L’ECO DI BERGAMO
Pag. 18, MARTEDÌ 10 APRILE 2007 |
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L’INCHIESTA
La
provincia sannita per adesso non lo prevede,
ma
l’impianto potrebbe funzionare anche con gli
«RSU»
Affari d’oro con la combustione dei rifiuti
Il
settore delle biomasse per usi energetici è tra
le più concrete e immediate fonti energetiche
rinnovabili disponibili: tra le sue principali
applicazioni c’è ovviamente la produzione di
energia elettrica.
Per biomassa si intende ogni sostanza organica
derivante, direttamente o indirettamente, dalla
fotosintesi clorofilliana. Mediante questo
processo le piante assorbono dall’ambiente
circostante anidride carbonica (Co2) e acqua,
che vengono trasformate, con l’apporto
dell’energia solare e di sostanze nutrienti
presenti nel terreno, in materiale organico
utile alla crescita delle piante.
Biomassa è un termine che riunisce una gran
quantità di materiali, di natura estremamente
eterogenea. In forma generale, si può dire che è
biomassa tutto ciò che ha matrice organica, con
esclusione delle plastiche di origine
petrolchimica e dei materiali ferrosi.
La
centrale di San Salvatore Telesino, nel
Beneventano, può essere alimentata con biomasse
(legno, erba, frutta o semi) o combustibili
solidi a loro assimilabili.
L’energia termica prodotta dalla loro
combustione viene soprattutto impiegata per la
produzione di vapore surriscaldato, inviato poi
alla turbina a cui è accoppiato un generatore
sincrono per la produzione di energia elettrica
in media tensione.
Sulla carta nel Beneventano non è previsto
l’utilizzo di rifiuti solidi urbani (Rsu) tal
quali, nemmeno in minime quantità o per brevi
periodi.
In
realtà è noto a tutti che attraverso un semplice
processo d’essiccazione i rifiuti tal quali
diventano Cdr, combustibile derivato rifiuti, e
che sull’utilizzo di questo come biomassa
vegetale spesso si è chiuso più di un occhio.
Il
Piano dei rifiuti della provincia sannita
prevede solo impianti a biomassa, nessuna
discarica o impianti a Cdr, ma lo stato di
emergenza perenne della Campania in materia di
gestione e smaltimento dei rifiuti potrebbe
anche portare a qualche cambiamento in corsa.
E
in questo caso il valore di un impianto come
quello che si vorrebbe costruire a San Salvatore
Telesino semplicemente decuplicherebbe.
C’è poi un altro
fattore fondamentale nella produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili, i cosiddetti
«certificati verdi
».
CERTIFICATI VERDI
Si
tratta di documenti, cedibili sul mercato, che
promuovono la produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili: solare, eolico,
idroelettrico, biomasse, mare, geotermia.
Qualsiasi produttore che realizzi un impianto da
fonte rinnovabile può attivare con il Gestore
del servizio elettrico (Gse) una procedura per
ottenere i certificati verdi, che attestano
l’effettiva produzione degli impianti.
La
promozione di energia elettrica prodotta da
fonti energetiche rinnovabili è una delle
strategie necessarie per raggiungere gli
obiettivi delineati dal Protocollo di Kyoto:
ogni certificato attesta la produzione di 50 MWh
e ha validità di 3 anni.
In
pratica accanto al mercato della vendita della
pura energia elettrica si è sviluppato
parallelamente quello dei certificati verdi,
garanzia di rispetto di quanto fissato al
Protocollo di Kyoto.
Un
business nel business.
- Dino
Nikpalj , L’Eco di Bergamo: pubblicato il 10
aprile 2007 a pag.18 -
Energia da Benevento? Solo sulla carta
Lo
shopping della Provincia in Campania si scontra
con una serie di ostacoli ancora da superare
Il
progetto per la centrale a biomasse rischia di
non vedere la luce e di perdere il contributo
pubblico
La
domanda sorge spontanea: per dirla alla Di
Pietro, che c’azzecca la Provincia di Bergamo
con Benevento? E soprattutto, perché costruire
proprio da quelle parti una centrale elettrica
alimentata a biomasse? Perché Bergamo ha bisogno
di energia a buon mercato e perché ci sono
determinate aree del Paese che possono
beneficiare di finanziamenti, per non parlare
poi dei problemi d’impatto ambientale e tante
altre cose...
