I
referendum, le assemblee dei lavoratori, i
comitati civici che si costituiscono per
dibattere problemi di interesse comune, si dice
che rappresentino il sale della democrazia.
Sul piano teorico questa asserzione non fa una
grinza.
Il
problema – o se volete, la sorpresa – si pone
quando il cittadino, l’uomo della strada,
piuttosto che ascoltare o parlare, comincia a
pensare: la maggior parte delle volte finisce
per rendersi conto che sentire i politici,
locali o nazionali che siano, equivale alla
ricorrente presa per i fondelli.
Di
cosa parliamo?
Ma
dell’inceneritore di San Salvatore Telesino,
diamine!
Ormai e inequivocabilmente certo che i DS
dell’intero Sannio, per questioni di natura
puramente elettorale, si sono schierati compatti
contro la realizzazione dell’inceneritore di San
Salvatore Telesino.
Il
caso vuole, però, che queste prese di posizioni
“contro” si sono confrontate, in pari data (vedi
Corriere della Sera del 09/10 u.s.) con
l’autorevole “pro” del Ministro DS Bersani che,
se avesse avuto a portata di piede il Presidente
dell’Ordine Nazionale dei Medici, non avrebbe
assolutamente disdegnato di prenderlo a calci.
Motivo?
Questo signore si è permesso di dire la sua a
proposito della triplicazione degli inceneritori
di Ferrara. Ne funzionano già due e si vede che
l’immondizia si moltiplica in forma esponenziale
e non ci sono forni che bastino. Hai voglia, da
parte del medico, ad esporre quali sono gli
irreversibili danni per l’ambiente e per le
persone costrette a viverci nell’ambito di tale
ambiente.
Il
Ministro Bersani, a gran voce, ha sostenuto che
tutte queste preoccupazioni sono solo aria
fritta e che tutti gli inceneritori operanti sul
territorio Italiani, rispettano alla lettera
tutti i protocolli di sicurezza sia nazionale
che europei; lo sviluppo economico, ha detto il
Ministro, passa pure attraverso la distruzione
dell’immondizia per produrre energia elettrica.
Capito?
Seriamente non mi resta che ammirare il coraggio
di un Ministro che, lancia in resta, invaghito
com’è dello sviluppo economico e dei mezzi per
realizzarlo, aggredisce un medico oltre che la
collega della Sanità che non ha mosso dito per
tacitare un professionista che si è permesso di
disturbare i piani nazionali per la produzione
di energia da fonti alternative.
Non posso ammirare altrettanto i manutengoli
della politica, quella locale, che pur sapendo
che l’orientamento ormai è produrre energia
elettrica di cui siamo oltremodo carenti,
bruciando l’immondizia nella quale siamo immersi
sino al collo, si dicono contrari per evitare di
perdere la poltrona.
Ebbene – e non la si consideri solo una
provocazione – provo molto umilmente a dire
succintamente quello che avrebbero dovuto dire i
nostri politici locali per non offendere la loro
dignità e, nel contempo, l’intelligenza di chi
si ritrova ad ascoltarli:
<<
Abbiamo necessità di liberarci dell’immondizia
che produciamo; dovranno essere fatti studi
particolareggiati di settore per stabilire dove
ubicare l’inceneritore; immaginando, ad esempio
che un opificio che produce fumi poco
raccomandati per il sistema respiratorio, non
può avere sede in un sito a 50 metri sul livello
del mare ma, magari, sul pizzo di una montagna,
il più possibile lontano da insediamenti urbani.
Tassativamente, detto inceneritori dovrà
eliminare solo ed esclusivamente l’immondizia
prodotta nel Sannio insieme alle tanto decantate
biomasse; il servizio di smaltimento rifiuti
urbani che ritorni a gestione pubblica
auspicando, altresì, che la provincia di
Bergamo, piuttosto che fare investimenti da noi,
provveda a fare tutto ciò che ritiene opportuno
per il proprio sviluppo nell’ambito del suo
territorio con buona pace dei politici di la e
quelli di qua>>.
Pensateci bene signori politici del Sannio,
locali e nazionali, voi sapete bene che dei
distruttori di immondizia non possiamo farne a
meno. Per la distruzione dei nostri rifiuti
troviamo un sito che danneggi il meno possibile
l’ambiente, quello che succede nel bergamasco a
noi va bene comunque anche se decidono di
costruire il loro a metà strada fra Bergamo di
sotto e Bergamo di sopra.
Vittorio Pagliarulo
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