Guida allo smaltimento dei rifiuti - 22-10-02 - ViviTelese

 

Questa sintesi, non può in alcun modo sostituire il Regolamento Comunale Ufficiale. Contiene indicazioni di massima per chi non ha molto tempo per approfondire l'argomento.

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Classificazione dei rifiuti

Le sostanze o gli oggetti che derivano da attività umane o da cicli naturali, di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi, sono definiti rifiuti. Vengono classificati secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e, secondo le caratteristiche in rifiuti pericolosi e non pericolosi.

 

 

I rifiuti urbani

  • Rifiuti domestici e ingombranti rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade

  • Rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche

  • Rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali.

Sapere qual è la composizione dei rifiuti rifiuti urbani permette di programmare meglio la gestione, quindi lo smaltimento e il riciclaggio. Una consistente presenza di frazioni combustibili con elevato potere calorifico, ad esempio, può orientare verso l’incenerimento con recupero di calore. La percentuale di inerti, invece, permette di orientare la quota di materiali da conferire, comunque in discarica.

 

 

I rifiuti speciali

  • Rifiuti da lavorazione industriale

  • Rifiuti da attività commerciali

  • Rifiuti derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi

  • Rifiuti derivanti da attività sanitarie

  • Macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti

  • Veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti

  • Altri.

 

I rifiuti urbani pericolosi (RUP)

I rifiuti urbani pericolosi sono costituiti da tutta quella serie di rifiuti che, pur avendo un’origine civile, contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze pericolose e che quindi devono essere gestiti diversamente dal flusso dei rifiuti urbani “normali”.

Tra i RUP, i principali sono i medicinali scaduti e le pile. Inoltre:

  • Raffinazione del petrolio

  • Processi chimici

  • Industria fotografica

  • Industria metallurgica

  • Oli esauriti

  • Solventi

  • Produzione conciaria e tessile

  • Impianti di trattamento dei rifiuti

  • Ricerca medica e veterinaria

I rifiuti speciali pericolosi sono quei rifiuti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti. Per questo motivo occorre renderli innocui, cioè trattarli in modo da ridurne drasticamente la pericolosità.

Nella normativa precedente rispetto a quella in vigore attualmente, tali rifiuti erano definiti come rifiuti tossico nocivi.

 

 

Azioni fondamentali per la gestione dei rifiuti

1. PREVENZIONE (riduzione della quantità e pericolosità dei rifiuti prodotti)

2. RICICLAGGIO e RECUPERO

4. SMALTIMENTO finale in condizioni di sicurezza con riduzione del ricorso alla discarica

 

 

Politica Ambientale

Si pone come obiettivo prioritario la riduzione sia della quantità che della pericolosità dei rifiuti prodotti, sia del flusso dei rifiuti avviati allo smaltimento. A tal fine prevede e disciplina specifiche azioni per intervenire alla fonte nel processo produttivo e per agevolare ed incentivare nell'ordine il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti prodotti. (Principio della Prevenzione, riciclaggio e Recupero). Infine i rifiuti non recuperati né recepiti devono essere smaltiti in condizioni di sicurezza, con una progressiva riduzione del flusso dei rifiuti avviati in discarica.

 

 

Prevenzione

il rifiuto da onere ambientale a opportunità di sviluppo

La Prevenzione richiede il controllo ed il miglioramento continuo delle prestazioni e dell'efficienza ambientale, a tal fine le imprese produttrici dovranno provvedere alla:

  • introduzione di sistemi di gestione ambientale all'interno dei processi industriali e dei servizi (certificazioni ambientali);

  • modificazione delle tecnologie di processo per ridurre l'inquinamento (eco-efficienza dei cicli di produzione e di consumo);

  • miglioramento dei sistemi di abbattimento delle emissioni (aria, acqua, suolo );

  • perseguimento dell'efficienza energetica e della riduzione della produzione dei rifiuti;

  • innovazione ambientale di prodotto, oltre che di processo , attraverso il miglioramento delle prestazioni ambientali del prodotto e delle potenzialità di riutilizzo e recupero anche a fine vita.

 

Riorientamento

Il Ministero dell'Ambiente, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, ha individuato la Strategia del Riorientamento dei sistemi industriali di processo/prodotto tra gli obiettivi specifici da inserire nei POR e nei DOCUP redatti dalle Regioni per l'utilizzazione dei Fondi Strutturali Comunitari relativi al periodo di programmazione 2000-2006.

Le imprese, quindi, potranno accedere ai finanziamenti comunitari, per il periodo 2000-2006, predisponendo, in conformità delle richieste contenute nei bandi in preparazione da parte delle Regioni, adeguati progetti che, perseguendo il principio della sostenibilità ambientale, realizzino le azioni sopra esposte.

La realizzazione di interventi volti al riorientamento dei processi/prodotti è in grado di determinare:

  • una drastica riduzione

  • dei consumi energetici;

  • dell'uso di materie prime;

  • della produzione dei rifiuti;

  • delle emissioni inquinanti nei comparti ambientali (aria,acqua, suolo);

  • un netto miglioramento

  • dei prodotti eco-compatibili;

  • delle condizioni di lavoro degli addetti;

  • della competitività delle imprese.

  • Uno " SVILUPPO" Sostenibile

 

Riciclaggio e Recupero

I rifiuti come risorsa.

