6 maggio 2006
Telese, l'immondizia è una cosa seria
Gianluca Aceto

 

 

Partito della Rifondazione Comunista

Circolo “Vera Lombardi” – Telese Terme

 

 

L’IMMONDIZIA E’ UNA COSA SERIA…

 

Da molto tempo il nostro comune ha esternalizzato i servizi relativi all’immondizia, ha cioè affidato ad una ditta privata – la Lavorgna srl di S. Lorenzello – la raccolta e il trasporto dei rifiuti solidi urbani, lo spazzamento delle strade, lo svuotamento dei cestini e il lavaggio dei cassonetti. Dalla fine del 2003 a tutto il 2004 questo servizio è costato alle casse comunali la “modica” cifra di 45.000 euro al mese. Niente paura, con la Lavorgna non abbiamo debiti perché abbiamo pagato mettendo mano al portafoglio: tra il 2003 e il 2004 la Tarsu (la tassa comunale) è aumentata di oltre il doppio.

 

Tuttavia sembra che abbiamo qualche “debituccio”  con il Commissariato per l’emergenza rifiuti: circa 304.000 euro.

 

Dal 1° gennaio 2005 c’è stata una diminuzione del costo del servizio: € 32.500 e non più 45.000. Delle due l’una: o anche prima era possibile svolgere lo stesso servizio a costo minore, o hanno dovuto tagliare qualcosa. Propendiamo per la prima opzione, cosa che mette in evidenza un cospicuo spreco di risorse pubbliche. Infatti, a leggere lo scambio epistolare tra l’amministrazione comunale e l’impresa Lavorgna non si scorge alcuna giustificazione tecnica alla diminuzione dei costi. Solo qualche settimana fa, inoltre, il compenso è nuovamente aumentato: 2.500 euro in più al mese. Come mai queste oscillazioni?

 

In tutti questi anni il servizio è stato affidato per tre mesi alla volta, di proroga in proroga. Naturalmente, la proroga è un procedura eccezionale, mentre la regola è una gara d’asta pubblica, che permette di confrontare le eventuali diverse offerte, in competizione tra loro. Di fronte alle continue rimostranze dell’opposizione, il sindaco e la giunta non hanno potuto far altro che predisporre una gara d’appalto, che a sua volta ha prodotto un secondo contratto, identico al precedente, stipulato il 22 gennaio 2004.

Leggere le carte è faticoso, ma si possono trovare un sacco di cose sfiziose. L’avviso di gara d’asta pubblica, indetta per il secondo contratto, è stato pubblicato per la durata record di cinque giorni. Naturalmente questo significa che soltanto la ditta Lavorgna poteva partecipare seriamente, essendo l’unica in grado di conoscere tempi, modi e costi di un lavoro che già svolgeva. Come è stata possibile questa fulmineità?

Il contratto richiama l’articolo 64 del regio decreto  numero 827 del 1924: «L'avviso d'asta si pubblica almeno quindici giorni prima del giorno fissato per l'incanto e di quello per la successiva aggiudicazione. Tanto l'uno quanto l'altro giorno dovranno essere feriali.
Quando l'interesse del servizio lo richieda è in facoltà dell'autorità che deve emanare il decreto di approvazione del contratto di ridurre questo termine fino a cinque giorni
».

Guarda caso, viene totalmente ignorato il successivo comma dello stesso articolo, che così afferma: «Le ragioni della riduzione debbono essere indicate nel decreto suddetto».

Come mai l’amministrazione di Telese si riferisce al regio decreto e non al decreto legislativo 157 del 1995, lo strumento legislativo più adeguato? Perché quest’ultimo decreto si applica quando l’appalto è superiore alla soglia di 200.000 euro. Ecco spiegato l’arcano: con un “contrattino” di soli tre mesi l’amministrazione comunale si è mantenuta surrettiziamente sotto la fatidica soglia, riservandosi poi di prolungare il servizio grazie alle consuete (per quanto illegittime) proroghe.

In altri termini, tutto il meccanismo è servito ad aggirare i vincoli di legge e la concorrenza di mercato tra operatori privati

Le varie proroghe sono state inizialmente giustificate con la necessità di garantire il servizio per il tempo necessario ad esperire le regolari  procedure di gara. Poi anche questa dicitura è scomparsa, essendo sembrata ingiustificabile agli stessi redattori del contratto e agli assessori che hanno sottoscritto le proroghe. 

Ai cittadini, poi, tocca di pregare costantemente i propri santi preferiti affinché gli automezzi utilizzati (di proprietà del comune) non necessitino di manutenzione. Nel caso in cui un camion debba restare fermo, infatti, subentra un mezzo della Lavorgna srl, il cui affitto ci costa altri 225 euro al giorno. Sarebbe interessante verificare quanto ancora ci sia costato tutto questo meccanismo.

