E’
apparso, pubblicato diversi giorni fa, sul
quotidiano “Corriere della Sera”, un
impensabile articolo. Il giornalista che l’ha
redatto, ha esposto, a nostro avviso, delle cose
non vere e, come sovente, attraverso una
promiscua capacita’ di visione d’insieme. Il
tema e’ quello degli Organismi Geneticamente
Modificati, la bonta’ della ricerca e del
progresso delle tecnologie avanzate, che
elimineranno la fame dal mondo…
Con il titolo “IN MOLTI VEGETALI ESISTONO
SOSTANZE ANTINUTRIENTI E TOSSICHE, PERSINO VERI
E PROPRI CANCEROGENI”, ecco la parte che a
nostro avviso qualifica il tutto: “La zingara mi
ferma, e prima che io me ne accorga mi prende un
capello dalla testa, lo chiude nel pugno, poi
apre la mano e mi dice che presto mi sposero’,
con una donna bionda bellissima e avro’ due
figli maschi e vivro’ molto a lungo felice. Poi
mi chiede dei soldi, e al mio rifiuto (motivato
dall'essere … sposato con una bruna ed avere
figlie femmine!) passa all'insulto. Questa scena
mi e’ tornata in mente mentre leggevo i soliti
articoli sulla tutela del prodotto tipico
agro-alimentare, della biodiversita’ …, della
naturalita’… delle buone vecchie cose della
nostra tradizione, affiancata alla denigrazione
del progresso agro alimentare, e in particolare
i diabolici OGM. La zingara in versione
agro-alimentare ci dice che se mangeremo le
lenticchie di Valdisotto, il lardo di Valdisopra,
la caciottina di Valdimezzo, prodotti da
"sempre" nello stesso modo usando le stesse
materie prime (= tradizionali), nello stesso
paesello di quella regione (= tipici), allora
vivremo a lungo, saremo felici e godremo di
buona salute (= salutare), perche’ avremo
ingerito qualcosa che non e’ artefatto dalla
tecnologia”.
Per fortuna sono sempre di meno i lettori che si
lasciano coinvolgere in queste storielle.
Cerchiamo di comprendere un po’ meglio…
L’articolo, attraverso alchimie azzardate, e’
alla ricerca della assogettazione e della
persuasione di masse di consumatori-utenti,
facendo leva sulla bonta’ delle biotecnologie
alimentari, figlie del progresso... quale?
E’
del tutto banale osservare come l’autore
esperimenta una bomba: “sfruttare” l’immagine
innocua di una zingarella,con quella delle
produzioni cosiddette Doc )denominazione di
origine controllata). Ma e’ una bomba che
potrebbe scoppiargli tra le mani… “qui gladio
ferit,gladio perit”. L’articolo, scarso di
contenuti ma ricco di stereotipi, e’ un
tentativo di organizzare e deviare le scelte dei
consumatori. Ma in questo ambito siamo ad una
tale saturazione, che la stragrande mole di
consumatori, attenti alla propria salute, non si
lascia piu’ convincere, e non cade piu’ in
trappola. E’ chiaro inoltre il tentativo di
indurre scelte commerciali ed economiche
precise. Tentativo che si esaurisce con la
banalita’ di una figura poco rappresentativa
come quella citata, la zingarella, e la sua
identificazione nei prodotti Doc, di cui il
nostro Paese e’ uno dei maggiori produttori in
tutto il mondo. Il modo di rappresentarli, non
solo denigra i nostri connazionali occupati
nelle genuine produzioni e nello sforzo di
mantenere un marchio di autentica qualita’, ma
denigrando si cerca di nascondere verita’
incontrastabili: il prodotto di qualita’
regionale risponde a quanto la natura ci
insegna, l’esistenza di biodiversita’. Ad
esempio, il vino Barolo, non puo’ essere
prodotto in Sicilia. Uva e’ in Sicilia come in
Piemonte, ma il Barolo e’ solo in Piemonte,
ed il Nero D’Avola solo in Sicilia, e la
differenza la fa il macro ed il microclima, che
attraverso il terreno creano delle diversita’
biologiche peculiari, che non possono essere
riprodotte in laboratorio. La certezza della
sconfitta della tecnologia nei confronti della
natura, si esercita cosi’ con tali sistemi.
Mentre la biotecnologia alimentare e’ al massimo
sforzo, per assicurarsi mercato e successo
economico, servendosi dei nostri soldi
attraverso ricerche inutili quali quelle del
“carciofo probiotico” (ultima trovata partorita
da illustri specialisti che lavorano al Cnr)
(non chiedetemi a cosa serve, chiedetelo a
loro…), e quindi i tentativi di rivoluzionare
l’agro-alimentare mondiale attraverso i sistemi
modificazione genetica. Potranno forse ingannare
noi, ma non inganneranno mai e poi mai Madre
Natura. Si continua a fingere e a nascondere,
circa la pericolosita’ della globalizzazione e
della dispersione della diversita’ biologica
delle specie vegetali. Eppure, non sono pochi
gli esperti che continuano a gridare allarmi su
allarmi. Rimane molto pericoloso disperdere le
diversita’ biologiche -frutto di un lento
millenario adattamento- attraverso selezioni che
solo la natura ha potuto compiere, ma sopratutto
perche’ la biodiversita’ e’ una specifica
identita’ biologica, che assicura la stessa vita
sulla terra, per cui non proteggerla
significherebbe un pericolo per la stessa
esistenza. I meccanismi biologici alla base di
questi allarmi sono molto complessi, non
riportabili in un articolo divulgativo, tuttavia
esprimibili nella facilita’ di una comprensione
Olistica del mondo, dove i principi delle leggi
naturali, se alterati, modificano gli equilibri.
