14 ottobre 2005
Le tante verità
Giovanni Forgione

 

 

 

La mappa non è la realtà

Una sola realtà può essere rappresentata, raccontata, immaginata in tanti modi. L'azione di:

  • rappresentazione ad un pubblico vasto
  • racconto ad un interlocutore
  • immaginazione (da soli)

può essere effettuata in mille modalità anche se il narratore è la stessa persona.

La famosa frase: "L'ha detto la televisione" ancora si sente oggi, nell'era della "verità informativa" promossa da internet. Quella frase, un vero atto di fede nei confronti del mito TV, non lasciava adito a dubbi: la realtà, la verità assoluta era quella pronunciata dal parlatore di turno nel tubo catodico.

Fortunatamente, il web ha aperto gli occhi a milioni di persone, stanche di sorbire realtà potenti e ben confezionate, capaci di bloccare immaginazione e creatività dei telespettatori. Parliamoci chiaro, la realtà non può essere ripetuta una seconda volta: un fatto è unico e irripetibile nel momento in cui si consuma. Tutto il resto è interpretazione, è versione, è personalizzazione dell'accaduto.

 

L'informazione corretta e l'opinionismo

L'informazione corretta è secondo me è solo la ricerca della somiglianza alla realtà. Anche il più esperto e più obiettivo dei narratori, non riesce a far rivivere la stessa esperienza del fatto accaduto. Persino le telecamere in diretta su un avvenimento, sono un "falso" della realtà perché manovrate da un regista o da un direttore della fotografia che secondo canoni personali inquadrano la scena.

Fin qui ho fatto riferimento a chi vuole, desidera, cerca di raccontare al meglio la realtà. Diversa è la volontà di narrare una realtà distorta per scopi di lucro o di interesse ideologico: mi riferisco alla pubblicità commerciale e alla fede ad una idea politica o religiosa. La faziosità in questi casi è quasi d'obbligo e automatica per promuovere i propri prodotti o le proprie idee.

Proprio per la diffusione di internet, la stessa notizia può facilmente essere ricavata in maniera veloce da tante fonti, da tanti autori. Prima, quando la TV aveva sempre ragione, questo era impossibile. Ma, l'estrema facilità di ricavare diverse versioni di una notizia, ha colto impreparati i lettori distratti, superficiali che credono d'istinto alla prima versione del fatto, come se l'avessero eletta ad unica verità.

L'esercizio del confronto delle varie fonti è invece divertente ed interessante. Per questo motivo ViviTelese privilegia la divulgazione di qualsiasi autore, a condizione che l'autore e la fonte siano evidenti. E' strano che, ancora oggi, quotidiani stampati o sul web, editi da professionisti, non prevedono la firma sotto ogni articolo. E' come un'offesa per il lettore, è come una vetrina di scarpe senza marche e senza prezzi.

Il rispetto per il cittadino, esige l'indicazione dell'autore su ogni frase propinata al pubblico. E' davvero strano che ancora si possano leggere interventi, articoli, scritti senza sapere chi li abbia partoriti.

Se vedo uno spot pubblicitario, so che l'autore è un creativo, uno psicologo pagato dalla ditta, per vendere il prodotto. Mi regolo di conseguenza e se mi piacciono (inconsciamente) i valori promossi dallo spot, compro il prodotto. Tutte le pubblicità commerciali, affermano (tra le righe, senza dirlo) che è il produttore a firmare l'annucio che il proprio prodotto è buono ed è da comprare; quindi l'autore è noto, lo spot è firmato.

Lo stesso dicasi per i giornali di partito o di area politica. Leggendo, so chi scrive e mi regolo di conseguenza; se concordo aderisco, oppure posso aborrire per ciò che leggo. E' importantissimo, quindi, vedere in calce la firma dell'autore e sapere da dove vengono i concetti divulgati.

 

Le tante verità (firmate) su ViviTelese

ViviTelese, un'oasi felice nella giungla informativa (sto facendo il pubblicitario che si auto-promuove) combatte sia l'anonimato esplicito di chi ci scrive nascondendosi, sia l'anonimato furbo di chi confeziona comunicati senza mettere la propria firma (e faccia) accanto ai concetti che esprime.

il nostro immenso archivio si è arricchito solo ed esclusivamente di parole, frasi, interventi di gente che dichiara la propria identità. E' il massimo rispetto che possiamo offrire al lettore-cittadino che trae le personali conclusioni dalle letture che effettua.

