L’accusa: «Anche se l’assemblea fosse legittima
ci sono diverse misure che sono prive di
efficacia»
Celebrato il congresso del circolo ‘Vera
Lombardi’ del Partito della Rifondazione
Comunista: le polemiche si fanno sempre più
arroventate. All’indomani dell’appuntamento
congressuale, che ha sancito l’elezione di
Gianluca Aceto a segretario del partito, si alza
forte la protesta del gruppo che fa riferimento
ad Eduardo Di Mezza e Gianluca Serafini. La
protesta giunge attraverso la voce di Eduardo Di
Mezza che sottolinea subito: “Continuiamo a
contestare e considerare illegittima
l’assemblea. Gli atti deliberati sono privi di
efficacia…”. Va ancora aggiunto, come già
annunciato in precedenza, che questo gruppo ha
già chiamato in causa sulla questione gli organi
nazionali del partito. “Ammesso che il congresso
fosse legittimo – sottolinea ancora Di Mezza –
ci sono alcuni atti che vanno assolutamente
considerati illegittimi. Il primo di questi –
sottolinea Di Mezza – è quello relativo alla
nomina dei delegati al comitato politico
provinciale. I componenti del comitato sono
stati eletti al congresso provinciale e non dai
circoli che provvedono, invece, solo ad inviare
i delegati al congresso. Per questo motivo –
spiega – non esiste il vincolo di mandato tra i
componenti del comitato politico provinciale ed
i circoli. Quindi, solo il congresso
straordinario della federazione provinciale del
partito può cambiare i componenti del comitato,
atto a cui non può provvedere il circolo, come
invece è successo in questo caso. Così come
Gianluca Aceto, io distinguo tra malafede e
incapacità politica. Considero il provvedimento
votato al congresso un atto di cretinismo
politico. Delle due l’una: o chi presiedeva
l’assemblea è in malafede, oppure siamo di
fronte a manifesta incapacità dello stesso
relativamente alle regole interne del partito”.
Altra questione sollevata da Di Mezza ruota
intorno alla carica di tesoriere del circolo.
“Non risulta, da quello che leggiamo, che è
stato eletto – dichiara il segretario del Prc di
alcuni anni addietro – un nuovo tesoriere. Da
statuto – illustra – il tesoriere è membro di
diritto del direttivo. Visto che non ci risulta
che in questo pseudo congresso, almeno da quello
che abbiamo appreso, si sia provveduto alla
nomina di un nuovo tesoriere non si spiega
perché il nome del tesoriere (carica ricoperta
da Antonio Teta, così come spiegato dallo stesso
Di Mezza) non è inserito tra quelli dei
componenti del direttivo. Queste cose – aggiunge
– danno l’esatta misura dell’incapacità politica
di chi ha preseduto il congresso. E’ singolare
che compagni – con almeno dieci anni di
esperienza partitica – non conoscano cose che
qualsiasi nuovo iscritto, anche di soli 14 anni,
conoscerebbe a memoria”. Di Mezza aggiunge
ancora: “Tra l’altro leggiamo tra i nomi degli
eletti, compagni che non erano nemmeno presenti
alla riunione, che alla vigilia avevano
manifestato le nostre stesse perplessità
riguardo la legittimità dell’assemblea
congressuale. Va da se che gli stessi mi hanno
annunciato che già domani (oggi per chi legge,
ndr) presenteranno per iscritto le loro
dimissioni irrevocabili dagli organismi nei
quali sono stati eletti”. C’è poi un preciso
passaggio dell’intervento di Aceto che provoca
una decisa reazione di Di Mezza. Aceto ha
parlato, in merito alle differenze dal tandem Di
Mezza-Serafini, di “due modelli diversi di
partito… Nella federazione di Benevento – ha
aggiunto – non c’è spazio né per il cinismo
amorale, che vede nella politica solo una
tecnica per la conquista del potere, né un
patetismo di maniera, dietro cui c’è la ricerca
di prestigio personale e privilegi materiali…”.
Da qui la secca replica di Di Mezza: “Riguardo a
questa accusa voglio invitare Aceto a
specificare in modo dettagliato, e se possibile
con dovizie di prove, a quali interessi
materiali si riferisce, oppure risponderà di
queste accuse – conclude – dinanzi al collegio
nazionale di garanzia”.
Sannio Quotidiano 27-02-07
Il
Prc punta su Gianluca Aceto
Il
congresso sceglie all’unanimità il consigliere
comunale. Di Mezza e Serafini disertano l’assise
Il
nuovo leader: «Scelta dolorosa la sfiducia al
segretario provinciale». Pronto un ricorso:
assemblea non valida
(anve) Gianluca Aceto segretario del Prc di
Telese Terme. Come previsto. La scelta del
congresso è giunta all’unanimità, data anche
l’assenza del gruppo che fa capo a Di Mezza e
Serafini. Come annunciato, ha disertato
l’appuntamento, denunciando manovre tese ad
indirizzare gli equilibri del circolo. Per esso
il congresso non è valido, ricorrerà agli organi
di garanzia del partito. La composizione del
direttivo: Roberta Damiani, Maria Sollo, Valeria
Pacelli, Alfonso Grillo, Boris Miotto, Arturo
Ferrigni, Luca Limata, Carmine Conte, Gianluca
Serafini, Gianluca Aceto, Elena Prece. Collegio
di garanzia: Rosaria Grillo, Filippo Liverini.
