Già l’articolo a firma di Stefano Avitabile: «San
Salvatore non merita il silenzio del sindaco»
aveva sottolineato il silenzio istituzionale,
l’inerzia e l’abulia di una Giunta incapace di
intraprendere iniziative concrete sulla vicenda
dell’inceneritore.
C’è stata poi, venerdì scorso, l’assemblea
organizzata al Comitato Civico di San Salvatore
Telesino. Vi hanno partecipato un discreto
numero di cittadini; è stata invece disertata
dall’intera maggioranza consiliare (con la sola
eccezione dell’assessore La Fazia e del
consigliere Mazzarelli).
Scopo dell’iniziativa era quello di porre
domande ai politici locali e fare il punto della
situazione.
L’atmosfera è quella malinconica – stile
post-sessantottino – l’impegno e la lotta, la
rivendicazione di una totale dedizione alla
causa (c’è perfino chi non ha fatto le ferie).
Si distribuiscono opuscoli ciclostilati.
Rispuntano i “ta-ze-bao”, come all’epoca del
grande timoniere, dove si racconta la storia
dell’inceneritore vista dalla parte del
comitato. Non c’è un canovaccio, il microfono
viene dato alla rinfusa ma a tutti è consentito
di parlare. Si va avanti per qualche ora tra
utili domande e futili considerazioni
personali.
La
verità è che mancano i veri interlocutori e gli
organizzatori si ritrovano smarriti e costretti
a modificare la scaletta all’ultimo momento.
Come quando sul palco di Sanremo non si presenta
l’ospite d’onore ed il presentatore intrattiene
audacemente il pubblico chiedendo a ciascuno di
raccontare qualcosa.
Conclusione: ognuno dice la sua ed alla fine
tutti tornano a casa senza che si sia concluso
niente.
L’unica cosa rilevante è l’assenza degli
amministratori di maggioranza, più volte
stigmatizzata dall’assemblea. Gli organizzatori
avevano preparato domande a raffica per loro,
quasi un terzo grado. Un processo, davanti ad un
tribunale del popolo, che non si è potuto
celebrare, per mancanza di contraddittorio.
Molte domande cadono inevitabilmente nel vuoto,
qualche risposta (per la verità poco
convincente) viene dall’assessore La Fazia,
l’unico che ha avuto il coraggio di metterci la
faccia.
Sul versante amministrativo un silenzio completo
e premeditato.
Il
silenzio, in questo caso, assomiglia molto ai
versi struggenti di un’antica e popolare melodia
dell’indimenticabile poeta Libero Bovio dal
titolo “silenzio cantatore”.
In
essa il giovane sposo riesce ad interpretare i
sentimenti della persona amata dai suoi silenzi
raccontati, per lei, dalla voce del mare e dai
comportamenti muti, quasi assenti.
Ebbene, anche il silenzio del sindaco Creta è
“cantatore”.
Svela, cioè, la difficoltà di apparire e – al
tempo stesso – la necessità di assumere
posizioni defilate, di condurre una battaglia di
retroguardia, per evitare di attirare su di sé
gli strali di una popolazione sbigottita.
Come altrimenti si spiegherebbe l’assenza del
primo cittadino alle tante iniziative intraprese
per lottare contro l’inceneritore?
E’
stato assente all’importante convegno
scientifico organizzato presso il Salone dei
Congressi delle Terme di Telese (era impegnato
altrove).
E’
mancato alla manifestazione popolare di protesta
svoltasi a San Salvatore (era impegnato
altrove).
E’
venuto meno al concerto in piazza dove hanno
preso la parola i rappresentanti dei Comitati
Civici (era impegnato altrove).
Oggi si dichiara costernato, dimostrando di
essere un sindaco perennemente “altrove”.
Anche alla Provincia si è trovato “altrove”
votando contro il Presidente Nardone senza
motivare alcunché e riuscendo nel solo intento
di porsi fuori dalla sua maggioranza politica
senza nemmeno far emergere le ragioni della
protesta che da mesi attanaglia la popolazione.
All’audizione tenutasi in Regione ha sostenuto
che la vicenda «Vocem» è sostanzialmente un
affare che riguarda un suo ex assessore,
presentandosi come un qualsiasi cittadino che
dalla montagna scende candidamente a valle senza
conoscere le ragioni del suo peregrinare.
Eppure le carte dicono il contrario. Dalla loro
analisi emergono le responsabilità, affiorano le
omissioni, traspare la superficialità con cui è
stata condotta la vicenda.