Purtroppo però, sono in tanti ancora a pensare all'antica, e ad inviarci "pezzi" non firmati o firmati solo da sigle associative. Proprio in queste settimane, abbiamo assistito a diversi casi che spiegano, meglio di quanto letto fino ad ora, i concetti che desidero esprimere.

1° caso - Un mio giovane parente, scrittore, politico impegnato, mi ha inviato un intervento senza firma in cui si spiegavano tutti i vantaggi della nuova finanziaria. Gli ho chiesto di indicarmi l'autore del pezzo perché per ViviTelese è indispensabile. Mi ha risposto semplicemente: metti  il mio nome. Gli ho riscritto evidenziandogli la necessità di dare una paternità a concetti importanti, oltre all'indicazione del suo nome come "segnalatore". Ha concluso con questo messaggio: "è un mio amico molto preparato, ma se hai problemi non pubblicare". Non ho replicato e non ho pubblicato.

2° caso - I simpatizzanti di ViviTelese che più frequentano il sito come autori, li riconosciamo ormai dalla provenienza dell'e-mail e del relativo IP. Nessun problema quindi, anche se dovesse uno di questi, non firmare il proprio intervento. Ma proprio i più affezionati, in virtù dell'onnipresenza (graditissima) sul sito, ci chiedono qualche volta: "non mettere il mio nome, metti solo il partito, anche se il comunicato l'ho scritto io". Impossibile; per i principi sani che si è dato il sito, la firma dell'autore deve essere sempre indicata, anche se, contemporaneamente, appare il simbolo di partito.

3° caso - Un amico sindacalista, dal vivo, mi chiede di inserire un intervento e che non vuole firmarlo personalmente. Gli dico: "e chi firma?" Lui: "mettiamo solo la sigla associativa come documento del gruppo". No, no...dico io. Anche se è volontà del gruppo, un documento è legale quando ci sono uno o più firmatari, uno o più persone fisiche ad assumersi le responsabilità. Il gruppo, per me, vuol dire tutti e nessuno. Si è convinto, ha firmato a suo nome ed ho pubblicato.

4° caso - Gia in passato, ho evidenziato il caso Marco Feltri, un nome di una persona che ancora non si "materializzata" a ViviTelese. Non si è voluto far riconoscere, non ha recapiti, non usa cellulare, non ha e-mail funzionanti, in sintesi, non esiste. Questo Marco Feltri (o chi per lui) ha la sfacciataggine di inviarci ancora comunicati (ieri l'ultimo). Nonostante io abbia ipotizzato, come adesso, che Marco Feltri non esiste, mai nessuno si è offeso, segno che probabilmente non esiste davvero e questo nome di fantasia serve solo a coprire responsabilità di chi vuole nascondersi. Tutti gli invii firmati Marco Feltri vengono cestinati.

5° caso - Un gruppo di giovani telesini, ci ha pregato più volte di pubblicare contenuti interessanti, apparsi su volantini anonimi; anonimi nel senso che non si conoscono le identità dei singoli che si celano dietro una sigla di tre lettere. Dopo che il gruppo ci ha fornito, via e-mail, un nome e cognome per firmare l'intervento, non si è sottoposto alla procedura di accertamento dell'identità, attraverso indirizzo di residenza e numero di telefonia fisso. Il volantino non è stato pubblicato.

6° caso - Una persona di spicco a livello nazionale ci invia un comunicato importante. Rispondo alla e-mail chiedendo lumi su come firmare l'intervento che all'interno parla di lui. La risposta è immediata: firmate con il mio nome. Chiamo al telefono il firmatario che conferma sostanzialmente il contenuto ma afferma di non sapere nulla dell'invio a ViviTelese. Replico alla e-mail (al segnalatore, non all'autore) evidenziando la necessità di indicare anche il proprio nome e cognome. Risposta immediata: "sono (Nome e Cognome), non pensavo che esistessero siti così precisi".

 

    

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