Una Lisistrata
nel Sannio.
In una celebre
commedia greca del V secolo a.C., dal titolo “Lisistrata”,
l’autore Aristofane propone un rimedio, del
tutto originale, per la soluzione dei problemi
che l’uomo, spesso senza rendersene pienamente
conto, provoca in seno alla società in cui vive.
Poiché ad Atene, già dilaniata dalla guerra, gli
uomini continuano ad organizzare nuove,
sanguinose battaglie, una donna di nome
Lisistrata, raduna tutte le altre donne della
città e suggerisce loro di attuare, contro i
mariti, lo sciopero ad oltranza dell’amore.
La strategia si
rivela vincente poiché gli uomini, costretti ad
una forzata astinenza, alla fine si dichiarano
pronti a rinunciare alla guerra, che avrebbe
prodotto, tra l’altro, solo lutti e distruzione.
Ecco, è giunto finalmente il momento. Anche in
Valle telesina abbiamo bisogno di una Lisistrata,
una donna forte, la quale sia in grado di
arringare le donne e convincerle a riportare i
propri uomini verso la ragione. Il momento è
serio e la posta in gioco non va assolutamente
sottovalutata. Contiamo su di voi, donne del
Sannio, dimostrate oggi, come le vostre
antenate, che combatterono con fierezza contro i
Romani, che non si è spento del tutto l’antico
valore. Potete usare il metodo greco, suggerito
da Aristofane, ma tutto è lecito. Nei casi più
disperati, allorché il marito ha un’amante,
oppure è bisessuale, questo accorgimento
potrebbe rivelarsi inefficace. In tal caso anche
le legnate possono rivelarsi utili, purché si
riesca a raggiungere lo scopo, che è quello di
far assumere a tutti i soggetti maschili
presenti in Valle telesina, le loro
responsabilità.
Bisogna
assolutamente convincerli a scendere in piazza,
tutti insieme e compatti, per una protesta
pacifica, ma decisa, che fin’ora non c’è stata.
Non si vedono in giro cortei, non si gridano
slogan, le piazze sono vuote. Dove sono gli
uomini della Valle telesina?
Arriva un
politico da Roma, li definisce ignoranti e
retrogradi, e loro zitti, non protestano, se ne
stanno chiusi in casa senza parlare. Ne arriva
un altro, afferma che qui si desidera soltanto
bruciare quelle quattro o cinque balle di paglia
abbandonate nelle campagne, e nessuno si
sbellica dalle risate. Ma cosa bisogna fare per
scuotere le coscienze di costoro? Lo sappiamo
bene, non è un compito semplice smuoverli dal
loro millenario torpore. L’esemplare maschile
appartenente alla specie “homo telesinus”,
derivante dalla più ampia famiglia della “gens
beneventana”, è un soggetto ben definito e
catalogato, avente caratteristiche che si
perpetuano nel tempo, attraverso la specie, e
non facilmente modificabili.
Si sa che egli,
ormai da tempo, è abituato a soccombere, a
sopportare i soprusi che gli derivano da ogni
parte politica, che è pronto a votare una,
dieci, venti volte per un candidato consigliere,
solo perché gli è stato chiesto un favore dal
cugino del cognato e lui - come spiega poi
candidamente - non può fare diversamente, anche
se quello stesso consigliere ha concesso,
all’abitazione del vicino, una licenza edilizia
per una sopraelevazione di cinque piani, che
impedisce ormai qualunque visuale.
Ma ora la
questione è seria. Non è più in gioco il voto di
un consigliere; qui si tratta della salute
dell’intera famiglia e lui, il “pater familias”,
come era definito una volta, ha il dovere di
tutelare sia la salute propria che quella della
moglie, dei figli, dei nipoti e dei figli dei
nipoti, i quali tutti si ammaleranno, uno alla
volta, nel corso degli anni, se alla fine verrà
installato questo inceneritore che rappresenta
un pericolo vero per la salute di tutti coloro,
uomini, donne, bambini ed animali, che si
troveranno a vivere nello spazio circostante
fino a 30 km di distanza.
Poiché nei
prossimi cento anni, a meno che un fulmine nel
frattempo non lo incenerisca, questo “mostro”
che stanno per installare nella nostra Valle,
attraverso una ciminiera alta oltre quaranta
metri, continuerà a lanciare nell’aria rifiuti
pericolosi come diossina, particolato, ossido di
carbonio, particelle tossiche a migliaia, le
quali si inseriscono nei polmoni e provocano il
cancro ed altri problemi all’organismo.
Probabilmente la
gente non ancora ha capito bene quello che sta
per succedere, anche perché fin’ora sono state
diffuse ad arte notizie contraddittorie e usati
volutamente termini scientifici incomprensibili.
Ed allora sarebbe bene spiegarlo una volta per
tutte, con parole semplici ma efficaci. C’era
nel secolo scorso una farsa napoletana in cui il
protagonista, affamato e squattrinato, si recava
in una polleria, ove gli veniva chiesto, per un
pezzo di pollo, una somma che lui riteneva
esagerata, non essendo in grado di pagare. E
concludeva dicendo: “E la chiamano polleria! Ma
chiamatela oreficeria!”.
Allo stesso modo
da noi si è parlato di: Fonti rinnovabili,
Gestione termodinamica, RSU, RSA, CDR,
Tecnologia a biomasse, Termovalorizzatore. “Ma
chiamatelo inceneritore di monnezza!” e vedrete
che così la gente finalmente capisce. Poiché, al
di là di tutte le favole che ancora tentano di
raccontarvi, è questo che vogliono fare.
Installare un
inceneritore che bruci notte e giorno migliaia
di tonnellate di rifiuti provenienti da Napoli,
che il Presidente della Regione Bassolino, già
rinviato a giudizio dai giudici napoletani, per
aver provocato questo disastro ecologico, non sa
più dove andare a depositare.
Questo impianto
inquinerà per sempre l’intera zona per cui, alla
fine, risulteranno seriamente contaminati gli
esseri viventi, le piantagioni, i frutti e
persino il sottosuolo. Tutto ciò è bene che lo
sappiano, sia i mariti, sia soprattutto le
mogli, le quali saranno le prime, come già è
accaduto in altre occasioni, a piangere in
televisione, allorché si accorgeranno che il
loro figliuolo, appena nato, risulta già
infettato dalla malattia. Ma, a quel punto, sarà
ormai troppo tardi per piangere.
Nicola Pacelli
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