Delegati al comitato politico
provinciale:Alfonso Grillo, Boris Miotto,
Valeria Pacelli, Roberta Damiani, Gianluca
Serafini, Gianluca Aceto. Aceto segretario. Da
dove ricomincia il circolo di Telese? “Dalla
politica, cioè da quell’oggetto che per qualcuno
di noi era diventato sin troppo distante,
nascosto dietro schemi che non hanno molto a che
fare con i problemi della gente. Il nostro
circolo si è costruito sul lavoro politico
costante, attraverso fasi diversamente
difficili: ce la faremo anche stavolta, grazie
all’apporto di giovani, nonché alla notevole
presenza femminile nei rinnovati organismi”.
Torna ad occuparsi del partito in un momento non
facile. E’ verosimile l’abbandono del mandato di
consigliere per dedicarsi al circolo? “No. Sono
stato eletto segretario perché Alfonso Grillo
non ha ritenuto di ripresentarsi. A lui va il
mio grazie sincero per tutto quello che ha
fatto, con passione e dedizione. Non mi piace
l’idea di ricoprire il ruolo di segretario e di
consigliere, ma il mandato elettorale va
rispettato. Anzi: cercherò di impegnarmi ancora
di più anche sul versante istituzionale, mentre
le giovani leve avranno il tempo e il modo di
fare la necessaria esperienza prima
dell’avvicendamento”. E sulla richiesta di
annullamento del congresso avanzata dai suoi
avversari, come la mettiamo? “Gli organismi di
garanzia sono fatti per dirimere le
controversie, per cui... Ciò detto, rimane il
nodo politico: è inusuale che un segretario
uscente e parte del direttivo non si presentino
ad un congresso: dove altro si dovrebbe
discutere di politica e anche dei problemi? Sul
marciapiede o al bar? Del resto, la grandissima
partecipazione dei tesserati dimostra che la
scelta di sfiduciare Alfonso Grillo era solo di
pochissimi compagni, che hanno pensato di
sottrarsi al confronto. Mi spiace molto che
nemmeno la crisi di governo li abbia indotti
perlomeno a pensare altre forme di protesta,
garantendo tuttavia la discussione democratica”
Al di la dei comunicati ufficiali, perché ha
spinto verso un cambio della segreteria
provinciale? Cosa è successo perché la sua
ostinazione prendesse corpo nei confronti di
Serafini? “Distanza politica, non ostinazione
personale: prima o poi i due modelli di partito
a cui pensiamo si sarebbero dovuti confrontare.
I motivi sono quelli evidenziati nei documenti:
svuotamento del partito, che era diventata una
sigla in mano a soggetti esterni, gestione
opportunistica dei rapporti con altri soggetti
della sinistra che non a caso ci avevano
isolato, assenza fisica e politica dell’ex
segretario, sia sul territorio che nei rapporti
con i livelli superiori del partito. Ed infine,
pratiche interne molto discutibili, che stavano
dando un modello sbagliato soprattutto alle
giovani e ai giovani comunisti. La sfiducia a
Serafini è stata una scelta dolorosa e
difficile, ma è anche un investimento per il
futuro della federazione” I suoi avversari
interni l’accusano di perseguire egemonie… di
aver mal digerito i successi della politica di
Serafini a livello provinciale rispetto ai suoi
nel periodo in cui ha guidato la Federazione
beneventana… “Come potrebbe aspirare
all’egemonia uno che si fa rodere dalla gelosia?
Mi sembrano due accuse contraddittorie. Esiste
il diritto all’errore: io distinguo solo tra chi
è in buona fede e chi invece non lo è. Questi
compagni paventavano pure il commissariamento
della federazione, che invece ha ripreso a
lavorare alacremente e gode di ottima salute.
Gli stessi compagni avevano addirittura chiesto
la presenza di un esponente nazionale al
congresso di Telese, e gli è andata male. Chi fa
politica deve imparare dalle cose, e le cose
parlano chiaro: a mio avviso, quelli che lei
definisce «avversari interni» sbagliano le
analisi e quindi anche la pratica politica”. Due
anime, due correnti. Ormai è un dato. Ma
politicamente cosa la differenzia dal tandem Di
Mezza-Serafini? “Due modelli diversi di partito.
I comunisti dovrebbero caratterizzarsi per
passione e disinteresse, o no? Nella federazione
di Benevento non c’è spazio né per il cinismo
amorale, che vede nella politica solo una
tecnica per la conquista del potere, né un
patetismo di maniera, dietro cui c’è la ricerca
di prestigio personale e privilegi materiali. In
fin dei conti, non abbiamo fatto altro che
concretizzare quello che lo afferma solennemente
lo statuto. Accanto alle questioni di principio
e ai contenuti politici, poi, ci sono i numeri:
mi creda, davvero non è possibile parlare di due
correnti contrapposte, né a Telese né in
provincia di Benevento”. Cambierà qualcosa
nell’opposizione consiliare telesina, dopo
questa fase difficile del Prc? “Credo che nei
prossimi mesi assisteremo a novità interessanti,
soprattutto in considerazione dei problemi che
la città attraversa e a cui l’amministrazione
Capasso non sa dare risposte. Noi faremo sempre
la nostra parte, anche perché sono bastate
alcune settimane di questioni interne perché
tutti si accorgessero dell’assenza di
Rifondazione”.
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