Sento dire da alcuni conoscenti che molti, forse
troppi, professori del Liceo, sarebbero ben
felici di trasferirsi al molino/mulino.
Io
ho studiato al Liceo ed è stato questo liceo che
mi ha formato, che mi ha insegnato la libertà e
la liberalità, che mi ha avviato verso i valori
più sani ed onesti del vivere sociale ma che
soprattutto mi ha insegnato la prevalenza
dell’essere sull’avere.
Era un altro Liceo erano altri professori,
modelli di vita e d’insegnamento, capaci di
trasformare in atti il loro pensiero e di
consigliarci sulle nostre scelte mostrandoci le
soluzioni senza, però, prevaricazioni ma
considerando tutte le ipotesi, anche quelle
contrarie.
Adesso a ripensarci credo che in fondo io e la
mia generazione abbiamo qualche colpa, per non
aver capito fin d’allora che il problema c’era e
stava intorno a noi che lo stato pagava fior di
milioni per l’affitto di quella struttura che
era allora già piccola per noi, ma nessuno se ne
accorgeva, nessuno se ne faceva capo presi da
più ardui e grandi destini del mondo.
Ora credo che bisogna recuperare il tempo perso,
il movimento, se tale si tratta, non può essere
avviato né dai genitori né dai ragazzi
transitori e temporanei, ma deve essere un
movimento proprio degli insegnanti se vogliono
dare e ridare dignità a ciò che Insegnano.
Qui non è in ballo l’andare o non andare al
molino/mulino ma la dignità della persona a non
essere servo del potere, a non assecondare le
scelte scellerate e forse truffaldine, qui è in
ballo la democrazia dal basso, ascoltare i
giovani e non le sirene ammaliatrici del potere,
qui è in ballo il sistema di valori su cui si
fonda la vita sociale, la morale pubblica e
privata: allora almeno una volta che sia la
scuola sempre sotto accusa per non insegnare più
i valori a riprendersi il primato
dell’educazione.
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