Tanti buoni motivi, insomma, per puntare la
bussola verso sud, anche se la vicenda della
trasferta
sannita di Via Tasso non è poi così semplice, e
ci sono un po’ di questioni ancora in sospeso.
Compreso il buon esito della vicenda Vocem.
LE
ORIGINI
Tanto per cominciare cosa vuole dire Vocem?
Niente di arcaico o rimandi latini di sorta, è
semplicemente l’acronimo di Vozza Cementificio,
società che fa capo all’Industria Calce
Casertana di Casagiove, località campana. Perché
la vicenda comincia nella provincia di Caserta e
non di Benevento, ed è già qualcosa che non si
sapeva. E non è la sola.
Vocem nasce nel giugno 2001 con atto pubblico da
un notaio di Marcianise, nel casertano: qualche
tempo dopo il suo progetto di una centrale
elettrica da 10 megawatt a biomasse viene
ammesso ai finanziamenti (a fondo perduto) della
legge 488/92, che concede agevolazioni a favore
delle imprese che intendano promuovere dei
programmi di investimento.
La
Vocem presenta un progetto sui cosiddetti Por
(Progetti obiettivi regionali), finanziati da
fondi Ue e gestiti dalla Regione Campania. In
tutto 12 milioni e 296 mila euro a fronte di un
progetto di oltre 30.
Progetto per dove? Ecco, questa è la prima
curiosità, anche se gli esperti assicurano che
sia normale: il bando di gara non vincola
l’erogazione dei fondi a un’area, è sufficiente
che la proposta rispetti determinati parametri
sulla qualità ambientale, l’utilizzo di fonti
rinnovabili, l’assunzione di un dato numero di
operatori, eccetera...
Ma
non ci sono vincoli espliciti di località, anche
se trattandosi di Por è chiaro che l’intervento
deve farsi in Campania.
I
SONDAGGI DI VIA TASSO
Le
strade di Vocem e della Provincia si incrociano
verso metà 2004, quando Via Tasso capisce che
serve energia elettrica a basso costo per la
Bergamasca e che Bergamo Energia da sola è un
nano in mezzo ai giganti.
Dalle nostre parti non è possibile produrne,
anche per le già ricordate ragioni ambientali, e
soprattutto non si può beneficiare di contributi
a fondo perduto: aspetto che fa la differenza.
Da
qui l’invito ad Abm, multiutility della
Provincia, all’epoca presieduta da Luciano
Bonetti, a guardare a sud: prospettiva che non
tutti accolgono con salti di gioia.
Nel foggiano si avviano i contatti (poi portati
a termine con successo) con Mistral per la
produzione di energia eolica, per le biomasse si
sonda Taranto, all’interno della riconversione
di un’area Italsider. L’ipotesi muore sul
nascere e l’attenzione si sposta sull’esame al
ministero delle Attività produttive dei progetti
cosiddetti assentiti, ovvero quelli che hanno
avuto il benestare e soprattutto i fondi. Nota
bene, si tratta dell’ultima tranche di soldi
della legge obiettivo, non più rifinanziabile.
L’incontro con l’azienda di Casagiove avviene in
questa occasione: Abm giudica redditizio il
progetto, che viene valutato 360 mila euro. Le
prime aree prese in considerazione sono dei
Comuni del Casertano, dove però non ci sono le
condizioni per lavorare, sia urbanistiche che di
altra natura.
In
Terra di lavoro (così viene chiamata la
provincia di Caserta dai campani) il lavoro in
effetti non manca, ma i patti a cui scendere
sono tanti e spesso poco chiari.
A
questo punto Abm commissiona a un professionista
dell’Enel (interessata a sua volta a
installazioni nella regione) una ricerca di aree
potenzialmente interessanti: ne esce un elenco
con 4 5 località, e la scelta cade su San
Salvatore Telesino, 3.700 anime a una trentina
di chilometri da Benevento.
