Il
bambino seduto in giardino sono io. Alle mie
spalle scorre quello che per tutti noi Telesini
era “il fiume”, o, meglio “ ’i curs ‘”. Ricordo
da sempre la presenza viva e … scorrevole di
quell’incantevole corso d’acqua trasparente, con
il fondo coperto di sanaccioli, popolato di
quegli strani animaletti simili a minuscoli
gamberi. Come molti ricorderanno, l’acqua del
Grassano ha dissetato fino al termine degli anni
’50 buona parte della popolazione di Telese,
oltre a riservare per le donne luoghi di lavoro
e socializzazione come il “lavatoio”. Abitavo in
proprietà Pescatore, a Via Roma e, da ragazzino,
passavo nel fiume, sotto riva, per raggiungere i
giardini della famiglia Del Vecchio o
dell’Avvocato Carlo se i cancelli di
comunicazione erano chiusi. Quando ciò capitava,
si giungeva a destinazione con piedi e gambe
congelati … ma si incontravano gli amici.
Altro ricordo connesso alla vicinanza del
“fiume” è il rito estivo del mettere “in fresco”
il melone. Lo si chiudeva in quelle borse a
retina che si usavano all’epoca per la spesa, lo
si legava alla riva e si attendeva circa mezza
giornata prima di tirarlo su con tanti
animaletti attaccati alla retina. Con un grande
inconveniente : era, ovviamente impossibile
calare in acqua cocomeri assoggettati all’atto
dell’acquisto alla mitica “prova”, quindi il suo
grado di maturazione si poteva verificare solo
al momento dell’apertura. E un melone che al
taglio si rivelava “bianco” era quasi un dramma.

Le
sue sorgenti, distanti solo qualche km da
Telese, fino a qualche anno fa erano un luogo
abbastanza incolto, con una fitta boscaglia . Da
ragazzino ci andavo in compagnia di amici, in
bicicletta, a consumare merende o ad ascoltare
alla radio i secondi tempi delle partite di
calcio. All’epoca, tutto il calcio minuto per
minuto, Carosio ci raccontava solo un tempo,
poi, qualche minuto dopo la fine si conoscevano
gli altri risultati. Ricordo che insieme a
Goffredo Macolino, Fausto Marchione, Vittore
Pascucci ed altri abbiamo diviso tra le sponde
del lago e Grassano l’ascolto delle partite dei
mondiali 1962, disputati in Cile. Più
grandicello, mi ci recavo in moto o in auto,
magari anche in compagnia di ragazze, il che
rendeva ancora più accogliente il posto. La zona
è stata sempre incantevole, direi affascinante,
per l’aria che si respira, il verde
lussureggiante e l’acqua limpida che la fa da
padrona, con il profumo della terra umida.
Ritornarci, per me significa un immergermi in
ricordi vecchi anche di oltre cinquant’anni e le
emozioni che provo sono sempre forti. Ebbene,
domenica, sono tornato alle sorgenti del Rio
Grassano. Volevo evocare i ricordi
memorizzandoli poi nella macchina fotografica
Questa volta sono andato allo sbocco di una
delle prime sorgenti, quando non si è ancora
formato il torrente.

Questa costruzione, oggi ristorante, non ricordo
cosa fosse nel passato. Circa dieci anni orsono
è stato rifatto per essere utilizzato come
Bar/Ristorante. Sotto il pavimento, di vetro
spesso, si vede scorrere l'acqua. Stare lì
seduti, mangiando una buona pizza significa
proprio aver deciso di trascorrere un piacevole
serata.

Scendere lungo le sponde del torrente e voltarsi
indietro riserva sempre sorprese, a volte si ha
la sensazione di vivere in un sogno.

La
visione onirica, prosegue mentre ci si districa
tra i tanti rivoli che scorrono nel bosco e
vanno a confluire nel torrente che si è formato.
Oggi, una staccionata in legno protegge incauti
visitatori, alberi di alto fusto costeggiano il
corso d’acqua. Nell’incedere si ha la sensazione
di veder apparire Fauno, dio dei boschi in
compagnia di Lotus, naiade ninfa delle sorgenti.

Voltandosi, si vede un’altra piccola costruzione
che si specchia nelle sorgenti.

Ah, dimenticavo la fauna. Certo sarebbe bello se
il bosco fosse popolato da Elfi e Ninfe. Come
tutti sanno, oggi le sorgenti sono popolate da
Nutrie, Anitre ed uccelli acquatici. Qui vi
presento un valido esponente della prima specie.
Ci ha visto arrivare, dopo un pò si è tuffata
sott'acqua ed è riemersa dopo una manciata di
secondi con la bocca piena di un'erba acquatica,
il famoso "sanacciuolo". L'ha consumata,
aiutandosi con le zampe anteriori, in nostra
presenza, avendo lo scrupolo di scartare
opportunamente le radici. Ho sentito nelle
narici un profumo vecchio, che ricorda vagamente
quello del finocchio selvatico.

Conclusione .Quello che ora e “Il Parco Rio
Grassano”, probabile meta di turismo di
giornata, è stato per chissà quanti di noi meta
di passeggiate felici e scansonate. Vederlo così
pulito ed ordinato mi dà al tempo stesso due
sensazioni. La prima di piacere, perché dopo
aver visitato le tanto famose Fonti del Clitumno,
mi rendo conto come un luogo che non ha nulla da
invidiare alle suddette venga finalmente reso
fruibile a chi voglia passare qualche ora
piacevole. L’altra, un po’ triste, proviene dal
toccare quasi con mano oltre cinquant’anni
volati via.
|