La questione
termovalorizzatori e tutto quanto ne è scaturito
rappresenta, a mio avviso, il chiaro sintomo di
una crisi di sistema sia dal punto di vista
politico che sociale e culturale.
Una politica,
sempre più autoreferenziata e sempre mena
attenta alle dinamiche innescate sul territorio,
soggetti che agiscono come Principi
rinascimentali, sempre e comunque convinti di
far bene anche quando sbagliano che non si
confrontano con il proprio elettorato ma che
continuano attraverso l’elargizione di prebende
a mantenere in piedi la rete di consorterie che
ne perpetra e ne assicura il continum al potere,
consorterie che fanno da terminali della fitta
ragnatela del sistema di scambio che rinnova e
rinforza la politica del ricatto, del do ut des,
del prendere per bisogno le classi meno abbienti
trasformandole in classi subalterne.
La politica deve
avere ed ha una maggiore centralità legata ai
fini agli scopi, e questa deve essere diversa
deve dare dignità morale, civile ed economica;
una politica in grado di esprimere nuove idee
tali da far sognare un futuro più ricco e
prospero in tutti i sensi ed in tutti i settori;
fare scelte concrete; riformare; dare certezza
del diritto e rispetto delle regole.
Non basta tirare
le somme su quanta materialità si sia scaricata
sui territori ma bisognerebbe fare bilancio di
quanta ragione etica si sia profusa tra le
persone dei propri territori, di quanto senso
civico, di appartenenza, di condivisione ma
soprattutto di crescita sociale si sia stati
capaci di immettere nella gente.
Altrimenti
bisognerebbe andare a casa da subito e non
aspettare sfiducie, soprattutto da chi è già
sfiduciato.
In fondo come non
vedere che dietro questa ondata anomala di
protesta, per posizioni e composizione, si
nasconde anche un sentimento forte di
antipolitica, che porta a non voler ascoltare
niente e nessuno, perché qualunque cosa essi
dicono suona falsa, ipocrita, doppiogiochista:
allora come possono i politici non chiedersi che
se in fondo questo è quanto si è prodotto, se
questo è il senso dello stato e della sua
rappresentanza come è possibile continuare
quando le popolazioni avvertono la politica come
il regno dei furbi e dei banditi.
Responsabilità
etiche che dovrebbero scuotere l’animo ancor più
che una semplice opposizione ai
termovalorizzatori ed indurli ad uscire di scena
per ragioni più nobili e ritirarsi a vita
privata a meditare sul senso della politica e
della storia.
Gino di Vico
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