Disperato appello di un anziano genitore che
chiede giustizia per il figlio perito in un
tragico incidente aereo, che costò la vita ad
altri sei commilitoni
VOGLIO
SAPERE LA VERITA’ SULLA MORTE DI MIO FIGLIO
Negli ultimi
cinque anni ha scritto centinaia di lettere
indirizzate alle istituzioni, senza ricevere
alcuna risposta
Giugliano in Campania (Napoli)-
“Voglio sapere la verità sulla morte di mio
figlio, e cercherò di appurarla fino alla fine
dei miei giorni: non mi darò pace fino a quando
non si scoprirà la verità e sarà fatta
giustizia, la vera giustizia, quella con la G
maiuscola- voglio capire se quella strage poteva
essere evitata.”. A parlare è Giuseppe Muratori,
78 anni, rappresentante di stoffe in pensione,
che da cinque anni insegue verità,
responsabilità e cause della tragedia che
hanno sconvolto la sua esistenza. Era il 30
ottobre del 2000. Una data che gli ha cambiato
la vita, e stroncato quella di Ludovico,
l’adorato figlio, maresciallo dei carabinieri,
comandante la Stazione Ardenzia di Livorno,
arruolatosi contro il volere dei
genitori(avvertivano il brutto presagio),
caduto per servire la patria, in quella tragica
notte, impegnato in un’operazione repressiva,
che forse poteva essere evitata.
GIUSEPPE
MURATORI, 78 ANNI
“Ludovico era un giovane brillante- spiega tra
le lacrime Muratori- gli mancavano pochi esami,
e sarebbe diventato dottore veterinario- la
decisione di arruolarsi la prese
improvvisamente, io e mia moglie cercammo di
dissuaderlo. Niente. Non ci riuscimmo, e così si
arruolò, non immaginava minimamente il destino
che lo attendeva.
Una morte terribile. Una vita spezzata a soli
43 anni, nell’adempimento del proprio dovere,
con altri sei commilitoni, finiti negli abissi
con lui”.
GIUSEPPE
MURATORI, 78 ANNI, SFOGLIA L'AMPIO DOSSIER
RIGUARDANTE LA MORTE DEL FIGLIO
“Una notte burrascosa, quella del trenta ottobre
del duemila, con condizioni metereologiche non
ottimali”- dice Muratori. I militari
dell’Arma(su ordine del Comando Provinciale)
dovevano trasferire in elicottero dall’isola di
Capraia, un vigile urbano arrestato, molto
violento, che aveva oltraggiato il maresciallo
della locale Stazione dei carabinieri. Il
velivolo era diretto a Pisa, il detenuto(il
giorno dopo) doveva essere portato in tribunale,
ma al largo di Capraia, precipitò in mare.
SULLA SINISTRA LUDOVICO MURATORI, IL
MARESCIALLO DEI CARABINIERI- DA GIOVANE CON IL
FRATELLO ETTORE
Tra le cause del disastro, le condizioni
metereologiche, il guasto tecnico o la zuffa
avvenuta nei cieli durante il trasferimento.
Ipotesi sostenute dall’anziano papà del
maresciallo napoletano. “Alla base ci fu,
sicuramente un comando sbagliato- afferma
Giuseppe Muratori- che stroncò la vita di mio
figlio: sette carabinieri, tutori della legge-
che eseguirono l’ordine, per assicurare alla
giustizia un vigile urbano. Che impellenza
c’era, se ci si trovava su di un’isola? Perché
rischiare con quelle condizioni atmosferiche?
Perché il trasferimento non fu rimandato alla
luce del giorno e con imbarcazione sicura? Una
morte assurda, archiviata e liquidata forse
troppo in fretta.
Per Muratori, l’effettivo pericolo- in quella
burrascosa notte fu sottovalutato, il mezzo
idoneo poteva essere la motovedetta, non
l’elicottero con percentuale 65% di potenza, si
poteva rimandare la traduzione il giorno
seguente. “il vigile non poteva scappare
dall’isola”- ripete come un automa l’anziano
genitore.
LUDOVICO MURATORI PRIMO
PIANO
All’archiviazione formulata dal Pubblico
Ministero, Muratori si oppose sostenendo che
dagli atti di causa non si evinceva alcuna
indagine tesa a capire chi era il responsabile
del comando impartito quel giorno: evidenziando
responsabilità penali da ascriversi in capo a
chi non controllò o non dette specifico ordine
al controllo della perfetta rispondenza
dell’elicottero, prima che lo stesso si levasse
in volo; a chi diede ordine all’elicottero di
levarsi in volo quando le condizioni
metereologiche non erano ottimali, con
l’aggravante che non vi era alcuna urgenza del
trasferimento del detenuto.
Muratori è delusissimo per l’indifferenza
mostrata dalle istituzioni in questi anni. Ha
scritto centinaia di lettere alle istituzioni.
Nessuna risposta ricevuta.
“Questa tragedia è finita miseramente
nell’oblio- ha distrutto la mia vita- ormai sono
un uomo morto dentro: non riesco a capire come
si può essere sordi al grido di dolore di un
padre che ha perso il caro figliolo. Lo Stato
tutela i familiari di pentiti che non ricordano
nemmeno il numero di omicidi commessi- e poi
dimentica gente come noi. Non un cenno di
solidarietà ricevuto, dopo il mio grido di
dolore e veementi appelli, che non hanno toccato
minimamente il cuore delle autorità da me
investite del problema.
UNO DEI TANTI DOCUMENTI
INVIATI DA GIUSEPPE MURATORI ALLE AUTORITA'.
Non posso pensare che l’assurda morte di mio
figlio possa passare inosservata e seppellita
con l’archiviazione del caso- dopo la banale e
superficiale indagine, senza fare chiarezza.
Voglio la verità. Cosa è successo quella notte?
Voglio sapere come e perché è morto mio figlio e
gli altri commilitoni. Uno stato civile non può
sentirsi con la coscienza a posto, solo per aver
risarcito economicamente i familiari”.
Accuse pesanti e gravi, parole grosse come
macigni sottoscritte e inviate da Muratori alle
autorità competenti- che sono rimaste alla
finestra- incassando le terribili accuse.
Muratori è stato risparmiato(da querele) per
pietà geriatrica o perché effettivamente dice il
vero? Una verità sprofondata negli abissi con
l’elicottero AB412.
Giuseppe Sangiovanni |