>>>Di seguito i risultati della ricerca internet eseguita oggi 19 agosto 2007
Tre centrali di Bari che bruciano sia Biomasse che CDR
- Ecoenergia s.r.l. Centrale elettrica Biomasse/CDR 10 MW Bari
- Finso Energy s.r.l. Centrale elettrica Biomasse/CDR 7 MW Bari
- Termomeccanica s.r.l. Centrale elettrica Biomasse/CDR 9 MW Bari
La centrale a biomassa di Ferrania
Combustibile derivato dai rifiuti - CDR
In merito al sospetto che molti cittadini nutrono a riguardo della possibilità di bruciare nella futura centrale a biomassa di Ferrania il CDR o combustibile derivato dai rifiuti, bisogna specificare che il parere dell’ ufficio VIA (valutazione impatto ambientale) fa esplicito e chiaro riferimento all’ utilizzo di biomassa forestale; non bisogna dimenticare che nulla impedisce ai gestori dell’ impianto di richiedere autorizzazione all’ utilizzo del CDR in fase successiva all’ entrata in funzione dell’ impianto.
Fonte:
Enel SPA
Un bilancio più deludente è stato invece quello messo in mostra nella relazione di Roberto Garavaglia. L’intento di dar vita ad un’esperienza innovativa di generazione di energia elettrica da biomasse portato avanti dalla Euroenergy Group, società del Gruppo Marcegaglia, ha condotto alla realizzazione di un’unica centrale da 14 MWe, ubicata in provincia di Crotone.
L’elevato costo della materia prima, lievitato significativamente anche per effetto dell’entrata in esercizio di altre 3 centrali a biomasse in Calabria, ha fatto desistere Euroenergy Group da portare a compimento il proprio programma di realizzazione di altre centrali.
L’investimento per questo tipo di centrali – ha dichiarato Garavaglia – non è più remunerativo e il meccanismo dei certificati verdi” offre poche garanzie. L’interesse della società è tuttavia rimasto ancorato al settore delle biomasse, ma è stato spostato sulla valorizzazione energetica dei rifiuti, con progetti di impianti in Puglia destinati a bruciare CDR e con attività di ricerca nel settore della gassificazione di biomasse e CDR.
Fonte:
http://www.enel.it/rinnova/it_biomasse_dettaglio.asp
Energia da biomasse di Andrea Fasullo
Incenerimento di rifiuti urbani
C’è la tendenza a considerare i rifiuti urbani una fonte rinnovabile di energia; ciò, oltre a non essere vero da un punto di vista scientifico, facendo riferimento a tecnologie mature e consolidate e ad una materia prima praticamente gratuita e già raccolta da parte delle Amministrazioni Locali, danneggia lo sviluppo delle fonti energetiche effettivamente rinnovabili potendo sottrarre una parte cospicua dei finanziamenti ad esse destinati.
L’unica frazione dei rifiuti che potrebbe essere considerata rinnovabile è quella organica (essenzialmente scarti alimentari e residui da operazioni di giardinaggio) che ha una origine agricola e quindi come fonte primaria l’energia solare. Questa frazione costituisce fra il 20 ed il 30 % dei rifiuti solidi urbani. Visto il basso potere calorifico di questi materiali (circa 2000 kcal/kg), si ritiene che questa frazione offrirebbe maggiori benefici, come detto sopra anche energetici, se venisse raccolta pulita per produrre compost di qualità.
Qualora le biomasse fossero miste ad altre componenti dei rifiuti, come avviene per il CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) l’analisi energetica porterebbe a risultati ulteriormente sfavorevoli.
La componente dei rifiuti che viene aggiunata a quella organica per la fabbricazione del CDR è infatti la plastica, dotata di un discreto potere calorifico, compreso fra 4.000 e 6.500 kcal/kg; ma dal momento che per la sua produzione sono state mediamente spese 14.000 kcal/kg anche sottraendo a questo valore le 2.000 kcal/kg necessarie per il loro riutilizzo come materie seconde, è evidente che il maggior recupero energetico è ottenibile con il loro riciclaggio e non con l’incenerimento. Se inoltre riutilizzassimo, come si fa in Svezia con le bottiglie per le bevande, per 20-30 volte oggetti e contenitori di plastica integri, oggi usa e getta, il vantaggio energetico rispetto all’incenerimento diverrebbe addirittura macroscopico.
