1 settembre 2007
Inceneritore, cerchiamo una Lisistrata nel Sannio
Nicola Pacelli

 

 

Una Lisistrata nel Sannio.

In una celebre commedia greca del V secolo a.C., dal titolo “Lisistrata”, l’autore Aristofane propone un rimedio, del tutto originale, per la soluzione dei problemi che l’uomo, spesso senza rendersene pienamente conto, provoca in seno alla società in cui vive. Poiché ad Atene, già dilaniata dalla guerra, gli uomini continuano ad organizzare nuove, sanguinose battaglie, una donna di nome Lisistrata, raduna tutte le altre donne della città e suggerisce loro di attuare, contro i mariti, lo sciopero ad oltranza dell’amore.

La strategia si rivela vincente poiché gli uomini, costretti ad una forzata astinenza, alla fine si dichiarano pronti a rinunciare alla guerra, che avrebbe prodotto, tra l’altro, solo lutti e distruzione. Ecco, è giunto finalmente il momento. Anche in Valle telesina abbiamo bisogno di una Lisistrata, una donna forte, la quale sia in grado di arringare le donne e convincerle a riportare i propri uomini verso la ragione. Il momento è serio e la posta in gioco non va assolutamente sottovalutata. Contiamo su di voi, donne del Sannio, dimostrate oggi, come le vostre antenate, che combatterono con fierezza contro i Romani, che non si è spento del tutto l’antico valore. Potete usare il metodo greco, suggerito da Aristofane, ma tutto è lecito. Nei casi più disperati, allorché il marito ha un’amante, oppure è bisessuale, questo accorgimento potrebbe rivelarsi inefficace. In tal caso anche le legnate possono rivelarsi utili, purché si riesca a raggiungere lo scopo, che è quello di far assumere a tutti i soggetti maschili presenti in Valle telesina, le loro responsabilità.

Bisogna assolutamente convincerli a scendere in piazza, tutti insieme e compatti, per una protesta pacifica, ma decisa, che fin’ora non c’è stata. Non si vedono in giro cortei, non si gridano slogan, le piazze sono vuote. Dove sono gli uomini della Valle telesina?

Arriva un politico da Roma, li definisce ignoranti e retrogradi, e loro zitti, non protestano, se ne stanno chiusi in casa senza parlare. Ne arriva un altro, afferma che qui si desidera soltanto bruciare quelle quattro o cinque balle di paglia abbandonate nelle campagne, e nessuno si sbellica dalle risate. Ma cosa bisogna fare per scuotere le coscienze di costoro?  Lo sappiamo bene, non è un compito semplice smuoverli dal loro millenario torpore. L’esemplare maschile appartenente alla specie “homo telesinus”, derivante dalla più ampia famiglia della “gens beneventana”, è un soggetto ben definito e catalogato, avente caratteristiche che si perpetuano nel tempo, attraverso la specie, e non facilmente modificabili.

Si sa che egli, ormai da tempo, è abituato a soccombere, a sopportare i soprusi che gli derivano da ogni parte politica, che è pronto a votare una, dieci, venti volte per un candidato consigliere, solo perché gli è stato chiesto un favore dal cugino del cognato e lui - come spiega poi candidamente - non può fare diversamente, anche se quello stesso consigliere ha concesso, all’abitazione del vicino, una licenza edilizia per una sopraelevazione di cinque piani, che impedisce ormai qualunque visuale.

Ma ora la questione è seria. Non è più in gioco il voto di un consigliere; qui si tratta della salute dell’intera famiglia e lui, il “pater familias”, come era definito una volta, ha il dovere di tutelare sia la salute propria che quella della moglie, dei figli, dei nipoti e dei figli dei nipoti, i quali tutti si ammaleranno, uno alla volta, nel corso degli anni, se alla fine verrà installato questo inceneritore che rappresenta un pericolo vero per la salute di tutti coloro, uomini, donne, bambini ed animali, che si troveranno a vivere nello spazio circostante fino a 30 km di distanza.

Poiché nei prossimi cento anni, a meno che un fulmine nel frattempo non lo incenerisca, questo “mostro” che stanno per installare nella nostra Valle, attraverso una ciminiera alta oltre quaranta metri, continuerà a lanciare nell’aria rifiuti pericolosi come diossina, particolato, ossido di carbonio,  particelle tossiche a migliaia, le quali si inseriscono nei polmoni e provocano il cancro ed altri problemi all’organismo.

Probabilmente la gente non ancora ha capito bene quello che sta per succedere, anche perché  fin’ora sono state diffuse ad arte notizie contraddittorie e usati volutamente termini scientifici incomprensibili. Ed allora sarebbe bene spiegarlo una volta per tutte, con parole semplici ma efficaci. C’era nel secolo scorso una farsa napoletana in cui il protagonista, affamato e squattrinato, si recava in una polleria, ove gli veniva chiesto, per un pezzo di pollo, una somma che lui riteneva esagerata, non essendo in grado di pagare. E concludeva dicendo: “E la chiamano polleria! Ma chiamatela oreficeria!”.

Allo stesso modo da noi si è parlato di: Fonti rinnovabili, Gestione termodinamica, RSU, RSA, CDR, Tecnologia a biomasse, Termovalorizzatore.  “Ma chiamatelo inceneritore di monnezza!” e vedrete che così la gente finalmente capisce. Poiché, al di là di tutte le favole che ancora tentano di raccontarvi, è questo che vogliono fare.

Installare un inceneritore che bruci notte e giorno migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti da Napoli, che il Presidente della Regione Bassolino, già rinviato a giudizio dai giudici napoletani, per aver provocato questo disastro ecologico, non sa più dove andare a depositare.

Questo impianto inquinerà per sempre l’intera zona per cui, alla fine, risulteranno seriamente contaminati gli esseri viventi, le piantagioni, i frutti e persino il sottosuolo. Tutto ciò è bene che lo sappiano, sia i mariti, sia soprattutto le mogli, le quali saranno le prime, come già è accaduto in altre occasioni, a piangere in televisione, allorché si accorgeranno che il loro figliuolo, appena nato, risulta già infettato dalla malattia. Ma, a quel punto, sarà ormai troppo tardi per piangere.

 

Nicola Pacelli

 

 

 

     

 Valle Telesina


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