4 luglio 2005
Architetto sconosciuto e innominato
Giuseppe D'Onofrio

 

 

Riflessioni di un Architetto sconosciuto e innominato

Ritengo che è riconosciuto come un asserto condiviso universalmente che : “l’uomo che distrugge il suo ambiente distrugge se stesso “.

Io come architetto sconosciuto e innominato ma soprattutto cittadino presente in un piccolo ambito come quello della Valle Telesina, posso partire da questa affermazione per verificare quello che ormai da decenni avviene in una di queste comunità quale Telese Terme, ridente cittadina di questa valle e trarne le dovute riflessioni.

La comunità telesina vede manifestarsi nel suo territorio una crescita edilizia e di conseguenza del sistema urbano, notevole, che sicuramente è indice di dinamismo economico e demografico. Naturalmente questo ci conforta nella prospettiva della instaurazione di migliori condizioni e quindi qualità della vita per gli abitanti concittadini, se non fosse per il fatto che questo miglioramento ad oggi non si è visto od almeno io non lo ho percepito.

A volte bisogna riflettere sul fatto che non basta veicolare amministrativamente a buon fine una serie di concessioni edilizie per fare pur di fare, né blaterare di grandi opere puntuali del cui valore e utilità sapremo poi. Andrebbe realizzato un progetto globale di gestione del territorio, andrebbe valutato l’impatto sul territorio di monadi edilizie che non danno nessuna qualità architettonica all’ambiente costruito e non permettono di creare quella migliore definizione del paesaggio urbano che realizza un rapporto corretto tra spazio pedonale ,spazio costruito e carrabile, la giusta definizione delle funzioni, le attrezzature di interesse comune e quindi la opportunità per i cittadini di usufruire di nuove e migliori condizioni di vita, nonché la generazione di nuove risorse , in modo da definire il costruito necessario e non invadente, e mettere in moto quei circuiti virtuosi che portano ad una crescita economica e quindi sociale della comunità.

Ad oggi assistiamo, e noi professionisti o presunti architetti innominati e sconosciuti come me,nostro malgrado, oltre che umiliati e sottomessi dalle necessità di una vita fatta di bisogni e livelli di consumo alle conseguenze che noi stessi creiamo sul territorio di strumenti urbanistici adottati e approvati non si sa bene come e per quale regola a noi sconosciuta puntualmente stravolti nel disegno e nel progetto delle infrastrutture,che utilizzati da costruttori non ben definiti alias (dilettanti allo sparagno) e anche da noi progettisti eventuali,di paga non ben definita e di ruolo non ben accettato dai primi , ma soprattutto di eventuale carriera breve, come mezzi per dilatare il carico urbanistico a proprio piacimento da 1 mc/mq a numeri a due cifre per mq ma probabilmente anche di più, la conseguente assenza di aree e infrastrutture di uso pubblico liberamente fruibili indispensabili e complementari all’edilizia abitativa, e di qui la coerenza con la legge sugli standard urbanistici D.M.1444/68 che definisce la quantità di mq di interesse comune e altre regole in fase di redazione dei piani regolatori, che il nostro strumento urbanistico non si sa quando ne come abbia recepito.

  • La completa assenza del ricorso a piani particolareggiati d’esecuzione o quasi, che dettassero “regole certe”per le aree più costruttivamente favorevoli, lasciate in pasto a costruttori che i soldi ce li mettono loro per cui costruiscono come fanno e dicono loro,
  • L’assenza di una politica urbanistica da parte dell’amministrazione che dotasse l’ambiente del giusto rapporto tra vuoti urbani e costruito ,tra verde attrezzato, ambiente naturale, e spazio cementato,
  • il contenzioso infinito creato dall’attuale strumento urbanistico per la politica virtuosa a volte virtuale delle distanze tra costruito e non,
  • la completa assenza di una rivalutazione delle strategie di crescita urbana e di varianti urbanistiche che utilizzassero come principio il rispetto dell’ambiente la sostenibilità urbana e la vivibilità come evoluzione del territorio e il miglioramento della qualità della vita e delle opportunità dei cittadini,
  • la rottura della trappola di inquinamento generata dall’incremento del traffico veicolare che sottrae strade e spazio collettivo agli abitanti facendo della nostra cittadina un insediamento urbano a misura di automobile piuttosto che a misura d’uomo che non puo’ essere raggiunta soltanto attraverso misure puntuali di controllo del traffico e della sosta,
  • lo strano tipo di utilizzo delle aree asservite ad uso pubblico che di uso pubblico hanno poco e non la solita corsa prima della scadenza elettorale alla concessione edilizia non si sa bene per il perseguimento di quale valore urbano piuttosto che del gonfiore del portafoglio di questo o quel tecnico, colto dalla sindrome della improvvisa fretta.
  • La assenza di una pur minima coerenza con la nuova legge urbanistica regionale L.R. n°16/04.

Dovendo considerare e ipotizzare del tutto tramontata o quasi una politica di forte dinamica espansiva della popolazione urbana nella quale è sembrato lecito pensare che il costruire costituisse un vantaggio in sé stesso per la città e la collettività anche senza altre contropartite, quale risposta fino ad oggi ai bisogni primari della nostra collettività, la creazione di nuovo valore immobiliare privato attraverso le scelte urbanistiche puo’ avere un valore in relazione ai concreti benefici creati per la collettività, che possono essere indotti dalle scelte urbanistiche quali opere pubbliche, edilizia sociale, spazi collettivi,pedonalizzazioni, atrezzature di interesse comune, e tanto altro possibile, magari garantendo diritti edificatori unitari, per la collettività, ragionevolmente più bassi in relazione al reperimento contestuale delle aree di interesse comune.

Inoltre negli ultimi anni le tendenze generali emerse nella pianificazione territoriale e urbana hanno posto gli amministratori delle città nella condizione di considerare necessario e improrogabile di affrontare i problemi urbani con una visione del futuro urbano integrata nelle tre dimensioni : economica, sociale e ambientale e non solo nella dimensione della crescita del valore immobiliare privato.

Eppure se non ricordo male furono incaricati qualche anno addietro il dream team dei tecnici telesini questi 5 supertecnici telesini e successivi incaricati ad oggi riguardo alle scelte urbanistiche non ci hanno resi edotti in nessun modo, anche se noi ne avremmo il diritto come percettori e protagonisti della evoluzione urbana, ma noi continuiamo a sperare, sarà il lavoro oscuro e silenzioso di chi sa il fatto suo?

Oppure il segreto professionale per i molti non per i tanti per non dire per i tutti e’ dovuto? Che Dio ci aiuti o magari ci riservi una migliore vivibilità.

 L’Innominato Architetto Sconosciuto

Giuseppe D’Onofrio

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