Considerando quindi tutte le componenti del bagaglio energetico del CDR, che contiene solo in parte biomasse, è evidente che il suo incenerimento comporta non un recupero ma un macroscopico spreco energetico; in altre parole, bruciare un materiale, significa buttar via per sempre tutta l’energia spesa per produrlo sancendo la sua prematura morte termodinamica.
Inoltre l’incenerimento dei rifiuti produce ceneri tossiche (circa 1/3 del volume dei rifiuti) da smaltire in discariche speciali, acque inquinate, ed emissioni atmosferiche.
Fonte:
http://www.articolo32.it/documenti/cosa%20%C3%A8%20la%20biomassa.htm
Pollino : Centrale a Biomasse: No!
La Centrale ha ricevuto autorizzazioni dall'Ente Parco e da Enti della Provincia di Cosenza, mentre è ubicata in un'area geograficamente incuneata nel territorio Lucano senza che sia stato richiesto alcun parere preventivo o effettuate adeguate consultazioni con gli enti e i cittadini lucani.
L'Ente Parco non solo ha precedentemente dato l'autorizzazione ma, successivamente e recentemente, ha addirittura riperimetrato il Parco escludendo da esso un'ampia area della Valle del Mercure sede di un lago pleistocenico, di un importante sito archeologico di giacimenti fossiliferi e luogo di passo per numerosi specie di uccelli migratori.
Rischio di trasformazione della centrale in un inceneritore di rifiuti
La palese antieconomicità del progetto di riapertura della centrale (che può reggersi economicamente solo con i contributi pubblici della Comunità europea) rende quanto mai concreto il rischio della trasformazione della centrale in un inceneritore di rifiuti.
Il problema dei rifiuti (le discariche sono ormai colme, la raccolta differenziata ed il riciclaggio stentano ad affermarsi, ingerenze nel sistema della c.d. ecomafia, il collasso del sistema di smaltimento nella vicina Campania ecc.) risulta essere, su quasi tutto il territorio nazionale ed in particolare in Campania (ove l'emergenza rifiuti dura ormai da circa 15 anni), di drammatica attualità, mentre il fallimento di una seria politica di riduzione dei rifiuti, di riciclaggio e raccolta differenziata fanno apparire una strada obbligata la creazione di inceneritori o c.d. termovalorizzatori.
D'altro canto nel concetto di biomassa rientra anche il CDR. (combustibile da rifiuti). Il funzionamento della centrale con CDR o con rifiuti in senso stretto renderebbe sicuramente economica, per l'Enel, l'operazione in quanto, oltre ai guadagni di energia, riceverebbe un utile per lo smaltimento dei rifiuti. La centrale diventerebbe così in considerazione delle dimensioni un enorme inceneritore, in grado di soddisfare le richieste di buona parte del Mezzogiorno, in pratica il funerale della Valle del Mercure e probabilmente di tutto il Parco del Pollino.
Fonte:
http://www.lucanianet.it/modules/news/article.php?storyid=3197
Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta
Mondovì 9 gennaio 2007
Oggetto: Osservazioni alla richiesta di autorizzazione fatta da L.P.R. 2000 S.r.l., per la realizzazione di un “impianto di produzione energia elettrica alimentato a biomassa legna e CDR” nel Comune di Bastia Mondovì (CN).
La scrivente associazione ritiene preliminarmente essenziale un approfondimento per assicurare il rispetto delle normative applicabili al caso in esame. 1.1 – Normativa sugli impianti di smaltimento di rifiuti non pericolosi mediante operazioni di incenerimento Il proponente dichiara di voler “bruciare”, oltre a biomasse, CDR (CER 191210 e 191212).
Tale CDR è considerato, in base al D. Lgs n. 152/06 (articoli 183 e 229), rifiuto speciale, infatti, anche nel caso in cui il CDR fosse classificabile, sulla base delle norme tecniche UNI 9903-I e successive modifiche e integrazioni, come RDF di qualità elevata, non sarebbe comunque verificata la condizione di utilizzo in impianti di produzione di energia con potenza termica nominale maggiore o uguale a 50 MW (D.M. 2 maggio 2006), essendo la potenza termica nominale dell’impianto proposto inferiore a 50 MW. Quindi il recupero energetico del CDR deve rientrare in quanto previsto dalla normativa per i rifiuti e non in quanto previsto per i combustibili. Tutto ciò a norma delle leggi vigenti attualmente.
