4 novembre 2007

Telese, Legambiente. A che cosa serve?

Fulvio Del Deo

 

 

A Telese, negli ultimi anni è avvenuto un vero e proprio disastro ambientale. La Legambiente ha sì e no detto una parolina solo sulla sorte degli alberi di Viale Minieri. Intanto, diversi alberi di Viale Minieri sono morti, a decine ne sono stati tagliati un po' dappertutto, a partire dalle Terme Jacobelli e chissà se si finirà mai... 

E la Legambiente? Zitta e muta... aveva altro a cui pensare.

Fa niente se poi tutto il paese sversa i suoi liquami in un depuratore che non funziona o direttamente nel fiume o nelle falde... Fa niente se si costruisce sull'acqua... Legambiente non si abbassa a pensare a queste inezie.

Legambiente si occupa di cose mooolto più importanti, come combattere il "pericolo micidiale degli OGM".

C'è gente in Italia che è stipendiata per fare ricerche che tentino di dimostrare a tutti i costi la dannosità degli OGM.

Avete letto bene: fanno una ricerca non per capire se fanno male, ma per dimostrare che fanno male!

Ma, ditemi voi, dove s'è vista mai una ricerca (degna di tale nome!) che parta per partito preso da una conclusione prestabilita,  da dimostrare a tutti i costi, anche a costo di arrampicarsi sui vetri???

Dove s'è vista? SOLO IN ITALIA !

L'Italia è quel paese che spinge le menti pensanti a fuggire all'estero.

E' quel paese che un tempo mandava a morte Giordano Bruno, condannava Galileo Gallilei e oggi costringe a viaggi in luoghi più civili per un'inseminazione artificiale...

Fino a quando l'Italia continuerà a battersi a spada tratta contro il progresso, in nome del privilegio di lobby, del più bieco oscurantismo, o nome delle Sacre Scritture che in tal modo profana?

Ok, è mo' andate pure a firmare, prego:
http://www.vivitelese.it/00%20archivio%202007/vita%20sociale/Telese/Fasano%203.htm

Fulvio Del Deo




Era ora, l' Italia punta i piedi il resto del mondo va avanti


Roma

«Per fortuna c`è l`Europa. Questa decisione dimostra che mentre l`Italia punta i piedi, il resto del mondo va avanti». Gilberto Corbellini, che insegna storia della scienza all`università La Sapienza, fa parte del Comitato nazionale di bioetica ed è copresidente dell`associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica, plaude al via libera di Bruxelles.Da dove nasce la sua soddisfazione?
«L`Europa ha più buon senso di noi. Ha speso 70 milioni di euro delle nostre tasse e negli scorsi 15 anni ha fatto tutte le ricerche possibili per dimostrare la sicurezza degli ogm. Alla fine, come era logico, li ha autorizzati». «La sicurezza di questi prodotti è stata quindi dimostrata?» "Si, è stato osservato che i rischi di queste coltivazioni sono trascurabili sia per l`uomo che per l`ambiente. Parliamo di pericoli insignificanti se paragonati alla maggior parte delle attività che compiamo quotidianamente, dall'andare in macchina al respirare l`aria inquinata delle nostre città». L`Italia però non è sola nella sua protesta. Anche la Francia si è dettacontraria alla decisione dell`Unione Europea. «La Francia è un Paese produttore di semi e ha interessi economici da difendere. A preoccuparmi di più, per quanto riguarda il nostro Paese, sono le posizioni ideologiche e antiscientifiche che si sono mobilitate per osteggiare gli ogm. Andando avanti così, l`Italia rischia di finire sotto una cappa di oscurantismo». Ora è stata approvata la commercializzazione di quattro ogm. Dobbiamo attenderci anche la produzione diretta? «Sono già molti gli stati in Europa che non si pongono problemi a coltivare ogm. Attualmente, dal punto di vista della legislazione, c`è il caos più totale. Ben vengano delle norme che portino un po` di ordine, anche perché i prodotti geneticamente modificati sono quelli più sottoposti a controlli e regolamentazioni. La sicurezza del mais geneticamente modificato è sotto certi aspetti superiore a quella del mais italiano».


