Gli interventi
del Presidente Provinciale di Ekoclub
International sul tema del termovalorizzatore a
biomasse sono, a dir poco, preoccupanti. Qualche
giorno fa discutevo di quest’iniziativa con
un’amica la quale, ad un certo punto, asseriva:
“Dobbiamo essere più aperti verso le
innovazioni, anche gli ambientalisti sono
favorevoli, vai a vedere sul sito Vivitelese”.
Un cittadino, non
informato con completezza su argomenti così
delicati, legge un parere proveniente da una
fonte autorevole che ritiene credibile e fa suo
quel parere. Questo è il risultato di una
informazione parziale, che spesso è fuorviante,
come nel caso dell’intervento del citato
Presidente Provinciale.
Il comunicato
stampa del 2 Agosto di Ekoclub International
indirizza, nella sostanza, verso queste
conclusioni:
1. La decisione
del termovalorizzatore a biomasse in Provincia
di Benevento è stata presa per il bene della
collettività;
2. Parlare di
inquinamento, tossicità e pericolo per le
popolazioni il cui territorio ospita un impianto
di biomasse è una esagerazione e una
speculazione politica;
3. Se l’impianto
non si dovesse fare, il Sannio perderà una
grossa occasione di sviluppo economico ed
ambientale.
Insomma io,
cittadino non informato compiutamente sulla
questione, deduco che l’impianto nascente a San
Salvatore Telesino è una cosa bella e buona.
Nell’era del
villaggio globale non è difficile informarsi, e
così ho fatto. Sono tornato dalla mia amica e le
ho detto che tutto quanto sosteneva
l’ambientalista su Vivitelese era condivisibile,
tuttavia in quel comunicato stampa mancava un
particolare fondamentale, che avrebbe orientato
verso convincimenti diversi. Premesso che lo
Stato assicura un premio monetario a chi
sviluppa e produce e usa impianti che producono
calore o elettricità dalle fonti rinnovabili, ho
descritto dunque questo particolare:
1. L’Unione
Europea, con la direttiva 2001/77/CE, definisce
"biomassa", la parte biodegradabile dei
prodotti, rifiuti e residui provenienti
dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali
e animali) e dalla silvicoltura e dalle
industrie connesse, nonché la parte
biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani;
2. L’Italia
recepisce tale Direttiva con il Decreto
Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387; in tale
decreto di recepimento il governo infila l’art.
17 (nella cabala “la disgrazia”) che recita:
“...ammessi a beneficiare del regime riservato
alle fonti energetiche rinnovabili i rifiuti,
ivi compresa, anche tramite il ricorso a misure
promozionali, la frazione non biodegradabile ed
i combustibili derivati dai rifiuti.”
I rifiuti urbani
sono stati fatti diventare “biomasse”, e vengono
anch’essi premiati con sovvenzioni statali.
A causa del
famigerato art. 17
la legge italiana
di recepimento è in contrasto con le direttive
europee e l’Italia è stata denunciata per questa
violazione; in
particolare, con lettera di messa in mora del 13
dicembre 2005, n. 2004/4336 la Commissione
contesta all’Italia che l’articolo 17 del
decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, di
attuazione della direttiva 2001/77/CE, configuri
la possibilità che il recepimento della norma
comunitaria in questione possa tradursi nel
sostegno a fonti energetiche non definite come
rinnovabili dalla direttiva stessa.
La mia amica,
perplessa, mi chiede: “Ma allora quest’impianto
sarà brutto e cattivo?”.
Le rispondo: “Non
è detto che sarà, ma potrebbe diventare brutto e
cattivo”. E lei, di rimando: “la sola ipotesi mi
fa essere contraria”.
Concludo con una
riflessione: lo statuto di Ekoclub International
prevede di (art. 3 punto d) “approfondire, in
particolare con i giovani, i problemi di difesa
dall’inquinamento e di salvaguardia
dell’ambiente naturale”; credo che il Presidente
Provinciale di Benevento potrebbe avere la
riconoscenza di tutti se promuovesse in futuro
iniziative di approfondimento sulle più
importanti questioni, che investono la salute e
l’ambiente.
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