A proposito di combustibile, si osserva inoltre che il proponente dichiara: “la realizzazione e l' esercizio del suddetto impianto costituisce attività complementare a quella attualmente esercitata…” . In realtà egli aveva in essere un contratto con l’ACEM che prevedeva il ritiro della frazione secco-leggera prodotta presso l’impianto consortile di Magliano Alpi finalizzato alla sua trasformazione in CDR, ossia dal cod. CER 19 12 12 al cod. CER 19 12 10; suddetto contratto, stipulato in data 12 ottobre 2005, aveva validità di un anno ed era soggetto a verifiche trimestrali. Nei fatti il suddetto contratto non è stato rinnovato.
In termini oggettivi, e probabilmente più veritieri, il fallimento dell’iniziativa, che forse preludeva ad accordi successivi, è stato causato da problematiche tecniche di incompatibilità tra l’impianto del proponente ed il prodotto da trattare, a cui presumibilmente non è stato possibile apportare modifiche risolutive. Resta il fatto che, ad oggi, il proponente non può quindi affermare di voler realizzare “….un impianto di produzione di energia elettrica complementare alle attività attualmente esercitate…” in riferimento al CDR da rifiuti urbani; se infatti è vero che ad oggi egli possiede tutte le autorizzazioni di legge per affermare la sua capacità di produrre CDR e conseguentemente per fare la richiesta, non risulta che attualmente utilizzi le autorizzazioni, ossia che produca, a partire da rifiuti urbani selezionati, il combustibile di cui intenderebbe usufruire.
E’ opportuno notare infine che in data 12 ottobre 2006 è stato approvato in via preliminare uno schema di decreto legislativo concernente modifiche al D. Lgs n. 152, che elimina totalmente la definizione del CDR-Q come combustibile e lo classifica, al pari del CDR di qualità normale, come rifiuto speciale. In ogni caso è evidente che la procedura autorizzativa deve avvenire in base alla normativa sugli impianti di smaltimento di rifiuti non pericolosi mediante operazioni di incenerimento.
Fonte:
CENTRALE A BIOMASSA ANCHE A STIGLIANO
di Antonio Bavusi
[Comitato Lucano per il Controllo delle Scelte Energetiche]
Quello che maggiormente preoccupa è che la centrale potrebbe funzionare, in base alle normative nazionali, utilizzando il CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti) usufruendo tra l’altro delle agevolazioni previste in base al decreto legislativo n.387/2003 e dei certificati verdi. Con la recente Deliberazione n. 2208 del 4.11.2005, la Regione ha inoltre proposto la modifica del Piano Energetico Regionale considerando – è scritto nella delibera – “che la mancata utilizzazione dei rifiuti solidi urbani o del CDR, come biomassa negli impianti di produzione di energia elettrica prevista dal P.E.R. è in contrapposizione con il Piano Regionale di smaltimento dei rifiuti, con le leggi nazionali e comunitarie, nonché con le politiche di incentivazione dell’uso di tali fonti di energia di cui al D.lgs. 37/2003”.
Insomma, con un colpo di spugna, la Regione asseconda il mercato privato dell’energia, cancella i divieti all’utilizzo del CDR previsti dal P.E.R., prevedendo così che in impianti di produzione elettrica da “biomassa” possano essere smaltiti Rifiuti urbani e C.D.R.
Ci si dimentica così che bruciare rifiuti, oltre ad incoraggiare la loro produzione, è indice di spreco di materia ed energia se confrontato con il recupero mediante riciclaggio e compostaggio, i cui risultati sono fino a 5 volte più vantaggiosi della combustione, senza considerare i rilevanti pericoli per la salute dei cittadini. Con buona pace per la raccolta differenziata dei rifiuti in Basilicata che va così a “farsi benedire”. Per “quadrare il cerchio” il governo (e le Regioni) in base alla legge delega contemplano di realizzare in ogni ATO (Autorità Territoriale Ottimale) un impianto di incenerimento camuffato da termovalorizzatore o impianti per la produzione elettrica da fonti rinnovabili.
