10 novembre 2006
Cerreto, omaggio a Salvatore Cipolla
Lorenzo Morone

 

 

La morte di Salvatore Cipolla, un grande della ceramica mondiale. Mercoledì 1° novembre, silenziosamente, come non era suo costume, si è spento a Sesto Fiorentino Salvatore Cipolla, il poliedrico artista dal talento innato e severamente nutrito di cognizioni e di approfondimenti culturali; di esperienze tecniche che hanno spaziato dalla sollecitazione del mestiere alla raffinata interpretazione degli infiniti segreti da questa gelosamente custoditi. Il pittore-ceramista-scultore cui Cerreto deve tanto, ma proprio tanto, per aver dato la svolta decisiva per farla uscire dalla convinzione provinciale che la ceramica artigianale fosse solo ”imitazione” di quella tradizionale, lanciandola in un’orbita europea, era tosco-siciliano (Cipolla era nato nel Catanese: a Mirabella Imbaccari). Egli ha portato con sé il fascino dell'antica civiltà della terra d'origine e, di quella, il dramma storico segnato da catastrofi sociali, dal dolore e dal pianto che hanno indurito i volti della gente, quei volti che conservano spesso le stimmate del dramma antico. Quel dramma comune a tante intelligenze del Sud che devono lasciare la propria terra natia per essere apprezzati.

 

“La Ceramica è il ricordo della mia infanzia accanto a mio padre quando la sera dopo cena modellava a volte anche a lume di candela. Sento ancora il rumore dello stecco di legno che mio padre adoperava per plasmare piccole sculture assolutamente in un perfetto silenzio, poiché allora non esisteva la televisione e le radio erano prerogativa dei benestanti; questi giorni li ricordo con nostalgia e li custodisco gelosamente poiché mi hanno insegnato ad amare questa materia in maniera sconfinata. La Ceramica è un sogno che si ripete ogni giorno. La Ceramica è musica che bisogna sapere ascoltare. E' il nero delle terre etrusche. E' quel turchese degli Egizi. E' quel vaso popolare di Ariano Irpino, di Cerreto Sannita, di Caltagirone. E' quel soffitto di San Donato di Castelli. E' quell'arlecchino di Montelupo.” Come non ricordare la Biennale d’arte del 2002 “LA CERAMICA E’…”, il Manifesto che voleva essere la metafora di un urlo lanciato verso un mondo che sembrava diventato sordo e cieco verso i veri e grandi valori, un Manifesto nato per far conoscere e per manifestare. “II Manifesto E' la ceramica. La Ceramica E' il Manifesto. Ma E' anche uno squarcio di luce”. Grazie, Salvatore, per quello che hai dato a tutti, con quel carattere a volte burbero, a volte pure antipatico, come sa esserlo chi sa di avere ragione e non può spaccare la testa alla gente per cambiargli opinione. Grazie per l’emozione che i tuoi cardinali, i tuoi nani diventati “potenti” per meriti “politici”, le tue “mamme d’Algeria” hanno saputo trasmettermi, al pari di un’opera di Munch. Io spero solo che quel Museo di arte ceramica contemporanea, che con tanta pazienza e tanti sacrifici avevamo tirato su, grazie alla convinta collaborazione dei vari Tonino Maddonni e Aldo Jacobelli, e degli Assessori alla cultura Lucio Rubano e Franco Gismondi, possa tornare ad essere riaperto. Dopo averti negato la cittadinanza, Cerreto che ha saputo inventarsi di sana pianta un “Museo della Civiltà contadina”, non può continuare a tener chiuso le opere tue e dei più grandi ceramisti italiani. Sarebbe una offesa alla cultura. Lorenzo Morone

 

     

 Valle Telesina


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