22 agosto 2007
Biomasse, termovalorizzatore e bene comune
Diego Ruggiero

 

 

il 20 agosto si è riunito il consiglio provinciale sulla questione inceneritore di biomasse a San Salvatore Telesino con il surreale risultato di 20 a 1, in cui l'uno è il presidente della Provincia Nardone. Scoppiata da circa due mesi la questione sembra aver preso una piega alquanto aspra e paradossale.

   Tutti coloro (maggioranza/opposizione) che a suo tempo hanno avallato con la decisione o il silenzio quella scelta, oggi si dicono contrari; addirittura il sindaco di San Salvatore Telesino, che a suo tempo aveva firmato il progetto dell'inceneritore di biomasse nel suo comune, ha tenuto una relazione in cui lamentava che "la costruzione delle due centrali maschera la realizzazione di un impianto per il trattamento dei rifiuti tramite termovalorizzazione".

    Tale paradossalità di converso può essere rintracciata anche nell'opposto modo di agire dei vari comitati per il No spuntati in questi giorni come funghi , raccogliendo nella loro battaglia l'appoggio di  tutti i partiti, persino dello stesso partito che oggi esprime la presidenza della giunta provinciale.

    Si pongono allora due interrogativi di non poco conto: quali sono i criteri adottati dalla nostra classe politica sannita nell'operare a suo tempo la scelta di insediare la centrale a San Salvatore? Quali sono i criteri che oggi spingono i promotori del No al termovalorizzatore?

    La risposta non può che passare attraverso l'analisi delle ragioni poste a fondamento di queste scelte.

    Deve essere dato atto all'Amministrazione Provinciale di aver dato, attraverso il Piano Energetico Ambientale, una precisa e lungimirante svolta alla propria azione amministrativa. Ci voleva coraggio nel realizzare proprio a Benevento uno studio tanto qualificato e approfondito  della nostra realtà provinciale (ben 411 pagine di buone analisi e proposte) al fine di creare strumenti e iniziative volte al risparmio energetico. Queste sono veramente le nuove frontiere dello sviluppo sostenibile! Tuttavia tale lungimiranza e coraggio avrebbe richiesto maggiore coerenza per non cadere nelle vecchie logiche. Sembra quasi che, per riprendere una cara espressione evangelica, si sia voluto versare nelle otri "vecchie" il vino nuovo.

Se il pool di esperti di fiducia della Provincia chiamati a redigere il piano energetico ambientale, in base ad un accurato studio sull'approvvigionamento di materiale combustibile, aveva consigliato la realizzazione dell'inceneritore di biomasse a Reino o San Bartolomeo in Galdo (Pag. 329 ss. del PEA), come mai adesso si parla di San Salvatore Telesino? Dove sta lo studio di fattibilità per San Salvatore Telesino che avrebbe dovuto ispirare tale diversa scelta? Dove sta la coerenza dell'azione amministrativa  in queste decisioni? L'unica risposta, alla luce delle poco chiare spiegazioni dell'Amministrazione Provinciale sul punto, sembra essere che abbiano  prevalso a suo tempo vecchie logiche di equilibrio partitico (giammai politico!) evidentemente oggi svanite, visto il corale schieramento di tutti i partiti per il no.

    Anche sul campo opposto i criteri non sembrano poi tanto migliori. Dove stavano tutti gli esperti ed esponenti politici di questi comitati per il no quando Montesarchio lottava anch'essa per per la non apertura della discarica "Tre Ponti"? Le profonde ragioni di queste opposizioni non sono forse rintracciabili nella vecchia logica del "particulare", che qualcuno chiamerebbe "la logica del palmo"? Certamente la conclusione per  un no su tutta la linea all'inceneritore di biomasse sembra chiaramente dettata da una paura di fondo, e cioè che l'inceneritore di biomasse (volgarmente nel nostro caso si tratterebbe di paglia) venga alla fine utilizzato per bruciare le famose eco-balle non a norma presenti a iosa in Campania, e da una esigenza di pura tattica politica, e cioè quella del magis ut minus. Paura ed esigenza più che legittime e condivisibili! Ma tali motivazioni  giustificano la completa rimozione e/o la cattiva interpretazione del concetto di bene comune, cardine di ogni azione amministrativa orientata al bene della comunità? 

    Qui arriviamo al punto dolente dell'intera vicenda che in questi giorni si dipana sotto i nostri occhi.

    Ciò che maggiormente scandalizza chi crede nella politica come forma più alta di carità, come l'arte di perseguire il bene comune sono, oltre alle tutt'ora oscure ragioni per cui a suo tempo si optò per il sito di San Salvatore Telesino, proprio le motivazioni del no all'inceneritore di biomasse  che, in sè e se realizzato con tutti i crismi, dovrebbe essere cosa ottima e a basso impatto ambientale; invece di porre l'accento sulle garanzie circa il combustibile utilizzato, su un serio studio di fattibilità (come quello del PEA) e su una buona Valutazione di Impatto Ambientale, si è preferito un umorale no secco su tutta la linea in cui è stato messo di tutto e  un po', confondendo le acque e creando un dibattito sterile in cui la logica del bene comune è stata completamente disattesa e confusa con quella del "particulare". L'ottica del farsi carico dell'altro affinché possa realizzare la propria perfezione (la logica del bene comune applicata) avrebbe voluto che senza isterismi e no umorali fosse stata condotta una battaglia di questo tipo, un SI coraggioso e fortemente condizionato.

    Infine, allargando un po' il discorso al ciclo-rifiuti che fa tanta paura ai cittadini sanniti, non si può onestamente credere che la provincializzazione del ciclo dei rifiuti sia la panacea di ogni male nella gestione dei rifiuti campana, visto che nel Sannio (trecentomila abitanti) i rifiuti sono un dosso mentre a Napoli (più di due milioni di abitanti) sono una montagna di eco-balle, come non si può onestamente credere che la realizzazione di inceneritori/termovalorizzatori nella provincia di Benevento, se saranno mai proposti,  possa essere lasciata all'improvvisazione e alle vecchie logiche partitiche. Del resto in questa situazione la camorra campana ci sguazza da una vita.

    E' facile per i politici ed elettori sanniti  fare "o gallo 'ngoppa a munnezza", più difficile avere il coraggio e la coerenza che il bene comune richiede.

 

Diego Ruggiero - Airola

 

 

 

     

 Valle Telesina


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