Riflessioni di un Architetto sconosciuto e
innominato
Ritengo che è riconosciuto come un asserto
condiviso universalmente che : “l’uomo che
distrugge il suo ambiente distrugge se stesso “.
Io
come architetto sconosciuto e innominato ma
soprattutto cittadino presente in un piccolo
ambito come quello della Valle Telesina, posso
partire da questa affermazione per verificare
quello che ormai da decenni avviene in una di
queste comunità quale Telese Terme, ridente
cittadina di questa valle e trarne le dovute
riflessioni.
La
comunità telesina vede manifestarsi nel suo
territorio una crescita edilizia e di
conseguenza del sistema urbano, notevole, che
sicuramente è indice di dinamismo economico e
demografico. Naturalmente questo ci conforta
nella prospettiva della instaurazione di
migliori condizioni e quindi qualità della vita
per gli abitanti concittadini, se non fosse per
il fatto che questo miglioramento ad oggi non si
è visto od almeno io non lo ho percepito.
A
volte bisogna riflettere sul fatto che non basta
veicolare amministrativamente a buon fine una
serie di concessioni edilizie per fare pur di
fare, né blaterare di grandi opere puntuali del
cui valore e utilità sapremo poi. Andrebbe
realizzato un progetto globale di gestione del
territorio, andrebbe valutato l’impatto sul
territorio di monadi edilizie che non danno
nessuna qualità architettonica all’ambiente
costruito e non permettono di creare quella
migliore definizione del paesaggio urbano che
realizza un rapporto corretto tra spazio
pedonale ,spazio costruito e carrabile, la
giusta definizione delle funzioni, le
attrezzature di interesse comune e quindi la
opportunità per i cittadini di usufruire di
nuove e migliori condizioni di vita, nonché la
generazione di nuove risorse , in modo da
definire il costruito necessario e non
invadente, e mettere in moto quei circuiti
virtuosi che portano ad una crescita economica e
quindi sociale della comunità.
Ad
oggi assistiamo, e noi professionisti o presunti
architetti innominati e sconosciuti come
me,nostro malgrado, oltre che umiliati e
sottomessi dalle necessità di una vita fatta di
bisogni e livelli di consumo alle conseguenze
che noi stessi creiamo sul territorio di
strumenti urbanistici adottati e approvati non
si sa bene come e per quale regola a noi
sconosciuta puntualmente stravolti nel disegno e
nel progetto delle infrastrutture,che utilizzati
da costruttori non ben definiti alias
(dilettanti allo sparagno) e anche da noi
progettisti eventuali,di paga non ben definita e
di ruolo non ben accettato dai primi , ma
soprattutto di eventuale carriera breve, come
mezzi per dilatare il carico urbanistico a
proprio piacimento da 1 mc/mq a numeri a due
cifre per mq ma probabilmente anche di più, la
conseguente assenza di aree e infrastrutture di
uso pubblico liberamente fruibili indispensabili
e complementari all’edilizia abitativa, e di qui
la coerenza con la legge sugli standard
urbanistici D.M.1444/68 che definisce la
quantità di mq di interesse comune e altre
regole in fase di redazione dei piani
regolatori, che il nostro strumento urbanistico
non si sa quando ne come abbia recepito.
-
La completa assenza del ricorso a piani
particolareggiati d’esecuzione o quasi, che
dettassero “regole certe”per le aree più
costruttivamente favorevoli, lasciate in
pasto a costruttori che i soldi ce li
mettono loro per cui costruiscono come fanno
e dicono loro,
-
L’assenza di una politica urbanistica da
parte dell’amministrazione che dotasse
l’ambiente del giusto rapporto tra vuoti
urbani e costruito ,tra verde attrezzato,
ambiente naturale, e spazio cementato,
-
il contenzioso infinito creato dall’attuale
strumento urbanistico per la politica
virtuosa a volte virtuale delle distanze tra
costruito e non,
-
la completa assenza di una rivalutazione
delle strategie di crescita urbana e di
varianti urbanistiche che utilizzassero come
principio il rispetto dell’ambiente la
sostenibilità urbana e la vivibilità come
evoluzione del territorio e il miglioramento
della qualità della vita e delle opportunità
dei cittadini,
-
la rottura della trappola di inquinamento
generata dall’incremento del traffico
veicolare che sottrae strade e spazio
collettivo agli abitanti facendo della
nostra cittadina un insediamento urbano a
misura di automobile piuttosto che a misura
d’uomo che non puo’ essere raggiunta
soltanto attraverso misure puntuali di
controllo del traffico e della sosta,
-
lo strano tipo di utilizzo delle aree
asservite ad uso pubblico che di uso
pubblico hanno poco e non la solita corsa
prima della scadenza elettorale alla
concessione edilizia non si sa bene per il
perseguimento di quale valore urbano
piuttosto che del gonfiore del portafoglio
di questo o quel tecnico, colto dalla
sindrome della improvvisa fretta.
-
La assenza di una pur minima coerenza con la
nuova legge urbanistica regionale L.R.
n°16/04.
Dovendo considerare e ipotizzare del tutto
tramontata o quasi una politica di forte
dinamica espansiva della popolazione urbana
nella quale è sembrato lecito pensare che il
costruire costituisse un vantaggio in sé stesso
per la città e la collettività anche senza altre
contropartite, quale risposta fino ad oggi ai
bisogni primari della nostra collettività, la
creazione di nuovo valore immobiliare privato
attraverso le scelte urbanistiche puo’ avere un
valore in relazione ai concreti benefici creati
per la collettività, che possono essere indotti
dalle scelte urbanistiche quali opere pubbliche,
edilizia sociale, spazi collettivi,pedonalizzazioni,
atrezzature di interesse comune, e tanto altro
possibile, magari garantendo diritti edificatori
unitari, per la collettività, ragionevolmente
più bassi in relazione al reperimento
contestuale delle aree di interesse comune.
Inoltre negli ultimi anni le tendenze generali
emerse nella pianificazione territoriale e
urbana hanno posto gli amministratori delle
città nella condizione di considerare necessario
e improrogabile di affrontare i problemi urbani
con una visione del futuro urbano integrata
nelle tre dimensioni : economica, sociale e
ambientale e non solo nella dimensione della
crescita del valore immobiliare privato.
Eppure se non ricordo male furono incaricati
qualche anno addietro il dream team dei tecnici
telesini questi 5 supertecnici telesini e
successivi incaricati ad oggi riguardo alle
scelte urbanistiche non ci hanno resi edotti in
nessun modo, anche se noi ne avremmo il diritto
come percettori e protagonisti della evoluzione
urbana, ma noi continuiamo a sperare, sarà il
lavoro oscuro e silenzioso di chi sa il fatto
suo?
Oppure il segreto professionale per i molti non
per i tanti per non dire per i tutti e’ dovuto?
Che Dio ci aiuti o magari ci riservi una
migliore vivibilità.
L’Innominato
Architetto Sconosciuto
Giuseppe D’Onofrio |