7 giugno 2007
Telese, promozione
Alessandro Liverini

 

 

Viviamo in un mondo in cui, troppo spesso, si erge –sprezzante- il dominio della superficialità. Esso veste un abito camaleontico e multiforme, si radica indisturbato nelle periferie e nei centri, nei luoghi della solitudine metropolitana, così come nei salotti rampanti, nelle accademie e nella casta vetustà del potere. Il contenuto-vuoto della superficialità viene forgiato nella supponente convinzione di poter raggiungere un obiettivo seguendo la strada  che appare più breve ed utilizzando espedienti egoistici che si colorano, a seconda delle circostanze, di innumerevoli profili behavioristici (illiceità, maleducazione, inciviltà, violenza, saccenza, ecc).

Per fare degli  esempi: il bullo che parcheggia l’autovettura sul marciapiedi, il bambino in bicicletta che taglia la strada ad un vecchietto, il sagace vecchietto che “ruba” il posto al bambino in una fila, l’imprenditore commerciale che, al fine di accrescere (ciò mi sembra legittimo) i propri utili netti, elude le norme tributarie con artifici più o meno legali o addirittura evade, invece di investire in ricerca ed innovazione tecnologica per potenziare la produttività.

In sostanza, in qualsiasi ambito dell’umano agire si possono scorgere, nella loro sgradevole evidenza, accadimenti riconducibili alla superficialità. Certamente non dispongo di una efficace terapia per tenere a bada questo morbo. Posso ipotizzare alcune conseguenze della sua metodica avanzata: dalla perdita del senso di appartenenza ad una comunità civile, allo smarrimento della ragionevolezza, alla disaffezione ai valori e alla ricerca instancabile della felicità e del successo (il mio e il tuo successo come condizione essenziale per il successo ed il progresso collettivo; il progresso, l’equità e la giustizia sociale come condizione per il mio e tuo successo). Come dicevo, non ho la ricetta pronta, ma posso raccontarvi due storie (profondamente diverse) che pur si rassomigliano nella loro essenza, nel loro profetico e didascalico significato.

La prima. Qualche anno fa un gruppo di cittadini, con la semplice ambizione di recare un buon servizio alla collettività e tra la placida indifferenza dei più, decise di inaugurare un sito internet che potesse assumere in sé una duplice funzione: raccontare la realtà ed ascoltarla. Sono passati anni (a dire il vero non troppi!) ed oggi “Vivitelese” ha raggiunto un livello qualitativo straordinario, tale da rappresentare un punto di riferimento per molte persone (per i residenti come per chi vive lontano ma nel cuore porta sempre il sussurro del ritorno), con dignità- concedetemelo-istituzionale.

Fra qualche giorno “Vivitelese” raggiungerà un milione di visitatori. Se solo provo ad immaginare a quante storie, quanti litigi, quante risate, quanti scoop, quante foto, video hanno solcato questo pezzo di navigabile mare, mi viene la pelle d’oca.

La seconda. L’anno scorso (non so precisamente quando, ma presumo nella stagione estiva) un gruppo di amici telesini decisero di provare a costituire un’associazione sportiva (in specie, di basketball) e ci riuscirono. Con una fitta rete di “passaparola” ingaggiarono ( non è del tutto superfluo sottolineare che l’ingaggio non prevedeva alcuna sorta di emolumento) amici e semplici conoscenti, accomunati dal desiderio di rispolverare forma fisica e tecnica di gioco, per iniziare gli allenamenti e, dunque, plasmare gradualmente la squadra. Parallelamente crearono un sito internet per raccogliere consensi morali ed offrire al pubblico un sintetico, ma utile prospetto informativo (di questi tempi il culto della trasparenza e dell’esaustività informativa è praticato da una sparuta cerchia di fedeli, a dispetto della contraria tendenza del dio Legislatore!).

Usciti dal porto degli adempimenti preliminari, il gruppo ha iniziato a veleggiare nel mare aperto del campionato (per quanto solidi fossero gli spirti gurrier e i generosi conferimenti delle sponsorizzazioni, ecc. il rischio di un naufragio non era da escludere). A distanza di qualche mese il Basket Telese Terme ha vinto il campionato, ha vinto i play-off, conquistando l’approdo in Promozione, ma cosa ancor più straordinaria, ha innescato un inedito senso di appartenenza (senza eccessive derive campanilistiche) e, soprattutto, di socialità. Si sono riaffermate vecchie amicizie, si è riaffermato il senso dello stare insieme per un fine meritevole. Potrebbe sembrare eccessivo lodare questo (ciò credo sia pacifico) fenomeno sociale. Penso, al contrario, che in un mondo che tende all’atomizzazione e al solipsismo, al trionfo della superficialità e dell’egoismo, delle frequentazioni virtuali, qualunque tentativo che vada in direzione (ostinata e) contraria sia davvero una grazia.

In conclusione, ambedue le storie ci parlano del contrario della superficialità. Ci parlano di passione, dedizione, meticolosità, rigore, voglia di crescere e migliorarsi. Credo che queste due storie siano destinate a rimarcare una traccia indelebile negli annales della nostra coscienza civile.

Personalmente, ho il desiderio di ringraziare di cuore –pubblicamente- tutti coloro che, sottraendo tempo alla faccende private e quotidiane, hanno generosamente investito per il bene di tutti.

 

 

     

 Valle Telesina


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