9 ottobre 2005
M.K. - AmMeraya
Fulvio Del Deo

 

 

 
 
Vorrei rendere pubblica una lettera molto toccante, a firma M.K., pervenuta all'indirizzo di posta elettronica che ho messo a disposizione dei lettori di Vivitelese fd.d@libero.it. E' scritta in Inglese, ma l'ho tradotta per chi non ha confidenza con questa lingua, lasciando comunque anche inalterato l'originale, in basso.
 
M.K. è una ragazzina araba palestinese; molto probabilmente è di Betlemme poiché parla di Casa del Pane (in Ebraico "Bet" = Casa, "Lehem" = Pane). Comincia esprimendo rabbia verso quello che dalle sue parti viene comunemente detto "Martirio", ossia l'attentato suicida, e usa verso i terroristi parole forti come "selvaggi", (parola che ho usato anch'io per esprimere lo stesso concetto, suscitando l'ira di qualche lettore).
 
M.K. accusa la mancanza di pane proprio nella Casa del Pane: non a caso da 5 anni, cioè da quando Arafat ha fatto scoppiare la seconda intifada, Betlemme ha visto ridurre in maniera drastica il numero di turisti, sua principale fonte di reddito.
 
Commuove il desiderio malcelato della ragazzina di vivere come le sue coetanee israeliane che vede passare accanto a sé sul lungomare di Tel Aviv in un giorno che ricorda come un sogno.
 
Ho provato a chiedere il significato del titolo "AmMeraya" ma, non ricevendo finora risposta, ho pensato di lasciarlo così com'è, molto probabilmente in Arabo.
Buona lettura.
 
Fulvio Del Deo
 

 
AmMeraya
 
La gente dice Martirio. Io lo chiamo follia, crudeltà di selvaggi, di gente feroce e rozza!
A volte vorrei gridare con tutta la mia rabbia, invece di starmene qui da sola coi miei pensieri:
nella Casa del Pane manca il pane. Manca la libertà. Manca la giustizia. Manca tutto!!
 
Certe volte invidio mia madre, è fortunata lei perché ha mio padre.
Mio padre mi tratta come un amico. Non ha figli maschi, ma ha me.
Mio padre è il mio angelo. Dio lo benedica! Nessun boyfriend potrà mai reggere il paragone con lui.
 
L'anno scorso andammo insieme all'ospedale di Tel Aviv. Lo ricordo come un sogno.
Grazie a Dio, dissero che non avevo nessun problema serio di salute.
Poi passeggiammo e chiacchierammo insieme. Guardavamo la gente passare e discutevamo.
Due vecchi amici, eravamo noi.
Vidi ragazze, teenager come me, che sembravano star del cinema che uscivano dalla scuola col costume da bagno sotto ai vestiti. Attraversavano la strada e andavano sulla spiaggia con amiche e ragazzi.
Non ho mai fatto il bagno a mare, Papà!
 
Una volta quando non c'era nessuno in casa, chiusi bene le finestre e mi spogliai davanti allo specchio.
Poi guardai me stessa e piansi.
Adesso guardandomi allo specchio pettinandomi, avverto con dolore la mia bellezza.
E piango perché mi vedo da sola.
 
Solo i sogni mi appartengono.
 
Un giorno andrò all'estero. Mio cugino studia in Italia e la gente lo ama.
La gente là è buffa e amichevole. Lui non tornerà mai più.
Studierò duro, sarò una pediatra e forse vivrò lì come lui.
Ma ora sono solo una ragazzina.
 
Che cosa sarò domani? E la mia famiglia?
Mio padre mi parla di sperare e aspettare. Ma io ho fretta.
 
Io credo in Dio.
Adesso Dio deve credere in me!
 
M.K.
 

AmMeraya
 
People say Martyrdom. I call it madness, cruelty of savages, of wild and rough people!
Sometimes I would cry with all my anger, instead of staying here alone in my thoughts:
The House of Bread lacks in bread. Lacks in freedom. Lacks in justice. Lacks everything!!
 
Sometimes I envy my mother, she's a lucky woman for she has my father.
My father treat me like a friend. He has got no son but me.
My father is my angel. God bless him! No boy friend will stand comparison with him.
 
Last year we went to Tel Aviv hospital together. I remember it like a dream.
Thanking Heaven, they say I had no serious health problem.
Then we walked and talked together. We watched at people passing by and discussed.
Two old friends, we were.
I saw girls, teenagers as I am, looking like movie stars coming out of the school with bathing-suit under clothes. They crossed the road and went to the beach with friends and boys.
I never bathed in the see, Dad!
 
Once when nobody was at home I closed the windows well and undressed in front of the mirror. Then I looked at myself and wept.
Now watching to the mirror combing my hair, I feel my beauty with pain.
And I'd cry for I see myself alone.
 
Only dreams belong to me.
 
One day I'll go abroad. My cousin studies in Italy and people love him.
The people there, are funny and friendly. He'll never be back.
I'll study hard, I'll be a paediatrician and maybe live there like he does.
But now I'm only a little girl.
 
What I'll be tomorrow? And my family?
My father tells me of hoping and waiting. But I'm in a hurry.
 
I believe in God.
Now God must believe in me!
 
M. K.

 

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