Gestione dei rifiuti - I principi fondamentali
   
 
 
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  1. PREVENZIONE
    riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti prodotti

  2. RICICLAGGIO e RECUPERO

  3. SMALTIMENTO
    finale, in condizioni di sicurezza con riduzione del ricorso alla discarica

La politica Ambientale si pone come obiettivo prioritario la riduzione sia della quantità che della pericolosità dei rifiuti prodotti, sia del flusso dei rifiuti avviati allo smaltimento. A tal fine prevede e disciplina specifiche azioni per intervenire alla fonte nel processo produttivo e per agevolare ed incentivare nell'ordine il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti prodotti. (Principio della Prevenzione, riciclaggio e Recupero). Infine i rifiuti non recuperati né recepiti devono essere smaltiti in condizioni di sicurezza, con una progressiva riduzione del flusso dei rifiuti avviati in discarica.

 

1. Prevenzione:
il rifiuto da onere ambientale a opportunità di sviluppo

La Prevenzione richiede il controllo ed il miglioramento continuo delle prestazioni e dell'efficienza ambientale, a tal fine le imprese produttrici dovranno provvedere alla:

  • introduzione di sistemi di gestione ambientale all'interno dei processi industriali e dei servizi (certificazioni ambientali);
  • modificazione delle tecnologie di processo per ridurre l'inquinamento (eco-efficienza dei cicli di produzione e di consumo);
  • miglioramento dei sistemi di abbattimento delle emissioni (aria, acqua, suolo );
  • perseguimento dell'efficienza energetica e della riduzione della produzione dei rifiuti;
  • innovazione ambientale di prodotto, oltre che di processo , attraverso il miglioramento delle prestazioni ambientali del prodotto e delle potenzialità di riutilizzo e recupero anche a fine vita.

Il Ministero dell'Ambiente, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, ha individuato la Strategia del Riorientamento dei sistemi industriali di processo/prodotto tra gli obiettivi specifici da inserire nei POR e nei DOCUP redatti dalle Regioni per l'utilizzazione dei Fondi Strutturali Comunitari relativi al periodo di programmazione 2000-2006.

Le imprese, quindi, potranno accedere ai finanziamenti comunitari, per il periodo 2000-2006, predisponendo, in conformità delle richieste contenute nei bandi in preparazione da parte delle Regioni, adeguati progetti che, perseguendo il principio della sostenibilità ambientale, realizzino le azioni sopra esposte.

La realizzazione di interventi volti al riorientamento dei processi/prodotti è in grado di determinare:

una drastica riduzione

  • dei consumi energetici;
  • dell'uso di materie prime;
  • della produzione dei rifiuti;
  • delle emissioni inquinanti nei comparti ambientali (aria,acqua, suolo);

un netto miglioramento

  • dei prodotti eco-compatibili;
  • delle condizioni di lavoro degli addetti;
  • della competitività delle imprese.

Uno " SVILUPPO" Sostenibile

 

 

2. Riciclaggio e Recupero

      i rifiuti come risorsa

Il Decreto Legislativo 22/97, dopo la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti, assegna un ruolo centrale alla Gestione Integrata dei Rifiuti, il rifiuto deve, quindi, essere gestito in modo da conseguire obiettivi di riciclaggio e di recupero e, ridurre il flusso dei rifiuti avviati allo smaltimento. Per i rifiuti urbani la gestione integrata richiede la realizzazione di obiettivi minimi di raccolta differenziata e di riciclaggio e, in secondo luogo, la produzione e l'utilizzo di combustibile da rifiuto. Sotto il profilo organizzativo, inoltre, è necessario che in ciascun ambito territoriale i Comuni attivino adeguate forme di cooperazione e coordinamento per razionalizzare la gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda i rifiuti speciali, le attività di riciclaggio e recupero sono favorite con apposite semplificazioni delle procedure amministrative di autorizzazione. Infine, sono stabiliti specifici obiettivi di recupero e riciclaggio dei rifiuti da imballaggio ed è dettata una specifica disciplina per la gestione di tali rifiuti.

Le strategie del RIUSO e del RECUPERO, in definitiva, si concentrano su due azioni:

  • ottimizzazione dei sistemi di raccolta dei rifiuti urbani che dovranno risultare efficaci sotto il profilo tecnico, economico e ambientale.
  • sviluppo del mercato del riuso e del recupero dei rifiuti.

Per un corretto sviluppo del mercato del riuso e del recupero dei rifiuti occorre potenziare:

  • il sistema industriale del recupero;
  • il mercato dei prodotti riutilizzabili;
  • il mercato dei prodotti e delle materie prime seconde ottenute dal recupero dei rifiuti.

Carta, plastica, vetro, metalli ferrosi, ecc…. tutti assumono "valore di RISORSA" se si sviluppano sistemi integrati di trattamento dei rifiuti, in un'ottica di integrazione sia funzionale che organizzativa, sia territoriale che di competenze.

