TFR
TUTTI DISCUTONO TRANNE GLI INTERESSATI
I LAVORATORI
Il mese di novembre è stata una tappa
fondamentale per la definizione di una
partita che, per quanto controversa sia
stata, è giunta al rusch
finale.
Sarà l’affare del secolo l’introduzione
della previdenza complementare voluta a
tutti i costi da Governo,
Confindustria,
ABI e Sindacati Concertativi.
In tutto questo però i lavoratori, pur
essendo gli attori principali, hanno potuto
solo assistere alle striminzite discussioni
tenutesi nei salotti buoni della politica e
del potere, per far passare un messaggio,
come al solito
distorto e convincente nello
stesso tempo che,
questo è “cosa buona e giusta” !!!!.
Il passaggio del TFR “dei Lavoratori” a
forme di previdenza integrativa ha scatenato
il mercato delle assicurazioni private,
associazioni, banche, etc. per accaparrarsi
una somma da gestire che varia tra i 15 e i
17 miliardi di
EURO annui.
Nelle discussioni Parlamentari la partita è
stata sofferta perché com’era approdato il
disegno di legge in parlamento,
lasciava l’amaro
in bocca a qualche assicurazione privata in
particolare all’ANIA, la
Confindustria
delle assicurazioni che aveva accusato il
Governo di uscire penalizzata dalla riforma
del TFR.
Industriali, Governo,
Partiti Politici e Associazioni Sindacali
hanno discusso, hanno deciso e hanno
proposto, qualcuno si è azzardato anche a
dire che bisogna ridurre gli stipendi ai
parlamentari, ma è solo una ipotesi, di
abbassare i tassi di interessi, ma è solo
un’ipotesi, di calmierare il mercato delle
case e dei prezzi al consumo, ma è solo
un’ipotesi, di controllare il mercato dei
mutui ma è solo un’ipotesi, di per certo a
tutti, banche e assicurazioni in primis sono
solo interessate alle liquidazioni dei
lavoratori dipendenti pubblici e privati e
di conseguenza del TFR maturando e
pregresso. In questo
contesto è stato raggiunto l’accordo
con le imprese sul nodo del credito,
l’intesa tra governo e
Confindustria sul decreto
d’attuazione della previdenza integrativa
sembra cosa fatta. Nei mesi scorsi si sono
susseguiti incontri sulla questione
dell’accesso al credito per Imprese che
rinunciano al TFR come fonte
d’autofinanziamento ed il Ministro
ha incontrato i
rappresentanti di
Confindustria e ABI per mettere a
punto la bozza finale del documento che è
stata consegnata alle parti sociali per una
valutazione di merito.
In realtà tutti sembrano essere stati
sentiti, consultati e considerati ma sulla
partita TFR i veri interlocutori sono solo
ed esclusivamente i lavoratori che,
continuamente sono stati ignorati, poiché
tutta la discussione sul TFR si è tenuta
nelle stanze del potere e dei bottoni.
Come sempre nessun coinvolgimento diretto
degli interessati ma solo dalla cronaca
mediatica si
sono apprese notizie che, dall’oggi al
domani, sicuramente cambiano le pensioni
delle vecchie e nuove generazioni.
Il Sindacato, unico soggetto abilitato a
rappresentare i lavoratori anche in questa
partita, non ha ritenuto aprire, nei
luoghi di lavoro, delle discussioni
coinvolgenti poiché è direttamente
interessato alla partita e se lo fa è solo
per essere protagonista e per dire che
questo è “Cosa buona e giusta”
Il passaggio dalla previdenza pubblica a
quella privata, meglio conosciuta come
“COMPLEMENTARE” è una grande scelta che
investe milioni di famiglie e diverse
generazioni. I dibattiti con i lavoratori
per comprendere quello che accadrà da oggi
al 2008, data fissata per l’entrata in
vigore della legge, dovrà essere un modo
per capire insieme quale futuro si
prospetta soprattutto per le giovani
generazioni.
Per poter essere più espliciti sui contenuti
della riforma vogliamo riportare alcuni
esempi di cosa è successo con le riforme
negli ultimi dieci anni.
