La
morte di Salvatore Cipolla, un grande della
ceramica mondiale. Mercoledì 1° novembre,
silenziosamente, come non era suo costume, si è
spento a Sesto Fiorentino Salvatore Cipolla, il
poliedrico artista dal talento innato e
severamente nutrito di cognizioni e di
approfondimenti culturali; di esperienze
tecniche che hanno spaziato dalla sollecitazione
del mestiere alla raffinata interpretazione
degli infiniti segreti da questa gelosamente
custoditi. Il pittore-ceramista-scultore cui
Cerreto deve tanto, ma proprio tanto, per aver
dato la svolta decisiva per farla uscire dalla
convinzione provinciale che la ceramica
artigianale fosse solo ”imitazione” di quella
tradizionale, lanciandola in un’orbita europea,
era tosco-siciliano (Cipolla era nato nel
Catanese: a Mirabella Imbaccari). Egli ha
portato con sé il fascino dell'antica civiltà
della terra d'origine e, di quella, il dramma
storico segnato da catastrofi sociali, dal
dolore e dal pianto che hanno indurito i volti
della gente, quei volti che conservano spesso le
stimmate del dramma antico. Quel dramma comune a
tante intelligenze del Sud che devono lasciare
la propria terra natia per essere apprezzati.
“La Ceramica è il ricordo della mia infanzia
accanto a mio padre quando la sera dopo cena
modellava a volte anche a lume di candela. Sento
ancora il rumore dello stecco di legno che mio
padre adoperava per plasmare piccole sculture
assolutamente in un perfetto silenzio, poiché
allora non esisteva la televisione e le radio
erano prerogativa dei benestanti; questi giorni
li ricordo con nostalgia e li custodisco
gelosamente poiché mi hanno insegnato ad amare
questa materia in maniera sconfinata. La
Ceramica è un sogno che si ripete ogni giorno.
La Ceramica è musica che bisogna sapere
ascoltare. E' il nero delle terre etrusche. E'
quel turchese degli Egizi. E' quel vaso popolare
di Ariano Irpino, di Cerreto Sannita, di
Caltagirone. E' quel soffitto di San Donato di
Castelli. E' quell'arlecchino di Montelupo.”
Come non ricordare la Biennale d’arte del 2002
“LA CERAMICA E’…”, il Manifesto che voleva
essere la metafora di un urlo lanciato verso un
mondo che sembrava diventato sordo e cieco verso
i veri e grandi valori, un Manifesto nato per
far conoscere e per manifestare. “II Manifesto
E' la ceramica. La Ceramica E' il Manifesto. Ma
E' anche uno squarcio di luce”. Grazie,
Salvatore, per quello che hai dato a tutti, con
quel carattere a volte burbero, a volte pure
antipatico, come sa esserlo chi sa di avere
ragione e non può spaccare la testa alla gente
per cambiargli opinione. Grazie per l’emozione
che i tuoi cardinali, i tuoi nani diventati
“potenti” per meriti “politici”, le tue “mamme
d’Algeria” hanno saputo trasmettermi, al pari di
un’opera di Munch. Io spero solo che quel Museo
di arte ceramica contemporanea, che con tanta
pazienza e tanti sacrifici avevamo tirato su,
grazie alla convinta collaborazione dei vari
Tonino Maddonni e Aldo Jacobelli, e degli
Assessori alla cultura Lucio Rubano e Franco
Gismondi, possa tornare ad essere riaperto. Dopo
averti negato la cittadinanza, Cerreto che ha
saputo inventarsi di sana pianta un “Museo della
Civiltà contadina”, non può continuare a tener
chiuso le opere tue e dei più grandi ceramisti
italiani. Sarebbe una offesa alla cultura.
Lorenzo Morone |