 

3. Smaltimento

       Con l’entrata in vigore del D.lgs. n. 22/97 e s. m. e i. , il nostro Paese si è dotato di un sistema legislativo avanzato indirizzato, tra l’altro, alla minore produzione dei rifiuti, ad un maggior recupero e alla bonifica dei siti inquinati.Da queste linee tracciate dalle leggi nazionali e da ulteriori modifiche ed integrazioni intervenute, è scaturito, il Piano Regionale per lo smaltimento dei rifiuti in Campania, pubblicato sul B.U.R. Campania del 14.07.97.

       Stante il prossimo esaurimento delle discariche presenti nella Regione Campania, oramai ai limiti della loro della capacità volumetrica, occorre, per il perseguimento dello sviluppo sostenibile:
- Pianificare: i sistemi di raccolta e dei sistemi integrati di smaltimento di tutti i tipi di rifiuti;

- Incentivare: la raccolta, il recupero, il riciclo della materia prima seconda, e i sistemi tendenti a limitare la produzione dei rifiuti.

Disciplinare: la modalità di controllo, di utilizzo, trasporto, trattamento delle materie prime Seconde.

Favorire: la trasparenza, legalità, l’economicità, l’efficienza dei servizi.

Salvaguardare: la fauna, la flora, il degrado paesistico-ambientale.
 

Con la raccolta differenziata, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio, si riduce la quantità di rifiuti da smaltire. Qualcosa però rimane ancora. Prima di tutto, rimangono i rifiuti derivanti da errori di conferimento, dalla nostra pigrizia, o da inefficienze di amministrazioni pubbliche che non hanno ancora dato il giusto impulso alla raccolta differenziata. Ma c'é anche una parte dei rifiuti che non può essere recuperata con le attuali tecnologie, e che può rappresentare fino al 15-20% del totale.

 

QUESTA PARTE DI RIFIUTI, NON RECUPERABILE, COMPRENDE:

contenitori in materiali accoppiati per liquidi alimentari (tetrapak)

polistirolo;

pannolini e cosmetici;

cocci in ceramica;

carte plastificate;

film e bustine in nylon e cellophane;

polveri.

Questi materiali devono necessariamente essere destinati allo smaltimento.

 

LO SMALTIMENTO

Dopo tutte le possibili operazioni di recupero, quello che ancora rimane dei rifiuti deve essere smaltito tramite il deposito permanente nel terreno (discarica) o la combustione (inceneritore).

 

LA DISCARICA

Per anni il termine 'discarica' ha significato quell'incivile metodo di scegliere un luogo appartato, più o meno distante da un centro abitato, dove disfarsi dei rifiuti. Oggi, per l'alta densità abitativa e per l'alta percentuale di rifiuti non biodegradabili, tale metodo non é più praticabile. L'abbandono incontrollato dei rifiuti, oltre ad arrecare un danno irreparabile all'ambiente e al paesaggio, é molto pericoloso anche per la salute. Una discarica non controllata, infatti, é l'ambiente ideale per ratti e parassiti, che attraverso gli animali selvatici e domestici possono provocare infezioni nell'uomo. La decomposizione produce liquami e gas che con la pioggia possono infiltrarsi nelle falde acquifere e cos“ raggiungere i rubinetti delle nostre case.

 

La discarica controllata

Una discarica gestita correttamente é 'controllata', realizzata cioé con tecnologie costruttive mirate a ridurre i possibili danni igienici e ambientali. Fondo e pareti dello scavo sono impermeabilizzati con teli o con uno strato argilloso; sul fondo é posta una canalizzazione per il drenaggio e la raccolta del percolato, il liquame che si forma in seguito alla fermentazione dei rifiuti e per la pioggia. L'impianto prevede anche un pozzetto-spia delle perdite e un sistema per il controllo di eventuali infiltrazioni di sostanze inquinanti nelle falde idriche . I rifiuti sono periodicamente ricoperti di terra, formando una serie di strati alternati. Nel corso della decomposizione, a opera di batteri e microrganismi, si genera biogas, costituito in gran parte da metano e anidride carbonica. Questo gas viene raccolto, per prevenire incendi ed evitare inquinamenti dell'aria dannosi per le specie viventi. Il biogas può anche essere usato per produrre energia. Esaurito lo spazio disponibile, la discarica viene definitivamente ricoperta; occorreranno ancora anni perché la fermentazione giunga a conclusione. Impiantando arbusti e alberi idonei, si può consolidare l'area, in vista del definitivo recupero ambientale.

 

L'incenerimento

In alternativa al conferimento in discarica, i rifiuti residui possono essere bruciati in appositi inceneritori. I residui del trattamento, in alcuni casi, sono riutilizzabili come combustibili per produrre energia elettrica o per altri usi civili e industriali. L'incenerimento può avvenire attraverso tre diversi procedimenti.