Stando alla riforma già attuata
sull’ennesimo riordino del sistema
previdenziale, dovremmo assistere ad una
semiabolizione del pensionamento
anticipato. Insomma dal 2008 in pensione a
57 anni potranno andare solo le donne, con
la penalizzazione
però del calcolo contributivo e gli uomini
non prima di 60 anni, nonostante abbiano 35
anni di lavoro alle spalle.
Questo, insieme alla riduzione delle
finestre in uscita, con conseguente
allungamento dell’attività lavorativa, è lo
scenario che si presenterà fra tre anni.
Fronteggiare le difficoltà finanziarie del
sistema previdenziale, derivanti da un
rapporto tra popolazione attiva e
pensionati, diviene sempre più squilibrato.
Armonizzare i vari regimi
pensionistici,
superando sperequazioni e “privilegi”,
stabilizzare , infine , la spesa rispetto la
PIL (prodotto interno lordo), attraverso un
nuovo criterio di calcolo delle rendite, il
contributivo, è meno vantaggioso rispetto al
retributivo. Questi erano gli obiettivi
principali della riforma delle pensioni
introdotta nel 1995. detta
riforma DINI.
In realtà la necessità di ridisegnare
l’intera materia in modo più organico
era emersa gia
in precedenza. La bozza di
revisione del
sistema risale infatti alla fine degli
anni 70. Ma non se ne fece nulla,
ne allora né in
successive occasioni. Solo a partire dal
1992 è stata varata una serie di
provvedimenti volti a scoraggiare in
particolare l’accesso ai pensionamenti
anticipati, soprattutto tra i dipendenti
Pubblici. Da allora sono stati introdotti
requisiti più rigorosi e penalizzazioni per
chi voleva
comunque avvalersi del pensionamento prima
dell’età di vecchiaia.
Una possibilità, tra l’altro, a più riprese
congelata attraverso provvedimenti “tampone”
che non hanno inciso però alla radice del
problema, ma solo rinviato nel tempo.
Quando però, forse
anche per questo, lo scetticismo dei mercati
internazionali nei confronti dell’Italia
stava diventando pressante, allora Governo
e Parlamento hanno davvero premuto sul
pedale della riforma.
Ne è nata
nell’agosto del 1995 la legge, che da una
parte ha rinnovato profondamente il
sistema, dall’altra ha graduato il tutto
nell’arco di un periodo transitorio tanto
lungo da non riuscire a impedire la famosa
<<gobba>>. Tra l’altro il passaggio dal
sistema retributivo al contributivo non
implica affatto il cambiamento del sistema
di finanziamento delle pensioni che
rimane comunque
a ripartizione. Ciò vuol dire che i
contributi versati dai lavoratori in un
determinato anno vanno ad alimentare le
pensioni in essere in quel momento: non
vengono cioè
accantonati per costruire il capitale che
un giorno frutterà la rendita
previdenziale, come avrebbe, al contrario,
in un sistema a capitalizzazione pura.
Non che la riforma
Dini non abbia
prodotto alcun effetto. Il
contenimento c’è stato, ma la spesa cresce
sempre, anno dopo anno, anche se a ritmi
piu lenti del
passato. Insomma ,
per toccare con mano i risultati effettivi
e definitivi della legge del 1995,
occorrerebbe attendere ancora molti anni.
Da qui la necessità di ritornare a mettere
mano al sistema, ciò che si è fatto con la
legge delega approvata in Parlamento il 28
luglio del 2004.
La riforma del Tfr
entrerà in vigore dal
primo gennaio 2008 contestualmente
all’entrata in vigore della riforma della
previdenza obbligatoria.
Secondo la legge delega
approvata giovedì 24 novembre 2005
dal consiglio dei ministri, lo scippo del
TFR/TFS viene rinviato al 2008 e, al 2009,
per le aziende sotto i 20 dipendenti.
Pertanto, dal 1 gennaio 2008 decorreranno i
6 mesi nei quali sarà operativo il silenzio
assenso, ossia il periodo nel quale i
lavoratori potranno esprimere la propria
contrarietà allo scippo.
Chi non esprimerà la contrarietà si vedrà
scippare automaticamente il TFR a favore dei
fondi chiusi gestiti da
Cgil, Cisl,
Uil e padroni.
