Caro Fulvio
Del Deo,
devi essere un
mio collega, molto più eloquente di me e di
tanti altri che si sono cimentati nel raccontare
corna e peste di un individuo, uno solo, che
ha letteralmente stracciato quel paese (scrivo
dalla Regione Marche): il mio sin dal 1956, il
tuo da molto meno ma, a entrambi caro, da quello
che leggo in tanti tuoi scritti (specialmente i
primi quando ti risultava difficile credere a
quello che scrivevano coloro che a Telese ci
sono da una vita).
Suppongo tu sia prof. come lo sono stato sino ad
agosto 1996. Tu un letterato, io un tecnico.
Andiamo a punto.
Se fossero stati mantenuti i propositi lanciati
ai quattro venti nella sezione della ex DC,
D'Occhio Segretario e chi scrive V.Segretario
della locale sezione, credo che tu, a Telese -
allora si chiamava solo Telese - magari saresti
venuto comunque ma per occupare un appartamento
risanato del centro storico piuttosto che un
appartamento in un palazzo dormitorio e senza
fogna.
Di fatto, quando sei arrivato tu, il paese
poteva essere definito ancora "ridente"
bisognava solo fare scelte politiche adeguate
alle potenzialità dell'intero territorio.
Ma, caro mio, dal 1980 al 1985, quando quel
signore occupò lo scranno destinato al primo
cittadino del paese termale, si scoprì il
volto vero di chi ha privilegiato solo i suoi
interessi.
Si diceva che avremmo rivoltato il paese come un
calzettino vecchio (questa era la frase che il
giovane D'Occhio ha esclamato con enfasi al
punto che gli anziani del paese quel venerdì,
prima della consultazione elettorale dell'anno
1985, si commossero al punto che piangevano come
bambini il giorno della 1^ Comunione).
Il Paese si sarebbe caratterizzato come una
località veramente turistica oltre che
ovviamente termale; dai fittacamere che
abbondavano si sarebbe passati agli alberghi, ai
ristoranti alle strutture che caratterizzano
località termali prestigiose che pullulano su
tutto il territorio nazionale.(Mi consta che
Eduardo De Filippo ha interpretato alcune sue
commedie la dove ora fanno sfoggio le fontane
antistanti l'ingresso della piscina "goccioloni"
senza contare i concerti musicali del grande
Maestro Anepeta: peccato se sono arrivato solo
l'anno '56 per cui non ho visto De Filippo;
l'orchestra Anepeta l' ho applaudita molte
volte).
Scusami per la digressione frutto di sana
nostalgia; posso solo affermare con
soddisfazione che il D'Occhio, non mi ricordo
bene, forse non era ancora nato.
Ebbene, il lunedì successivo alla stravittoria
di quella lista che il Nostro capeggiava,
potevamo chiudere la sezione.
Aveva raggiunto lo scopo: in men che non si dica
da nullatenente ad uno degli uomini più alla
page (si dice così?) della Valle Telesina e non
solo.
Se si clicca sull'archivio, svariate decine di
scritti portano la mia firma, tutte sullo
stesso tema. Risultati: zero.
Ora sono stanco
perché, per prendermi in giro mi definisco
"anziano" come vogliono farci credere in più
direzioni i vari esperti nel settore della
salute, ma i settant' anni che ho me li sento
tutti., sul cuore e sui polmoni.
Datti da fare dunque; ma, nello stesso tempo,
analizza l'eventuale possibilità di farti
assistere da un avvocato: chissà che non spunti
la possibilità di inchiodarlo.
Bisogna crederci.
Egr. Del Deo, non voglio imitarti, lungi dal
pensare di passare alla seconda puntata,
specialmente dopo solo poche ore; anche perché
ci rimetterei rispetto alle tue chiarissime
esposizioni. Ho solo dimenticato alcuni
particolari che ti riporto perché si capisca
chiaramente cosa fosse Telese molti lustri
addietro e cos’è ora.
