La
mappa non è la realtà
Una sola realtà può essere rappresentata,
raccontata, immaginata in tanti modi. L'azione
di:
-
rappresentazione ad un pubblico vasto
-
racconto ad un interlocutore
-
immaginazione (da soli)
può essere effettuata in mille modalità
anche se il narratore è la stessa persona.
La famosa frase: "L'ha detto la
televisione" ancora si sente oggi,
nell'era della "verità informativa" promossa
da internet. Quella frase, un vero atto di
fede nei confronti del mito TV, non lasciava
adito a dubbi: la realtà, la verità assoluta
era quella pronunciata dal parlatore di
turno nel tubo catodico.
Fortunatamente, il web ha aperto gli occhi a
milioni di persone, stanche di sorbire
realtà potenti e ben confezionate, capaci di
bloccare immaginazione e creatività dei
telespettatori. Parliamoci chiaro, la realtà
non può essere ripetuta una seconda volta:
un fatto è unico e irripetibile nel
momento in cui si consuma. Tutto il resto è
interpretazione, è versione, è
personalizzazione dell'accaduto.
L'informazione corretta e l'opinionismo
L'informazione corretta è secondo me è solo
la ricerca della somiglianza alla
realtà. Anche il più esperto e più obiettivo
dei narratori, non riesce a far rivivere la
stessa esperienza del fatto accaduto.
Persino le telecamere in diretta su un
avvenimento, sono un "falso" della realtà
perché manovrate da un regista o da un
direttore della fotografia che secondo
canoni personali inquadrano la scena.
Fin qui ho fatto riferimento a chi vuole,
desidera, cerca di raccontare al meglio la
realtà. Diversa è la volontà di narrare una
realtà distorta per scopi di lucro o
di interesse ideologico: mi riferisco alla
pubblicità commerciale e alla fede ad una
idea politica o religiosa. La faziosità
in questi casi è quasi d'obbligo e
automatica per promuovere i propri prodotti
o le proprie idee.
Proprio per la diffusione di internet, la
stessa notizia può facilmente essere
ricavata in maniera veloce da tante fonti,
da tanti autori. Prima, quando la TV aveva
sempre ragione, questo era impossibile. Ma,
l'estrema facilità di ricavare diverse
versioni di una notizia, ha colto
impreparati i lettori distratti,
superficiali che credono d'istinto alla
prima versione del fatto, come se l'avessero
eletta ad unica verità.
L'esercizio del confronto delle varie fonti
è invece divertente ed interessante. Per
questo motivo ViviTelese privilegia la
divulgazione di qualsiasi autore, a
condizione che l'autore e la fonte siano
evidenti. E' strano che, ancora oggi,
quotidiani stampati o sul web, editi da
professionisti, non prevedono la firma sotto
ogni articolo. E' come un'offesa per il
lettore, è come una vetrina di scarpe senza
marche e senza prezzi.
Il rispetto per il cittadino, esige
l'indicazione dell'autore su ogni frase
propinata al pubblico. E' davvero strano che
ancora si possano leggere interventi,
articoli, scritti senza sapere chi li abbia
partoriti.
Se vedo uno spot pubblicitario, so che
l'autore è un creativo, uno psicologo pagato
dalla ditta, per vendere il prodotto. Mi
regolo di conseguenza e se mi piacciono
(inconsciamente) i valori promossi dallo
spot, compro il prodotto. Tutte le
pubblicità commerciali, affermano (tra le
righe, senza dirlo) che è il
produttore a firmare l'annucio che il proprio prodotto è
buono ed è da comprare; quindi l'autore è
noto, lo spot è firmato.
Lo stesso dicasi per i giornali di partito o
di area politica. Leggendo, so chi scrive e
mi regolo di conseguenza; se concordo
aderisco, oppure posso aborrire per ciò che
leggo. E' importantissimo, quindi, vedere in
calce la firma dell'autore e sapere da dove
vengono i concetti divulgati.
Le tante verità (firmate) su ViviTelese
ViviTelese, un'oasi felice nella giungla
informativa (sto facendo il pubblicitario
che si auto-promuove) combatte sia
l'anonimato esplicito di chi ci scrive
nascondendosi, sia l'anonimato furbo di chi
confeziona comunicati senza mettere la
propria firma (e faccia) accanto ai concetti
che esprime.
il nostro immenso archivio si è arricchito
solo ed esclusivamente di parole, frasi,
interventi di gente che dichiara la propria
identità. E' il massimo rispetto che
possiamo offrire al lettore-cittadino che
trae le personali conclusioni dalle letture
che effettua.
