19 settembre 2005
Lettera aperta a Niki Vendola
Fulvio Del Deo

 

 

(e, per conoscenza: ai giornali, ai siti web, ai gruppi di discussione, alle mailing lists)
 
 
Caro Niki Vendola.
 
Era il 19 luglio 2005, la gente giungeva numerosa. Osservava fiera l'allegro sventolio del Maghen David per le strade del piccolo centro. C'erano cameramen di varie televisioni e tanta emozione, quando nell'aria cominciarono a vibrare le prime note di HaTikvà. Era un evento che molti sognavano da decenni; le persone anziane avevano le lacrime agli occhi. In quel momento, mi sono sentito orgoglioso della nostra Puglia alla quale sono legato da vincoli di stretta parentela e di amicizia, fortunato di essere lì in quell'occasione storica.
 
Nardò Città dell'Accoglienza, Medaglia d'Oro al Merito Civile, per aver dato disinteressata ospitalità, conforto, amicizia, amore, a 150.000 Ebrei in attesa di rimpatriare in Israele, nell'immediato dopo Shoà
 
Il sole cominciò a immergersi lentamente nel mare, mentre la luna quasi piena faceva capolino pallida fra le Quattro Colonne. Tu eri sul palco e pronunciavi parole di pace e di fratellanza; citavi Hannah Arendt. A pochi metri da te, io e la mia famiglia ad ascoltarti. Chi come te ha visto dall'interno (o anche come me solo attraverso le reti) il Regina Pacis non può essere rimasto lo stesso di prima. Perciò alla fine del tuo intervento ti ho applaudito, mettendo una pietra sopra alla tua gaffe e ai malintesi diffusi dai media nei giorni precedenti. Ed Ehud Gol si è alzato in piedi per tenderti la mano. Tu gliel'hai stretta amichevolmente.
«Questa è una svolta storica!», ho pensato.
 
I giovani non si sbilanciano mai troppo con le speranze, forse per vergogna, forse per scaramanzia. Il più delle volte non lo dicono, perché temono l'ennesima delusione, ma sento che da te si aspettano qualcosa.
(Quella stretta di mano è forse l'inizio di un domani politico meno squallido dell'oggi? Possiamo sperarci davvero?)
 
Nel mio Comune, Telese Terme, alle ultime elezioni il candidato di rifondazione è stato quello che ha preso il maggior numero di preferenze (se non vado errato; ma comunque se non è il primo, è fra i primi). E' giovane, si chiama Gianluca Aceto. Davvero molti voti: anche se non condivido la linea del vostro partito, non posso non riconoscere che quei voti rappresentano un desiderio di svolta, un vero e proprio "basta!" Basta col feudalesimo, basta con i vecchi volti così distanti dai bisogni reali, così miopi ai cambiamenti della società. Molti voti non possono passare inosservati, neanche agli occhi di uno che, come me, non va a votare quando non trova qualcuno per cui valga la pena.
«Perché alle prossime elezioni non si candida a sindaco?», avevo chiesto con entusiasmo ad amici sicuramente più addentro di me alle questioni locali.
 
Ebbene, caro Niki Vendola, lo stesso Gianluca Aceto il giorno 16 settembre mi ha profondamente deluso: con un suo intervento in www.vivitelese.it (allego copia e url in basso) ha chiesto ai web master di quel sito di non pubblicare più i miei articoli, rei di aver espresso opinioni diverse dalle sue (ad esempio: "Sagra dell'idiozia"; "Terroni, sì - terroristi, no" ecc..)
Fortunatamente ha ricevuto risposta negativa dallo staff del sito.
Come potrai leggere, non si è lasciato sfuggire l'occasione per insultare un'amica israeliana (con la quale sono profondamente mortificato ed ho vergogna io per lui) della quale ho inserito un articolo nel mio intervento, poiché esprime pienamente la rabbia e lo sgomento di una persona, favorevole al ritiro da Gaza fin dal primo momento, che vede i magri risultati concreti (visibili agli occhi di tutti) della suddetta operazione di sgombero, in termini di pace; almeno fino ad oggi.
 
Che delusione! E' facile per il tuo compagno di partito giudicare e puntare il dito, stando seduto comodamente in poltrona nel suo piccolo e confortevole paesino termale, di cui è consigliere comunale di minoranza.
 
Mi ha lasciato di stucco scoprire che tentazioni staliniste, che credevo morte e sepolte, fra le file del vostro partito sono tutt'oggi vive e vegete. Ed è questa la ragione per cui ti scrivo. Al di là delle nostre opinioni, che possono indifferentemente convergere o divergere su uno o anche su tutti gli argomenti, il fattore su cui una coscienza democratica degna di tale nome non deve mai transigere è il rispetto dell'altrui libertà di espressione. Trovo allarmante che in un partito che si pone come forza trainante di una coalizione prossima a governare il Paese, si incontrino ancora militanti che scivolano con estrema naturalezza verso comportamenti così pericolosamente antidemocratici.
 
