Delibera approvata con 18 voti favorevoli e 2
contrari. Borrelli, Gagliardi, Capocefalo e
Pozzuto: sì con riserva (pb)
Carmine Nardone torna sui suoi passi. “Ho deciso
di ritirare le dimissioni”, ha annunciato nel
corso della vibrante seduta di Consiglio,
svoltasi ieri alla Rocca, il presidente rimasto
per 17 giorni senza carica, da quel 20 agosto
che aveva visto venti consiglieri votare un
ordine del giorno contro il quale si era
schierato soltanto lo stesso Nardone. Ieri un
nuovo pronunciamento del Consiglio, di segno
chiaramente diverso: 18 voti a favore (Nardone
astenuto) e 2 contrari, quello dell’oppositore
alleatino Teodoro De Cianni ma anche quello
dell’udeurrino sindaco di San Salvatore Telesino
(uno dei centri interessati dalla realizzazione
di centrali a biomasse), Giuseppe Creta. Un no
pesante quello espresso dal consigliere di
maggioranza, dal momento che il consesso
provinciale era chiamato ieri a pronunciarsi in
merito alle dimissioni di Nardone e alla fiducia
ribadita al presidente dai partiti di
maggioranza attraverso una nota congiunta dei
capigruppo. “I gruppi consiliari del
centrosinistra – si legge nel documento
approvato a maggioranza dal Consiglio - alla
luce del dibattito in corso, nel pieno rispetto
degli interessi del territorio e della comunità
ed alla stregua dell’ulteriore istruttoria della
Regione, esprimono solidarietà e fiducia al
Presidente Nardone ed all’Amministrazione,
ribadendo il loro pieno sostegno fino al
completamento del mandato amministrativo.
Prendono atto con soddisfazione – conclude il
testo del documento scacciacrisi - del
chiarimento politico intervenuto”.
Il
“chiarimento”. Un chiarimento tutto politico,
“che riguarda solo il centrosinistra”, come
hanno evidenziato i consiglieri di Forza Italia
e Cdl, Rubano, Napolitano e Lombardi, lasciando
l’aula prima del voto. La delibera approvata
ieri rimuove di fatto solo le difficoltà di
ordine politico, rinnovando fiducia a Nardone e
invitandolo a tornare in sella. Nel merito
restano però ancora grosse perplessità, che
dovrebbero essere sviscerate dal ‘Tavolo tecnico
– scientifico per la verifica della
compatibilità delle centrali di Reino e San
Salvatore’, la cui istituzione era stata già
prevista dalla delibera di Giunta provinciale
numero 509 del 31 luglio. Un documento che
avrebbe dovuto dunque essere ampiamente
conosciuto dai consiglieri provinciali al
momento della seduta di Consiglio del 20 agosto
ma che non fu citato nella delibera approvata
all’unanimità, con il solo voto contrario di
Nardone. In quell’ordine del giorno, varato in
una sala consiliare gremita di sindaci e
rappresentanti dei territori interessati
dall’insediamento delle due centrali, si
rilevava la difformità dei due progetti rispetto
al Piano Energetico Ambientale (P.E.A.) della
Provincia, e si esprimeva la contrarietà del
Consiglio alla prosecuzione dell’iter
autorizzativo dei progetti, in attesa di
approfondimenti. Gli approfondimenti che adesso
dovrà effettuare l’organismo tecnico che sarà
costituito dai tecnici dell’Enea,
dell’Università del Sannio e della Fondazione
Idis, con la prevista partecipazione di un
tecnico di fiducia rispettivamente per i comuni
di Reino e San Salvatore, uno indicato (per ogni
progetto) dai comitati civici, uno in
rappresentanza dei comuni limitrofi. Questa la
proposta formulata da Nardone, che ha poi
precisato: “Le nomine fatte dai comuni e dai
comitati devono però riguardare tecnici di
riconosciuta competenza specifica”.
Le
proteste. Una proposta tutta da verificare
quella di Nardone. Non è affatto scontato che i
comitati accetteranno di inserire propri
rappresentanti nel ‘Tavolo tecnico –
scientifico’, anzi è probabile che non lo
faranno, come già annunciato mercoledì
nell’audizione in Regione, pur avendo tra loro
scienziati di chiara fama. La protesta ha
infatti accompagnato i lavori consiliari.