Fonte:
http://www.olambientalista.it/centraliart2.htm
Legambiente CALABRIA
COMUNICATO STAMPA Reggio Calabria, 7.10.2004
L’ULTIMA CONFERMA DEL TOTALE FALLIMENTO DEL COMMISSARIAMENTO PER L’EMERGENZA RIFIUTI IN CALABRIA COMBUSTIONE DEL CDR NELLA CENTRALE TERMOELETTRICA DI CUTRO (KR): IL COMMISSARIO PUNTA SOLO SULL’INCENERIMENTO E “CONDANNA" LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Sono state tante le polemiche sorte in questi giorni a proposito della sperimentazione della combustione del Cdr nella centrale termoelettrica di Cutro (Kr). Il polverone di polemiche rischia di far perdere di vista quello che è il principale responsabile di tutta la vicenda: il Commissario per l’emergenza rifiuti in Calabria. Occorre da subito sgombrare il campo da allarmismi inutili e fuorvianti. Proprio perché non c’è nulla di cui preoccuparsi se un impianto industriale esistente, come una centrale termoelettrica o un cementificio, con un adeguato sistema di combustione ed una efficiente sezione di abbattimento fumi brucia Cdr.
Soprattutto se è un Cdr di ottima qualità secondo quanto previsto dalla normativa vigente (dm 5 febbraio 1998). Anzi è per certi versi auspicabile, visto che è meglio recuperare energia dalla combustione del Cdr piuttosto che conferirlo in discarica. Tutto questo però doveva essere tenuto in considerazione anche durante la redazione del Piano regionale rifiuti. E questo in Calabria non è stato fatto. Come molti sapranno il Piano della Regione Calabria predisposto dal Commissario per l’emergenza rifiuti ha previsto di avviare a incenerimento 800 tonnellate di Cdr al giorno in due impianti di incenerimento dedicati, e cioè costruiti appositamente.
La scelta dei due inceneritori fu da subito fortemente criticata dalla nostra associazione, non per un’avversione ideologica alla combustione dei rifiuti, che Legambiente non ha mai avuto, ma perché il piano sembrava oggettivamente sbilanciato verso un’eccessiva termovalorizzazione dei rifiuti a discapito delle politiche di riduzione, o quantomeno di contenimento, della produzione e soprattutto del recupero di materia da raccolta differenziata. La nostra opposizione fu ancora più forte quando la seconda linea di incenerimento inizialmente prevista nella parte settentrionale della Calabria è finita accanto alla prima già in costruzione a Gioia Tauro, con immaginabili quanto ovvie diseconomie nel trasporto dei rifiuti.
Il Commissario non ha quindi voluto assolutamente tener conto della possibilità di far bruciare il combustibile in impianti industriali esistenti sul territorio regionale, neanche quando era ormai saltata la possibilità di installare la linea di incenerimento nel nord della Calabria. Ma il Commissario per l’emergenza rifiuti, che già da oltre un anno era a conoscenza della autorizzazione provinciale alla sperimentazione della co-combustione del cdr alla centrale a biomasse di Cutro, per quale motivo la scorsa estate ha autorizzato il raddoppio dell’inceneritore di Gioa Tauro, perseverando nell’errore della scelta delle due linee di incenerimento?
Ma non poteva da subito verificare la disponibilità di utenze industriali in attività a bruciare il cdr, lasciando, come inizialmente previsto, una sola linea nell’impianto di Gioia Tauro? Visto che così non è stato fatto ora si rischia di aumentare ancor di più la quota giornaliera di rifiuti della Calabria che vanno ad incenerimento. Confermando nei fatti quanto denunciato dalla nostra associazione: che il Commissario vuole puntare solo sull’incenerimento, senza fare il minimo investimento sulle raccolte differenziate, che saranno “condannate” a rimanere sulle percentuali ridicole attuali. L’ultima conferma del totale fallimento del commissariamento per l’emergenza rifiuti in Calabria.
Lidia Liotta
Presidente di Legambiente Calabria
Fonte:
http://www.legambientepetilia.it/prima/Cdr%20Cutro.htm