13 dicembre 2007
Campania, piano rifiuti molto deludente
Maria Pia Cutillo

 

 

COMITATO CIVICO DI GUARDIA SANFRAMONDI

Pensiamo sia utile portare i cittadini a conoscenza del documento che le Assise di Napoli hanno presentato al commissario straordinario Pansa a proposito del Piano Rifiuti.

Il Piano è deludente sotto molti aspetti, soprattutto è fin troppo chiaro che si intende massimizzare il recupero energetico che è stato l’asse portante del fallimento del piano dal 1997 ad oggi.
Ciò che ci si ostina a sostenere è che bruciare plastica nei termovalorizzatori rappresenta un modo di ottenere energia.

Noi insistiamo sul fatto che prima di tutto vorremmo un Piano Energetico regionale oltre al Piano Rifiuti e poi siamo ormai stanchi di discutere sulla questione che i termovalorizzatori non esistono, esistono gli inceneritori che consumano più energia di quanto sono in grado di produrre.

Grazie e buona lettura

 

>>> DOSSIER. Le proposte per superare l’Emergenza rifiuti in Campania


 

NAPOLI - Documento Conferenza Stampa Assise di Napoli su piano rifiuti-
L’eredità che Pansa si accinge a lasciare con il superamento dei poteri commissariali (31 dicembre 2007) sembrerebbero formalmente “inconfutabili”: a) Piano regionale dei rifiuti;
b) Stazioni di trasferenza ovunque; c) possibili nuove discariche da definire…
Le cose però, a nostro giudizio, non stanno così e svelano nei fatti una situazione di caos e di estrema gravità per il territorio, l’ambiente, la salute pubblica e la credibilità stessa delle istituzioni:
a) la discarica illegale e pericolosa di Lo Uttaro, già satura e prossima alla chiusura – appena qualche giorno di attività – è stata chiusa per un doppio provvedimento della Magistratura penale e civile dando ragione in pieno alle motivazioni del Comitato Emergenza Rifiuti che aveva promosso le azioni giudiziarie e condannato per la prima volta in 14 anni di “emergenza” lo Stato;
b) quella di Serre chiuderà, invece, nella seconda quindicina di dicembre;
c) nessun cantiere è stato aperto, neanche in ritardo, per far fronte allo smaltimento dei rifiuti in discarica atteso che nulla è cambiato sostanzialmente da luglio, ossia da quando Bertolaso ha lasciato l’incarico di commissario di governo a Pansa e mentre politici e amministratori si agitano per denunciare ritardi e problemi, la malavita organizzata continua – imperturbabile - a fare affari con lo smaltimento illecito sul territorio campano dei rifiuti industriali e pericolosi, vero nodo della vicenda rifiuti in questo paese.
Si consideri che:
1) Il piano regionale del ciclo dei rifiuti, proposto dal Commissario di governo, prefetto Pansa, può costituire una base di discussione e di confronto ma non si può considerare un piano in senso stretto;
2) I siti di trasferenza costituiranno in ogni caso un problema sanitario e ambientale;
3) I sette impianti di tritovagliatori (ex CDR) non sono stati manutentati per produrre finalmente CDR dalla frazione dei rifiuti non altrimenti recuperabile e continuano a sprecare denaro dei cittadini e risorse che vanno a finire regolarmente in discarica;
4) L’inceneritore di Acerra, il cui inizio di attività era stato previsto per ottobre scorso, per errori clamorosi di progettazione e quant’altro forse entrerà in esercizio (si spera mai) solo forse nel 2010.
A questo disastro ambientale, politico, finanziario, morale e istituzionale in cui tutti hanno perso e mostrato che in Campania non esiste una classe politica degno di questo nome e tanto meno un’imprenditoria competente e attenta, oltre che al profitto, al bene comune, - si pensi alle imprese incaricate della raccolta e spazzamento delle nostre città - poniamo all’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e di quanti hanno responsabilità in questa regione le seguenti proposte operative atte a superare nell’immediato la cosiddetta “emergenza” e porre le basi ad un programma condiviso per affrontare il futuro con una certa tranquillità.
