12 settembre 2005
Terroni, sì - terroristi, no!
Fulvio Del Deo

 

 

In questi giorni, girano nel web diverse iniziative e petizioni finalizzate alla lotta al terrorismo. La maggior parte di esse, chiede che siano introdotte norme più restrittive sull'immigrazione. Non so quanta buona fede ci sia in tutto ciò, ma trovo quanto meno ingenuo pensare di risolvere il problema scaricandolo sull'ultima ruota del carro.
Noi Italiani ci agitiamo sempre molto, alla sola idea che forse ci potrebbe capitare qualcosa.
 

 
A un certo punto della nostra storia, da emigranti quali eravamo ci siamo trasformati in ricchi. E dal Nord Africa sono sbarcati i primi immigranti. Ed erano Africani, sì soprattutto Africani: dal cuore africano, dalla voce africana, dagli occhi africani. Il fatto che fossero mussulmani non importava molto, se lo portavano dietro come ci si porta il proprio gruppo sanguigno. Quello che contava erano le scarpe bucate, i vestiti logori, lo stomaco più vuoto che pieno. Eravamo così anche noi, quando andavamo in America, in Australia ecc.. 
 
E noi, invece di ricordarcelo e di unire in un caloroso abbraccio la nostra puzza di cipolla alla loro puzza di cumino, che cosa abbiamo fatto? Ovviamente li abbiamo messi a lavorare: erano qui per questo, no? Poi, sopratutto al Nord e nelle grandi città, li abbiamo trattati gentilmente, ma sempre a debita distanza. E sì: già noi del Sud venivamo chiamati Maruchèn, Terroni... come chiamare adesso questi provenienti da ancora più a Sud, alcuni di loro veri e propri marocchini, originali in carne e ossa!? Super-Maruchèn? Extra-Terroni? Mhm, no: troppa sincerità per una lingua che giorno dopo giorno va sbiadendosi in ipocriti eufemismi del tipo "non-udenti", "operatori ecologici", "portatori di handicap" ecc. Così abbiamo partorito l'asettico "extra-comunitari", che è fra le cose più spregevoli che una lingua umana possa creare.
 
E loro? Loro che erano venuti con la speranza di fare soldi da mandare a casa, e col desiderio di imparare come ci si evolve, hanno finito per imitare il peggio di noi: si sono chiusi in una realtà ristretta, in cui la mancanza di contatto con l'esterno e l'impossibilità di confronto hanno partorito alienazione e tutto il resto.
 
E noi, noi non-extra-comunitari che cosa facciamo invece, come viviamo? Nella totale solitudine, tanto nelle nostre grandi città considerate "troppo dispersive", quanto nei nostri piccoli centri considerati "troppo soffocanti"; c'è chi trova "amici sinceri" solo nel mondo virtuale del web; c'è chi, in preda alla follia, sgozza i suoi stessi figli perché non rendono la famiglia bella e sorridente come quella delle pubblicità; c'è chi cerca disperatamente, a Est, o nella miseria di Cuba, l'anima gemella, ecc..
 
Eppure quando quaggiù eravamo ancora Terroni, ne ho visti di mohammed e di alì bere birra sopra alla pizza, fregandosene di Allah che, all'occorrenza, chiudeva volentieri un occhio vedendoli felici insieme agli amici.
 
Ma poi un giorno la birra era tiepida e anche mohammed e alì giustamente la preferivano fresca. E il cameriere, che è sempre gentilissimo e servile con "dottori" e "commendatori" in giacca e cravatta, che è generalmente freddino con quelli come me troppo casual con barba e capelli spettinati, come doveva comportarsi con gli extra-comunitari? Il pensiero fu subito: "Ma guarda un po' tu, questi extra-terroni morti di fame: vengono qua, gli diamo da lavorare e adesso pretendono pure la birra fredda! Fra un po' vorranno anche le nostre figlie!! Ma perché non se ne tornano al loro paese! Voglio vedere se là gliela fanno bere, la birra! Là gli tagliano la mano, gli tagliano...e fanno bene!!!"
 
Ne ho sentiti di discorsi di merda come questo. A bizzeffe!
 