(La Repubblica  di Elena Dusi - 25 Ottobre, 2007)


 

Chi pagherà tutti i "no" agli Ogm? Gilberto Corbellini e Roberto Defez

 


L’Italia è un Paese strano. Chi lo governa paga (poco) migliaia di ricercatori per fare ricerca, anche allo scopo di trarne applicazioni di interesse economico. Ma poi ignora completamente i dati scientifici. Anzi decide in direzione opposta.

Da circa 10 anni gli scienziati che fanno ricerca di qualità internazionale sostengono che gli Ogm sono sicuri sia dal punto di vista della salute umana sia dal punto di vista dell’impatto agronomico-ambientale. A sostenere che gli Ogm rappresentano una formidabile opportunità e quindi vanno studiati e che quelli già dimostrati sicuri vanno coltivati si sono schierate l’Ue, la Fao, l’Onu, l’Oms, l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea e tutte le più prestigiose accademie scientifiche internazionali. Inclusa la Pontificia Accademia per le Scienze. Nella scelta oscurantista di vietare lo studio degli Ogm in pieno campo l’Italia è isolata sia a livello mondiale sia europeo.

L’aspetto paradossale è che la discriminazione contro gli Ogm viene praticata nel nome dell’interesse economico e della protezione della salute e dell’ambiente. In realtà, la censura danneggia economicamente i consumatori e gli agricoltori, a vantaggio della grande distribuzione e dell’agricoltura assistita, aumentando l’impatto ambientale e i rischi per la salute dei cittadini.

Infatti, costringe gli italiani ad acquistare prodotti da agricoltura biologica o lotta integrata, aumentando di quasi il 30% la spesa media alimentare. Una stangata da 600 euro l’anno a nucleo familiare. Inoltre, se si prende in esame il caso del mais, si può constatare che la scelta di non coltivare il mais BT (cioè trasformato con un gene prelevato da un bacillo per renderlo naturalmente resistente ai parassiti) ha comportato danni enormi agli agricoltori italiani. In otto anni le produzioni italiane medie per ettaro di mais non hanno subito alcun incremento, perché non vi è stata innovazione. L’Italia importa quantitativi sempre più consistenti (tra pochi anni fino a tre milioni di tonnellate di mais, pari a 540 milioni di euro) del mais che non riesce più a produrre. Gli agricoltori italiani oggi perdono il 12% della produzione potenziale, che convertita in resa di un campo coltivato con mais si aggira sui 430 euro per ettaro. Insomma, per la smania di protagonismo di qualche politico, l’Italia rinuncia ogni anno a oltre 600 milioni. Triste constatazione, mentre va in scena la commedia della Finanziaria!

Il lettore penserà: però ci guadagnano la nostra salute e l’ambiente. No! Perché il mais tradizionale contiene una quantità di tossine vegetali di molto superiore, in alcuni casi fino a 100 volte quelle contenute nel mais Ogm. In particolare fumonisine, che causano tumori all’esofago nell’uomo e possono indurre malformazioni al sistema nervoso centrale del feto di donne in gravidanza. Le nuove norme europee per la presenza delle fumonisine (regolamento 1881/2006) prevedono che nei cibi destinati all’infanzia il contenuto di fumonisine debba essere di 200ppb, ossia 20 volte più basso della soglia consentita per il mais non lavorato. Il mais tradizionale, confrontato nell’unico esperimento italiano condotto in pieno campo, ha un contenuto di fumonisine pari a 6000. Ossia è vietato al commercio. Con la nuova normativa europea oltre il 50% di tutto il mais italiano risulterà fuorilegge. Quello Ogm, con 60ppb di fumonisine, è buono anche per i bambini. A peggiorare le cose, da un punto di vista ambientale, sul mais BT non si devono usare pesticidi, mentre sono indispensabili sul mais tradizionale.

Il governo e il Parlamento hanno il dovere di mettere gli agricoltori italiani, che desiderano sperimentare gli Ogm sui terreni di loro proprietà (rispettando la Direttiva europea 556/2003), nelle condizioni di farlo. Nonché di erogare fondi competitivi per la ricerca pubblica in modo da studiare a fondo l'impatto degli Ogm in pieno campo sui suoli italiani, restituendo alla ricerca, anche nel nostro Paese, quel ruolo di alta consulenza che svolge in tutti gli Stati sviluppati.

 

(la Stampa - 17 ottobre 2007)

 

 

 

Fulvio Del Deo

 

 

 

     

 Valle Telesina


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