Fin quando il terrorismo aveva come
bersaglio Israele, qui da noi ben
pochi se ne preoccupavano e la
maggioranza lo giustificava come
"ovvia conseguenza della politica
sionista". Quando, in seguito, è
avvenuto l'attacco alle Torri
Gemelle, l'opinione pubblica si è
divisa in due fazioni: pacifisti da
una parte e kattivi dall'altra.
Oggi che l'Europa scopre di essere
un target privilegiato, vedo nasi
lunghi di meraviglia interrogarsi
sui perché. Perché colpire l'Europa
che è sempre stata morbidissima
verso i fondamentalisti, ha sempre
condannato Israele e ha spesso
bacchettato gli USA quando non si
comportavano bene con gli estremisti
islamici? E poi: perché dei ragazzi
di buona famiglia come quelli degli
attentati a Londra, con ottimi voti
a scuola e ben integrati,
all'improvviso ci pugnalano alle
spalle solo in virtù delle loro
origini?
(Sarà chiaro adesso anche ai più
duri di comprendonio che i
terroristi suicidi sono solo degli
assassini e non dei poveri
disperati? O si continuerà a fare i
soliti distinguo?)
Che l'Europa abbia ribadito la sua
laicità è cosa buona e giusta, ma
quali sono i valori laici che
essa propone? la moneta unica? il
bando agli OGM? la promozione dei
propri marchi DOC? Direi che è un
po' pochino: i giovani hanno bisogno
di qualcosa di più solido in cui
credere. Ai giovani europei laici
non abbiamo dato niente; a quelli
musulmani abbiamo regalato una rete
di moschee in cui rimanere
invischiati, privilegiando quelle wahhabite,
ossia quelle finanziate dagli
sceicchi del petrolio e del terrore.
(Begli idioti siamo stati! Ce ne
rendiamo conto adesso?)
Ieri Blair ha dichiarato che entrare
in Gran Bretagna "non è un
diritto", chi vi entra "ha
dei doveri da rispettare, tra cui
quello di non portare idee di odio e
violenza". Ha poi precisato che
"le regole del gioco sono
cambiate" e chi viene qui da
noi "deve accettare i nostri
valori e il nostro modo di vivere".
Era ora!
(Mostreremo ancora il nostro
disappunto verso Israele che
esegue controlli accurati alle
frontiere, o cominceremo a capire
che è una questione di
sopravvivenza?)
Ma quali sono i nostri valori? Qual
è il nostro modo di vivere?
Mi viene in mente una spiaggia.
Domenica, un gran caldo. Musica
elettronica con un paio di voci
rauche e gracchianti; una cosa
orribile, assordante a tutto volume.
Un mare di giovani in costume da
bagno e piercing o tatuaggino
d'obbligo. Impossibile percepire il
suono del mare, il verso
dei gabbiani, il frinire delle
cicale. Impossibile parlare. Ragazzi
sfatti sotto gli ombrelloni, buttati
su brandine come pensionati; ragazze
tutte sculettìo aggrappate ai
telefonini e ai messaggini, unico
modo di comunicare nel vuoto di quel
rumore.
Sono questi i valori che difendiamo?
Poi mi giro e vedo i miei
figli noncuranti e felici che
raccolgono conchiglie. Ecco cosa
c'è da difendere: la capacità di
sapersi difendere, per saper essere
diversi e liberi.