16 luglio 2007
Valle T.camorra: prevenire è meglio che curare
Sannio Quotidiano     14-07-2007

 

 

Contro la camorra e le infiltrazioni malavitose: «Prevenire è meglio che curare»

L’invito giunto dall’incontro organizzato dagli studenti telesini

di Maria Grazia Porceddu

“Prevenire è meglio che curare”. Tutti d’accordo su questo che è stato il “leitmotiv” dell’interessante incontro-dibattito sul tema camorra, organizzato dagli studenti del liceo scientifico telesino. Un incontro al quale erano stati invitati tutti i sindaci della valle, come sottolineato dal consigliere comunale Gianluca Aceto, ma che non ha registrato la loro partecipazione (fatta eccezione per il sindaco di Faicchio, Mario Borrelli, giunto nel corso dei lavori e quello di San Salvatore Giuseppe Creta che ha mandato le sue scuse per non poter essere presente). Un incontro nato anche alla luce di alcuni episodi che hanno coinvolto la nostra zona.

E appunto prevenzione è stata la parola chiave, insieme a ‘conoscenza del fenomeno’ (utilizzata anche dalla giovane studentessa che ha introdotto i lavori), nella prospettiva di una più ampia sensibilizzazione. Partendo in primis dalle istituzioni, come ha sottolineato il giornalista casertano Carlo Pascarella (presidente Sig sezione investigativa giornalistica), che nel 2004 in un suo articolo parlava degli affari beneventani del clan dei Casalesi (i cui interessi sono estesi in tutta Italia), ed in particolare di infiltrazioni camorristiche nell’edilizia telesina; una questione al centro di un’inchiesta della Dda di Napoli e pezzo che procurò al giornalista la querela del sindaco di Telese Terme.

Atti giudiziari alla mano (ordinanza di custodia cautelare in carcere - giudice Giovanna Ceppaluni e Pubblico Ministero Francesco Curcio), Pascarella ha evidenziato come “oggi la camorra non è più quella di venti anni fa. Oggi la camorra è impresa, Oggi la camorra ricicla. È forse meno sanguinaria di prima, ma più agguerrita nell’ambito economico finanziario”. Un’affermazione che rende bene la convinzione del giornalista secondo cui la camorra deve essere vista come impresa.

Ad accompagnare il suo intervento la lettura dagli atti giudiziari riguardanti le infiltrazioni nell’edilizia telesina (le dichiarazioni del pentito Frascogna secondo cui il fratello di Sandokan Walter Schiavone investì 850 milioni di lire per acquistare un impresa di calcestruzzi a Telese), la cronaca di eventi delittuosi ed arresti avvenuti nel territorio telesino e le prime testimonianze che evidenziano il fatto che “la camorra a Telese come nel beneventano c’è sempre stata” (negli archivi della Dda, come ha riportato, ve n’era già qualche traccia nel 1984). Fattori questi che non devono destare preoccupazione, ci ha tenuto a sottolineare più volte il giornalista, “bisogna solo interrogarsi, il che significa non chiudere gli occhi”. Anche perché ha aggiunto, a Telese c’è un ottimo commissariato di polizia, persone con grande esperienza della camorra casertana e carabinieri che fanno un buon lavoro.

E riferendosi alla presa di posizione del sindaco nei fatti che lo hanno riguardato ha aggiunto: “Non avrebbe dovuto dire che Telese è una città di camorra. Ci mancherebbe altro perché non lo è, ma neanche chiudere gli occhi”. L’attività camorristica a Telese, ha spiegato poi, è più nascosta e quindi le indagini sono più difficili, aggiungendo anche un sollecito a procure e tribunali che “dovrebbero essere più vicini alla polizia giudiziaria”. Dunque in sintesi: la necessità di aprire gli occhi, senza eccessive preoccupazioni, nella prospettiva di poter sconfiggere il fenomeno.

L’assessore regionale Corrado Gabriele nel suo articolato intervento si è soffermato anche sui modelli sociali dei ragazzi di oggi (“avere in fretta è l’unica cosa che si chiede” ha detto), nell’ottica di far capire loro che il bene effimero genera lo stesso percorso di vita dei camorristi che “hanno perso la parte migliore della vita” ha sottolineato riferendosi al carcere, ai limiti e alle costrizioni che ad essi comporta l’impossibilità di vivere pienamente. In tema di prevenzione si è quindi soffermato sul controllo del flusso di denaro.

La lettura del flusso finanziario con l’approvazione di un’apposita legge genererebbe un meccanismo di trasparenza, ha spiegato, che porterebbe al controllo di chi guadagna il denaro illegalmente. E naturalmente prevenzione che significa anche parlarne, impegnandosi: “forse è la politica che costruisce meno relazioni con i giovani” ha detto ponendo come termine di paragone i tempi della sua gioventù, “forse è la politica che manca, ma anche il movimento degli studenti”, ha aggiunto anche con un richiamo non all’unilateralità delle responsabilità, ma alla condivisione di esse.

Di segnali (“che ci sono stati e forse ci sono ancora”), e di qualche atteggiamento “che bisogna pur cambiare” ha parlato Alessandro Grimaldi, che nelle prime battute ha esordito dicendo “non è affatto facile essere assessore in questo Comune, sottolineando “la responsabilità delle classi dirigenti e degli amministratori che forse hanno sbagliato ad indirizzare certi investimenti”.

“Noi non vogliamo diventare – ha detto poi rivolto all’assessore Gabriele - la lavanderia della Regione Campania”. A concludere l’invito a tenere alta la guardia per far capire che a Telese non c’è spazio per queste attività.

Tre punti ha invece indicato Don Tonino Palmese, vice presidente nazionale di Libera, per esprimere il senso di questo viaggio telesino. Partendo dalla cultura giudaica ha parlato del rischio della nostalgia della sudditanza (“nostalgia del faraone” ha parafrasato), che purtroppo si vede riaffiorare in questi anni nei giovani. Nella sua riflessione don Palmese è poi passato al racconto di vita vissuta di un ragazzo attraverso la cui toccante vicenda umana ha evidenziato l’importanza della prevenzione, alla quale si affianca la necessità di avere un’identità: “perché senza identità culturale politica – ha detto – senza appartenenza a qualcosa e qualcuno la malavita sconfigge il territorio, appunto perché è organizzata”.

Diversi ed interessanti gli interventi conclusivi nell’ambito di un dibattito ampiamente partecipato. Giovanni Liverini, come capogruppo di opposizione ha ribadito la necessità di aprire il dibattito, (anche se “parlare di camorra è molto complesso e difficile”) su di un fenomeno che si sviluppa nell’ombra, che non ama far parlare di sé, evidenziando ancora la necessità di lavorare nella società civile. “Oggi purtroppo Telese – ha sottolineato in un passaggio - non è diventata una terra di camorristi, ma è nelle mire della camorra” e per questo ha concluso bisogna avere il coraggio di “parlarne e di denunziare”.

Hanno partecipato all’incontro tra gli altri, il senatore Antonio Conte, Antonio Broccoli e Antonio Di Santo, amministratori comunali rispettivamente di Amorosi e di Guardia Sanframondi.

 

 

     

 Valle Telesina


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