Vorrei rendere pubblica una lettera
molto toccante, a firma M.K., pervenuta
all'indirizzo di posta elettronica
che ho messo a disposizione dei
lettori di Vivitelese
fd.d@libero.it.
E' scritta in Inglese, ma l'ho
tradotta per chi non ha confidenza
con questa lingua, lasciando
comunque anche inalterato
l'originale, in basso.
M.K. è una ragazzina araba
palestinese; molto probabilmente è
di Betlemme poiché parla di Casa del
Pane (in Ebraico "Bet" = Casa, "Lehem"
= Pane). Comincia esprimendo rabbia
verso quello che dalle sue parti
viene comunemente detto "Martirio",
ossia l'attentato suicida, e usa
verso i terroristi parole forti come
"selvaggi", (parola che ho usato
anch'io per esprimere lo stesso
concetto, suscitando l'ira di
qualche lettore).
M.K. accusa la mancanza di pane
proprio nella Casa del Pane: non a
caso da 5 anni, cioè da quando
Arafat ha fatto scoppiare la seconda
intifada, Betlemme ha visto ridurre
in maniera drastica il numero di
turisti, sua principale fonte di
reddito.
Commuove il desiderio malcelato
della ragazzina di vivere come le
sue coetanee israeliane che vede
passare accanto a sé sul lungomare
di Tel Aviv in un giorno che ricorda
come un sogno.
Ho provato a chiedere il significato
del titolo "AmMeraya" ma, non
ricevendo finora risposta, ho
pensato di lasciarlo così com'è,
molto probabilmente in Arabo.
Buona lettura.
Fulvio Del Deo
AmMeraya
La gente dice Martirio. Io lo chiamo
follia, crudeltà di selvaggi,
di gente feroce e rozza!
A volte vorrei gridare con tutta la
mia rabbia, invece di starmene qui
da sola coi miei pensieri:
nella Casa del Pane manca il pane.
Manca la libertà. Manca la
giustizia. Manca tutto!!
Certe volte invidio mia madre, è
fortunata lei perché ha mio padre.
Mio padre mi tratta come un amico.
Non ha figli maschi, ma ha me.
Mio padre è il mio angelo. Dio lo
benedica! Nessun boyfriend potrà mai
reggere il paragone con lui.
L'anno scorso andammo insieme
all'ospedale di Tel Aviv. Lo ricordo
come un sogno.
Grazie a Dio, dissero che non avevo
nessun problema serio di salute.
Poi passeggiammo e chiacchierammo
insieme. Guardavamo la gente passare
e discutevamo.
Due vecchi amici, eravamo noi.
Vidi ragazze, teenager come me, che
sembravano star del cinema che
uscivano dalla scuola col costume da
bagno sotto ai vestiti.
Attraversavano la strada e andavano
sulla spiaggia con amiche e ragazzi.
Non ho mai fatto il bagno a mare,
Papà!
Una volta quando non c'era nessuno
in casa, chiusi bene le finestre e
mi spogliai davanti allo specchio.
Poi guardai me stessa e piansi.
Adesso guardandomi allo specchio
pettinandomi, avverto con dolore la
mia bellezza.
E piango perché mi vedo da sola.
Solo i sogni mi appartengono.
Un giorno andrò all'estero. Mio
cugino studia in Italia e la gente
lo ama.
La gente là è buffa e amichevole.
Lui non tornerà mai più.
Studierò duro, sarò una pediatra e
forse vivrò lì come lui.
Ma ora sono solo una ragazzina.
Che cosa sarò domani? E la mia
famiglia?
Mio padre mi parla di sperare e
aspettare. Ma io ho fretta.
Io credo in Dio.
Adesso Dio deve credere in me!
M.K.
AmMeraya
People say
Martyrdom. I call it madness,
cruelty of savages, of wild and
rough people!
Sometimes I would cry
with all my anger, instead of
staying here alone in my
thoughts:
The House of
Bread lacks in bread. Lacks in
freedom. Lacks in justice. Lacks
everything!!
Sometimes I envy
my mother, she's a lucky woman
for she has my father.
My father treat
me like a friend. He has got no
son but me.
My father is my
angel. God bless him! No boy
friend will stand comparison
with him.
Last year we went
to Tel Aviv hospital together. I
remember it like a dream.
Thanking Heaven, they
say I had no serious health
problem.
Then we walked
and talked together. We watched
at people passing by and
discussed.
Two old friends,
we were.
I saw girls,
teenagers as I am, looking like
movie stars coming out of the
school with bathing-suit under
clothes. They crossed the road
and went to the beach with
friends and boys.
I never bathed in
the see, Dad!
Once when
nobody was at home I closed the
windows well and undressed in
front of the mirror. Then I
looked at myself and wept.
Now watching to
the mirror combing my
hair, I feel my beauty with
pain.
And I'd cry for I
see myself alone.
Only dreams
belong to me.
One day I'll go
abroad. My cousin studies in
Italy and people love him.
The people there,
are funny and friendly. He'll
never be back.
I'll study hard,
I'll be a paediatrician
and maybe live there like he
does.
But now I'm only
a little girl.
What I'll be
tomorrow? And my family?
My father tells
me of hoping and waiting.
But I'm in a hurry.
I believe in God.
Now God must
believe in me!
M. K.