22 aprile 2007
Telese, un paese letteralmente stracciato
Vittorio Pagliarulo

 

 

Caro Fulvio Del Deo,

 

devi essere un mio collega, molto più eloquente di me e di tanti altri che si sono cimentati nel raccontare corna e peste di un individuo, uno solo, che ha letteralmente stracciato quel paese (scrivo dalla Regione Marche): il mio sin dal 1956, il tuo da molto meno ma, a entrambi caro, da quello che leggo in tanti tuoi scritti (specialmente i primi quando ti risultava difficile credere a quello che scrivevano coloro che a Telese ci sono da una vita).

Suppongo tu sia prof. come lo sono stato sino ad agosto 1996. Tu un letterato, io un tecnico.

    Andiamo a punto.
 
Se fossero stati mantenuti i propositi lanciati ai quattro venti nella sezione della ex DC, D'Occhio Segretario e chi scrive V.Segretario della locale sezione, credo che tu, a Telese - allora si chiamava solo Telese - magari saresti venuto comunque ma per occupare un appartamento risanato del centro storico piuttosto che un appartamento in un palazzo dormitorio e senza fogna.

Di fatto, quando sei arrivato tu, il paese poteva essere definito ancora "ridente" bisognava solo fare scelte politiche adeguate alle potenzialità dell'intero territorio.

Ma, caro mio, dal 1980 al 1985, quando quel signore occupò lo scranno destinato al primo cittadino del paese termale, si scoprì il volto vero di chi ha privilegiato solo i suoi interessi.

Si diceva che avremmo rivoltato il paese come un calzettino vecchio (questa era la frase che il giovane D'Occhio ha esclamato con enfasi  al punto che gli anziani del paese quel venerdì, prima della consultazione elettorale dell'anno 1985, si commossero al punto che piangevano come bambini il giorno della 1^ Comunione).

Il Paese si sarebbe caratterizzato come una località veramente turistica oltre che ovviamente termale; dai fittacamere che abbondavano si sarebbe passati agli alberghi, ai ristoranti alle strutture che caratterizzano località termali prestigiose che pullulano su tutto il territorio nazionale.(Mi consta che Eduardo De Filippo ha interpretato alcune sue commedie la dove ora fanno sfoggio le fontane antistanti l'ingresso della piscina "goccioloni" senza contare i concerti musicali del grande Maestro Anepeta: peccato se sono arrivato solo l'anno '56 per cui non ho visto De Filippo; l'orchestra Anepeta l' ho applaudita molte volte).

Scusami per la digressione frutto di sana nostalgia; posso solo affermare con soddisfazione che il D'Occhio, non mi ricordo bene, forse non era ancora nato.

Ebbene, il lunedì successivo alla stravittoria di quella lista che il Nostro capeggiava, potevamo chiudere la sezione.

Aveva raggiunto lo scopo: in men che non si dica da nullatenente ad uno degli uomini più alla page (si dice così?) della Valle Telesina e non solo.

Se si clicca sull'archivio, svariate decine di scritti  portano la mia firma, tutte sullo stesso tema. Risultati: zero.
 

Ora sono stanco perché, per prendermi in giro mi definisco "anziano" come vogliono farci credere in più direzioni i vari esperti nel settore della salute, ma i settant' anni che ho me li sento tutti., sul cuore e sui polmoni.

Datti da fare dunque; ma, nello stesso tempo, analizza l'eventuale possibilità di farti assistere da un avvocato: chissà che non spunti la possibilità  di inchiodarlo.

Bisogna crederci.

   

Egr. Del Deo, non voglio imitarti, lungi dal pensare di passare alla seconda puntata, specialmente dopo solo poche ore; anche perché ci rimetterei rispetto alle tue chiarissime esposizioni. Ho solo dimenticato alcuni particolari che ti riporto perché si capisca chiaramente cosa fosse Telese molti lustri addietro e cos’è ora.

 

La fortuna di Telese, nel settore termale, è stata la Campania e la Puglia.

 

I termandi Napoletani arrivavano con il treno sino al cancello delle terme. Via Giovanni XXIII aveva i binari, era strada ferrata.

 

Dalla Puglia arrivavano i benestanti oltre che i poveri cristi con malattie della pelle, malattie per le quali Napoletani o Pugliesi che fossero, erano di casa negli  alberghi telesini o presso fittacamere di privati. Tutti lasciavano fior di quattrini.

 

Allora non conoscevo i Napoletani, ma conoscevo bene i Pugliesi, visto che sono di un paesone della Provincia di Foggia. Non so se il Conte Pavoncelli - 18.000 ha di terreno – (Telese, di ettari ne ha 918); o il barone Cirillo Farrusi - 3.000 ha di terreno -; e ancora i fratelli De Amicis, uno avvocato, l’altro Dermofisilopatico - 2.000 ha – non so, dicevo, se sono venuti a passare le acque a Telese. Quello che conosco bene è la scommessa fatta da due ricchi sfondati pugliesi che in presenza di Arturo Ferrigni, gestore della Pagliarella – ristorante allora rinomatissimo e frequentatissimo  - si giocarono la cottura di un kg. di spaghetti con banconote da £ 1000. Avete capito bene! Basta chiedere alla Sig.ra Maria Ferrigni, che saluto caramente anche perché ha spillato, a me e a mia moglie, un po’ di soldini a Poker,facezie, molti e molti anni fa.

 

Non è una barzelletta: Maria Ferrigni e là e sua cognata anche, oppure l’architetto Ferrigni, nipote del decano, attuale proprietario della Pagliarella. - Questo era Telese, poi arrivarono i corsari e non si è capito più niente

 

Mi ricordo che i primi giorni giunto a Telese , era l’anno 1956, mi presentai al cancelletto pedonale dello stabilimento termale, ma mi fu impedito di entrare perché non avevo la giacca e la cravatta, mentre tutti gli altri erano in blu e le signore vestivano di lungo.

 

I giovani moderni (mio figli compreso) stanno sorridendo perché, in qualsivoglia manifestazione, si presentano in jeans e scarpe da ginnastica. Cosa si vuole, i tempi cambiano.

 

Sono un nostalgico? No dico solo che le Amministrazioni Comunali che si sono succedute da 50 anni ad oggi non hanno saputo capire (non hanno voluto capire perché avevano altro per la testa!) le potenzialità di questo nostro paese sotto ogni profilo, dall’economico al turistico-termale.

 

Ultimo particolare e smetto di affliggerti, se hai avuto la bontà di leggermi fino in fondo: dalla stazione ferroviaria (presso la quale una volta fermavano anche i treni rapidi) sino al cancello delle terme, vi era giusto un km di meravigliosi platani che nei primi anni ottanta furono abbattuti, e io mi permetto di aggiungere giustamente perché il cancro li aveva minati in maniera irreversibile.

Si tenga conto che il platano è una pianta secolare mentre le nostre non avevano ancora compiuto 100 anni.

 

Devi sapere che periodicamente si affidava a una ditta specializzata, la potatura delle gigantesche piante. Si tenga conto che dal legno di platano si costruiscono vagoni ferroviari e dalla ramatura minuta cassette per frutta e ortaggi.(o si costruivano visto che ormai è una pianta che si avvia velocemente verso l’estinzione!). Gli alberi, dunque, non venivano potati ma capitozzati altrimenti il gioco non valeva la candela.

 

Potrei continuare ma mi fermo qui anche perché ricordare tutto questo mi procura malessere e non me lo posso permettere.

 

Ti saluto cordialmente

 

Vittorio Pagliarulo

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it