26 luglio 2005
Beppe Grillo: solo la rete ci salverà
da l'Espresso

 

 

Da L’Espresso   N° 8 Anno LI - 3 Marzo 2005
di Andrea Scanzi

Nel 1991, un sondaggio Abacus attestò che Beppe Grillo era il comico più famoso d’Italia. Oggi, a giudicare dai Palasport puntualmente pieni, non molto è cambiato. Eppure Grillo non fa più televisione. Da molto tempo. Niente più “Te la do io l’America”, “Fantastico”. Niente più Sanremo. Niente più “Discorsi all’umanità”. Da quindici anni, Grillo sta portando avanti una satira che prima di lui non esisteva, quella economico-ecologica. Un monologo a stagione, sempre in giro per l’Italia, cinquemila spettatori a serata. Il Tour 2005, varato a Pordenone, si chiama “
Beppe Grillo.it”. Al centro, una convinzione: solo la rete può salvarci.

Perché crede che internet sia così importante?
«Siamo nel mezzo della terza guerra mondiale: quella dell’informazione. L’unico modo per salvarsi è sapere. Conoscere le notizie. Noi abbiamo un mezzo, la rete, che ci consente di arrivare dritti alle notizie senza bisogno di intermediari. La politica, le televisioni, i giornali arrivano sempre dopo. Quando c’è stato lo tsunami, Fini andava in tv e faceva lo sguardo di circostanza come rappresentante dell’unità di crisi. Gli passavano i bigliettini e diceva che i dispersi erano 18, poi 16, poi 10. Nel frattempo bastava collegarsi a internet e c’era tutta la lista dei ricoverati negli ospedali. Fini non rappresentava l’unità di crisi: rappresentava la crisi». 

Non nutre fiducia nella politica.
«I politici sono superati. Non ci rappresentano più. La sinistra mi mette tristezza. Per vincere basterebbe che si chiudesse in una beauty farm per un anno e non avesse alcun contatto con l’esterno. Non dovrebbe parlare mai. Vincerebbe ovunque. E invece parla. Io vorrei una sinistra che non replica a Calderoli, perché a uno come Calderoli non devi replicare: devi guardarlo con sbigottimento, solo questo. La sinistra si interroga sui leader, ma noi non siamo bambini, siamo adulti. Non abbiamo bisogno di leader. Abbiamo bisogno di programmi sul futuro, di progetti sui grandi temi: energia e informazione».

Nello spettacolo se la prende con Fassino.
«Fassino è una brava persona, lo è anche Bertinotti. Bertinotti voleva mettermi in contatto con Rifkin, quello della macchina a idrogeno. Gli ho detto di dargli la mia mail, l’indirizzo del mio blog, www.beppegrillo.it. Ho sentito un silenzio. “Non mi puoi dare il telefono?”. Poi ha aggiunto: “Come si scrive www?”. Questo dà il senso di quanto certi politici siano inadeguati. A Porta a Porta, Fassino aveva davanti Paolo Scaroni, l’amministratore delegato Enel, sotto inchiesta a Rovigo per disastro ambientale e condannato anni fa per corruzione perché con la sua Techno-Int pagava tangenti proprio all’Enel: viste le credenziali, questo governo non poteva non fargli fare carriera. Scaroni, davanti a Fassino, ha detto che “il futuro è il nucleare, il nucleare è sicuro”. Io speravo che Fassino gli saltasse alla gola e con la forza dei suoi tre globuli rossi lo strozzasse, ma ha replicato timidamente. Siamo costretti a scegliere tra una destra che vuole il nucleare e una sinistra rimasta al carbone. Tra il peggio e il leggermente meno peggio. Io non voglio votare pro o contro Fassino. Voglio votare pro o contro Scaroni, Tronchetti, Romiti, perché è questa la gente che mi cambia la vita».

Perché ha aperto il blog?
«Perché è una cosa viva, la gente lascia messaggi. Da qui alla fine manderemo 1 milione di mail al Presidente della Repubblica, chiedendo il ritiro delle truppe dall'Iraq. Gustavo Selva, il presidente della Commissione Esteri della Camera, ha candidamente affermato a “Libero” che siamo andati in Iraq per fare una guerra, e che la storia dell’intervento umanitario era una ipocrisia per ingannare Ciampi. Per una cosa così, ovunque sarebbero scesi in piazza. Da noi no. Provo sgomento per la morte dell’elicotterista italiano, ma non puoi chiamare “costruttore di pace” un mitragliere. Il futuro è in siti di democrazia diretta come Wikipedia, Oracle, Soaw. Tutte cose nate per scherzo, dentro un garage, come accadde per la Apple e Google. Di fronte alle torture in Iraq, Stati Uniti e Inghilterra hanno parlato di “mele marce”. Non è così. In internet mi sono scaricato l’Exploitation Training Manual, un trattato dell’83 che corrisponde al Manuale del perfetto torturatore. Lo applicano a Fort Benning, una scuola in Georgia che ha “laureato” anche Noriega. Nel manuale, con linguaggio manageriale, c’è scritto tutto: come deve essere la prigione, come si tortura un uomo colto, come si tortura un ottimista».
 
