17 febbraio 2005
Non sempre naturale uguale a salutare
da www.aduc.it

 

 

 

 

E’ apparso, pubblicato diversi giorni fa, sul quotidiano “Corriere della Sera”, un impensabile articolo. Il giornalista che l’ha redatto, ha esposto, a nostro avviso, delle cose non vere e, come sovente, attraverso una promiscua capacita’ di visione d’insieme. Il tema e’ quello degli Organismi Geneticamente Modificati, la bonta’ della ricerca e del progresso delle tecnologie avanzate, che elimineranno la fame dal mondo…

 

Con il titolo “IN MOLTI VEGETALI ESISTONO SOSTANZE ANTINUTRIENTI E TOSSICHE, PERSINO VERI E PROPRI CANCEROGENI”, ecco la parte che a nostro avviso qualifica il tutto: “La zingara mi ferma, e prima che io me ne accorga mi prende un capello dalla testa, lo chiude nel pugno, poi apre la mano e mi dice che presto mi sposero’, con una donna bionda bellissima e avro’ due figli maschi e vivro’ molto a lungo felice. Poi mi chiede dei soldi, e al mio rifiuto (motivato dall'essere … sposato con una bruna ed avere figlie femmine!) passa all'insulto. Questa scena mi e’ tornata in mente mentre leggevo i soliti articoli sulla tutela del prodotto tipico agro-alimentare, della biodiversita’ …, della naturalita’… delle buone vecchie cose della nostra tradizione, affiancata alla denigrazione del progresso agro alimentare, e in particolare i diabolici OGM. La zingara in versione agro-alimentare ci dice che se mangeremo le lenticchie di Valdisotto, il lardo di Valdisopra, la caciottina di Valdimezzo, prodotti da "sempre" nello stesso modo usando le stesse materie prime (= tradizionali), nello stesso paesello di quella regione (= tipici), allora vivremo a lungo, saremo felici e godremo di buona salute (= salutare), perche’ avremo ingerito qualcosa che non e’ artefatto dalla tecnologia”.

 

Per fortuna sono sempre di meno i lettori che si lasciano coinvolgere in queste storielle. Cerchiamo di comprendere un po’ meglio… L’articolo, attraverso alchimie azzardate, e’ alla ricerca della assogettazione e della persuasione di masse di consumatori-utenti, facendo leva sulla bonta’ delle biotecnologie alimentari, figlie del progresso... quale?

 

E’ del tutto banale osservare come l’autore esperimenta una bomba: “sfruttare” l’immagine innocua di una zingarella,con quella delle produzioni cosiddette Doc )denominazione di origine controllata). Ma e’ una bomba che potrebbe scoppiargli tra le mani… “qui gladio ferit,gladio perit”. L’articolo, scarso di contenuti ma ricco di stereotipi, e’ un tentativo di organizzare e deviare le scelte dei consumatori. Ma in questo ambito siamo ad una tale saturazione, che la stragrande mole di consumatori, attenti alla propria salute, non si lascia piu’ convincere, e non cade piu’ in trappola. E’ chiaro inoltre il tentativo di indurre scelte commerciali ed economiche precise. Tentativo che si esaurisce con la banalita’ di una figura poco rappresentativa come quella citata, la zingarella, e la sua identificazione nei prodotti Doc, di cui il nostro Paese e’ uno dei maggiori produttori in tutto il mondo. Il modo di rappresentarli, non solo denigra i nostri connazionali occupati nelle genuine produzioni e nello sforzo di mantenere un marchio di autentica qualita’, ma denigrando si cerca di nascondere verita’ incontrastabili: il prodotto di qualita’ regionale risponde a quanto la natura ci insegna, l’esistenza di biodiversita’. Ad esempio, il vino Barolo, non puo’ essere prodotto in Sicilia. Uva e’ in Sicilia come in Piemonte, ma il Barolo e’ solo in Piemonte, ed il Nero D’Avola solo in Sicilia, e la differenza la fa il macro ed il microclima, che attraverso il terreno creano delle diversita’ biologiche peculiari, che non possono essere riprodotte in laboratorio. La certezza della sconfitta della tecnologia nei confronti della natura, si esercita cosi’ con tali sistemi.

