(e, per conoscenza: ai giornali, ai siti
web, ai gruppi di discussione, alle
mailing lists)
Caro Niki Vendola.
Era il 19 luglio 2005, la gente giungeva
numerosa. Osservava fiera l'allegro
sventolio del Maghen David per le strade
del piccolo centro. C'erano cameramen di
varie televisioni e tanta emozione,
quando nell'aria cominciarono a vibrare
le prime note di HaTikvà. Era un evento
che molti sognavano da decenni; le
persone anziane avevano le lacrime agli
occhi. In quel momento, mi sono sentito
orgoglioso della nostra Puglia alla
quale sono legato da vincoli di stretta
parentela e di amicizia, fortunato di
essere lì in quell'occasione storica.
Nardò Città dell'Accoglienza, Medaglia
d'Oro al Merito Civile, per aver dato
disinteressata ospitalità, conforto,
amicizia, amore, a 150.000 Ebrei in
attesa di rimpatriare in Israele,
nell'immediato dopo Shoà
Il
sole cominciò a immergersi lentamente
nel mare, mentre la luna quasi
piena faceva capolino pallida fra le
Quattro Colonne. Tu eri sul palco e
pronunciavi parole di pace e di
fratellanza; citavi Hannah Arendt. A
pochi metri da te, io e la mia famiglia
ad ascoltarti. Chi come te ha visto
dall'interno (o anche come me solo
attraverso le reti) il Regina Pacis non
può essere rimasto lo stesso di prima.
Perciò alla fine del tuo intervento ti
ho applaudito, mettendo una pietra sopra
alla tua gaffe e ai malintesi diffusi
dai media nei giorni precedenti. Ed Ehud
Gol si è alzato in piedi per tenderti la
mano. Tu gliel'hai stretta
amichevolmente.
«Questa è una svolta storica!», ho
pensato.
I giovani non si sbilanciano mai troppo
con le speranze, forse per vergogna,
forse per scaramanzia. Il più delle
volte non lo dicono, perché temono
l'ennesima delusione, ma sento che da te
si aspettano qualcosa.
(Quella stretta di mano è
forse l'inizio di un domani politico
meno squallido dell'oggi? Possiamo
sperarci davvero?)
Nel mio Comune, Telese Terme, alle
ultime elezioni il candidato di
rifondazione è stato quello che ha preso
il maggior numero di preferenze (se non
vado errato; ma comunque se non è il
primo, è fra i primi). E' giovane, si
chiama Gianluca Aceto. Davvero molti
voti: anche se non condivido la linea
del vostro partito, non posso non
riconoscere che quei voti
rappresentano un desiderio di svolta, un
vero e proprio "basta!" Basta col
feudalesimo, basta con i vecchi volti
così distanti dai bisogni reali, così
miopi ai cambiamenti della società.
Molti voti non possono passare
inosservati, neanche agli occhi di uno
che, come me, non va a votare quando
non trova qualcuno per cui valga la
pena.
«Perché alle prossime elezioni non si
candida a sindaco?», avevo chiesto con
entusiasmo ad amici sicuramente più
addentro di me alle questioni locali.
Ebbene, caro Niki Vendola, lo stesso
Gianluca Aceto il giorno 16 settembre mi
ha profondamente deluso: con un suo
intervento in
www.vivitelese.it
(allego copia e url in basso) ha chiesto
ai web master di quel sito di non
pubblicare più i miei articoli, rei
di aver espresso opinioni diverse dalle
sue
(ad esempio: "Sagra
dell'idiozia";
"Terroni,
sì - terroristi, no"
ecc..)
Fortunatamente ha ricevuto risposta
negativa dallo staff del sito.
Come potrai leggere, non si è lasciato
sfuggire l'occasione per insultare
un'amica israeliana (con la quale sono
profondamente mortificato ed ho vergogna
io per lui) della quale ho inserito un
articolo nel mio intervento, poiché
esprime pienamente la rabbia e lo
sgomento di una persona, favorevole al
ritiro da Gaza fin dal primo momento,
che vede i magri risultati concreti
(visibili agli occhi di tutti) della
suddetta operazione di sgombero, in
termini di pace; almeno fino ad oggi.
Che delusione! E' facile per il tuo
compagno di partito giudicare e puntare
il dito, stando seduto comodamente in
poltrona nel suo piccolo e
confortevole paesino termale, di cui è
consigliere comunale di minoranza.
Mi ha lasciato di stucco scoprire che
tentazioni staliniste, che credevo morte
e sepolte, fra le file del vostro
partito sono tutt'oggi vive e vegete. Ed
è questa la ragione per cui ti scrivo.
Al di là delle nostre opinioni, che
possono indifferentemente convergere o
divergere su uno o anche su tutti gli
argomenti, il fattore su cui una
coscienza democratica degna di tale nome
non deve mai transigere è il rispetto
dell'altrui libertà di espressione.
Trovo allarmante che in un partito che
si pone come forza trainante di una
coalizione prossima a governare il
Paese, si incontrino ancora militanti
che scivolano con estrema naturalezza
verso comportamenti così pericolosamente
antidemocratici.
