26 febbraio 2007
Cusano, le responsabilità della Famiglia Educante
Antonio Reodolfo Mongillo

 

 

 

LA FAMIGLIA EDUCANTE

 

LA FAMIGLIA EDUCANTE composta dall’Istituzione scolastica con tutte le sue articolazioni, i genitori, gli alunni e le amministrazioni locali, insomma da tutto il territorio che viene servito e che serve, deve assumersi delle responsabilità nella conduzione a buon fine della crescita delle nuove generazioni  cui si vuol dare un’eredità basata su valori certi, punti  di riferimento carismatici e forti richiami di una base ben strutturata di conoscenze e di competenze disciplinari ed oltre.

La convivenza civile obbliga tutti quanti a rispettare regole e norme volute dal consorzio umano. Nessuno può fare o agire secondo il suo proprio atteggiamento e/ o comportamento personale: sarebbe un individualista e un misantropo, chiuso nel suo alveo senza sbocchi. L’essere umano con la sua corporeità esterna deve vivere bene nel suo corpo, ma questa dovrà interagire come dimensione visibile della persona, e il dinamismo deve interagire con l’affettività, l’intelligenza e la libertà proiettandolo verso l’integralità della persona.

Salute e malattia, energia e debolezza, bellezza e bruttezza, piacere e dolore, agio e disagio, riposo e fatica, armonia e conflitto sono coppie di valori e di disvalori, di stati d’animo e di sensazioni che interagiscono sulla qualità delle motivazioni, delle relazioni e dell’apprendimento.

Luciano Corradini, in un suo lavoro,- A SCUOLA CORPO E MENTE - precisa che “ ….Non si dà educazione corporea che non sia anche educazione affettiva, intellettuale, spirituale, sessuale, sociale”.

La scuola, seconda cellula educante, cerca in tutti i modi di trasmettere  queste educazioni  ma, ahimé, a volte il suo agire non viene compreso dalla famiglia, prima cellula che educa, perché conversa con altro linguaggio. I due binari dialogici a volte si scontrano e creano conflitti e dissapori. Il giovane che si richiama a modelli televisivi, musicali si allontana sempre di più dal suo essere pensante, ragionante e sociale. S’innesta e più delle volte s’identifica nelle forze orientate sul potere, sul denaro e sul piacere, confliggendo con quelle orientate sulla libertà, sulla verità e sulla solidarietà.

Si abituano, con la connivenza della prima cellula della famiglia ad essere, apparire e vivere da gaudente. A questi giovani tutto è permesso: vestiti ed ornamenti che servono a coprirsi e a scoprirsi, a rendersi attraenti e richiamare l’attenzione su di sé, ad esaltarsi e a punirsi, ad essere uguale e diverso rispetto agli altri soggetti e agli altri scopi; cellulari, video giochi e diavolerie elettroniche che, molte volte, allontanano dagli studi efficaci delle discipline e dal buon convivere con gli altri. Superficialità e pressappochismo, moralismo e indifferentismo sono le chiavi di lettura di questa società confusa e deludente.

Ed allora, come diceva Popper negli ultimi anni della sua senilità, occorre prendere in mano l’educazione dei figli, necessita adottare la pedagogia del no, bisogna far comprendere il vero senso del sacrificio nell’ottenere qualche cosa. Abituarli a far riflettere che la vita non è sempre piena di rose ma anche di spine, di felicità e di momenti bui, di vitalità ma anche di tristezza.

L’albero viene educato da piccolo da tutori forti e robusti. Senza guida, senza affetto ed amore il giovane va, nudo, verso la deriva dell’essere, alla droga, all’appartenenza  al branco, al bullismo, alla paura di crescere.

Lo psicologo Crepet, nel libro dal titolo: “I FIGLI NON VOGLIONO CRESCERE” avverte e sostanzia quanto riferito sopra. I figli restano parcheggiati a casa, non affrontano le proprie responsabilità, non vanno alla ricerca di un lavoro, chiedono continuamente soldi per soddisfare le proprie esigenze esose e costose, uccidono i nonni per l’eredità, confliggono con i genitori: rendono i rapporti umani, familiari e poi sociali un inferno, si danno all’alcol, al niente esistenziale. L’inutilità sociale li porta al suicidio, a non considerare la vita un valore, ad annientare l’essere. Basta vedere i telegiornali per rendersi conto dello stato di degrado in cui versa l’animo umano.

  

Dott. Reodolfo Antonio Mongillo

Dirigente Scolastico

dell'Istituto Comprensivo

J.F. Kennedy

di Cusano Mutri

 

 

 

 

 

     

 Valle Telesina


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