Non è il Grande Puffo
Dietro le quinte di un referendum inutile c'è
solo la rissa tra due fondamentalismi in chiara
crisi
Come dice mio figlio, il referendum in Italia è
la più grande presa di fondelli dopo il
sorteggio integrale degli arbitri. Del resto non
abbiamo abrogato il ministero dell'agricoltura e
il finanziamento pubblico ai partiti? Ragion per
cui agitarsi così tanto per i referendum sulla
procreazione assistita è del tutto inutile:
quale che sia l'esito, esso non influirà sulle
decisioni che saranno prese dalla classe
politica.
Più interessante è invece il dibattito che si è
animato riguardo i quattro referendum. Un
dibattito fra due fondamentalismi che hanno
toccato sempre corde emotive e adottato un
linguaggio demagogico tanto che, a tutt'oggi,
quasi nessuno sa su cosa è chiamato realmente a
votare. Personalmente ho cercato di capirlo
ascoltando questo o quel ricercatore invitato
alla televisione e cercando poi di riconoscere,
più per intuito che altro, chi tra questi fosse
in buona fede e chi,invece, portasse a tutti i
costi acqua al suo mulino. Confesso che non è
stato assolutamente facile farmi un'opinione
precisa. Alla fine mi ha convinto soprattutto il
professor Vescovi che sostiene che le leggi in
vigore sono cattive ma mettono comunque freno
alle speculazioni economiche selvagge e a
sperimentazioni particolarmente pericolose che,
a suo dire, mai fruttano risultati positivi.
Devo confessare che questo mio orientamento
astensionista è stato dettato soprattutto dal
sospetto che le sperimentazioni anarcoidi siano
funzionali alle multinazionali che operano nel
farmaceutico per aumentare i loro dividenti
anche a discapito della nostra salute di cui non
hanno alcuna preoccupazione. Aggiunco che ho
dedotto, forse impropriamente, che l'embrione in
vitro è particolarmente protetto, il che gli
permetterebbe di sfuggire a molte delle leggi
naturali della selezione. Se così non fosse non
ne scaturirebbe che un danno per la specie. Ciò
premesso, quello che a mio avviso è più
rilevante dal dibattito in atto è
l'inadeguatezza dei due schieramenti ad offrire
una visione esauriente della realtà di oggi.
I
progressi delle ricerche hanno messo,
paradossalmente, più imbarazzo gli scientisti
dei confessionalisti. Lo scientismo si nutre,
infatti, di una serie di pregiudizi ideologici
ammantati di progressismo e di fede quasi
teologica nella scienza; Più il tempo passa, più
questi dogmi ottocenteschi appaiono inadeguati
alle tante evoluzioni che proprio la scienza ha
contribuito a realizzare. In realtà è l'intero
sistema fenomenalistico e induttivo sul quale si
fonda lo scientismo a renderlo inadeguato a
concepire la realtà; specie oggi che si è giunti
alla clonazione, ai trapianti e ad una sorte di
autocreazionismo di tipo androide.
Un
po' meglio stanno i confessionalisti (cristiani
e islamici).Se non altro perché hanno buon
senso: il buon senso dei conservatori, dei
contadini, se vogliamo dei pavidi, ma un buon
senso comumque. Il loro exoterismo ( ossia la
loro vulgata del credo) è però anch'esso
scricchiolante nell'era della Pecora Dolly.
Perché da quando abbiamo avuto la presunzione di
fare Dio a nostra immagine e somiglianza (
pretendendo, con ulteriore presunzione, che
fosse accaduto l'inverso) abbiamo espresso una
generale concezione di Dio-a-l di là della
teologia che, fortunatamente è ben più ricca e
profonda ("Amor che move il sole e l'altre
stelle") - talmente personalistica da farlo
sembrare una sorte di Grande Puffo. Alcune delle
logiche consequenziali, e particolarmente
determinati paletti posti su queste basi alla
ricerca scientifica, sono dettati più dalla
vulgata che dalla teologia pura.
Ora, palesamente, di fronte alle novità
dell'era, vanno un po' in crisi. Molto meno in
crisi appaiono invece gli israeliti, forse
perché, essendo comunità ristrette, non hanno
avuto la necessità di sviluppare la vulgata più
della teologia e si dimostrano più lucidi in
materia. In ogni caso una visione all'altezza
dell'era, che sia cristiana, laica, atea, o
neoconfessionale, manca e mancherà per un bel
pezzo perché per ora l'uomo si sta avvitando su
se stesso. Insomma, morale della favola: l'esito
del referendum sarà del tutto inutile, ma il
velo che ha alzato sull'inadeguatezza delle
grandi scuole di pensiero ad offrire risposte
onnicomprensive alla nostra epoca non è da poco.
Gabriele Adinolfi
da
noreporter.org
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