«Acque reflue, da restituire i canoni riscossi»
Guardia Sanframondi - Una sentenza della Suprema
Corte: quota illegittima se il Comune non ha il
depuratore
Il
consigliere Ceniccola: «Se il sindaco farà finta
di niente, interesseremo l’Autorità Giudiziaria»
Si
profila la restituzione dei canoni relativi alla
depurazione delle acque reflue? Sì, secondo una
recente sentenza della Corte Costituzionale. A
comunicarlo è Amedeo Ceniccola, leader del
gruppo di opposizione "Guardia Libera",
ispiratore e primo firmatario della petizione
popolare presentata il primo settembre scorso al
sindaco di Guardia Sanframondi. Con questo atto
è stata chiesta la sospensione della riscossione
degli importi relativi alla depurazione delle
acque reflue (almeno fino a che non sarà messo
in funzione il depuratore costruito in località
Pentove) ed il rimborso delle somme già versate
negli anni trascorsi per il trattamento delle
acque reflue. "Ho il piacere di comunicare ai
500 cittadini che hanno firmato la petizione -
dichiara Ceniccola - che, oggi, abbiamo una
carta in più per farci ascoltare dall'ing.
Falato Carlo che, dal maggio 2002, siede sulla
poltrona di sindaco. Infatti, nei giorni scorsi,
è stata pubblicata una sentenza della Corte di
Cassazione (n. 14314 del 7 luglio scorso) che ha
dato ragione ad un cittadino di Meta di Sorrento
che aveva presentato identica richiesta di
rimborso all'azienda risorse idriche Penisola
Sorrentina e che, oggi, è stata condannata alla
restituzione del corrispettivo pagato per la
prestazione del servizio di trattamento fognario
delle acque reflue. Un canone dichiarato
illegittimo dalla Suprema Corte - continua il
consigliere - se il comune in questione è
sprovvisto di impianto di depurazione, come è il
comune di Guardia Sanframondi (che pur avendo un
depuratore a disposizione, costatato circa 1000
milioni alle tasche dei cittadini, lo lascia a
marcire senza metterlo in funzione, in barba
alla Legge 258 inerente il problema
sull'inquinamento delle acque). Una sentenza che
spazza via ogni dubbio e che smentisce, ancora
una volta, i tanti sepolcri imbiancati che, nei
giorni scorsi, si sono messi in cattedra per
dare lezioni di democrazia e per mettere alla
gogna il promotore ed i firmatari della
succitata petizione popolare. Una sentenza che
sicuramente diventerà un precedente
giurisprudenziale - commenta ancora Ceniccola -
e che porteremo, nei prossimi giorni,
all'attenzione del sindaco di Guardia
Sanframondi per richiamarlo alle proprie
responsabilità e, in caso di risposte tardive
e/o negative, saremo costretti a sottoporre
l'intera questione guardiese all'attenzione
dell'Autorità Giudiziaria per far cessare
un'ingiusta vessazione nei confronti dei
cittadini chiamati a pagare, per un periodo
indeterminato, un servizio mai espletato e, nel
contempo, per fermare il grave danno ambientale
provocato dal sindaco di Guardia che, pur avendo
un depuratore a disposizione, continua a
scaricare le acque reflue dell'intera rete
fognaria guardiese direttamente nell'ambiente e
nel fiume Calore provocando un sicuro
inquinamento delle falde profonde presenti nella
sottostante valle telesina". |