Assiepati nel cortile della Rocca dove era stato
posizionato un maxi schermo per consentire di
seguire i lavori a quanti non era stato permesso
di accedere alla straripante sala consiliare, i
rappresentanti dei comitati hanno spesso
indirizzato sonore fischiate al parlamento
provinciale, senza mai travalicare il limite
della civile contestazione. La lunga seduta di
Consiglio era stata preceduta dalla
manifestazione di protesta promossa dai comitati
civici di Reino, San Marco, Fragneto l’Abate,
Puglianello, Amorosi, Circello, e dai cittadini
di Pesco Sannita, giunti addirittura con un
trattore. “No agli inceneritori”, “Non
bruciateci il futuro”, alcuni degli slogan
campeggianti sugli striscioni. I manifestanti
hanno quindi atteso la fine dei lavori per
rivolgere salve di fischi ai protagonisti
“negativi” della seduta.
I
dubbi restano. Seduta che, a detta di molti, non
ha sgomberato il campo delle perplessità. In
particolare: quali sono gli effetti sulla salute
pubblica della installazione di inceneritori,
quand’anche alimentati a biomasse? Quali sono,
se ci sono, i benefici territoriali per le
comunità interessate dall’insediamento delle
centrali? Dove si andranno a reperire i
materiali naturali (biomasse) necessari ad
alimentare centrali da ben 10 megawatt ognuna,
per 250mila tonnellate annue di materiali da
bruciare? Dubbi che permangono anche in alcuni
consiglieri provinciali. L’indipendente Spartico
Capocefalo, il diessino Francesco Gagliardi, il
capogruppo udeurrino Mario Borrelli e l’udeurrino
Angelo Pozzuto hanno infatti approvato il
deliberato di ieri con alcune riserve.
Per Borrelli, ad esempio, nel tavolo tecnico –
scientifico andranno inseriti rappresentanti di
tutti i comuni che si sono mobilitati contro la
centrale di San Salvatore Telesino, condizione
che però Nardone ha sostanzialmente respinto
affermando che non è immaginabile un organismo
eccessivamente pletorico. Borrelli ha quindi
ulteriormente rafforzato il concetto in serata,
dichiarando: “Resto assolutamente convinto degli
effetti devastanti che avrebbe per il territorio
della Valle telesina la realizzazione
dell’impianto di biomasse da parte della Vocem.
Il voto di oggi non ha affatto annullato la
decisione del Consiglio del 20 agosto, allorchè
fu acclarata la contrarietà dell’assemblea tutta
a questo tipo di impianti. Ma non è la Provincia
ad avere l’ultima parola sull’argomento, che
spetta invece alla Regione”.
Capocefalo ha ribadito che allo stato non si
conoscono benefit territoriali significativi, e
Pozzuto si è detto perfettamente in sintonia con
l’intervento del vicesindaco di Pesco Sannita.
Gagliardi ha riscosso una messe di applausi
ribadendo la conferma integrale del deliberato
di Consiglio del 20 agosto che indicava la
difformità dei progetti rispetto al Piano
energetico. Interrogativi ai quali ha provato a
rispondere, ma solo in parte, Carmine Nardone
nel suo intervento. “Non c’è stato un luogo ove
comunicare quali sono i benefit territoriali, e
cioè la cessione a basso costo di energia per le
aziende del posto. C’è inoltre la possibilità
per gli enti locali di acquisire quote
societarie”. Per quanto riguarda lo sforamento
del tetto massimo di megawatt per energia da
biomasse previsto dal Piano energetico
provinciale, il presidente ha spiegato che “tale
limite va considerato orientativo ed è
auspicabile anzi una produzione di energia da
fonti rinnovabili superiore ai limiti fissati
dal Pea”.
Nardone ha fortemente polemizzato per lunghi
tratti del suo intervento, pur non citandolo
esplicitamente, con il senatore di An ed ex
sindaco di Benevento, Pasquale Viespoli, che
aveva accusato Nardone di favorire un neo
colonialismo in terra sannita da parte della
Provincia di Bergamo. “Se questo è
neocolonialismo – ha detto Nardone – allora lo è
anche l’insediamento nel Sannio della trevigiana
Telsey o della milanese Gavazzi, aziende leader
nei rispettivi settori che impiegano decine di
giovani neo laureati sanniti, impegnati in vari
progetti in tutto il mondo”.
Da
chiarire il criptico riferimento di Nardone a
presunte intromissioni negli uffici della
Provincia da dove sarebbero state “trafugate
lettere riservate”.
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