27 febbraio 2007
Telese, la scuola respinge gli studenti
Fabrizio Bisesto

 

 

UN MONDO ALLA ROVESCIA: LA SCUOLA RESPINGE GLI STUDENTI

Un misfatto fuori ogni schema logico si è consumato nella mattinata di oggi, 27/02/2007, davanti la struttura che ospita il liceo scientifico di Telese da ben quarant'anni: la dirigenza dell'istituto superiore si è rifiutata di aprire i cancelli alla classe studentesca.

Ma è bene tornare un po' indietro per poter cercare di analizzare quanto accaduto. Sabato 24/02/2007 è stata presentata alla Preside dell'Istituto di Istruzione Superiore di Telese Terme, la richiesta per poter usufruire di un'ora di assemblea straordinaria il giorno 27/02/2007, ovvero oggi.

La richiesta, nonostante i toni rassicuranti dati dalla presidenza ai rappresentanti di istituto, è stata respinta. Si è trattato di un gesto, oserei dire, anti democratico: proibire agli studenti di potersi esprimere,confrontare, su di un argomento alquanto scottante, qual è la pubblicazione del bando per la locazione di un edificio adatto all'esigenza impellente di trovare aule più spaziose, è un colpo basso alla libertà di pensiero e di parola. E noi italiani, poi, ci vestiamo da mercanti di democrazia nei paesi arabi.

Gli studenti, però, hanno sentito il forte bisogno di interloquire tra loro e questa mattina si sono riuniti nella piazzetta che occupa il lato opposto all'edificio del liceo. Al termine di questa assemblea, durata poco meno di un'ora, tempo di cui gli studenti avevano formalmente fatto richiesta, i partecipanti, da alunni diligenti e rispettosi dei propri doveri, si sono avvicinati al cancello della struttura liceale per entrare nelle rispettive classi.

Ed è qui che si è consumato l'illogico misfatto: la dirigenza ha ordinato “l'altolà” agli studenti sprovvisti di regolare permesso per entrata posticipata, nonostante fossero appena le 8:40, ora per la quale non è necessario il sopracitato “lasciapassare”. Ma il “comando” del liceo non ha voluto saperne di aprire i cancelli a tutti gli studenti. I pochi che sono riusciti ad entrare sono stati letteralmente baciati dalla fortuna, in quanto si sono ritrovati un'autorizzazione pronta per ricevere la firma di chi ha la buona sorte di poter apporre il proprio nome sul famoso “libretto dello studente” dove sono riposti i sacri “permessi di entrata anticipata”. Chissà sarò stato il fato, le Parche avranno voluto così, o forse qualche stregoneria; fatto sta che quel foglio gli ha aperto le porte del sapere. Chi, invece, non è stato colpito da nulla del genere, è stato costretto, zaino in spalla, a tornare a casa, per non ostacolare il traffico alla ricerca di dialogo con la dirigenza.

È stata un evento che ha dell'incredibile: la scuola che respinge gli studenti, una scena di un probabile film fantascientifico in cui il mondo va alla rovescia. Tutto questo solo perché i ragazzi del Liceo di Telese hanno ritenuto opportuno, benché il parere dei vertici della scuola fosse stato negativo, riunirsi in una pubblica assemblea. Non credo che tale situazione sia stata pedagogicamente corretta. E non mi riferisco solo alla richiesta di assemblea respinta, su cui è meglio stendere un velo pietoso, ma al fatto che oggi quell'edificio non lo si può chiamare scuola. Infatti, se si va ad operare un analisi etimologica della parola, si scoprirà che essa deriva dal greco “scholé”, che racchiude in sé le attività volte all'apprendimento e alla coltivazione dei propri interessi.

Oggi, in effetti, non ci è stato permesso di rispettare tale etimologia, in quanto si è scesi a pretendere formalismi che lasciano il tempo che trovano. Per quanto mi riguarda mi viene da pensare che questo atteggiamento sia quasi come una risposta, consentitemi di definirla stupida, alla decisione degli studenti di proseguire nell'intento di coadiuvare il lavoro delle istituzioni nella ricerca di una soluzione idonea per il Liceo di Telese Terme. E non vengano a dire che questo non è compito degli studenti, perché prima di essere studenti si è cittadini e in quanto tali si ha il dovere di contribuire in ogni modo al bene comune che, in questo caso, è la necessità impellente di un nuovo edificio.

 

 

     

 Valle Telesina


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