Una scelta motivata anche dal fatto
(fondamentale) che la locale Provincia ha già
approvato il Piano energetico, prevedendo
diversi siti dove dare vita ad impianti a
biomasse.
L’INTESA, ATTO PRIMO
Il
matrimonio s’ha da fare, quindi: Abm chiude la
trattativa acquisendo il 90 per cento di Vocem,
comprensivo di progetto e autorizzazioni varie.
La
valutazione ammonta al 10 per cento del
finanziamento ottenuto, 1 milione e 230 mila
euro circa: Vocem diventa così pubblica, è il
febbraio 2005: alla presidenza viene nominato
Giorgio Berta, tuttora in carica.
A
luglio arriva a Bergamo Carmine Nardone,
presidente diessino della Provincia di
Benevento, che sigla con il collega Valerio
Bettoni un protocollo d’intesa ad ampio raggio,
tra cui l’energia e l’innovazione scientifico-
tecnologica.
Qui fa la sua comparsa sul tavolo delle
trattative una società chiamata Marsec, ovvero
il Centro per il monitoraggio satellitare delle
aree del Mediterraneo: un gioiellino a cui
collabora nientemeno che la Nasa. È il fiore
all’occhiello dell’amministrazione provinciale
sannita, che chiede una partnership
a
Via Tasso: «Chiuderemo la trattativa entro fine
anno» fanno sapere da Abm, ma fatti un paio di
calcoli l’operazione si rivela troppo onerosa,
perché Marsec è una realtà costosa, il che ne
rende impossibile l’acquisto di quote da parte
di Abm, come in Provincia qualcuno vorrebbe.
Alla fine si ripiega sulla strada dell’acquisto
di servizi di rilevazione cartografica del
territorio via satellite, che non porterà a
nulla.
In
contemporanea parte l’iter per la domanda di
autorizzazione regionale alla costruzione della
centrale e si acquista l’area (industriale) al
prezzo di 450 mila euro.
Il
30 novembre parte anche la domanda di Via,
Valutazione d’impatto ambientale, sempre in
Regione Campania. Intanto viene creato un gruppo
di lavoro tra le due Province: per Bergamo c’è
Giuseppe Fornasari, aretino, ex deputato Dc,
fanfaniano e deus ex machina di Bettoni.
Per Benevento Giovanni Zarro, ex Dc, ex deputato
della Margherita, pezzo da novanta della
politica locale, strettissimo collaboratore di
Nardone: un Fornasari in salsa sannita.
LA
RICERCA DEL PRIVATO
Ad
un certo punto qualcosa comincia ad incepparsi
sul fronte procedurale, nel senso che le cose
cominciano a segnare il passo. Per le varie
autorizzazioni Abm decide di giocare in casa e
affida una consulenza di 200 mila euro alla
chiacchieratissima Abm2, società per la
realizzazione di opere pubbliche. Ma guardando
un po’ più in là ci si rende ben presto conto
che una volta ottenute le autorizzazioni, per la
gestione materiale dell’operazione sarà
necessario un partner privato, di quelli che
presidiano il territorio e sanno fare business.
E
qui torna alla luce l’annosa questione sul ruolo
delle realtà pubbliche nel settore, con qualche
differenza di vedute in Via Tasso, dove pare che
Bettoni preferirebbe non cedere la maggioranza
della società. Un istituto di credito viene
comunque incaricato di fare una valutazione di Vocem:
emerge che per il 51 per cento si possono
incassare anche 2 milioni e mezzo d’euro, il che
da un lato garantirebbe il ritorno
dell’investimento e dall’altro energia a prezzi
competitivi.
Parallelamente viene individuata una serie di
possibili partner privati: si va da
AceaElectrabel agli inglesi di Green Power,
passando per De Benedetti e il gruppo
Marcegaglia.
Alla fine la scelta cade sui primi, joint
venture tra la romana Acea e la belga Electrabel,
leader nel Benelux: partono le trattative che si
trascinano per tutto il 2006.
