ampo dell’osso (Subiaco)
Campionato Italiano Centro-sud
Meglio le patate al forno
di Davide Pecora
Una giornata
turistico-sportiva trascorsa in uno dei
“polmoni” più belli d’Italia.
Sono in spiaggia
a godermi gli ultimi raggi di sole dell’estate
quando un brivido piacevole mi assale: gli
ombrelloni a spicchi bianchi e rossi “in
schieramento libero” mi ricordano le lanterne
del mio sport preferito. Il pensiero è alle
ultime due tappe del Trofeo Nazionale dei Centri
storici, Ferrara il 30 ottobre e Genova il 20
novembre; parteciparvi, a cinque mesi
dall’ultima emozione agonistica, senza una gara
di preparazione, mi toglierebbe una buona fetta
di fiducia.
Urge performance
a metà ottobre!
Il calendario lo
conosco a memoria perché la pagina web della
F.i.s.o. è impostata come predefinita e la sesta
prova del Campionato Centro Sud del 9 ottobre
“cadrebbe a fagiolo” per valutare la mia
condizione tecnico-fisica.
Di ritorno a casa
un tuono spaccatimpani avvisa che è ora di
cambiare il guardaroba visto che ottobre è alle
porte. Qualche telefonata agli amici orientisti
e prima di buio i moschettieri di Elea hanno
deciso: assalto a Subiaco! Anche se la
definizione della gara ci piace poco…” di
contorno”.
Gli Altopiani di
Arcinazzo ospiteranno infatti la Coppa del
Mondo, ed il 9 ottobre, quando i giochi saranno
fatti per Khramov, Mamleev e Tavernaro, proprio
sugli stessi stupendi impianti naturali,
entreremo in gioco noi in una delle “gare di
contorno” appunto al Campionato del Mondo.
I giorni passano
in fretta e siamo alla mattina della gara.
Nella terra di
Parmenide (Ascea) la sveglia è alle 5, in quella
di Luisa Sanfelice (Agropoli) una mezz’ora più
tardi.
Chi ci conosce sa
che “i moschettieri di Elea” non si tirano mai
indietro e figuriamoci se un temporale con lampi
e tuoni può impedirci di partire! La fiducia
sulle condizioni metereologiche ci premia
all’altezza di Cava dè Tirreni, da sempre città
definita come “l’orinale d’Italia”: le nuvole
bianche e qualche raggio timido di sole
interrompono la corsa del tergicristallo mentre
Gino si toglie la giacca sbuffando per il caldo.
Il navigatore ci porta, dopo circa 300
chilometri, sui monti Simbruini dove la strada
termina in un piazzale con un nome strano e
preoccupante: Campo dell’osso.
L’altimetro segna
1500 ed Antonio, con le mani in tasca ed il
bavero alto, irrigidisce le spalle vantandosi di
aver portato il piumino. Lo striscione del
Campionato del Mondo è ancora lì e la foto nasce
spontanea mentre pian piano la zona si riempie
di colleghi. Salutiamo una buona parte di loro;
siamo più o meno gli stessi di sempre a parte
qualche new entry. C’è anche Giovanni, il mio
maestro, un po’ in carne per le poche gare. Non
c’è il tempo di bere un caffè, ma una pacca ce
la diamo con Claudio, Alberto, Manuela,
Graziano, Vincenzo, Roberto, Costantino ed altri
ancora. Il cielo è coperto ma non piove e va
bene così. Ad un’ora e dodici siamo “nel
recinto” e la signora dell’organizzazione ci
ricorda che ad attenderci è una partenza
svedese… e non una…ragazza, come capisce
inizialmente Antonio. Via! Ognuno per la sua
strada dopo il consueto in bocca al lupo.
Io sono in
categoria HB, che vuol dire più fatica di HC ed
OPEN, le categorie rispettivamente di Gino ed
Antonio. Subito quattro “curve” da risalire ed
una carbonaia. Il fogliame umido e le radici
viscide mi fanno provare il grip dei tacchetti:
casco, mi sporco ed impreco, decretando che le
scarpe da orienteering sono migliori di quelle
da calcetto che ho ai piedi.
Il ritmo
agonistico è piacevole dopo qualche mese di
assenza dalle competizioni; la sicurezza tecnica
è solo un’ illusione ed infatti mi induce a
sottovalutare il punto cinque apparentemente
semplice. Un quarto d’ora perso al fronte di
pochi attimi di distrazione. Una manciata di
secondi la perdo qua e là ed alla fine sono una
ventina i minuti di ritardo dal podio. Fulvio mi
viene incontro cercando solidarietà ai suoi
errori, io faccio altrettanto con Antonio ed
Antonio con Gino e Gino con me. Il bello della
competizione orientistica è che anche il meno
accreditato alla vittoria ha l’opportunità di
arrivare tra i primi: l’importante è non fare
errori nelle scelte!
Ed a proposito di
scelte: per i moschettieri di Elea quella del
ristorante dopo la gara è la più discussa e
studiata. Già in mattinata l’occhio era andato
su un posticino chiamato “Boschetto”.
Gli spaghetti
alla chitarra con porcini, serviti in un
particolare piatto di legno, ci fanno fare “la
scarpetta”. Per secondo optiamo per il pollo
alla brace ma rinunciamo al vino per le troppe
curve che ci separano dall’autostrada. Arriva il
momento della scelta del contorno: alla… “gara”…
indovinate cosa preferiamo?
Appuntamento a
Ferrara, città estense.
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