Per le aziende sotto i 20 dipendenti i 6
mesi decorreranno dal 1 gennaio 2009.
Sono note le diverse cause che hanno deciso
il rinvio.
Da una parte, la forte ostilità dei
lavoratori alla rapina del TFR/TFS
concretizzatasi
con una capillare controinformazione, dallo
sciopero generale del sindacalismo di base
del 21 ottobre 2005 e dalle numerose
mobilitazioni sotto Palazzo
Chigi.
Dall'altra, ha pesato un eventuale
condizionamento nella prossima campagna
elettorale e lo scontro tra quanti
vogliono mettere
le mani sul malloppo del TFR/TFS (Cgil,
Cisl,
Uil, padroni,
banche, assicurazioni).
E' evidente che l'attuale rinvio al 2008 non
è il ritiro del provvedimento richiesto
dalla RdB/CUB.
Ma
questo rinvio ci permette di avere due anni
di tempo per affossarlo definitivamente e,
soprattutto, per conquistare pensioni
dignitose.
E' ormai palese, anche ai lavoratori più
ingenui, che c'è una folla di cani rabbiosi
pronta a sbranare l'osso del TFR/TFS
cioè, a spartirsi
il risparmio dei lavoratori.
Non ci resta che utilizzare questi due anni
di tempo per far crescere ulteriormente il
numero di coloro che si ribellano e
respingono "le sirene" dei
sindacalisti/promotori finanziari di
Cgil,
Cisl e
Uil, dei
padroni, delle banche e delle assicurazioni
non aderendo ai fondi pensione.
Solo così, sarà possibile rimettere al
centro l'esigenza del rilancio della
previdenza pubblica, universalistica e di
qualità.
Vi riportiamo, nel
dettaglio, alcuni contenuti del
provvedimento attuativo
della legge 243.
E' bene precisare che il testo è lo stesso
presentato dal ministro del
welfare al
Consiglio dei Ministri lo scorso 1 luglio
2005.
1)
Ambito di
applicazione e destinatari
La definizione "forme di previdenza
complementare" compete esclusivamente alle
forme pensionistiche che hanno ottenuto
l’approvazione della
Covip. Le forme pensionistiche
possono essere ad
adesione "collettiva" o "individuale".
L’accesso alle forme di previdenza
complementare è consentito a tutte le forme
di impiego, sia
subordinato sia autonomo, di cui alla legge
14 febbraio 2003, n. 30 (legge
Biagi) e ai
relativi decreti attuativi, nonché ai
soggetti diversi dai titolari di reddito di
lavoro o di impresa.
2)
Governance
dei fondi
La governance
dei fondi è stata individuata secondo
criteri di
omogeneità, ed è diversamente regolamentata
in funzione della natura giuridica e della
struttura delle forme pensionistiche.
3)
Banca depositaria
Sono state confermate le disposizioni in
materia con l’ulteriore
vincolo che gli amministratori e i sindaci
della banca depositaria devono riferire alla
Covip le
eventuali irregolarità riscontrate nella
gestione dei fondi.
4)
Finanziamento delle forme pensionistiche
complementari
Il finanziamento delle forme pensionistiche
complementari è attuato mediante
contribuzione a carico del lavoratore, del
datore di lavoro o del committente e tramite
il conferimento del TFR maturando anche
attraverso modalità
tacite.
I contributi versati dal lavoratore e dal
datore di lavoro sono deducibili nella
misura massima di 5.164 euro, anche per
coloro che non
raggiungono tale importo applicando
la percentuale del 12% al loro reddito
complessivo.
Per i lavoratori di prima occupazione,
limitatamente ai primi 5 anni di
partecipazione alle forme pensionistiche
complementari, è consentito dedurre dal
reddito complessivo, nei 20 anni successivi
al quinto di partecipazione, contributi per
un importo eccedente il limite di 5.164
euro.
La contribuzione alle forme pensionistiche
potrà essere prorogata non oltre i 7 anni
dal raggiungimento dell’età pensionabile a
condizione che l’aderente
possa far valere,
alla data del pensionamento, almeno 3 anni
di contribuzione. In tal caso è in facoltà
dell’aderente decidere il momento di
fruizione delle
prestazioni.