Purtroppo però, sono in tanti ancora a
pensare all'antica, e ad inviarci "pezzi"
non firmati o firmati solo da sigle associative.
Proprio in queste settimane, abbiamo
assistito a diversi casi che spiegano,
meglio di quanto letto fino ad ora, i
concetti che desidero esprimere.
1° caso - Un mio giovane parente,
scrittore, politico impegnato, mi ha inviato
un intervento senza firma in cui si
spiegavano tutti i vantaggi della nuova
finanziaria. Gli ho chiesto di indicarmi
l'autore del pezzo perché per ViviTelese è
indispensabile. Mi ha risposto
semplicemente: metti il mio nome. Gli
ho riscritto evidenziandogli la necessità di
dare una paternità a concetti importanti,
oltre all'indicazione del suo nome come
"segnalatore". Ha concluso con questo
messaggio: "è un mio amico molto preparato,
ma se hai problemi non pubblicare". Non ho
replicato e non ho pubblicato.
2° caso - I simpatizzanti di
ViviTelese che più frequentano il sito come
autori, li riconosciamo ormai dalla
provenienza dell'e-mail e del relativo IP.
Nessun problema quindi, anche se dovesse uno
di questi, non firmare il proprio
intervento. Ma proprio i più affezionati, in
virtù dell'onnipresenza (graditissima) sul
sito, ci chiedono qualche volta: "non
mettere il mio nome, metti solo il partito,
anche se il comunicato l'ho scritto io".
Impossibile; per i principi sani che si è
dato il sito, la firma dell'autore deve
essere sempre indicata, anche se,
contemporaneamente, appare il simbolo di
partito.
3° caso - Un amico sindacalista, dal
vivo, mi chiede di inserire un intervento e
che non vuole firmarlo personalmente. Gli
dico: "e chi firma?" Lui: "mettiamo solo la
sigla associativa come documento del
gruppo". No, no...dico io. Anche se è
volontà del gruppo, un documento è legale
quando ci sono uno o più firmatari, uno o
più persone fisiche ad assumersi le
responsabilità. Il gruppo, per me, vuol dire
tutti e nessuno. Si è convinto, ha
firmato a suo nome ed ho pubblicato.
4° caso - Gia in passato, ho
evidenziato il caso Marco Feltri, un nome di
una persona che ancora non si
"materializzata" a ViviTelese. Non si è
voluto far riconoscere, non ha recapiti, non
usa cellulare, non ha e-mail funzionanti, in
sintesi, non esiste. Questo Marco Feltri (o
chi per lui) ha la sfacciataggine di
inviarci ancora comunicati (ieri l'ultimo).
Nonostante io abbia ipotizzato, come adesso,
che Marco Feltri non esiste, mai nessuno si
è offeso, segno che probabilmente non esiste
davvero e questo nome di fantasia serve solo
a coprire responsabilità di chi vuole
nascondersi. Tutti gli invii firmati
Marco Feltri vengono cestinati.
5°
caso - Un gruppo di giovani telesini, ci
ha pregato più volte di pubblicare contenuti
interessanti, apparsi su volantini anonimi;
anonimi nel senso che non si conoscono le
identità dei singoli che si celano dietro
una sigla di tre lettere. Dopo che il gruppo
ci ha fornito, via e-mail, un nome e cognome
per firmare l'intervento, non si è
sottoposto alla procedura di accertamento
dell'identità, attraverso indirizzo di
residenza e numero di telefonia fisso. Il
volantino non è stato pubblicato.
6°
caso - Una persona di spicco a livello
nazionale ci invia un comunicato importante.
Rispondo alla e-mail chiedendo lumi su come
firmare l'intervento che all'interno parla
di lui. La risposta è immediata: firmate
con il mio nome. Chiamo al telefono il
firmatario che conferma sostanzialmente il
contenuto ma afferma di non sapere nulla
dell'invio a ViviTelese. Replico alla e-mail
(al segnalatore, non all'autore) evidenziando la necessità di indicare anche
il proprio nome e cognome. Risposta
immediata: "sono (Nome e Cognome), non
pensavo che esistessero siti così precisi". |