E così, per toglierceli davanti, per allontanarli dalla discoteca dove va a ballare nostra figlia, abbiamo pensato bene di regalargli moschee a destra e a manca, per far tacere i nostri sensi di colpa, incoscienti dell'entità del danno che in tal modo stavamo procurando agli immigrati, a noi stessi e a tutta la società nel complesso. I nostri politicanti locali, provincialotti e cafoni come tutti i politicanti, hanno potuto farsi belli agli occhi dei benpensanti: "Guardate come siamo buoni e democratici: a questi morti di fame regaliamo i luoghi di culto!", col benestare di preti miopi e no-global fanatici; nonostante sappiamo tutti che i mussulmani non hanno bisogno di alcun luogo di culto per pregare (non lo dico io, lo dicono loro; leggete e informatevi se non mi credete!)
 
Come se non bastasse, che tipo di imam gli abbiamo rifilato? I wahhabiti, ovviamente!
 
Quei malcapitati erano arrivati dall'Africa che erano Africani, poveri e sorridenti, e noi, invece di essere orgogliosi di servirgli la birra ben fresca e di fargli provare il limoncello o l'amaro lucano, li abbiamo trasformati pian piano in piccoli Sauditi, con soldi in tasca e idee di guerra santa nella testa. Gli abbiamo fatto fare il lavaggio del cervello da gente che ammira Bin Laden, che segue l'eresia wahhabita, che predica la guerra santa contro noi tutti infedeli!!
 
Begli idioti siamo stati. Ma chi ci ha guidato su questa strada? Mica loro, mica quei poveretti in cerca di lavoro. Quelli avrebbero fatto volentieri a meno degli imam fondamentalisti sempre fra i piedi, e se ne sarebbero andati in discoteca, nei pub, in pizzeria. Ci faceva davvero così paura mischiarci con loro, diventare anche noi un po' Maruchèn?
 
Chi ci ha guidati, dunque? Quali sono le voci autorevoli che ci hanno indirizzato su questa strada sbagliata?
(E adesso si parla di istituire anche un "Consulto Islamico". Oddio, chi mai ne farà parte!? E perché poi un'istituzione religiosa in uno Stato che si dice laico? Allucinante!)
 
Ecco quali sono le "voci autorevoli" che finora abbiamo ascoltato: Igor Man, sfegatato sostenitore di Nasser; l'italianissimo ex-ambasciatore Scialoja, convertito all'Islam saudita; l'italianissima associazione UCOII, che non ha mai preso le distanze dal terrorismo; l'italianissimo signor Smith, che lancia crocifissi dalle finestre e sporge querele alla Fallaci.
 
Purtroppo nel nostro Paese la Chiesa invade ogni sfera. Se il nostro Stato fosse realmente laico, se -come diceva Gesù- si desse a Cesare quel che è di Cesare, non ci troveremmo in questa situazione incresciosa. Dovremmo pensare seriamente alla via francese, alla legge sulla laicità che, se in un primo momento ha suscitato perplessità ed ha acceso polemiche, oggi si sta rivelando la soluzione più indolore a una questione da risolvere urgentemente, prima che sia troppo tardi.
 
Per concludere, ritorniamo agli appelli e alle petizioni che pretendono di essere il toccasana contro il terrorismo. La nostra sicurezza non è messa a rischio dagli immigrati, ma da nostri cittadini, ai quali i nostri autolesionistici sensi di colpa hanno spianato la strada.
 
Come sostiene Magdi Allam in un suo articolo:
 
"A tutti coloro che continuano, con comprensibile preoccupazione, a domandarsi dove siano i musulmani moderati che condannano apertamente e incondizionatamente il terrorismo, sappiano che ci sono. Al-Rashed è contattabile all'indirizzo alrashed@asharqalawsat.com a Al-Nabulsi all'indirizzo Shakerfa@worldnet.att.net
E con loro ci sono tanti altri. Da scoprire, valorizzare, affermare sul piano mediatico, sociale e politico. Si può e si deva fare. Prima è, meglio è"

 

 

     

Segnalazioni di Fulvio Del Deo


Per intervenire: invia@vivitelese.it