Contro la camorra e le infiltrazioni malavitose:
«Prevenire è meglio che curare»
L’invito giunto dall’incontro organizzato dagli
studenti telesini
di
Maria Grazia Porceddu
“Prevenire è meglio che curare”. Tutti d’accordo
su questo che è stato il “leitmotiv”
dell’interessante incontro-dibattito sul tema
camorra, organizzato dagli studenti del liceo
scientifico telesino. Un incontro al quale erano
stati invitati tutti i sindaci della valle, come
sottolineato dal consigliere comunale Gianluca
Aceto, ma che non ha registrato la loro
partecipazione (fatta eccezione per il sindaco
di Faicchio, Mario Borrelli, giunto nel corso
dei lavori e quello di San Salvatore Giuseppe
Creta che ha mandato le sue scuse per non poter
essere presente). Un incontro nato anche alla
luce di alcuni episodi che hanno coinvolto la
nostra zona.
E
appunto prevenzione è stata la parola chiave,
insieme a ‘conoscenza del fenomeno’ (utilizzata
anche dalla giovane studentessa che ha
introdotto i lavori), nella prospettiva di una
più ampia sensibilizzazione. Partendo in primis
dalle istituzioni, come ha sottolineato il
giornalista casertano Carlo Pascarella
(presidente Sig sezione investigativa
giornalistica), che nel 2004 in un suo articolo
parlava degli affari beneventani del clan dei
Casalesi (i cui interessi sono estesi in tutta
Italia), ed in particolare di infiltrazioni
camorristiche nell’edilizia telesina; una
questione al centro di un’inchiesta della Dda di
Napoli e pezzo che procurò al giornalista la
querela del sindaco di Telese Terme.
Atti giudiziari alla mano (ordinanza di custodia
cautelare in carcere - giudice Giovanna
Ceppaluni e Pubblico Ministero Francesco
Curcio), Pascarella ha evidenziato come “oggi la
camorra non è più quella di venti anni fa. Oggi
la camorra è impresa, Oggi la camorra ricicla. È
forse meno sanguinaria di prima, ma più
agguerrita nell’ambito economico finanziario”.
Un’affermazione che rende bene la convinzione
del giornalista secondo cui la camorra deve
essere vista come impresa.
Ad
accompagnare il suo intervento la lettura dagli
atti giudiziari riguardanti le infiltrazioni
nell’edilizia telesina (le dichiarazioni del
pentito Frascogna secondo cui il fratello di
Sandokan Walter Schiavone investì 850 milioni di
lire per acquistare un impresa di calcestruzzi a
Telese), la cronaca di eventi delittuosi ed
arresti avvenuti nel territorio telesino e le
prime testimonianze che evidenziano il fatto che
“la camorra a Telese come nel beneventano c’è
sempre stata” (negli archivi della Dda, come ha
riportato, ve n’era già qualche traccia nel
1984). Fattori questi che non devono destare
preoccupazione, ci ha tenuto a sottolineare più
volte il giornalista, “bisogna solo
interrogarsi, il che significa non chiudere gli
occhi”. Anche perché ha aggiunto, a Telese c’è
un ottimo commissariato di polizia, persone con
grande esperienza della camorra casertana e
carabinieri che fanno un buon lavoro.
E
riferendosi alla presa di posizione del sindaco
nei fatti che lo hanno riguardato ha aggiunto:
“Non avrebbe dovuto dire che Telese è una città
di camorra. Ci mancherebbe altro perché non lo
è, ma neanche chiudere gli occhi”. L’attività
camorristica a Telese, ha spiegato poi, è più
nascosta e quindi le indagini sono più
difficili, aggiungendo anche un sollecito a
procure e tribunali che “dovrebbero essere più
vicini alla polizia giudiziaria”. Dunque in
sintesi: la necessità di aprire gli occhi, senza
eccessive preoccupazioni, nella prospettiva di
poter sconfiggere il fenomeno.
L’assessore regionale Corrado Gabriele nel suo
articolato intervento si è soffermato anche sui
modelli sociali dei ragazzi di oggi (“avere in
fretta è l’unica cosa che si chiede” ha detto),
nell’ottica di far capire loro che il bene
effimero genera lo stesso percorso di vita dei
camorristi che “hanno perso la parte migliore
della vita” ha sottolineato riferendosi al
carcere, ai limiti e alle costrizioni che ad
essi comporta l’impossibilità di vivere
pienamente. In tema di prevenzione si è quindi
soffermato sul controllo del flusso di denaro.
La
lettura del flusso finanziario con
l’approvazione di un’apposita legge genererebbe
un meccanismo di trasparenza, ha spiegato, che
porterebbe al controllo di chi guadagna il
denaro illegalmente. E naturalmente prevenzione
che significa anche parlarne, impegnandosi:
“forse è la politica che costruisce meno
relazioni con i giovani” ha detto ponendo come
termine di paragone i tempi della sua gioventù,
“forse è la politica che manca, ma anche il
movimento degli studenti”, ha aggiunto anche con
un richiamo non all’unilateralità delle
responsabilità, ma alla condivisione di esse.
Di
segnali (“che ci sono stati e forse ci sono
ancora”), e di qualche atteggiamento “che
bisogna pur cambiare” ha parlato Alessandro
Grimaldi, che nelle prime battute ha esordito
dicendo “non è affatto facile essere assessore
in questo Comune, sottolineando “la
responsabilità delle classi dirigenti e degli
amministratori che forse hanno sbagliato ad
indirizzare certi investimenti”.
“Noi non vogliamo diventare – ha detto poi
rivolto all’assessore Gabriele - la lavanderia
della Regione Campania”. A concludere l’invito a
tenere alta la guardia per far capire che a
Telese non c’è spazio per queste attività.
Tre punti ha invece indicato Don Tonino Palmese,
vice presidente nazionale di Libera, per
esprimere il senso di questo viaggio telesino.
Partendo dalla cultura giudaica ha parlato del
rischio della nostalgia della sudditanza
(“nostalgia del faraone” ha parafrasato), che
purtroppo si vede riaffiorare in questi anni nei
giovani. Nella sua riflessione don Palmese è poi
passato al racconto di vita vissuta di un
ragazzo attraverso la cui toccante vicenda umana
ha evidenziato l’importanza della prevenzione,
alla quale si affianca la necessità di avere
un’identità: “perché senza identità culturale
politica – ha detto – senza appartenenza a
qualcosa e qualcuno la malavita sconfigge il
territorio, appunto perché è organizzata”.
Diversi ed interessanti gli interventi
conclusivi nell’ambito di un dibattito
ampiamente partecipato. Giovanni Liverini, come
capogruppo di opposizione ha ribadito la
necessità di aprire il dibattito, (anche se
“parlare di camorra è molto complesso e
difficile”) su di un fenomeno che si sviluppa
nell’ombra, che non ama far parlare di sé,
evidenziando ancora la necessità di lavorare
nella società civile. “Oggi purtroppo Telese –
ha sottolineato in un passaggio - non è
diventata una terra di camorristi, ma è nelle
mire della camorra” e per questo ha concluso
bisogna avere il coraggio di “parlarne e di
denunziare”.
Hanno partecipato all’incontro tra gli altri, il
senatore Antonio Conte, Antonio Broccoli e
Antonio Di Santo, amministratori comunali
rispettivamente di Amorosi e di Guardia
Sanframondi.
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