A) Realizzazione di una discarica regionale provvisoria (per la durata di almeno 36 mesi) nel territorio del comune di Vallata (Av) o negli altri quattro siti indicati, così come già proposto dall’Università di Napoli Federico II dal prof. Dè Medici, e fatta propria dal Commissario Bertolaso e poi misteriosamente accantonata, all’inizio di quest’anno e i cui tempi di attivazione sono valutabili in circa 30-40 giorni. A tale proposito vale la pena rilevare e ricordare che difficilmente il territorio regionale ha siti così adatti per farne una discarica e in cui tutte le matrici ambientali e la normativa urbanistica e quant’altro trovano risposte completamente giuste.
B) Affiancamento alla discarica di un sufficiente numero di tritovagliatori (così come si sta facendo per l’eliminazione del sito di trasferenza a Caserta in località Lo Uttaro) per assicurare un’adeguata “lavorazione” del rifiuto tal quale e poterlo conferire così in discarica. Per dirla in altri termini: quello che oggi si sta enfaticamente facendo con i sette ex CDR regionali in mano alla FIBE;
C) Chiusura di tutti e sette gli impianti di tritovagliatura per una loro reigegnerizzazione e un effettivo dimensionamento territoriale in rapporto al fabbisogno di CDR (tenuto conto che trattasi di una frazione residuale rispetto alla raccolta differenziata) e conseguente rifacimento con tecnologie nuove ma con una capacità compatibile con la riduzione dei rifiuti da conferire in relazione agli obiettivi di raccolta differenziata definiti dal piano regionale;
D) Avvio, a livello provinciale (ossia per ciascuna provincia) di un procedimento partecipato a vario livello (e da definire) di tutte le componenti della società organizzata, per definire un piano del ciclo dei rifiuti (che comprenda tutti i rifiuti e non solamente gli RSU), parametrato e deciso a livello provinciale sulla base delle esigenze del territorio regionale. In questo quadro la proposta del piano regionale dei rifiuti di Pansa o altri documenti a vario livello istituzionale proposti, vanno considerati quali meri strumenti di informazione;
E) Sospensione di qualunque procedimento o decisione tecnica-amministrativa circa l’attivazione di impianti di biomasse, centri di stoccaggio, piattaforme, ecc. ecc., fin tanto che, a livello provinciale, non si adotti il piano di cui al precedente punto D), la cui approvazione dovrà, comunque, avvenire entro un anno dall’avvio del procedimento.
Nelle more:
1) si applichino le procedure previste per le amministrazioni locali che non effettuano la raccolta differenziata;
2) s’introduca l’obbligo, con specifica ordinanza commissariale, di realizzare un’isola ecologica in ogni comune e una almeno ogni 20.000 abitanti;
3) si elabori una proposta tipo, a livello provinciale, per il passaggio dalla TARSU alla Tariffa;
4) si approvi a livello regionale la norma che prevede l’utilizzazione degli inerti da riciclo per le opere pubbliche. A tale proposito vale la pena ricordare che l’art. 52 comma 56 della Legge Finanziaria 2002 (L. 28 dicembre 2001, n. 448) prevede che le regioni adottino le disposizioni occorrenti affinché i soggetti pubblici, o a prevalente capitale pubblico, utilizzino materiali riciclati in misura non inferiore al 30% del fabbisogno. La Campania è rimasta da sola, insieme a qualche altra regione del Sud, a non aver legiferato in materia.
5) Appena messi in funzione gli impianti di TMB (al massimo entro 18-24 mesi) con due di questi si dovrebbe procedere allo spacchettamento delle cosiddette “ecoballe” per trarne vero CDR;
6) Avvio dell’eventuale esubero di CDR (di qualità) prodotto ai tre cementifici presenti in regione o in altre strutture idonee.
Su tale argomento appare utile precisare che, nel rispetto del principio di precauzione e del buon senso, è condizione imprescindibile la delocalizzazione dei cementifici casertani così come imposto dal P.R.A.E. (Piano Regionale Attività Estrattive) e dalla V.I.A. per l’insediamento del policlinico nella città di Caserta. Per tutti i cementifici operanti nella regione Campania, al fine di ipotizzare la possibilità di utilizzazione di CDR di qualità occorre, in ogni caso, l’adeguamento degli impianti al fine di garantire almeno il rispetto dei parametri di emissione degli inceneritori.

