare in una stanza dove
troverà uno dei suoi compagni,
assassinato da lei. E qui comincia
un altro capitolo, che si conclude
solo con la morte della ragazza. Ma
non ci sono giudizi di colpevolezza
o di innocenza per i protagonisti,
neanche alla fine, quando Avner si
sente pedinato, «condannato» dai
suoi nemici.
" Polemiche, ebrei cauti
«Non piacerà a destra» "
di Alessandra Farkas
NEW YORK < «È la sfida più
pericolosa della sua carriera»
proclamava a luglio il New York
Times, dando il via ad un
susseguirsi di voci secondo cui «con
Munich Steven Spielberg rischia di
danneggiare la sua mitica statura
tra gli ebrei Usa ed israeliani».
Perché «non soddisferà nessuno
munito di idee precise sul Medio
Oriente». Ma alla vigilia della
prima mondiale del film, il 23
dicembre prossimo, il mondo ebraico
americano è tranquillo. «Munich non
incontrerà ostacoli da parte dei
leader ebraici Usa», profetizza Elan
Steinberg, direttore emerito del
World Jewish Congress, «molti
dubitavano che il regista di
pellicole d'azione e sugli alieni
fosse in grado di girare una storia
sull'Olocausto. Si sbagliavano
allora e si sbagliano adesso».
Ottimista anche Abe Foxman, capo
dell'Anti-Defamation League (ADL):
«Nessuno di noi ha visto il film,
che verrà proiettato ai leader della
comunità la settimana prossima»,
mette le mani avanti, «ma non
anticipo problemi né polemiche». Più
cauto il rabbino Marvin Hier, capo
del Centro Simon Wiesenthal di Los
Angeles, declina ogni commento («non
l'ho visto») e nega che la Mecca del
Cinema «organizzi proteste come
quelle che accolsero la Passione di
Cristo di Mel Gibson». «Spielberg
non è Gibson nè Michael Moore e
conosce la differenza tra umanizzare
un terrorista e giustificarlo»,
concorda Steinberg, «il film sarà
criticato dall'estrema destra
israeliana, bastian contraria su
tutto, e dagli estremisti arabi». La
vera incognita? Secondo l'autorevole
settimanale Jewish Forward è vedere
se Spielberg userà il parallelo
"Monaco-11-9" per trarre una
lezione, modernissima, sull'era
post-Osama e la guerra in Iraq. «Il
film costringerà ebrei e non ebrei a
porsi domande scomode sulla risposta
americana e israeliana al
terrorismo», spiega il Forward, «ma
ben venga l'introspezione, anche se
la minoranza ultraortodossa la
confonde con la debolezza».