Lo
conferma anche il dott. Visalli (della “Vocem”)
quando, rivolgendosi al sindaco, dichiara: «non
esiste alcun mistero circa i rifiuti da trattare
nell’impianto; sono gli stessi da sempre, e sono
stati anche elencati dettagliatamente durante
l’audizione».
Dunque, era tutto chiaro!
Il
silenzio del sindaco permane – ed è ancora più
eloquente – quando l’Assessore all’Ambiente,
fresco di nomina (ed a cui si voleva passare la
“patata bollente”) ha rigettato l’incarico
denunciando il mutismo, l’inazione e la
frammentazione politica sull’inceneritore,
ritenendole inadeguate al momento così difficile
e decisivo per le sorti dell’intera Valle
telesina.
Nessun commento. Le sue decisioni non sono state
nemmeno comunicate ufficialmente all’organo
consiliare, e questo la dice lunga sulla
correttezza istituzionale dell’amministrazione!
Nello stesso giorno in cui l’assessore La Fazia
ha rimesso la delega all’ambiente, in Consiglio
comunale, la votazione sugli equilibri di
bilancio ha visto il voto contrario di un altro
esponente della maggioranza, sfiduciato (per
ragioni di palazzo) dall’incarico di Assessore
alla Comunità Montana.
Senza nessuna spiegazione (anche qui il sindaco
ha dimostrato di essere altrove).
Ha
ragione Avitabile: viviamo momenti difficili.
Probabilmente i più bui della storia politica
della nostra cittadina.
Il
conto consuntivo del 2006 non è stato ancora
approvato e la sua scadenza non è stata
rispettata.
E’
un conto che, per la gestione di competenza, si
chiude in rosso.
Intanto il Consiglio comunale viene chiamato ad
approvare la “permanenza” degli equilibri del
bilancio 2007 senza aver prima analizzato e
compreso le motivazioni del disavanzo 2006.
Tutto ciò è palesemente in contrasto con le
regole del buon andamento economico e testimonia
di come l’Amministrazione segua percorsi
gestionali intricati ed incomprensibili.
Il
Consiglio non ha avuto ancora la possibilità di
conoscere le motivazioni di tale disavanzo.
Anche qui c’è un preoccupante silenzio: che cosa
non ha funzionato nella passata gestione
finanziaria?
I
consiglieri non hanno nemmeno potuto appurare
dal locale organo di revisione quali meccanismi
hanno determinato lo squilibrio nonostante le
garanzie fornite mediante i suoi pareri, durante
le passate verifiche finanziarie.
E
non finisce qui!
Fioccano – a scadenze ormai mensili – bollette
per il recupero del canone dell’acqua. Un canone
mai richiesto prima. Forse per incuria, forse
per opportunismo. Un tributo che è uno schiaffo
alle famiglie che hanno sofferto la grave
carenza idrica estiva: oltre al danno, la beffa.
La
nuova segnaletica stradale – modificata un
giorno sì e l’altro pure – testimonia di come si
viva, ormai, alla giornata: oggi un senso unico,
domani un divieto d’accesso. Il caos generato da
provvedimenti estemporanei e strampalati è
secondo solo al pericolo per l’incolumità dei
pedoni e degli automobilisti.
Si
rattoppa una pezza dietro l’altra senza un
minimo di programmazione seria.
Insomma, si tira a campare.
La
sensazione è che tutto proceda per inerzia,
senza scatti d’orgoglio, senza dignità politica,
come dimostra la vicenda dell’inceneritore. Un
sindaco decoroso rimetterebbe il suo mandato.
Anche per sgombrare il campo dagli equivoci e
dalle mezze verità. Anche per evitare
l’imbarazzo e fugare qualsiasi ragionevole
dubbio.
La
fiducia dei cittadini non è né immutabile né
incondizionata. Da sola, non può giustificare un
comportamento disinteressato e superficiale.
L’Amministrazione è lacerata da troppe
incertezze, molte delle quali vengono dal
passato ma oggi si confrontano con la dura
realtà.
Nemmeno il comportamento del vice-sindaco può
essere biasimato: una persona che appare sempre
più demotivata ad interpretare il suo ruolo di
nobile custode di un’etica politica da cui
questa amministrazione è lontana anni-luce.
C’è uno scollamento evidente, una frattura
insanabile a cui porre rimedio.
Bisogna farlo nell’interesse del paese, che
merita una classe politica degna di
rappresentare i propri concittadini.
Con le sue dimissioni il sindaco ha la
possibilità, una volta tanto, di non apparire
“altrove” ed uscire a testa alta dalle fosche
nubi dell’inceneritore.
Se
proprio non vuole farlo, almeno faccia sentire
la sua “vocem” (pardon: volevo dire “voce”).
Emilio Bove
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