5)
Conferimento del Trattamento di fine
rapporto (TFR) maturando
A partire dall’1
gennaio 2008 i lavoratori del settore
privato potranno decidere di trasferire il
TFR maturando (non quindi quello già
maturato al 31.12.2007) alle forme
pensionistiche complementari previste dal
decreto, ovvero di mantenerlo in azienda.
Il conferimento avverrà secondo le seguenti
modalità:
a) modalità
esplicite: entro 6 mesi dalla data di prima
assunzione il lavoratore può conferire
l’intero importo del TFR maturando ad una
forma di previdenza complementare dallo
stesso prescelta; qualora, in alternativa,
il lavoratore decida, nel predetto periodo
di tempo, di mantenere il TFR maturando
presso il proprio datore di lavoro, tale
scelta può essere successivamente revocata e
il lavoratore può conferire il TFR maturando
ad una forma pensionistica complementare
dallo stesso prescelta;
b) modalità
tacite: nel caso in cui il lavoratore nel
periodo di tempo indicato alla lett. a) non
esprima alcuna volontà, a decorrere dal mese
successivo alla scadenza dei sei mesi ivi
previsti:
1) il datore di lavoro trasferisce il TFR
maturando dei propri dipendenti alla forma
pensionistica
collettiva prevista dagli accordi o
contratti collettivi, anche territoriali,
salvo sia intervenuto un diverso accordo
aziendale tra le parti; tale accordo deve
essere notificato dal datore di lavoro al
lavoratore, in modo diretto e personale;
2) in caso di presenza di più forme
pensionistiche alle quali l’azienda abbia
aderito, il TFR maturando è trasferito ad
una di esse,
individuata in accordo tra le parti; in caso
di mancato accordo il TFR maturando è
conferito a quella delle predette forme
pensionistiche alla quale l’azienda abbia
aderito con il maggior numero di lavoratori;
3) in caso di mancato accordo tra le parti e
in assenza di una forma
pensionistica complementare
collettiva prevista da accordi o contratti
collettivi della quale i lavoratori siano
destinatari, il datore di lavoro trasferisce
il TFR maturando alla forma pensionistica
complementare istituita presso l’INPS
l’adesione a un fondo realizzata tramite il
conferimento esplicito o tacito del TFR non
comporta l’obbligo della contribuzione a
carico del lavoratore e del datore di lavoro
o del committente.
6)
Istituzione e disciplina del fondo pensione
residuale presso l’INPS
Presso l’INPS è istituito un fondo pensione
a contribuzione definita che accoglie il TFR
maturando dei lavoratori. Il fondo ha natura
residuale e riceverà il TFR nel solo caso in
cui nessuna delle
modalità di conferimento previste dal
decreto abbiano potuto trovare applicazione.
7)
Prestazioni
Sono individuate due tipologie di
prestazioni: quelle finali e quelle
erogabili nel periodo di contribuzione
(anticipazioni: cfr.
punto seguente).
Le prestazioni pensionistiche finali, in
forma di rendita o di capitale, possono
essere richieste a partire dal momento della
maturazione del diritto alla richiesta
delle prestazioni
pensionistiche obbligatorie con un minimo di
5 anni di partecipazione alle forme.
Sull’importo imponibile delle prestazioni è
operata una ritenuta a titolo
di imposta con
aliquota del 15% ridotta di una quota pari a
0,30 punti percentuali per ogni anno
eccedente il 15° anno di partecipazione, con
unlimite massimo
di riduzione di 6 punti percentuali.
8)
Diritto del lavoratore ad ottenere
anticipazioni
E’ garantito al lavoratore che
abbia conferito
il TFR il diritto ad ottenere
un’anticipazione della posizione individuale
maturata, secondo le seguenti modalità:
a) per spese sanitarie
relative a sé, al coniuge o ai figli:
in qualsiasi momento e fino al 75%;
b) per l’acquisto della prima casa
di abitazione:
decorsi otto anni di iscrizione e fino al
50%;
c) per altre esigenze di carattere
personale: decorsi otto anni
di iscrizione e
fino al 30%.
