L’INTERVISTA
«La nostra strategia è quella di
recuperare immobili a scopo
culturale»
GIANNI DE BLASIO
Ha evitato di commentare a caldo la
vicenda di Telese. Mai accaduto che
gli impedissero di parlare. Ma è un
Nardone risollevato rispetto al
presidente della Provincia
contestato, fischiato, persino
insultato, in occasione della
presentazione del progetto di
recupero dell’ex Mulino Capasso,
laddove si vorrebbe allocare una
scuola.
Carmine Nardone è in partenza per
Taranto, dove l’hanno chiamato a
presentare ”Osso e Fame”, il libro
che gli sta dando tante
soddisfazioni e che presenterà poco
prima di Natale a Napoli, con
Gerardo Marotta ed Aldo Masullo.
Presidente, a Telese è stato
pesantemente contestato quando ha
presentato il progetto di
ristrutturazione del Mulino Capasso
in sede di istituto scolastico.
«La devo correggere: io non ho
potuto presentare alcunché. Nella
mia vita politica ho vissuto
situazioni sociali e politiche
delicate e difficili: ad Ottaviano,
quando regnava Cutolo, o a Bergamo
con i leghisti in piazza per le
quote latte; mai però ho vissuto una
situazione di tale virulenza sul
piano personale. E, dunque, ancora
mi chiedo cosa significhi. Sono
tanti i perché senza risposta.
Perché gli insulti preventivi?»
Lei però
è al governo della Provincia dal
1998 e da tempo, quindi, ha sul suo
tavolo questa emergenza.
«È da tempo che la Provincia ha come
sua priorità questo problema. In
nessun angolo del territorio abbiamo
incontrato micidiali ed
incomprensibili ostacoli locali. Io
mi assumo tutte le mie
responsabilità istituzionali, come
ho sempre fatto: e, proprio a
ragione di tanto, avevo ipotizzato
una strategia di massima
condivisione (protocollo d’intesa)
in base alle regole che governano
questo Paese».
Che non è
stata accettata, però…
«Ma non è questo che mi ferisce:
quello che mi indigna sono le
allusioni e gli insulti; le campagne
di disinformazione e l’accusa di
essermela andata a cercare. Quest’ultimo
è, tra tutti gli attacchi, il più
inaudito: come se fosse legittimo
impedire di parlare. Gli spazi della
democrazia non possono essere negati
a nessuno, tanto meno al presidente
della Provincia nell’esercizio
legittimo delle sue funzioni. Non
posso parlare nella mia terra? Da
una parte si invocavano le risposte;
dall’altra mi si è impedito di
darle».
Lei però è stato censurato anche dal
suo partito.
«La domanda deve essere rivolta ai
dirigenti locali e provinciali dei
Ds. Registro solo, con una certa
sorpresa, che di recente i partiti
tentano di svolgere anche improprie
funzioni immobiliari».
Però
anche l’Udeur l’ha contestata.
«Devo ringraziare il vice presidente
Pasquale Grimaldi, esponente
dell’Udeur, per il lavoro che ha
fatto e continua a fare con rigore e
trasparenza».
Sì, ma da
piazza Bissolati è partito un
documento nient’affatto tenero con
la Provincia.
«Io non l’ho mai visto e nei luoghi
deputati al confronto democratico
non ho mai registrato una
contrarietà formale da parte
dell’Udeur».
Anche in Consiglio provinciale la
decisione non è stata presa.
«Questa è un’altra storia: io ho
semplicemente chiesto al Consiglio,
secondo le norme, di assumere una
decisione su questa vicenda. Nessuno
ha obbligato chicchessia a decidere
a favore di questa o quella ipotesi.
All’ordine del giorno c’era solo la
richiesta di prendere una decisione
rapida e precisa».
Ma perché lei si ostina a recuperare
il Mulino Capasso?
«Ci siamo dati una strategia: quella
del recupero dei beni immobiliari
abbandonati nei nostri centri, per
farli rivivere, eliminando il
contesto di degrado in cui si
inseriscono. Gli esempi sono molti:
Palazzo Cutillo di Solopaca; Piano
Cappelle, la Colonia agricola, via
Tiengo, l’ex Caserma Guidoni e li
stessi Sotterranei di via Borgia di
Benevento; il Paleolab di
Pietraroja; la Manifattura Tabacchi
di San Giorgio del Sannio; l’ex Sie
di Sant’Agata de’ Goti; la Scuola
orafa a Pontelandolfo: abbiamo,
cioè, effettuato interventi per
cancellare veri e propri ecomostri e
trasformarli in centri di
eccellenza. E tutto questo in un
quadro di compatibilità economica».
Però, autorevolmente è stato
sostenuto che lei abbia dato
letteralmente i numeri circa gli
stanziamenti a sua disposizione per
la scuola.
«Non mi è mai capitato di leggere
tante inesattezze e depistaggi! Ci
sono i documenti agli atti che
parlano per me: i trasferimenti
dello Stato per gli investimenti in
edilizia scolastica previsti dal
DPCM del Fabbisogno 2000 sono sempre
stati risibili: il massimo
stanziamento, avuto proprio con
l’ultima annualità 2006, è stato di
1.030,77 Euro, cioè un nemmeno un
paio di milioni di vecchie lire.
Altra cosa è la disponibilità delle
legge 23 del 1996 che però riguarda
solo l’adeguamento della sicurezza.
Si possono fare tutte le ironie di
questo mondo, come ho letto in
questi giorni; la cosa non cambia.
L’unica manovra che abbiamo potuto
fare è stata quella di riconvertitre
in mutui i fitti passivi: in questi
anni abbiamo per questo conseguito
un risparmio di oltre 500.000 Euro,
cioè oltre un miliardo di vecchie
lire».
Ma quali sono i suoi progetti per
questa vicenda?
«Io vedo che molti non riescono a
ragionare in una logica di rete e di
sinergia culturale e produttiva: a
Solopaca c’è il Museo
enogastronomico; a Castelvenere c’è
una attiva Scuola alberghiera;
prestigiosi sono i riferimenti per
l’artigianato d’arte a Cerreto e San
Lorenzello; straordinario è il
giacimento di Pietraroja; le
bellezze paesaggistiche, artistiche
e culturali di tutto il comprensorio
telesino si prestano in maniera
egregia a fare sistema il cui
baricentro potrebbe essere in un
polo di eccellenza formativo a rete.
Ogni comune, una specializzazione!
Marketing territoriale,
enogastronomia, energia, servizi
satellitari, etc. …».
D’accordo, ma per la scuola di
Telese Terme come se ne esce?
«Innanzitutto l’impegno a effettuare
immediatamente dei sopralluoghi per
cancellare la vergogna di aule
inadatte per i nostri studenti.
Inoltre, stiamo pensando ad una
soluzione prefabbricata per la
palestra e verificheremo in zona
come garantire la normale
prosecuzione delle attività
didattiche, considerato anche il
grande patrimonio immobiliare
disponibile della Provincia. Si
provvederà anche per le aule di
emergenza ad un bando pubblico».
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