LA
FAMIGLIA EDUCANTE
LA
FAMIGLIA EDUCANTE composta dall’Istituzione
scolastica con tutte le sue articolazioni, i
genitori, gli alunni e le amministrazioni
locali, insomma da tutto il territorio che viene
servito e che serve, deve assumersi delle
responsabilità nella conduzione a buon fine
della crescita delle nuove generazioni cui si
vuol dare un’eredità basata su valori certi,
punti di riferimento carismatici e forti
richiami di una base ben strutturata di
conoscenze e di competenze disciplinari ed
oltre.
La
convivenza civile obbliga tutti quanti a
rispettare regole e norme volute dal consorzio
umano. Nessuno può fare o agire secondo il suo
proprio atteggiamento e/ o comportamento
personale: sarebbe un individualista e un
misantropo, chiuso nel suo alveo senza sbocchi.
L’essere umano con la sua corporeità esterna
deve vivere bene nel suo corpo, ma questa dovrà
interagire come dimensione visibile della
persona, e il dinamismo deve interagire con
l’affettività, l’intelligenza e la libertà
proiettandolo verso l’integralità della persona.
Salute e malattia, energia e debolezza, bellezza
e bruttezza, piacere e dolore, agio e disagio,
riposo e fatica, armonia e conflitto sono coppie
di valori e di disvalori, di stati d’animo e di
sensazioni che interagiscono sulla qualità delle
motivazioni, delle relazioni e
dell’apprendimento.
Luciano Corradini, in un suo lavoro,- A SCUOLA
CORPO E MENTE - precisa che “ ….Non si dà
educazione corporea che non sia anche educazione
affettiva, intellettuale, spirituale, sessuale,
sociale”.
La
scuola, seconda cellula educante, cerca in tutti
i modi di trasmettere queste educazioni ma,
ahimé, a volte il suo agire non viene compreso
dalla famiglia, prima cellula che educa, perché
conversa con altro linguaggio. I due binari
dialogici a volte si scontrano e creano
conflitti e dissapori. Il giovane che si
richiama a modelli televisivi, musicali si
allontana sempre di più dal suo essere pensante,
ragionante e sociale. S’innesta e più delle
volte s’identifica nelle forze orientate sul
potere, sul denaro e sul piacere, confliggendo
con quelle orientate sulla libertà, sulla verità
e sulla solidarietà.
Si
abituano, con la connivenza della prima cellula
della famiglia ad essere, apparire e vivere da
gaudente. A questi giovani tutto è permesso:
vestiti ed ornamenti che servono a coprirsi e a
scoprirsi, a rendersi attraenti e richiamare
l’attenzione su di sé, ad esaltarsi e a punirsi,
ad essere uguale e diverso rispetto agli altri
soggetti e agli altri scopi; cellulari, video
giochi e diavolerie elettroniche che, molte
volte, allontanano dagli studi efficaci delle
discipline e dal buon convivere con gli altri.
Superficialità e pressappochismo, moralismo e
indifferentismo sono le chiavi di lettura di
questa società confusa e deludente.
Ed
allora, come diceva Popper negli ultimi anni
della sua senilità, occorre prendere in mano
l’educazione dei figli, necessita adottare la
pedagogia del no, bisogna far comprendere il
vero senso del sacrificio nell’ottenere qualche
cosa. Abituarli a far riflettere che la vita non
è sempre piena di rose ma anche di spine, di
felicità e di momenti bui, di vitalità ma anche
di tristezza.
L’albero viene educato da piccolo da tutori
forti e robusti. Senza guida, senza affetto ed
amore il giovane va, nudo, verso la deriva
dell’essere, alla droga, all’appartenenza al
branco, al bullismo, alla paura di crescere.
Lo
psicologo Crepet, nel libro dal titolo: “I FIGLI
NON VOGLIONO CRESCERE” avverte e sostanzia
quanto riferito sopra. I figli restano
parcheggiati a casa, non affrontano le proprie
responsabilità, non vanno alla ricerca di un
lavoro, chiedono continuamente soldi per
soddisfare le proprie esigenze esose e costose,
uccidono i nonni per l’eredità, confliggono con
i genitori: rendono i rapporti umani, familiari
e poi sociali un inferno, si danno all’alcol, al
niente esistenziale. L’inutilità sociale li
porta al suicidio, a non considerare la vita un
valore, ad annientare l’essere. Basta vedere i
telegiornali per rendersi conto dello stato di
degrado in cui versa l’animo umano.
Dott. Reodolfo Antonio Mongillo
Dirigente Scolastico
dell'Istituto Comprensivo
J.F. Kennedy
di
Cusano Mutri
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