Da quando Fini è andato in Israele, la
destra italiana si sente "sdoganata" nei
confronti degli Ebrei (parlo di An, non
di neonazisti, s'intende!). A chi come
me partecipa a mailing lists ebraiche,
capita spesso di ricevere inviti a
petizioni promosse da militanti della
destra, da me assolutamente non
condivise. Ebbene, non mi è mai capitato
di suscitare reazioni scomposte
manifestando la mia netta obiezione alle
loro idee; al contrario, ho sempre
incontrato persone ben disposte, pronte
al dialogo e al confronto civile.
Credo che su questo punto il vostro
partito ha ancora molta strada da fare.
Confido nel tuo attivo contributo in
tale direzione.
Ti saluto, in attesa di una risposta
civile e democratica.
Ciao
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16 settembre 2005
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Quando l’odio acceca la ragione |
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Gianluca Aceto |
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Cari amici di
ViviTelese,
ho letto l’ennesimo “articolo”
sulla questione
arabo-israeliana, proveniente da
un sito che – se non erro – si
chiama “informazione corretta”.
Da molto tempo sono abituato
agli scivolamenti semantici, ma
ormai siamo alle barzellette.
Più volte ho imbastito delle
risposte agli interventi del
signor
Fulvio Del Deo
per manifestare il mio profondo
dissenso; ma ho rinunciato
quando mi sono reso conto che
era meglio si commentassero da
soli.
Se invece oggi vi scrivo, è
perché credo che si sia superato
il limite della decenza e della
libertà di opinione. Proprio in
virtù di tale libertà, spero che
a qualcuno non venga in mente di
darmi del nazista o
dell’antisemita, se mi permetto
di dissentire. Se invece
qualcuno mi giudicasse tale,
beh, non potrei che fare
spallucce pensando
all’intelligenza che
dimostrerebbe.
Non entro nel merito dello
scritto della signora Fait.
Mi limito a considerarlo
un’indegna e rivoltante
accozzaglia di falsità, tenuta
insieme da un odio cieco e
furibondo. È una laida e
marchiana storpiatura della
storia che fa strame di ogni
elemento di razionalità. Non c’è
alcun tentativo di comprendere
le rispettive ragioni, e di
indagare i rispettivi torti, di
due popoli che il Novecento ha
tenuto così drammaticamente
insieme, in un comune cammino di
dolore e incomprensione.
Chi pensa e scrive queste
oscenità non merita
riconoscimento pubblico.
Per questo scrivo a voi, cari
amici di ViviTelese, e a voi
manifesto il mio esterrefatto
dolore. Penso che sia vostro
dovere, morale ed “editoriale”,
di non trasformare le belle
pagine del sito in una bacheca
per i seminatori di odio, gli
incitatori allo scontro di
civiltà, i bugiardi invasati e
intellettivamente ipodotati.
Scusate se assumo un
atteggiamento giudicatorio, ma
credo che abbiate commesso un
grave errore.
Vi saluto con l’affetto e la
considerazione di sempre, ma –
anche – con una nuova e
indignata tristezza.
Giovanni Forgione - 16 settembre
2005
Caro Gianluca,
Sono dispiaciuto della tua
tristezza e della tua
indignazione. Questa sera, nella
consueta riunione serale dopo
cena, incontrerò i componenti
dello staff di ViviTelese (o dal
vivo o via e-mail) per discutere
del caso che hai sollevato.
Per il momento posso esprimerti,
a caldo, solo ed esclusivamente
mie considerazioni personali.
Tutti hanno diritto ad
esprimersi perché ogni
essere umano è portatore di una
propria verità. Non esiste la
verità assoluta e non esistono
portatori di verità assolute.
ViviTelese esiste per questo:
dare la parola a chi la chiede
ed anche per difendersi dalle
campagne della stampa classica
che propugna verità
precostituite.
Come membro dello staff di
ViviTelese, non posso assumere
il ruolo di giudice per
censurare questo o quell'autore.
Non so, caro Gianluca, se
ricordi, la mia indignazione e
la mia tristezza (pari alle tue)
quando ho letto e commentato le
opinioni di Oriana Fallaci sulla
procreazione assistita. La
grande scrittrice internazionale
ha detto una serie di
stupidaggini con il favore della
grandissima cassa di risonanza
de "Il Corriere della Sera".
Io ero indignato e triste ed ho
espresso i miei sentimenti; ho
apostrofato Oriana Fallaci come
una perfida devastatrice di
coscienze; ho espresso il mio
punto di vista ma non mi sarei
mai sognato di dire al direttore
de "Il Corriere della Sera"
perché pubblicate queste
stupidaggini e perché la fate
scrivere sul vostro giornale. La
Fallaci, come me, come te, come
la signora Fait, ha il
diritto di esprimersi e
nessuno può impedirlo.
E' difficile caro Gianluca, per
la stima che nutro per te,
accettare il tuo giudizio
accusatorio nei nostri
confronti, rei di aver commesso
un grave errore nel pubblicare
quanto ci è pervenuto. Tu credi,
e lo affermi con forza, che
si sia superato il limite della
decenza e della libertà di
opinione. Io credo invece
che non esista essere pensante
in grado di decidere quale sia
il limite della libertà di
opinione.
NOTA
Perdonatemi i paragoni fatti, a
solo scopo esplicativo. Non si
offenda "Il Corriere della Sera"
perché l'ho accostato a
ViviTelese. Non si offendano
ulteriormente né la Fallaci né
la signora Fait se le ho citate
nel mio intervento e accomunate
esclusivamente dal fatto di
essere "portatrici di verità
personali e scomode". |