Cosa sostengono gli antiglobalizzatori - 19-07-01 - G. Forgione

Sintesi di ricerca internet  

 

 

 

Cosa è successo a Seattle, in sintesi.

 

Alla riunione interministeriale WTO di Seattle si volevano discutere i seguenti punti che sino ad ora, anche per la differenti posizioni espresse e per la frettolosa preparazione dei negoziati, non hanno fatto sostanziali passi in avanti: 

accordo TRIPS ottenere un allungamento dei tempi che garantiscono il monopolio dei diritti intellettuali alle multinazionali, in particolare, sul fronte farmaceutico.

accordo SPS revisioni, in senso di deregolamentazione, degli standard sanitari e fitosanitari, base per la sicurezza alimentare umana, animale e vegetale (contaminazioni batteriche, pesticidi, etichettature ecc.). Basti pensare alla liberalizzazione dell’uso degli organismi geneticamente manipolati, all’eliminazione di qualsiasi riferimento al principio precauzionale affinche’ se non vi e’ dimostrazione scientifica non e’ possibile bandire alcun prodotto sospettato di nuocere alla salute (in pratica bisognerebbe dimostrare che fa male prima di poterlo vietare).

accordo GATS  con il termine servizi si intende tutto cio’ che non e’ merce. Possibili richieste di liberalizzazioni ulteriori nel settore finanziario (vedi MAI), nel settore sanitario, scolastico, idrico ecc.

accordo sull’agricoltura per favorire le concentrazioni dell’agribusiness ( i paesi non devono essere autosufficienti a livello agricolo ma devono, di fatto, essere in mano delle multinazionali agricole.

Oltre a questi negoziati, gia’ avviati in sede WTO, a Seattle, si e’ cercato, senza successo, di liberalizzare i prodotti forestali, eliminando qualsiasi tassa doganale su questi prodotti (e’ di tutta evidenza che il vero problema e’ di proteggere le foreste (ne e’ scomparso il 10% negli ultimi trent’anni - come dimostra il “Living Planet Index” del WWF - piuttosto che stimolarne la distruzione), di venire incontro ai desideri delle multinazionali di essere facilitate dai Governi nelle loro possibilita’ di accesso allo sviluppo locale dei paesi poveri, di regolamentare le spese degli appalti governativi facendo si che i governi stessi si comportassero come delle multinazionali nella gestione dei loro finanziamenti (evitando quindi le attenzioni speciali per favorire nell’occupazione le minoranze o i gruppi sociali sfavoriti) e per consentire un ampio accesso delle multinazionali a questi stessi appalti ( accordi definiti Government Procurement). 

 

 

Le richieste degli ambientalisti e delle altre NGO

-         riconoscere che i trattati multilaterali sull’ambiente, lo sviluppo, la salute, il lavoro, i diritti umani, sono prioritari rispetto alle norme del WTO e devono modificare le legislazioni commerciali inerenti questi punti.

-         rivedere tutte gli accordi gia’ esistenti (GATT, GATS, TRPS, TRIMS ecc.) alla luce della priorita’ che devono assumere sostenibilita’ ambientale, democrazia, diritti umani, salute, diritti dei lavoratori, livelli di vita per donne e bambini ecc. 

-         non utilizzare le regole del libero commercio per modificare le legislazioni nazionali che proteggono l’ambiente, la salute, i diritti ecc.

-         migliorare la trasparenza e la democrazia del sistema commerciale aprendo ogni documentazione e ogni processo decisionale alla partecipazione degli organismi non governativi

-         evitare  l’avvio di un negoziato sugli investimenti che consentirebbe persino alle multinazionali di chiamare un giudizio un paese ove si ritenesse che le norme di quel paese limitassero la libera circolazione di merci e di denaro (il negoziato sugli investimenti detto MAI – Multilateral Agreement on Investments-  originariamente gia’ avviato in sede WTO dal 1995 e’ stato poi spostato nell’ impropria sede negoziale OCSE dove e’ fallito e si sta  spingendo  per riattivarlo nuovamente al WTO ).

 

 

 

Cosa è il WTO

IL WTO (World Trade Organization – Organizzazione Mondiale per il Commercio) e’ un organismo internazionale con sede a Ginevra nato nel 1995, dopo l’ultimo round di negoziati del GATT (General Agreement on Trade and Tariffs – Accordo Generale sul Commercio e le tariffe commerciali) definito Uruguay Round, il cui scopo e’ quello di sovraintendere agli scambi di merci e di servizi fra i paesi aderenti (oltre 130), definendo norme comuni ed un sistema di procedure per l’inoltro dei ricorsi e la composizione delle controversie.