 

…LA RACCOLTA DIFFERENZIATA PURE

 

Alla fine è partito il servizio di raccolta differenziata con il codice a barre, cioè il numero che identifica ogni nucleo familiare in modo da poter misurare il reale quantitativo di rifiuti differenziati. Lo scopo dovrebbe essere quello di assicurare ai cittadini più giudiziosi un consistente risparmio in bolletta. Ma le cose sono più complicate di quanto l’assessore al ramo, Vincenzo Fuschini, non dica. Non ci riferiamo al fatto che il servizio doveva partire, in via sperimentale, già dal mese di ottobre 2005. C’è dell’altro, molto più importante.

 

La legislazione in vigore prescrive precisi obiettivi per la raccolta differenziata, per raggiungere i quali è necessario trasformare la tassa per lo smaltimento dei rifiuti in tariffa. Cosa significa questo in soldoni? Attualmente la tassa è commisurata alla superficie abitativa: una vecchietta che sta da sola in una appartamento di 200 metri quadri paga una cifra considerevolmente più elevata di una famiglia di 5-6-7 persone che vive in 100 metri quadri. La tariffa, invece, è centrata sulla reale produzione di rifiuti (come avviene per l’acqua, la luce, il gas). Risulta allora indispensabile misurare la vera quantità di rifiuti prodotta da ogni famiglia, mentre diviene meno importante la superficie dell’abitazione.

Nell’articolo uscito sull’ultimo numero di Comuninforma, l’assessore Fuschini regalava ai concittadini una bella strenna di fine 2005: chi non risponde al questionario mandato nelle case per conoscere la superficie dell’abitazione riceverà un accertamento d’autorità, che la famiglia inadempiente dovrà pagare a sue spese (un’altra gabella di 55 euro). Forse l’assessore non sa che l’accertamento della superficie abitativa è compito dei vigili urbani, che provvedono nel momento in cui la famiglia chiede la residenza o il cambio di domicilio. In tal modo è possibile, da parte del comune, predisporre anche l’imposta comunale sugli immobili (ICI). Per cui, se sussistono dubbi circa l’effettiva dichiarazione delle famiglie, i vigili urbani hanno tutta la legittimità di provvedere e comunicare all’ufficio tecnico le eventuali variazioni.

 

Per un provvedimento del genere occorrono dei passaggi formali: quando, come e da chi è stata introdotta la novità dei 55 euro per l’accertamento?

 

Ma c’è un motivo ancora più sostanziale. L’assessore afferma di volere mettere in moto «un meccanismo che premia solo coloro che partecipano attivamente»: poiché smaltire un chilo di rifiuti differenziati costa la metà di un chilo indifferenziato, è importante darsi da fare anche per realizzare un considerevole risparmio complessivo. E aggiunge l’assessore: «Prima di consegnare il sacco, ogni utente dovrà apporre il proprio codice identificativo sulla busta. Così al momento della raccolta l’operatore potrà verificare, mediante lettura con apposito strumento, chi ha consegnato il sacco […]. Più sacchi consegnati più risparmio per gli utenti».

 

La cosa non è mica chiara: se la tariffa è proporzionata alla produzione effettiva di rifiuti, che senso ha pretendere la risposta ad un questionario che chiede la superficie della casa e il numero dei componenti il nucleo familiare? Non si dovrebbe, al contrario, lavorare per la pesatura dei rifiuti? Sembra grottesco doverlo ricordare, ma un sacco di rifiuti, come unità di misura, non ha senso. Ad esempio, un furbetto cittadino potrebbe pensare di dividere in tre-quattro sacchi il contenuto che andrebbe tranquillamente in uno, così, con un semplice trucchetto, farebbe risultare di aver differenziato molto di più, traendone un indebito vantaggio. Il nodo, quindi, è quello di pesare i rifiuti.

 

E qui veniamo all’altro punto spinoso. Affinché tutto funzioni (da questo non si scappa) è indispensabile che la famiglia abbia una ricevuta che attesti la lettura effettuata dall’operatore. Ad esempio, se un cittadino consumista, da solo, producesse più rifiuti di una famiglia di quattro persone, sarebbe giusto che pagasse in più, e che tuttavia fosse in grado di valutare mese per mese le conseguenze della sua condotta sprecona. In altri termini, non basta che l’operatore faccia la sua misurazione, ma occorre che il cittadino la possa verificare e, nel caso, contestare con le carte alla mano.

Solo in questo modo è possibile puntare alla diminuzione della quantità complessiva dei rifiuti prodotti nel nostro comune: rendendo i cittadini partecipi di un processo trasparente. A tal proposito, proprio non si intuisce quale possa essere il vantaggio per la famiglia che differenzia: occorre chiarire, con numeri e tabelle, quali tariffe si applicano in base alle quantità di rifiuti differenziati. In tal modo ogni cittadino può conoscere la convenienza economica che deriva da una condotta che, comunque, sarebbe auspicabile sotto il profilo civico.

 

Telese Terme, 05 maggio 2006

 

Il Direttivo

 

 

 

     

 Valle Telesina


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