La
fortuna di Telese, nel settore termale, è stata
la Campania e la Puglia.
I
termandi Napoletani arrivavano con il treno sino
al cancello delle terme. Via Giovanni XXIII
aveva i binari, era strada ferrata.
Dalla Puglia arrivavano i benestanti oltre che i
poveri cristi con malattie della pelle, malattie
per le quali Napoletani o Pugliesi che fossero,
erano di casa negli alberghi telesini o presso
fittacamere di privati. Tutti lasciavano fior di
quattrini.
Allora non conoscevo i Napoletani, ma conoscevo
bene i Pugliesi, visto che sono di un paesone
della Provincia di Foggia. Non so se il Conte
Pavoncelli - 18.000 ha di terreno – (Telese, di
ettari ne ha 918); o il barone Cirillo Farrusi -
3.000 ha di terreno -; e ancora i fratelli De
Amicis, uno avvocato, l’altro Dermofisilopatico
- 2.000 ha – non so, dicevo, se sono venuti a
passare le acque a Telese. Quello che conosco
bene è la scommessa fatta da due ricchi sfondati
pugliesi che in presenza di Arturo Ferrigni,
gestore della Pagliarella – ristorante allora
rinomatissimo e frequentatissimo - si giocarono
la cottura di un kg. di spaghetti con banconote
da £ 1000. Avete capito bene! Basta chiedere
alla Sig.ra Maria Ferrigni, che saluto caramente
anche perché ha spillato, a me e a mia moglie,
un po’ di soldini a Poker,facezie, molti e molti
anni fa.
Non è una barzelletta: Maria Ferrigni e là e sua
cognata anche, oppure l’architetto Ferrigni,
nipote del decano, attuale proprietario della
Pagliarella. - Questo era Telese, poi arrivarono
i corsari e non si è capito più niente
Mi
ricordo che i primi giorni giunto a Telese , era
l’anno 1956, mi presentai al cancelletto
pedonale dello stabilimento termale, ma mi fu
impedito di entrare perché non avevo la giacca e
la cravatta, mentre tutti gli altri erano in blu
e le signore vestivano di lungo.
I
giovani moderni (mio figli compreso) stanno
sorridendo perché, in qualsivoglia
manifestazione, si presentano in jeans e scarpe
da ginnastica. Cosa si vuole, i tempi cambiano.
Sono un nostalgico? No dico solo che le
Amministrazioni Comunali che si sono succedute
da 50 anni ad oggi non hanno saputo capire (non
hanno voluto capire perché avevano altro per la
testa!) le potenzialità di questo nostro paese
sotto ogni profilo, dall’economico al
turistico-termale.
Ultimo particolare e smetto di affliggerti, se
hai avuto la bontà di leggermi fino in fondo:
dalla stazione ferroviaria (presso la quale una
volta fermavano anche i treni rapidi) sino al
cancello delle terme, vi era giusto un km di
meravigliosi platani che nei primi anni ottanta
furono abbattuti, e io mi permetto di aggiungere
giustamente perché il cancro li aveva minati in
maniera irreversibile.
Si
tenga conto che il platano è una pianta secolare
mentre le nostre non avevano ancora compiuto 100
anni.
Devi sapere che periodicamente si affidava a una
ditta specializzata, la potatura delle
gigantesche piante. Si tenga conto che dal legno
di platano si costruiscono vagoni ferroviari e
dalla ramatura minuta cassette per frutta e
ortaggi.(o si costruivano visto che ormai è una
pianta che si avvia velocemente verso
l’estinzione!). Gli alberi, dunque, non venivano
potati ma capitozzati altrimenti il gioco
non valeva la candela.
Potrei continuare ma mi fermo qui anche perché
ricordare tutto questo mi procura malessere e
non me lo posso permettere.
Ti
saluto cordialmente
Vittorio Pagliarulo |