20 ottobre 2006
San Salvatore, racconto e foto da Grassano
Sergio Buttà

 

 

Il bambino seduto in giardino sono io. Alle mie spalle scorre quello che per tutti noi Telesini era “il fiume”, o, meglio “ ’i curs ‘”. Ricordo da sempre la presenza viva e … scorrevole di quell’incantevole corso d’acqua trasparente, con il fondo coperto di sanaccioli, popolato di quegli strani animaletti simili a minuscoli gamberi. Come molti ricorderanno, l’acqua del Grassano ha dissetato fino al termine degli anni ’50 buona parte della popolazione di Telese, oltre a riservare per le donne luoghi di lavoro e socializzazione come il “lavatoio”. Abitavo in proprietà Pescatore, a Via Roma e, da ragazzino, passavo nel fiume, sotto riva, per raggiungere i giardini della famiglia Del Vecchio o dell’Avvocato Carlo se i cancelli di comunicazione erano chiusi. Quando ciò capitava, si giungeva a destinazione con piedi e gambe congelati … ma si incontravano gli amici.

Altro ricordo connesso alla vicinanza del “fiume” è il rito estivo del mettere “in fresco” il melone. Lo si chiudeva in quelle borse a retina che si usavano all’epoca per la spesa, lo si legava alla riva e si attendeva circa mezza giornata prima di tirarlo su con tanti animaletti attaccati alla retina. Con un grande inconveniente : era, ovviamente impossibile calare in acqua cocomeri assoggettati all’atto dell’acquisto alla mitica “prova”, quindi il suo grado di maturazione si poteva verificare solo al momento dell’apertura. E un melone che al taglio si rivelava “bianco” era quasi un dramma.

Le sue sorgenti, distanti solo qualche km da Telese, fino a qualche anno fa erano un luogo abbastanza incolto, con una fitta boscaglia . Da ragazzino ci andavo in compagnia di amici, in bicicletta, a consumare merende o ad ascoltare alla radio i secondi tempi delle partite di calcio. All’epoca, tutto il calcio minuto per minuto, Carosio ci raccontava solo un tempo, poi, qualche minuto dopo la fine si conoscevano gli altri risultati. Ricordo che insieme a Goffredo Macolino, Fausto Marchione, Vittore Pascucci ed altri abbiamo diviso tra le sponde del lago e Grassano l’ascolto delle partite dei mondiali 1962, disputati in Cile. Più grandicello, mi ci recavo in moto o in auto, magari anche in compagnia di ragazze, il che rendeva ancora più accogliente il posto. La zona è stata sempre incantevole, direi affascinante, per l’aria che si respira, il verde lussureggiante e l’acqua limpida che la fa da padrona, con il profumo della terra umida. Ritornarci, per me significa un immergermi in ricordi vecchi anche di oltre cinquant’anni e le emozioni che provo sono sempre forti. Ebbene, domenica, sono tornato alle sorgenti del Rio Grassano. Volevo evocare i ricordi memorizzandoli poi nella macchina fotografica Questa volta sono andato allo sbocco di una delle prime sorgenti, quando non si è ancora formato il torrente.

Questa costruzione, oggi ristorante, non ricordo cosa fosse nel passato. Circa dieci anni orsono è stato rifatto per essere utilizzato come Bar/Ristorante. Sotto il pavimento, di vetro spesso, si vede scorrere l'acqua. Stare lì seduti, mangiando una buona pizza significa proprio aver deciso di trascorrere un piacevole serata.

Scendere lungo le sponde del torrente e voltarsi indietro riserva sempre sorprese, a volte si ha la sensazione di vivere in un sogno.

La visione onirica, prosegue mentre ci si districa tra i tanti rivoli che scorrono nel bosco e vanno a confluire nel torrente che si è formato. Oggi, una staccionata in legno protegge incauti visitatori, alberi di alto fusto costeggiano il corso d’acqua. Nell’incedere si ha la sensazione di veder apparire Fauno, dio dei boschi in compagnia di Lotus, naiade ninfa delle sorgenti.

Voltandosi, si vede un’altra piccola costruzione che si specchia nelle sorgenti.

Ah, dimenticavo la fauna. Certo sarebbe bello se il bosco fosse popolato da Elfi e Ninfe. Come tutti sanno, oggi le sorgenti sono popolate da Nutrie, Anitre ed uccelli acquatici. Qui vi presento un valido esponente della prima specie. Ci ha visto arrivare, dopo un pò si è tuffata sott'acqua ed è riemersa dopo una manciata di secondi con la bocca piena di un'erba acquatica, il famoso "sanacciuolo". L'ha consumata, aiutandosi con le zampe anteriori, in nostra presenza, avendo lo scrupolo di scartare opportunamente le radici. Ho sentito nelle narici un profumo vecchio, che ricorda vagamente quello del finocchio selvatico.

Conclusione .Quello che ora e “Il Parco Rio Grassano”, probabile meta di turismo di giornata, è stato per chissà quanti di noi meta di passeggiate felici e scansonate. Vederlo così pulito ed ordinato mi dà al tempo stesso due sensazioni. La prima di piacere, perché dopo aver visitato le tanto famose Fonti del Clitumno, mi rendo conto come un luogo che non ha nulla da invidiare alle suddette venga finalmente reso fruibile a chi voglia passare qualche ora piacevole. L’altra, un po’ triste, proviene dal toccare quasi con mano oltre cinquant’anni volati via.

 

 

     

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