Ai fini della determinazione dell’anzianità
necessaria per l’anticipazione sono
considerati utili tutti i periodi di
partecipazione alle forme pensionistiche
complementari.
9)
Regime tributario dei fondi pensione
Viene
mantenuto per tutte le forme pensionistiche
l’attuale regime di tassazione nella misura
dell’11% dei risultati netti maturati per
ciascun periodo di imposta.
10)
Misure compensative per le imprese
Sono individuate misure atte a garantire
l’assenza di
oneri per le imprese:
a) è prevista una misura di compensazione
sul differenziale tra il costo annuale del
TFR e il costo dei finanziamenti sostitutivi
dello stesso erogati da istituti di credito,
mediante la
deducibilità di un importo pari al 4%
dell’ammontare totale del TFR conferito nel
fondo pensione per le imprese con oltre 50
addetti, e del 6% per quelle con meno di 50
addetti
b) viene
eliminato il contributo di garanzia sul TFR
a carico delle imprese;
c) è prevista l’istituzione di un Fondo
pubblico di garanzia per facilitare
l’accesso al credito, in particolare per le
piccole e medie imprese, a seguito del
conferimento del TFR alle forme
pensionistiche complementari.
11)
Potenziamento della COVIP
Tutte le forme pensionistiche complementari
individuali, anche di natura assicurativa,
dovranno ottenere dalla COVIP un’apposita
autorizzazione al fine di assicurare il
rispetto dei principi della comparabilità
dei costi, della trasparenza e della
portabilità.
12)
Entrata in vigore e regime transitorio
Il decreto entrerà in vigore a decorrere dal
1 gennaio 2008.
Per tutti i lavoratori assunti entro tale
data il periodo transitorio previsto dal
decreto per esprimere la volontà di
conferire o meno
il TFR decorrerà quindi dall’1 gennaio e
terminerà il 30 giugno 2008. Se in questo
periodo il lavoratore non avrà espresso
alcuna volontà a partire dall’1 luglio
2008 si
applicherà il meccanismo del
silenzio-assenso.
Per concludere, vi
riportiamo anche le dichiarazioni dei
segretari dei sindacati concertativi che si
lamentano, orribilmente, perché vedono
allontanarsi nel tempo l'agognato premio
alle concessioni fatte al governo per quanto
riguarda il taglio delle pensioni.
Guglielmo Epifani
- Cgil
Il rinvio è sostanzialmente una presa in
giro. Il governo ha deciso di non decidere,
per non dividersi. Anche la conferma del
testo, che aveva
reperito buona parte delle nostre
richieste, viene così svuotata di ogni
significato, perché da subito c'era bisogno
di sostenere la previdenza complementare,
senza collegarla all’entrata in vigore del
blocco delle pensioni di anzianità, che noi
continueremo a non condividere. Il Governo
così risparmia un po’ di soldi, i lavoratori
hanno a disposizione gli strumenti attuali e
tutto ricadrà sulle spalle del futuro
governo. Ma con la furbizia non si governano
i problemi di un grande
paese come il nostro.
Savino
Pezzotta -
Cisl
Il governo ha commesso un gravissimo
errore. L'entrata in vigore da subito
avrebbe risolto un problema di milione di
persone, soprattutto giovani. Mentre così si
risponde a
interessi particolari di qualcuno, piuttosto
che delle persone che lavorano. Il risultato
è che quest'ultime
non vedranno
portare a compimento la costituzione della
seconda gamba previdenziale. E' una cosa
molto brutta che non fa onore a nessuno e
giustifica di più la mobilitazione di domani
25 novembre 2005.
Luigi Angeletti
- Uil
Il testo è buono, rispetta le intese e
Maroni ha
mantenuto i patti, ma con la proroga
perderemo due anni.
Perciò siamo solo parzialmente
soddisfatti.
La RdB/CUB
continuerà ad essere in prima linea nella
battaglia per la difesa del sistema
previdenziale pubblico, distrutto e
manomesso in questi anni
di offensiva neoliberista e di
accordi sindacali scellerati, per il suo
rafforzamento e rilancio, contro il
furto del Tfr.
RdB/CUB P.I.
Benevento 13/12/2005
Fed.
Prov. Sanità di
Benevento
Giovanni
Tommaselli