La perdita di biodiversita’ iniziata piu’ di
un secolo fa, infatti, ha accelerato la sua
corsa fino a raggiungere un ritmo mille volte
superiore a quello naturale. Un disastro mai
visto prima, se si pensa che a causare le crisi
precedenti ci sono voluti svariati milioni di
anni e delle catastrofi naturali. Nel lanciare
l'allarme, si sono ritrovati un migliaio di
scienziati, ecologisti e rappresentanti di circa
30 Paesi, riuniti lo scorso gennaio presso la
sede Unesco di Parigi. La Conferenza
Internazionale "Biodiversita’: scienza e
governo", ha puntato il dito contro
l'inquinamento e la frammentazione
dell'ecosistema causati dagli esseri umani. Non
si comprende a tal punto come sia accettabile
immaginare di dover mangiare un carciofo
probiotico. Ma cosa significa? Per proteggere il
nostro organismo dal depauperamento e dalla
alterazione della naturale flora batterica?
Smettiamola! Iniziamo a non ingurgitarci di
antibiotici, antinfiammatori, di tutte quelle
innumerevoli specialita’ medicinali che
potrebbero essere evitate. ''Il bando della
coltivazione commerciale delle piante Ogm a uso
alimentare e dei cibi che ne contengono, e
l'avvio di ricerche indipendenti, e’ attualmente
del tutto insufficiente, per la conoscenza
dell’impatto degli Ogm sull'ambiente e sulla
salute umana''.
A
parlare e' Roberto Romizi, Presidente
dell'associazione Medici per l'ambiente - Isde
Italia. ''Sulla base della propria esperienza
quotidiana -afferma Romizi- i medici italiani si
stanno sempre piu' rendendo conto della
necessita' di impegnarsi non solo in campo
diagnostico terapeutico, ma anche in quello
della prevenzione e dell'identificazione dei
fattori di rischio. Oggi la scienza non e' in
possesso degli strumenti per capire cosa accade
esattamente con una manipolazione genetica,
tanto meno in una previsione a medio e lungo
termine”. E continua: ''sussistono
preoccupazioni per la mancanza di test di
verifica dell'impatto degli alimenti ogm sia
sulla salute umana, che sull'ecosistema da cui
dipendiamo e ne siamo figli”. Dovremmo favorire
le risorse naturali e l’agricoltura biologica,
invece gli investimenti e gli sforzi sono tutti
diretti alle diavolerie figlie di un tecnicismo
che non ci convince.
La
salute e’ un bene inviolabile, va applicato il
principio della saggia precauzione. Malgrado il
Governo italiano abbia adottato il giusto
principio della saggia precauzione, emanando
alcune modifiche legislative, pubblicate nella
Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2005
concernente le disposizioni legislative n.5 del
28/1/2005 "Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 22 novembre
2004, n. 279, recante disposizioni urgenti per
assicurare la coesistenza tra le forme di
agricoltura transgenica, convenzionale e
biologica”. Il provvedimento, approvato in via
definitiva dal Senato il 25 gennaio scorso,
assicurera’ la coesistenza fra colture
transgeniche, convenzionali e biologiche,
impedendo che i diversi generi di coltura
vengano a contaminarsi, attuando i criteri
comunitari gia’ in vigore. Viene sancito il
diritto, che la preesistenza di un genere di
coltura, non possa e non debba essere motivo di
danno verso un altro genere di coltura. Sono
previste sanzioni per gli agricoltori che
attuano piantagioni ogm senza aver avuto
l’autorizzazione alla coesistenza da parte delle
rispettive autorita’ regionali.
Non possiamo dire che l’intervento governativo
sia del tutto cattivo, ma e’ certamente ancora
poco: si deve fare di piu’ e meglio. Ad esempio,
ormai risultano essere diverse le specialita’
alimentari di derivazione geneticamente
modificata, con le quali i consumatori italiani
si cibano, senza nemmeno esserne a conoscenza.
L’obbligo di permetterne la rapida
identificazione –pena sanzioni gravissime–
impedirebbe che gli italiani si cibino di
alimenti di cui non vogliono cibarsi. Ancor piu’
che un principio di saggia precauzione, queste
disposizioni sarebbero le fondamenta
dell’inviolabile principio alla salute, sancito
dalla nostra Carta Costituzionale, e molto
spesso mal applicate.
Giuseppe Parisi
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