Dopo il crac Parmalat, lei è diventato il più grande consulente globale di finanza in Italia.
«Ma io faccio il comico, non dovrebbe essere così. Del caso Parmalat parlavo da 7 anni, la Finanza mi ha prelevato alle 9 di mattina e chiesto come facevo a sapere. Semplice: avevo fatto delle ricerche. Già che c’ero, gli ho portato il materiale su Mediaset e Telecom, così magari si portavano avanti nel lavoro. La Cnn americana ha trasmesso quattro volte nel mondo una mia intervista di quindici minuti nelle sue news. In Italia non mi ha cercato nessuno».
 

 

 

 

 

 

Parla spesso di «capitalismo senza capitali» come grande male dell’economia italiana.
«In Italia i grandi manager comprano le azioni delle loro società, le pagano meno e poi le rivendono a un prezzo maggiorato. Rubano con le stock option. E’ un meccanismo facile, perché il consulente finanziario che ti controlla i bilanci è lo stesso che prima ti ha insegnato a falsificarli. In America becchi 24 anni per falso in bilancio, da noi lo depenalizzano, la chiamano “contabilità creativa”. Da noi le leggi vengono fatte dai fuorilegge. In trent’anni abbiamo cancellato tutte le nostre industrie. In Bangladesh le banche hanno salvato i poveri dagli aguzzini, da noi fanno il contrario. Il “Time” ha dedicato la copertina al nostro capitalismo malato, e a me tocca vedere Geronzi che va dal Papa e afferma di condividere i suoi “principi evangelici”. I grandi capitalisti come Olivetti e Piaggio non esistono più, ora abbiamo Lapo Elkann, che agli azionisti dice che “la situazione non è poi così male, abbiamo fatto una joint venture con l’Iran per il lancio nel 2005 di una macchina rivoluzionaria: la Zigulì”. La General Motors ha pagato un miliardo e mezzo per andarsene, e alla Fiat esultano. Sarebbe come se io andassi a comprare una Fiat Croma, me la offrissero per 10mila euro e io pagassi quei soldi non per comprarla, ma per lasciargliela lì. Questi manager andrebbero studiati a fondo nelle scuole, per imparare a capire cosa non si deve fare. I capitalisti di oggi non comprano le società: mettono nei consigli d’amministrazione i loro uomini. Le spolpano dall’interno e poi se ne vanno, lasciando debiti spaventosi. Ecco il capitalismo senza capitali. Telecom ha nove volte i debiti di Parmalat. Il 40% delle aziende quotate in Borsa ha 5 consiglieri d’amministrazione in comune. E’ sempre la stessa gente. Si parla di conflitto d’interessi, ma ormai è un interesse senza conflitto. Se si osserva la galassia del potere, Berlusconi gestisce – senza possederle – sette società, tra cui Mediaset, Mondadori, Mediolanum, Sirti e Data Service. Ovvero le tv, l’energia, l’informazione. Con questa tecnica Tronchetti Provera ha in mano 41 società. In un pomeriggio, con un mio amico, ho buttato giù il Grillo Index. L’Italia è 74esima come libertà di stampa e 83esima come indice di stabilità ambientale. E con Berlusconi, il “Portatore Nano di democrazia”, l’indice di competitività è franato al 51esimo posto.
 


Lei è stato attaccato dai ricercatori, ha detto che certa ricerca non va finanziata.
«Non l’ho detto io, l’hanno detto i direttori delle 17 più importanti riviste scientifiche mondiali. I ricercatori puri non esistono più, sono a libro paga delle case farmaceutiche. E le case farmaceutiche hanno bisogno di nuove malattie. I nuovi malati di oggi sono i sani. In America hanno inventato una malattia, che colpirebbe i bambini “sovraeccitati”. Essere casinisti a 6 anni è diventata una malattia. A questi bambini danno una pasticca al giorno, il Ritalin della Novartis, che è un metilfemidato, simile all’anfetamina. Senza che lo dicessero a nessuno, nel marzo del 2004 un comitato mondiale di saggi, quasi tutti a libro paga dei colossi farmaceutici, ha abbassato la soglia delle tre maggiori patologie: diabete, colesterolo alto, ipertensione. Significa che se tu il 28 febbraio 2004 eri sano, il 2 marzo con le stesse analisi diventavi malato. In questo modo hanno inventato centinaia di milioni di nuovi malati. Solo con la rete riesci a sapere queste cose. Certi farmaci preventivi sono peggio della guerra preventiva. La prevenzione è il più grande affare della storia, devi essere informato, altrimenti muori come uno stupido. Berlusconi ha donato 10 miliardi per la ricerca sul tumore al pancreas. Bello. Poi però ti informi, e scopri che il tumore al pancreas è rarissimo, colpisce 11 casi su 100mila ed è incurabile. Perché, allora, dovrei farmi il controllo? Dopo i 50 anni ti dicono di fare per forza il Psa, l’esame alla prostata, ma non ti dicono che il Psa nei 50 per cento dei casi sbaglia e non distingue tumore da prostata ingrossata. Quando ti fanno la biopsia, prelevano 18 tessuti diversi dalla prostata, ma non è detto che proprio in quei 18 ci sia il tumore. E 20 persone su cento, dopo la biopsia, restano impotenti. Alle donne dicono di fare la mammografia. Su 1000 persone, 40 hanno il tumore. A 2 salverai la vita, alle altre 38 no. Però anche qui non ti dicono che c’è un 10 per cento di falsi negativi e falsi positivi». Tutte cose che nello spettacolo dice. «Il mio monologo si chiude così: “Con la rete aspetteremo l’avvento di un nuovo Rinascimento”. E’ una speranza.
 

 

 

 

    

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