 

Mentre la biotecnologia alimentare e’ al massimo sforzo, per assicurarsi mercato e successo economico, servendosi dei nostri soldi attraverso ricerche inutili quali quelle del “carciofo probiotico” (ultima trovata partorita da illustri specialisti che lavorano al Cnr) (non chiedetemi a cosa serve, chiedetelo a loro…), e quindi i tentativi di rivoluzionare l’agro-alimentare mondiale attraverso i sistemi modificazione genetica. Potranno forse ingannare noi, ma non inganneranno mai e poi mai Madre Natura. Si continua a fingere e a nascondere, circa la pericolosita’ della globalizzazione e della dispersione della diversita’ biologica delle specie vegetali. Eppure, non sono pochi gli esperti che continuano a gridare allarmi su allarmi. Rimane molto pericoloso disperdere le diversita’ biologiche -frutto di un lento millenario adattamento- attraverso selezioni che solo la natura ha potuto compiere, ma sopratutto perche’ la biodiversita’ e’ una specifica identita’ biologica, che assicura la stessa vita sulla terra, per cui non proteggerla significherebbe un pericolo per la stessa esistenza. I meccanismi biologici alla base di questi allarmi sono molto complessi, non riportabili in un articolo divulgativo, tuttavia esprimibili nella facilita’ di una comprensione Olistica del mondo, dove i principi delle leggi naturali, se alterati, modificano gli equilibri.

 

La perdita di biodiversita’ iniziata piu’ di un secolo fa, infatti, ha accelerato la sua corsa fino a raggiungere un ritmo mille volte superiore a quello naturale. Un disastro mai visto prima, se si pensa che a causare le crisi precedenti ci sono voluti svariati milioni di anni e delle catastrofi naturali. Nel lanciare l'allarme, si sono ritrovati un migliaio di scienziati, ecologisti e rappresentanti di circa 30 Paesi, riuniti lo scorso gennaio presso la sede Unesco di Parigi. La Conferenza Internazionale "Biodiversita’: scienza e governo", ha puntato il dito contro l'inquinamento e la frammentazione dell'ecosistema causati dagli esseri umani. Non si comprende a tal punto come sia accettabile immaginare di dover mangiare un carciofo probiotico. Ma cosa significa? Per proteggere il nostro organismo dal depauperamento e dalla alterazione della naturale flora batterica? Smettiamola! Iniziamo a non ingurgitarci di antibiotici, antinfiammatori, di tutte quelle innumerevoli specialita’ medicinali che potrebbero essere evitate. ''Il bando della coltivazione commerciale delle piante Ogm a uso alimentare e dei cibi che ne contengono, e l'avvio di ricerche indipendenti, e’ attualmente del tutto insufficiente, per la conoscenza dell’impatto degli Ogm sull'ambiente e sulla salute umana''.

 

A parlare e' Roberto Romizi, Presidente dell'associazione Medici per l'ambiente - Isde Italia. ''Sulla base della propria esperienza quotidiana -afferma Romizi- i medici italiani si stanno sempre piu' rendendo conto della necessita' di impegnarsi non solo in campo diagnostico terapeutico, ma anche in quello della prevenzione e dell'identificazione dei fattori di rischio. Oggi la scienza non e' in possesso degli strumenti per capire cosa accade esattamente con una manipolazione genetica, tanto meno in una previsione a medio e lungo termine”. E continua: ''sussistono preoccupazioni per la mancanza di test di verifica dell'impatto degli alimenti ogm sia sulla salute umana, che sull'ecosistema da cui dipendiamo e ne siamo figli”. Dovremmo favorire le risorse naturali e l’agricoltura biologica, invece gli investimenti e gli sforzi sono tutti diretti alle diavolerie figlie di un tecnicismo che non ci convince.

 

La salute e’ un bene inviolabile, va applicato il principio della saggia precauzione. Malgrado il Governo italiano abbia adottato il giusto principio della saggia precauzione, emanando alcune modifiche legislative, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2005 concernente le disposizioni legislative n.5 del 28/1/2005 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 novembre 2004, n. 279, recante disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica”. Il provvedimento, approvato in via definitiva dal Senato il 25 gennaio scorso, assicurera’ la coesistenza fra colture transgeniche, convenzionali e biologiche, impedendo che i diversi generi di coltura vengano a contaminarsi, attuando i criteri comunitari gia’ in vigore. Viene sancito il diritto, che la preesistenza di un genere di coltura, non possa e non debba essere motivo di danno verso un altro genere di coltura. Sono previste sanzioni per gli agricoltori che attuano piantagioni ogm senza aver avuto l’autorizzazione alla coesistenza da parte delle rispettive autorita’ regionali.

 

Non possiamo dire che l’intervento governativo sia del tutto cattivo, ma e’ certamente ancora poco: si deve fare di piu’ e meglio. Ad esempio, ormai risultano essere diverse le specialita’ alimentari di derivazione geneticamente modificata, con le quali i consumatori italiani si cibano, senza nemmeno esserne a conoscenza. L’obbligo di permetterne la rapida identificazione –pena sanzioni gravissime– impedirebbe che gli italiani si cibino di alimenti di cui non vogliono cibarsi. Ancor piu’ che un principio di saggia precauzione, queste disposizioni sarebbero le fondamenta dell’inviolabile principio alla salute, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, e molto spesso mal applicate.

 

Giuseppe Parisi


    

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