25 agosto 2007
Termovalorizzatori: crisi politica e culturale
Gino Di Vico

 

 

La questione termovalorizzatori e tutto quanto ne è scaturito rappresenta, a mio avviso, il chiaro sintomo di una crisi di sistema sia dal punto di vista politico che sociale e culturale.

 

Una politica, sempre più autoreferenziata e sempre mena attenta alle dinamiche innescate sul territorio, soggetti che agiscono come Principi rinascimentali, sempre e comunque convinti di far bene anche quando sbagliano che non si confrontano con il proprio elettorato ma che continuano attraverso l’elargizione di prebende a mantenere in piedi la rete di consorterie che ne perpetra e ne assicura il continum al potere, consorterie che fanno da terminali della fitta ragnatela del sistema di scambio che rinnova e rinforza la politica del ricatto, del do ut des, del prendere per bisogno le classi meno abbienti trasformandole in classi subalterne.

 

La politica deve avere ed ha una maggiore centralità legata ai fini agli scopi, e questa deve essere diversa deve dare dignità morale, civile ed economica; una politica in grado  di esprimere nuove idee tali da far sognare un futuro più ricco e prospero in tutti i sensi ed in tutti i settori; fare scelte concrete; riformare; dare certezza del diritto e rispetto delle regole.

 

Non basta tirare le somme su quanta materialità si sia scaricata sui territori ma bisognerebbe fare bilancio di quanta ragione etica si sia profusa tra le persone dei propri territori, di quanto senso civico, di appartenenza, di condivisione ma soprattutto di crescita sociale si sia stati capaci di immettere nella gente.

 

Altrimenti bisognerebbe andare a casa da subito e non aspettare sfiducie, soprattutto da chi è già sfiduciato.

 

In fondo come non vedere che dietro questa ondata anomala di protesta, per posizioni e composizione, si nasconde anche un sentimento forte di antipolitica, che porta a non voler ascoltare niente e nessuno, perché qualunque cosa essi dicono suona falsa, ipocrita, doppiogiochista: allora come possono i politici non chiedersi che se in fondo questo è quanto si è prodotto, se questo è il senso dello stato e della sua rappresentanza come è possibile continuare quando le popolazioni avvertono la politica come il regno dei furbi e dei banditi.

 

Responsabilità etiche che dovrebbero scuotere l’animo ancor più che una semplice opposizione ai termovalorizzatori ed indurli ad uscire di scena per ragioni più nobili e ritirarsi a vita privata a meditare sul senso della politica e della storia.

 

Gino di Vico

 

 

 

     

 Valle Telesina


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