Il WTO opera sulla base di una serie di accordi internazionali quali il GATS sui servizi, il TRIPS sulla proprieta’ intellettuale (compresi i brevetti sulla vita), il TBT per l’eliminazione delle barriere tecniche al commercio, l’SPS sulle misure sanitarie e fitosanitarie. Tutte queste regole vengono definite, in gergo, come barriere non doganali (perche’ non riguardano questioni strettamente connesse a norme legate al passaggio di dogana, le cosidette Non-Tariff Barriers to Trade), in pratica leggi sanitarie, regolamenti sul commercio dei prodotti, sistemi fiscali interni, politiche di investimenti e qualsiasi altra norma di un paese che, in qualche modo, puo’ influenzare il commercio di qualche prodotto. Ufficialmente, nell’ambito del WTO, le decisioni sono prese per consenso, ma in pratica sono alcuni paesi a tirare le fila di tutto, come gli USA, il Canada, il Giappone e l’Unione Europea. Mancanza di trasparenza e di democrazia nel WTO si verificano anche da come sono regolamentate le controversie. Il WTO permette infatti ad un paese di chiamarne in giudizio un altro accusandolo di violare le regole del commercio internazionale. Le cause sono risolte da giurie di tre persone che lavorano a porte chiuse. Il paese che perde ha tre possibilita’: modificare le proprie leggi per adeguarsi alle regole WTO, pagare delle compensazioni al paese vincente o affrontare sanzioni commerciali.

L’applicazione delle regole degli accordi gia’ citati,  basati sull’assunto che il “libero commercio” porti sempre e comunque ad un benessere generalizzato,  hanno gia’ creato non pochi problemi a moltissimi paesi, soprattutto del Sud del mondo, dando luogo a flussi migratori, disoccupazione e ulteriore aggravio della poverta’ delle classi meno abbienti.

Inoltre il WTO definisce i parametri internazionali per gli standard ambientali, alimentari e di sicurezza: i singoli paesi che presentano norme piu’ restrittive, quindi piu’ a favore dell’ambiente e dei cittadini, possono essere costretti a modificarli come e’ gia’ avvenuto in moltissimi casi (sono piu’ di 170 le normative di vari paesi che sono state modificate  a favore del libero commercio grazie all’intervento del WTO). Lo stato che si rifiuta di importare un prodotto perche’ ritenuto pericoloso, in base alle proprie normative, per la salute o l’ambiente deve produrre, a suo carico, le prove scientifiche di quanto afferma: cio’ costituisce l’esatto opposto del principio precauzionale, approvato da tutti i paesi delle Nazioni Unite nella Dichiarazione di Rio della Conferenza ONU su ambiente e sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno del 1992, e che e’ anche accettato dall’Unione Europea.

Citazioni:

"Le prospettive di integrazione dei nostri paesi nell'economia globale sono estremamente deboli. Nel frattempo, le industrie che abbiamo saranno condizionate dai prodotti importati che spingono le nostre aziende fuori commercio. Stiamo assistendo a un processo di deindustrializzazione dei nostri paesi." - Benjamin Mkapa, presidente della Tanzania, parlando alla nona sessione dell'UNCTAD, nel 1996


"La globalizzazione sta distruggendo milioni di vite. Per noi l'unica alternativa è combattere per la nostra sopravvivenza." - Sarath Fernando, Movimento nazionale per la terra e la riforma agricola dello Sri Lanka


"I giganti delle comunicazioni - i grandi mostri dell'industria della televisione, i satelliti per le telecomunicazioni, riviste e giornali - sembrano determinati a presentare un mondo virtuale, creato a immagine di quello che il processo di globalizzazione richiede." - Subcomandante Marcos, portavoce del movimento Zapatista


"Il rapido avanzare verso la globalizzazione dei sistemi economici e finanziari mostra la necessità urgente di stabilire di chi è la responsabilità di garantire il bene comune mondiale e l'esercizio dei diritti economici e sociali. Il libero mercato da sè non può fare questo, perché in effetti ci sono molti bisogni umani che non hanno posto nel mercato." - Giovanni Paolo II nel messaggio per la Giornata della Pace, 1° gennaio 1999

"La globalizzazione non è questione di mercato. E' questione di potere e controllo. E' il rimodellamento del mondo in uno senza confini regolato da una dittatura delle banche centrali più potenti del mondo, delle banche commerciali e delle aziende multinazionali. E' un tentativo di cancellare un secolo di progresso sociale e di modificare la ripartizione del reddito da ingiusto a inumano." - Paul Hellyer, già primo ministro del Canada

‘More and more of the Earth will become less and less habitable. At the same time, the price will rise for the few societies rich enough to be able to keep their environments livable. Profits will fall and capital will migrate.’ "Zone sempre più vaste della Terra diventeranno sempre meno abitabili. Allo stesso tempo, il prezzo aumenterà per le poche società abbastanza ricche per potere mantenere vivibile il loro ambiente. I profitti crolleranno e il capitale migrerà." - John Gray, scienziato di Oxford, sulla globalizzazione ("Alba falsa" - "False Dawn"), in Granta magazine, 1998

I siti del "SI"

Le istituzioni sono online

Se la battaglia fosse semplicemente numerica, il Popolo di Seattle l’avrebbe vinta di gran lunga: migliaia di manifestanti contro 8 rappresentanti dei Paesi più potenti, decine e decine di siti “unofficial” contro un ridotto schieramento di pagine web ufficiali. I siti sul G8 curati dalle istituzioni si riducono per lo più a collage di informazioni, peraltro molto utili, sul summit (dalla storia del G8 ai Paesi protagonisti), sulla città, sull’accoglienza, sulle iniziative culturali.