Combustione

Questo processo può avvenire solo in presenza di ossigeno (contenuto nell'aria o aggiunto appositamente). Le parti combustibili contenute nei rifiuti subiscono una completa ossidazione. E' possibile utilizzare il calore della combustione per ottenere vapore, destinato a usi civili o industriali, oppure per produrre energia elettrica.

 

Gassificazione

E' una tecnica di combustione in carenza di ossigeno: ne deriva che solo una parte dei rifiuti viene bruciata; il calore generato dal processo, tuttavia, é sufficiente a decomporre ciò che resta. Da questo procedimento si ottengono gas utilizzabili come combustibili.

 

Pirolisi

Il procedimento avviene in totale assenza di ossigeno, e non si produce quindi alcuna combustione, ma una semplice degradazione dei materiali, con produzione di residui utilizzabili come combustibili (liquidi, solidi o gassosi). In media le tecniche di termodistruzione riducono i rifiuti al 10% del volume e al 30% del loro peso originario. Le ceneri residue devono essere messe in discarica, e quindi anche questi procedimenti non evitano del tutto il ricorso alla discarica stessa. Di recente si cercano metodi per interrare le ceneri della combustione nelle opere di pavimentazione.

 

Emissioni

Nel corso della combustione dei rifiuti si generano polveri e sostanze gassose inquinanti: acido cloridrico, metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio). La presenza nei rifiuti di cloro organico, inoltre, può causare il rilascio di diossine, furani e idrocarburi policiclici aromatici. Queste emissioni presentano un rischio elevato di inquinamento atmosferico. L'individuazione di efficaci tecnologie di abbattimento dell'inquinamento deve giocare un ruolo essenziale tra le scelte da compiere per lo sviluppo di questa modalità di smaltimento dei rifiuto urbani.

 


SISTEMA  SMALTIMENTO  RIFIUTI  IN  CAMPANIA

       In Campania, per i rifiuti solidi urbani e per i rifiuti assimilabili agli urbani, la totalità della produzione viene smaltita in discarica, non essendo presenti, come in quasi tutte le regioni meridionali forme differenziate di smaltimento come il recupero, la trasformazione in CDR e gli inceneritori.

       Occorre quindi innanzitutto differenziare le forme di smaltimento, trovando alternative valide e legali alle discariche la cui disponibilità negli anni ’90 si è notevolmente ridotta di numero ed estensione.

       Allo stato attuale sono funzionanti in Campania solo n. 8 discariche di 1^ categoria autorizzate; considerando volumetria delle discariche e produzione regionale di rifiuti, il pericolo di esaurimento è tutt’altro che futuro, con la prospettiva a breve termine di smaltimento in discariche autorizzate in regime provvisorio.

       La legge regionale n. 10/93 istituiva sul territorio della Regione Campania n. 18 Consorzi di bacino di cui n. 5 nella Provincia di Napoli, n. 4 nella Provincia di Caserta, n. 3 nella Provincia di Benevento, n. 2 nella Provincia di Avellino e n. 4 nella Provincia di Salerno.

       Nella tabella 1 vengono riportati i dati relativi al numero di Comuni e alle popolazioni nei singoli Consorzi.


TAB.1

CONSORZI DI BACINO

Consorzi di bacino

N. Comuni

Popolazione

NA1

20

485.244

NA2

14

473.437

NA3

40

382.517

NA4

30

745.664

NA5(città)

1

1.050.234

CE1

35

89.946

CE2

26

323.235

CE3

23

271.632

CE4

20

155.924

BN1

37

159.082

BN2

37

134.347

BN3

10

26.196

AV1

44

197.770

AV2

60

188.069

SA1

20

388.440

SA2

40

426.470

SA3

45

142.346

SA4

49

122.965

TOTALE

551

5.762.518

 



       Il Piano Regionale per lo smaltimento dei Rifiuti in Campania approvato dal Commissario di Governo della Regione Campania in data 9/6/97 individua per il territorio regionale n.6 (ATOS) ambiti territoriali ottimali di smaltimento e localizzazione degli impianti. Tali ATOS comprendono i 18 Consorzi di bacino istituiti con la L.R. 10/93. Nella tabella 2 sono riportati i dati di Comuni e popolazione ricadenti nei singoli ATOS.


Tab.2

ATOS

CONSORZI RICHIEDENTI

POPOLAZIONE

N.COMUNI

1

NA5

1.050.234

1

2

NA1-NA2

958.681

34

3

NA3-NA4

1.128.181

70

4

CE1-CE2-CE3-CE4

840.737

104

5

SA1-SA2-SA3-SA4

1.080.221

154

6

AV1-AV2-BN1-BN2-BN3

704.464

188

TOTALE

18

5.762.518

551

 

 

 

 
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