Amici di ViviTelese, sono piacevolmente sorpreso
della pubblicazione sul Vs sito di un articolo
apparso sul Mattino riguardante una mia
partecipazione alla Race Across The Alps.
Formulo i complimenti per il sito, che non
conoscevo, per la quantità e qualità di notizie
inserite. Nel caso lo ritenete opportuno
pubblicare, Vi invio il mio commento, che è una
interpretazione molto personale, della gara cui
ho partecipato.
La
Race Across The Alps
di
Domenico Aurisicchio
Morcone (BN)
Alle ore 20,57 del 09/07/2005 è calato il
sipario sulla RATA, una manifestazione
ciclistica in atto unico (540 km e 13.740 m. di
dislivello) e 12 scene (altrettanti passi
scalati). La scena finale è stata rappresentata
dal sottoscritto che, arrivato ultimo, ha avuto
gran festa da parte del pubblico. La consegna da
parte degli organizzatori del trofeo, è stata
accompagnata dall’inno Austriaco e dall’Inno
Italiano.
Paragono la Ultramaratona ad un’opera lirica,
cui sono appassionato come la bicicletta, in
quanto ogni passo che ho scalato lo considero
simile alle pagine della musica lirica. Qui il
suono e le melodie provenivano dagli stupendi
paesaggi alpini e dai caratteristici rumori.
La
prima scena (passo) dopo un breve prologo è
stata la prima scalata allo Stelvio. Lì si è
incominciata a strutturare l’opera,
successivamente sul Gavia, seconda scena, ho
notato un tratto leggermente melodrammatico,
pioggia e neve. Dopo una scena abbastanza facile
l’Aprica c’è stata quella breve ma impegnativa
che nell’opera incute timore per l’importanza e
perché magari tutti conoscono: il Mortirolo.
Dopo aver replicata la scena dell’Aprica, c’è
stata la scena madre, la lunga scalata al
Bernina. È in questo tratto, iniziato a notte
fonda e terminato quando il sole illuminava le
alte montagne, che si è manifestata la
estensione il vero significato dell’opera che ha
fatto vivere innumerevoli emozioni e godere
della musicalità del paesaggio, della natura. I
suoni e le sensazioni variavano man mano che si
saliva. A tratti assoluto silenzio, non si
sentiva nemmeno lo scorrere della bicicletta,
poi i suoni della natura che si svegliava.
Le
tre scene successive Albulapass, Fluelapass e
Ofenpass un continuo variare di suoni dati ora
dal traffico normale, ora da automobilisti
impazienti, dal suono dei campanacci delle
mucche in alpeggio ma anche dal transito di
elegantissime auto d’epoca partecipanti ad un
raduno: Rolls Royce e Bentley.
Si arriva così alla penultima scena la scalata
all’Umbrialpass e Stelvio, considerata la
seconda scalata allo Stelvio che ho percepito e
vissuto in tutta la sua meravigliosa imponenza e
melodrammaticità: in questo tratto più volte
sono stato costretto a scendere dalla bici e
proseguire a piedi anche perché c’erano tratti
di sterrato. In questo punto più volte mi è
balenata l’idea di mollare ma evidentemente la
forza dell’opera che andavo a compiere sostenuta
dalla volontà mi ha fatto arrivare a concludere
questa tremenda scena. In cima lo Stelvio si è
mostrato con tutta la sua possanza: ha
incominciato a nevicare per poi continuare a
piovere fino alla conclusione data dall’ultima
scena costituita dal passo Resia percorso con
una pioggia incessante e l’ultimo tratto con uno
sprint per arrivare entro le ore 21,00 a Nauders.
La
preparazione a quest’opera l’ho fatta alla
Palestra Sporting Club di Campobasso praticando
Aerobica e Step con l’affiatato gruppo abilmente
condotto dalla brava istruttrice Miriam Romano e
Spinning con Ugo. A loro vanno i più sentiti
ringraziamenti.
Ho
partecipato al Morelly Day, Randonnee di 500 km,
unendomi ad un gruppetto di ciclisti capitanati
dalla tenace Milena e, a partire da aprile, a 14
granfondo tra cui la Campagnolo e la Maratona
dles Dolomites.
Il
ringraziamento per la partecipazione alla
manifestazione va agli accompagnatori che
pazientemente mi hanno scortato e sostenuto
scena dopo scena, (passo dopo passo) all’amico
Luigi De Francesco, Vice Sindaco del mio paese e
all’amico Giovanni Santucci. |