 

A partire da Genoa-g8.it, sito principe dell’attesissimo meeting: una sezione di news costantemente aggiornata, una scheda per ognuno degli 8 Paesi e soprattutto una per ognuno dei capi di stato. Sì, perché se molti (ma neanche troppi) sanno quali sono gli Stati coinvolti, pochi conoscono i nomi degli uomini (perché di donne neanche l’ombra) che li rappresentano. Primo fra tutti il figlio di papà più famoso del mondo: George W. Bush, presidente degli Stati Uniti; seguito da Jean Chrétien, premier canadese dal cognome orecchiabile; il pluripapà Tony Blair per l’Inghilterra; il cancelliere Gerhard Schroeder per la Germania, da non confondere con il pianista di Charlie Brown; l’altissimo Jacques Chirac per i cugini francesi; il liberaldemocratico Junichiro Koizumi, fresco di nomina; il nostrano Silvio Berlusconi per l’Italia e Romano Prodi in rappresentanza dell’Unione europea (arriverà in bici?); e infine il ripescato (come per i concorsi di bellezza) Vladimir Putin, premier russo. Già perché quando il G8 era ancora G7 di Russia neanche l’ombra.

Anche il ministero degli Esteri porta online il suo contributo, dedicando una sezione del sito al summit genovese. Anche qui news, schede sulla storia del G8 e altre amenità. Una versione decisamente più scarna e meno fornita del precedente. In compenso un link campeggia in home page: G8italia.it. Come sopra con un'aggiunta di immagini e sezione video, notizie per la stampa, informazioni su voli scontati dell’ultimo minuto per caporedattori ritardatari, alloggi per giornalisti e naturalmente le immancabili news.

Per chi a Genova se la vuole spassare, nonostante tutto, imperdibile il sito a cura del Comune di Genova. Tutto su mostre, concerti, iniziative culturali gratuite e non che avranno luogo nel capoluogo ligure durante i giorni caldi.

Giorgia Camandona
 

I siti del "NO"

La voce del dissenso è in rete

Nell'imminenza del G8 i contendenti affilano le armi. Se le istituzioni hanno una sede fisica dove discutere, il centro di Genova, il fronte del dissenso ha dovuto ritagliarsi un posto sulla rete, dove pullulano siti contro il vertice. È un susseguirsi di informazioni che si incrociano, si rimandano e si completano. Il controvertice di Genova ha ereditato la forza e l'impeto di Seattle ma si è organizzato e il web è diventato il moderno ciclostile della contestazione. 

Il sito di partenza è il Genoa social forum, nato da una costola del World social forum ma destinato a essere assorbito dopo la manifestazione. Un coordinamento di 700 associazioni che si propone di anteporre i diritti di tutti agli interessi di pochi, cancellare il debito estero dei Paesi poveri e permettere l'accesso per tutti ai farmaci essenziali.

Sullo stesso fronte si può trovare la Rete contro il G8, gruppo di associazioni che si batte per la libera circolazione delle persone, la regolarizzazione degli immigrati, il rilancio delle Nazioni Unite e la non brevettibilità della vita umana. Tra i siti militanti più attivi si deve menzionare quello della Rete Lilliput il cui slogan è "per un'economia di giustizia". Il programma invita il Governo italiano a una riflessione che vada oltre il vertice a cui non riconosce legittimità democratica in quanto pochi paesi stanno prendendo decisioni che toccano le sorti dell'intero pianeta.

Una sottile linea verde attraversa il movimento del dissenso. Gli ambientalisti formati dal Wwf, Greenpeace e Legambiente protestano e chiedono all'importante incontro politico di portare avanti il patto di Kyoto, investire sulle fonti di energie pulite e proteggere gli essere umani dai rischi connessi al cibo geneticamente modificato.

Anche il mondo cattolico nelle sue varie formazioni manifesterà in modo pacifico contro il vertice di Genova. Pax Christi e altre realtà religiose saranno presenti. I cattolici chiederanno alle grandi potenze di anteporre gli interessi dell'uomo a quelli dell'economia e attuare una più giusta redistribuzione delle ricchezze. Sul fronte anti G8 non poteva mancare chi predica la disubbidienza civile come Tutebianche. Sul sito si può trovare un vademecum su come affrontare - pacificamente e legalmente - le forze dell'ordine durante l'incontro fatidico. In questo breve viaggio virtuale sono da menzionare i centri sociali, gli studenti contro il G8 e Radio Sherwood, la radio padovana vicina al movimento.

L'arcipelago del dissenso è rappresentato da quasi tutte le componenti della società civile (cattolici, ambientalisti, mondo studentesco, associazioni di consumatori e altre). È curioso tuttavia constatare come i protagonisti di questo appuntamento contro la globalizzazione utilizzano, per manifestare il proprio dissenso, il mezzo globalizzante per eccellenza: internet.

Michel Paganini