SULLA PROPOSTA DI PIANO DEI RIFIUTI URBANI PREDISPOSTO DAL PREFETTO PANSA COMMISSARIO DELEGATO PER L’EMERGENZA RIFIUTI

Il Commissario Delegato per l’Emergenza Rifiuti della Regione Campania ha predisposto la proposta di Piano regionale dei rifiuti urbani della regione Campania ai sensi della Legge n. 87 del 5 Luglio 2007. Tale proposta di Piano Rifiuti è accompagnata dal Rapporto Ambientale e dalla Sintesi non Tecnica. Le eventuali osservazioni dovranno pervenire entro e non oltre il 15 dicembre 2007
Il Piano sembra partire bene. Infatti, a pag 4, subito dichiara:
“Il nuovo Piano rifiuti si propone di rimodulare fortemente il precedente introducendo sostanziali novità nei contenuti e nel metodo. Il punto centrale del nuovo piano sarà focalizzato sulla prevenzione e sulle iniziative volte a incentivare la raccolta differenziata.” Quindi si ammette implicitamente che la raccolta differenziata non è stata per niente incentivata fino ad oggi e perciò ci si aspetterebbe un “sostanziale” cambio di indirizzo.
Invece subito si affretta a precisare “La scelta impiantistica avrà un aspetto consequenziale, finalizzato…. a superare l’emergenza, attraverso interventi che tendono a razionalizzare e ottimizzare l’impiantistica esistente”.
Quindi sembrerebbe che è l’esistente che ci condiziona, quell’esistente che ha prodotto l’emergenza che conosciamo e che è basato sulla filiera dell’incenerimento. E se si leggono le 277 pagine di questa proposta di piano con lo scopo di avanzare osservazioni e miglioramenti, ci si accorge che si sta facendo fatica sprecata.
Perché le basi su cui esso è fondato sono dichiaratamente indiscutibili, come è detto testualmente a pag 191: “Il sistema campano è condizionato da un duplice ordine di fattori che il sistema di pretrattamento previsto dal Piano considera imprescindibili per la sua realizzazione: i connotati delle strategie già impostate nel passato per il pretrattamento ed il recupero energetico dal RUR, per i quali sono già codificati, in sede di definizione di obblighi contrattuali, atti autorizzativi e impegni programmatici….”.
Quindi tutto si può proporre, purché non si cambino “i connotati delle strategie già imposte nel passato ed il recupero energetico dal RUR (Rifiuti Urbani Residuali)”
Ne consegue quanto affermato a pag. 194 nelle Strategie operative ed obiettivi specifici per il trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani ove si afferma: “Il Piano considera il sistema impiantistico regionale elemento di rilevanza strategica, pur se incompleto e suscettibile di possibili modifiche e valorizzazioni.
Da ciò deriva una prima assunzione di indirizzo operativo volta a confermare una parte dell’impostazione generale del Piano vigente, che prevede, basilarmente, la selezione dai rifiuti urbani residuali di una frazione combustibile da inviare a termovalorizzazione “
Per chi non avesse capito, si ribadisce a pag. 195 “L’obiettivo precipuo del piano, per quanto riguarda gli impianti, è di assicurare con continuità e regolarità il trattamento del flusso dei rifiuti attuale ed in evoluzione, rispettando il ciclo integrale dei rifiuti col massimo recupero di materiali ed energia e con la minimizzazione dei quantitativi da inviare in discarica conseguendo obiettivi ecologici ed economici.”
E, finalmente, a pag. 196 la confessione che tra gli obiettivi specifici perseguiti dal Piano sono rilevanti per la compatibilità ecoambientale dell’intero ciclo dei rifiuti i seguenti punti: “….L’obiettivo di massimizzare il recupero energetico e di ridurre il flusso di materiali in discarica, anche per le nuove fasi di termovalorizzazione, ancora in fase di definizione finale dal punto di vista tecnicofunzionale….”
E’ fin troppo chiaro che si intende massimizzare il recupero energetico che è stato l’asse portante del fallimento del piano dal 1997 ad oggi.
Ciò che ci si ostina a sostenere è che bruciare plastica rappresenta un modo di ottenere energia. Energia che il governo Berlusconi dichiarò addirittura come rinnovabile, giocando sull’equivoco che i rifiuti si rinnovano. Con l’effetto perverso di assorbire quasi la totalità degli incentivi da dedicare a quelle fonti energetiche che rinnovabili lo sono per davvero. L’Unione Europea ha bocciato tale visione del problema che è sbagliata, sia per quanto concerne la rinnovabilità (la plastica si fa col petrolio che rinnovabile non è) sia per quanto riguarda il guadagno energetico (perché, bruciando plastica senza riciclarla, si dovrà consumare poi altro petrolio per produrne di nuova).
E c’è un altro aspetto perverso che occorre ancora sottolineare: la determinazione a voler massimizzare il recupero energetico richiede la costruzione del secondo inceneritore di S. Maria La Fossa; il quale oggi si trova solo sulla carta e che non sarà pronto prima di quattro o cinque anni. Fino ad allora continueremo a produrre ecoballe da sistemare nei campi? Saremo ancora sotto la spada di Damocle dell’emergenza?
Uno dei punti più sottolineati nel giustificare il protocollo d’intesa stipulato da Bertolaso con la Provincia e il Comune di Caserta è stato quello della provincializzazione del ciclo dei rifiuti.
Il Piano Regionale sembra seppellire definitivamente questa speranza. Sostanzialmente la scelta strategica della filiera da realizzare è tutta a livello regionale e dal momento in cui il cittadino consegna il suo sacchetto dei rifiuti, ne perde completamente il controllo locale.
Se, come scritto nel protocollo d’intesa, la Provincia di Caserta avesse compilato entro il 2007 il suo Piano Provinciale, oggi, almeno per quel territorio, si avrebbero condizioni assai diverse per il futuro. L’unica cosa che oggi è possibile fare è di tentare di presentare, comunque, delle osservazioni alla proposta Pansa e organizzarsi bene prima che il sacchetto venga rilasciato. Rimane, cioè, la possibilità di organizzare nei nostri comuni una Raccolta Differenziata, e conseguente riciclo, tale da lasciare poco o niente all’appetito degli inceneritori. Perché, come ormai molti hanno capito, la spazzatura può essere una risorsa e la massimizzazione del recupero dei materiali (vedi plastica, carta, legno) fa a pugni con la massimizzazione del recupero dell’energia.
Ma questo il piano non lo dice.