Da quando Fini è andato in Israele, la destra italiana si sente "sdoganata" nei confronti degli Ebrei (parlo di An, non di neonazisti, s'intende!). A chi come me partecipa a mailing lists ebraiche, capita spesso di ricevere inviti a petizioni promosse da militanti della destra, da me assolutamente non condivise. Ebbene, non mi è mai capitato di suscitare reazioni scomposte manifestando la mia netta obiezione alle loro idee; al contrario, ho sempre incontrato persone ben disposte, pronte al dialogo e al confronto civile.
Credo che su questo punto il vostro partito ha ancora molta strada da fare. Confido nel tuo attivo contributo in tale direzione.
 
Ti saluto, in attesa di una risposta civile e democratica.
Ciao
Fulvio Del Deo fd.d@libero.it
 

 
 
 
16 settembre 2005
Quando l’odio acceca la ragione
Gianluca Aceto

 

 

Cari amici di ViviTelese,


ho letto l’ennesimo “articolo” sulla questione arabo-israeliana, proveniente da un sito che – se non erro – si chiama “informazione corretta”. Da molto tempo sono abituato agli scivolamenti semantici, ma ormai siamo alle barzellette.

Più volte ho imbastito delle risposte agli interventi del signor
Fulvio Del Deo per manifestare il mio profondo dissenso; ma ho rinunciato quando mi sono reso conto che era meglio si commentassero da soli.

Se invece oggi vi scrivo, è perché credo che si sia superato il limite della decenza e della libertà di opinione. Proprio in virtù di tale libertà, spero che a qualcuno non venga in mente di darmi del nazista o dell’antisemita, se mi permetto di dissentire. Se invece qualcuno mi giudicasse tale, beh, non potrei che fare spallucce pensando all’intelligenza che dimostrerebbe.

Non entro nel merito dello scritto della signora Fait.
Mi limito a considerarlo un’indegna e rivoltante accozzaglia di falsità, tenuta insieme da un odio cieco e furibondo. È una laida e marchiana storpiatura della storia che fa strame di ogni elemento di razionalità. Non c’è alcun tentativo di comprendere le rispettive ragioni, e di indagare i rispettivi torti, di due popoli che il Novecento ha tenuto così drammaticamente insieme, in un comune cammino di dolore e incomprensione.

Chi pensa e scrive queste oscenità non merita riconoscimento pubblico.

Per questo scrivo a voi, cari amici di ViviTelese, e a voi manifesto il mio esterrefatto dolore. Penso che sia vostro dovere, morale ed “editoriale”, di non trasformare le belle pagine del sito in una bacheca per i seminatori di odio, gli incitatori allo scontro di civiltà, i bugiardi invasati e intellettivamente ipodotati. Scusate se assumo un atteggiamento giudicatorio, ma credo che abbiate commesso un grave errore.

Vi saluto con l’affetto e la considerazione di sempre, ma – anche – con una nuova e indignata tristezza.

 


Giovanni Forgione - 16 settembre 2005

Caro Gianluca,

Sono dispiaciuto della tua tristezza e della tua indignazione. Questa sera, nella consueta riunione serale dopo cena, incontrerò i componenti dello staff di ViviTelese (o dal vivo o via e-mail) per discutere del caso che hai sollevato.

Per il momento posso esprimerti, a caldo, solo ed esclusivamente mie considerazioni personali. Tutti hanno diritto ad esprimersi perché ogni essere umano è portatore di una propria verità. Non esiste la verità assoluta e non esistono portatori di verità assolute. ViviTelese esiste per questo: dare la parola a chi la chiede ed anche per difendersi dalle campagne della stampa classica che propugna verità precostituite.

Come membro dello staff di ViviTelese, non posso assumere il ruolo di giudice per censurare questo o quell'autore.

Non so, caro Gianluca, se ricordi, la mia indignazione e la mia tristezza (pari alle tue) quando ho letto e commentato le opinioni di Oriana Fallaci sulla procreazione assistita. La grande scrittrice internazionale ha detto una serie di stupidaggini con il favore della grandissima cassa di risonanza de "Il Corriere della Sera".

Io ero indignato e triste ed ho espresso i miei sentimenti; ho apostrofato Oriana Fallaci come una perfida devastatrice di coscienze; ho espresso il mio punto di vista ma non mi sarei mai sognato di dire al direttore de "Il Corriere della Sera" perché pubblicate queste stupidaggini e perché la fate scrivere sul vostro giornale. La Fallaci, come me, come te, come la signora Fait, ha il diritto di esprimersi e nessuno può impedirlo.

E' difficile caro Gianluca, per la stima che nutro per te, accettare il tuo giudizio accusatorio nei nostri confronti, rei di aver commesso un grave errore nel pubblicare quanto ci è pervenuto. Tu credi, e lo affermi con forza, che si sia superato il limite della decenza e della libertà di opinione. Io credo invece che non esista essere pensante in grado di decidere quale sia il limite della libertà di opinione.

NOTA

Perdonatemi i paragoni fatti, a solo scopo esplicativo. Non si offenda "Il Corriere della Sera" perché l'ho accostato a ViviTelese. Non si offendano ulteriormente né la Fallaci né la signora Fait se le ho citate nel mio intervento e accomunate esclusivamente dal fatto di essere "portatrici di verità personali e scomode".

 

 

     

Segnalazioni di Fulvio Del Deo


Per intervenire: invia@vivitelese.it