L’INTESA, ATTO SECONDO
A
maggio la Commissione regionale dà parere
favorevole alla Via, ma la velocità di marcia è
ancora lenta, e a mezza voce si comincia a dire
che la vicenda non è seguita come dovrebbe a
livello politico. E tenuto conto che è Benevento
che deve dire sì alla centrale, è Bergamo che
deve muoversi e soprattutto cambiare passo di
marcia.
Così a giugno Bettoni ricambia la visita a
Nardone per firmare un’intesa istituzionale che
in pratica fa il paio con quella di un anno
prima. Compreso il coinvolgimento di Via Tasso
nel Marsec, che qualcuno comincia a vedere come
una sorta di imprescindibile do ut des
all’intera operazione. Intanto Bonetti lascia
Abm: gli subentra Italo Lucchini, che nel marzo
scorso passa la mano causa incompatibilità con
altri impegni professionali, alla luce delle
nuova normativa Consob.
GLI ULTIMI SVILUPPI
La
conferma che le cose non vadano spedite arriva
da qualche preoccupazione che la Regione
Campania avrebbe espresso sul rischio che Vocem
possa perdere il contributo pubblico se alla
scadenza di fine 2007 (la centrale doveva essere
operativa per settembre) non si dimostri che
l’investimento è organico e funzionale.
Il
problema sta nel fatto che è proprio la Regione
a non avere ancora emesso il decreto sulla Via,
che arriva solo il 5 ottobre.
Nel frattempo Europrogetti& Finanza (Banca del
ministero delle Attività produttive, materiale
erogatore del finanziamento) avrebbe sollevato
qualche questione sul rispetto dei tempi: non a
caso nel settembre 2006 da Vocem sarebbe partita
una richiesta di sospensiva dei termini per
l’ultimazione dell’intervento.
A
dicembre la banca avrebbe riconosciuto
l’esistenza di cause di forza maggiore e
differito il termine ultimo di un anno, cioè a
fine 2008.
Manca però un passaggio, quello decisivo della
Conferenza dei servizi (decide a maggioranza, il
che potrebbe spazzare via qualche resistenza
locale) che deve dare il via libera alla
centrale: una riunione preparatoria viene
convocata a novembre, ma allo stato attuale non
ha avuto seguito.
Un
problema non da poco, sia perché blocca il via
ai lavori, sia perché l’istituto di credito
sarebbe in attesa di questo passaggio prima di
formalizzare al ministero l’accettazione della
richiesta di differimento dei termini.
Resta poi un altro punto interrogativo sulla
vicenda, questa volta sul partner economico:
dopo quasi 10 mesi di trattative, l’accordo con
AceaElectrabel per la cessione del 51 per cento
(a 2 milioni e mezzo di euro) è saltato al
momento della firma, con l’acquirente già con
l’assegno in mano.
I
motivi andrebbero ricercati nella modifica del
Piano industriale apportata da Abm alla luce
della nuova normativa sui materiali da trattare
negli impianti biomasse.
C’è chi dice che i privati abbiano preso
cappello e chi invece che sia stata Abm a dare
l’ok per un approfondimento.
Di
certo c’è solo che ad aprile 2007 l’operazione
Benevento è ancora sulla carta, senza Conferenza
di servizi e nemmeno partner privato. Nota bene,
è un’operazione che se andasse in porto
ripagherebbe gli investimenti in meno di cinque
anni, oltre che fornire energia elettrica alle
imprese bergamasche a prezzi concorrenziali. Ma
per ora il saldo è di meno 2 milioni di euro,
tutti a carico di Abm. Perché Vocem nell’attesa
non può fare granché, e ha chiuso il 2006 con un
attivo di 2.000 euro, aspettando che a Benevento
si accenda la luce.
Ah, nel frattempo pare che in Via Tasso abbia
fatto la propria ricomparsa qualche
rappresentante di Marsec: con satellite al
seguito, guagliò.
Dino Nikpalj – L’Eco di Bergamo: pubblicato il
10 aprile 2007 a pag.18 -
Pag. 18, MARTEDÌ
10 APRILE 2007 - FONTI ALTERNATIVE -
L’ECO DI BERGAMO
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