ELEMENTI COSTITUTIVI PER LE OSSERVAZIONI AL PIANO RIFIUTI DA PRESENTARE ENTRO IL 15 DICEMBRE 2007.

PRINCIPALI ASPETTI NEGATIVI DELLA PROPOSTA DEL PIANO RIFIUTI DEL COMMISSARIO DI GOVERNO PREFETTO PANSA

1) Lo scenario di piano ha pochi margini per poter reagire. In altri termini se si dovesse bloccare una sola parte del meccanismo, si bloccherebbe tutto il sistema. Sistema rigido dunque. La flessibilità prevista del 20% non appare sufficiente. Esempio il percorso progressivo di ammodernamento (reingegnerizzazione) degli ex cdr in TMB (trattamento meccanico biologico ) appare molto esposto alle criticità connesse a situazioni emergenziali (manutenzioni straordinarie, scioperi, blocchi, ecc.). Occorrerebbe ipotizzare ad esempio una discarica regionale di riserva.
2) Alcuni adempimenti sono posti come non vincolanti dal punto di vista temporali (es. Programmazione interventi a livello territoriale, programmazione costruzione impianti per le province; i programmi operativi; i programmi di comunicazione, ecc.).
3) Non emerge la necessità di realizzare un altro inceneritore, previsto a Santa Maria La Fossa. Le eventuali eccedenze di cdr potrebbero essere convogliate nei cementifici esistenti (alle condizioni sopra riportate) per i quali sarebbe però obbligatorio produrre cdr di qualità; si ricorda che i cdr diventeranno TMB (Trattamento Meccanico Biologico) tranne quello di Tufino che diventerà un termoessiccatore.
4) Squilibrio nell’ipotesi percentuale di r.d. Programmata per le grandi aree urbane. Gli obiettivi sono troppo bassi per i comuni ad alta densità di popolazione (Napoli, Salerno, Caserta). In altre parole il piano si taglia le gambe da solo. Il piano dovrebbe imporre, da una parte, percentuali di r.d. Più elevati e proporre, inoltre, dei sistemi correttivi per integrare i vari sistemi di raccolta programmata (es. per Ischia in estate, ecc.).
5) I criteri per la localizzazione degli impianti sono generici e poco definiti (il rapporto ambientale su questo punto andrebbe fatto proprio dai pianificatori del piano);
6) Esiste un problema circa le sinergie negative generate dalla presenza di impianti preesistenti (industrie insalubri, piattaforme per rifiuti industriali, ecc.) In aree magari destinate a ospitare quelli per il trattamento dei r.s.u. Sulla localizzazione degli impianti definitivi, oltre a prevedere un ristoro per la popolazione locale, sarebbe necessario introdurre il metodo dialogico .

Principali aspetti accettabili della proposta del Piano rifiuti del Commissario di governo Prefetto Pansa

1) Introduzione del sistema di raccolta “porta a porta” per la maggior parte dei comuni campani, mentre per altri è prevista una raccolta mista. Questo sistema garantirà una migliore separazione alla fonte delle materie prime-seconde con conseguente riduzione di superfici destinate a discariche.
2) Ipotesi di introduzione di sistemi di controllo satellitare, ecc. Sui flussi dei rifiuti con conseguente prevedibile abbattimento del fenomeno dell’abbandono incontrollato dei rifiuti.
3) Valorizzazione della frazione organica (compostaggio e biogassificazione). Nulla viene detto circa la possibilità/necessità di un protocollo d’intesa con le organizzazioni professionali agricole per il controllo della produzione del compost e la garanzia ai produttori agricoli sulla utilizzabilità del compost ai fini agricoli.
4) Il piano indica i criteri vincolanti dove non si possono fare gli impianti, affinché le province possano valutare tali aree. A tale proposito il rapporto ambientale di accompagnamento al piano (che si sarebbe dovuto elaborare contestualmente al piano e non dopo) fornisce ulteriori specifiche utili e che si spera siano accolte dal pianificatore, quali ad esempio i vincoli ambientali. Il rapporto, in sostanza, ha qualificato i criteri di localizzazione accompagnando per ciascun tipo di vincolo ambientale un’ipotesi di conseguenza applicativa .

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it