Il Decreto Legislativo 22/97, dopo la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti, assegna un ruolo centrale alla Gestione Integrata dei Rifiuti, il rifiuto deve, quindi, essere gestito in modo da conseguire obiettivi di riciclaggio e di recupero e, ridurre il flusso dei rifiuti avviati allo smaltimento. Per i rifiuti urbani la gestione integrata richiede la realizzazione di obiettivi minimi di raccolta differenziata e di riciclaggio e, in secondo luogo, la produzione e l'utilizzo di combustibile da rifiuto. Sotto il profilo organizzativo, inoltre, è necessario che in ciascun ambito territoriale i Comuni attivino adeguate forme di cooperazione e coordinamento per razionalizzare la gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda i rifiuti speciali, le attività di riciclaggio e recupero sono favorite con apposite semplificazioni delle procedure amministrative di autorizzazione. Infine, sono stabiliti specifici obiettivi di recupero e riciclaggio dei rifiuti da imballaggio ed è dettata una specifica disciplina per la gestione di tali rifiuti.

Le strategie del RIUSO e del RECUPERO, in definitiva, si concentrano su due azioni:

  • ottimizzazione dei sistemi di raccolta dei rifiuti urbani che dovranno risultare efficaci sotto il profilo tecnico, economico e ambientale.

  • sviluppo del mercato del riuso e del recupero dei rifiuti.

 

Per un corretto sviluppo del mercato del riuso e del recupero dei rifiuti occorre potenziare:

  • il sistema industriale del recupero;

  • il mercato dei prodotti riutilizzabili;

  • il mercato dei prodotti e delle materie prime seconde ottenute dal recupero dei rifiuti.

Carta, plastica, vetro, metalli ferrosi, ecc…. tutti assumono "valore di RISORSA" se si sviluppano sistemi integrati di trattamento dei rifiuti, in un'ottica di integrazione sia funzionale che organizzativa, sia territoriale che di competenze.

 

 

La normativa italiana

In Italia la materia è regolata dal Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n. 22, detto anche Decreto Ronchi, dal nome del Ministro dell’Ambiente che lo ha proposto. Il decreto, più volte modificato, si prefigge lo scopo di migliorare la qualità dell’ambiente e tutelare la salute delle persone e classifica i rifiuti nelle quattro categorie.

Ogni regione deve predisporre il Piano regionale di gestione dei rifiuti per gli Ambiti territoriali ottimali (ATO).

Le leggi in vigore fino a qualche tempo fa si preoccupavano prevalentemente del problema dello smaltimento dei rifiuti, senza porsi l’obiettivo del recupero, sia di materia che di energia.

La nuova normativa invece si preoccupa dell’intero problema della gestione dei rifiuti. Per gestione dei rifiuti si intende la raccolta, il trasporto, il recupero, lo smaltimento, il controllo di tutte queste operazioni e il controllo delle discariche e degli impianti di smaltimento dopo la loro chiusura.

 


L'Impronta Ecologica
E' un metodo di calcolo che misura l'impatto del nostro stile di vita sull'ambiente. Grazie ad esso è possibile mettere in relazione il consumo di risorse e la produzione di rifiuti di una popolazione con gli ettari di territorio bioproduttivo necessari per sostenerli. Da questo metodo emerge che per consentire lo stile di vita europeo a tutti gli abitanti del mondo servirebbero le risorse di tre pianeti.

Ecco cosa possiamo fare concretamente per ridurre la nostra impronta:

 

  • Acquistare consapevolmente: controlliamo sempre l'etichettatura dei prodotti che compriamo, per capire da dove provengono e di che cosa e come sono fatti.

  • Esigere che i prodotti acquistati non siano il frutto di lavoro minorile e non abbiano inquinato paesi lontani: la corsa al massimo profitto porta le aziende a cercare i minori costi di produzione andando in nazioni dove la manodopera costa meno, i controlli sono minori e dove spesso sono impiegati anche i bambini. Sosteniamo la campagna acquisti trasparenti (www.manitese.it).

  • Privilegiare l'acquisto di prodotti locali: per ridurre l'inquinamento ed il consumo di risorse necessari per il trasporto.

  • Privilegiare i prodotti dell'agricoltura biologica: sono quelli a minor impronta ecologica (www.aiab.it).

  • Comprare i prodotti coloniali nei negozi del Commercio Equo e Solidale: essi si riforniscono da associazioni di produttori del Sud del Mondo pagati il giusto (cioccolato, caffè, zucchero, artigianato ecc.) - (www.assobdm.it).

  • Protestare quando ci incartano i prodotti con troppi imballaggi: li paghiamo almeno tre volte (come costi che il fornitore ricarica, come tassa smaltimenti rifiuti e come ambiente depauperato).

  • Portare da casa i sacchetti per fare la spesa: meglio ancora se usiamo borse in stoffa.

  • Chiedere che gli oggetti che compriamo siano riparabili: è meglio spendere qualche cosa in più, piuttosto che riempire le discariche di oggetti dalla breve durata e che hanno comunque inquinato per essere prodotti e trasportati. Rifuggiamo l'usa e getta: l'apparente praticità nasconde la distruzione dell'ambiente.

  • Riciclare con cura tutte le materie, chiedere al nostro comune di adottare tutte le tecniche disponibili per evitare lo spreco di materiali, combattere l'incenerimento dei rifiuti, privilegiare i prodotti in vetro, meglio se in vuoto a rendere.

  • Chiedere ai politici di detassare il lavoro e di aumentare le tasse sulle materie prime: in questo modo avremmo più soldi da spendere, che compenserebbero il maggior costo dei beni. La manodopera però costerebbe meno e quindi tornerebbe ad avere senso la riparazione degli oggetti, si creerebbero posti di lavoro, ci sarebbe meno spreco di preziose risorse.

  • Sostenere le associazioni che promuovono un consumo rispettoso della salute e dell'ambiente e partecipare alle loro campagne di pressione nei confronti delle Istituzioni.