Dopo lo spettacolo vergognoso di una
Campania presentata a tutto il mondo come un
grande cumulo di rifiuti, su tutti i
giornali e su tutti gli schermi dà mostra di
sé il più benestante degli uomini politici
campani (a detta dei sondaggisti è il
parlamentare italiano più ricco, dopo Berlusconi)
sfoggiando il suo linguaggio più raffinato:
"ti faccio il mazzo quadrato", "vi sputo in
faccia a tutti quanti". E sua moglie non è
da meno, esprimendosi come un boss della
mala: "Quello è un uomo morto."
Espressioni soprattutto violente, oltre che
scurrili. Una "famiglia di potere", come
viene definita.
Elio Mastella, piuttosto che sfuggire
all'insidia della Iena che lo intervista,
approfitta del microfono messogli a
disposizione per parlare a ruota libera.
Forse a ruota un po' troppo
libera... dimostrando di essere di stoffa
del tutto diversa da quella di suo padre:
non un leader, bensì un ragazzo vissuto
sempre all'ombra della presenza troppo
ingombrante dei suoi genitori.
Lui è "il figlio", quello che s'è "laureato
in ingegneria elettronica a 24 anni con 110
e lode".
Adesso, è possibilissimo che lui sia
stato effettivamente uno studente modello,
uno tutto casa, università e libri e
che abbia superato gli esami a pieni voti
perché davvero li meritava... ma, conoscendo
l'andazzo delle cose d'Italia, dove anche il
figlio dell'ultimo degli uscieri di un
qualunque Ministero sa di poter contare su
un trattamento di favore... figuriamoci se
il figlio di Mastella poteva mai essere
bocciato a un esame o prendere 18!
Poi, continuando il suo sfogo, dice: «Tu
lo sai quanto guadagno? Milleottocento euro
al mese, milleottocento euro al mese!»,
non come lo direbbe uno di noi, cioè che è
un ottimo stipendio, con la
consapevolezza che ben pochi alla sua età
qui al Sud percepiscono regolarmente tutti i
mesi una tale cifra.
No, lui dice 1.800 euro al mese, per dire: "cazzarola,
capisci, io sono il figlio di Mastella e mi
accontento di quei pochi soldi!"
E continua, credendo di sfoggiare ancora
povertà:
«Ma ci ho un contratto da metalmeccanico di
settimo livello... Cioè, se io sono il
figlio del boss, ditemelo... State
spulciando e spulciatemi, sto qua!»
Poi si rivolge a uno dei suoi
intervistatori: «Tu quanto guadagni,
sono cittadino e ti voglio chiedere quanto
guadagni!»
Non si capisce quale sia il nesso fra "sono
cittadino" e la pretesa di conoscere lo
stipendio altrui... Forse pensa che esiste
una norma del codice civile che dà diritto a
ogni cittadino di conoscere lo stipendio
altrui? Non credo. Una legge del genere non
esisteva neanche in Russia durante il regime
Sovietico.
«Io, laureato a 110 e lode a 24
anni. Scrivetele 'ste cose, anzi
riprendetele. Cioè io, su tutti i giornali
del mondo?» e a questo punto sorride.
Poi continua: «No, non ci sto. Cioè, la
mia famiglia non è questo.»
E come la mettiamo allora con "ti faccio il
mazzo quadrato", "vi sputo in faccia a tutti
quanti" e con "l'uomo morto"?
«I primi due anni sono entrato sesto
livello. In Selex, mi sono fatto 24
chilometri all'andata e al ritorno da
casa; alla Tiburtina. E voi sapete
dov'è.» e mette l'accento su quei
24 chilometri, come fossero un
sacrificio enorme che lui ha dovuto
fare; ignaro di ciò che accade ai suoi
coetanei normali, non figli di ministri.
Insomma, il povero ragazzo crede di
guadagnare pochissimo (solo 1.800 euro
al mese!) e di aver dovuto viaggiare
moltissimo (24 Km!). E' evidente che
fino a oggi ha vissuto sotto una campana
di vetro.
In alcuni momenti sembra davvero sorpreso di
apprendere quelle cose pazzesche su suo
padre e sua madre. Poi, a modo suo, prova a
darne una spiegazione:
«Mia madre sta agli arresti domiciliari
per non aver fatto nulla, per una dinamica
che ho spiegato adesso... Cioè, e riportate
la dinamica! E' una dinamica normalissima di
qualsiasi rapporto in una qualsiasi
organizzazione, sindacale, in
un'organizzazione fra giornalisti, quando
fanno i contratti...»
Una "dinamica normalissima" in qualsiasi
organizzazione?? Non mi risulta.
E continua: «Cioè, quante volte uno ha
detto per telefono io quella persona non la
voglio più vedere, mi sta sulle palle?»
E no, un momento, fanciullo! Qui non si
tratta solo di dire al telefono che un tizio
ti sta antipatico, c'è ben altro!! Ma li hai
letti i giornali?
«Ma una persona così si mette agli
arresti domiciliari, ragazzi!? Cioè, agli
arresti domiciliari! Io non voglio parlare
dell'altro, io l'altro non lo so, cioè... ma
quest'è mia madre!»
Dev'essere terribile sapere che la mamma, la
persona che ci è più cara al mondo, sia
considerata una fuorilegge; sia quando lo è
per davvero, sia quando è vittima di un
errore giudiziario.
Ci si augura sempre che si tratti del
secondo caso, perché nel primo caso il
dolore diventerebbe
insopportabile, costringendoci a combattere
fra l'amore filiale che la vorrebbe ai
nostri occhi sempre amorosa e angelica, e i
valori di onestà e giustizia (forse da lei
stessa inculcatici?) che ci impongono di
rispettare la legge e di pagare quando si è
commesso uno sbaglio.
Infine, dopo un battibecco con la
Iena riguardo i padri che fanno
raccomandazioni, ribadisce per l'ennesima
volta che lui è un bravo ragazzo studioso
che conosce la fatica; poi va via:
«IO faccio l'ingegnere elettronico a 24
anni, 110 e lode e so Inglese e Francese,
capisci!? E lavoro in una grande azienda
come dipendente. Tu ci hai diecimila
contratti e sei il figlio... ma io basta,
cioè non ho più da dire nulla. Arrivederci.»
Uno spettacolo triste, di un'Italia nata
male a fine Ottocento e mai stata bene in
salute.
Fulvio Del Deo
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