Pantera sì, pantera
no: parola a un esperto
11-11-2008
A colloquio con Fabio Rausa,
direttore zoologico del ‘Safari’ di Fasano, in
provincia di Brindisi.
«Se è quello l’animale, può
percorrere molti chilometri al giorno e cibarsi
anche di piccole prede»... Pantera sì, pantera
no. Quale che sia, dove è finito quell’animale
scuro e con la coda lunga avvistato per l’ultima
volta domenica su un albero alle porte della
città? E ancora: come è possibile che non si
trovino tracce di ciò che ha mangiato? Sono i
dubbi e gli interrogativi che accompagnano la
vicenda che da giorni sta tenendo banco sotto
gli occhi di un’opinione pubblica che ne segue
le fasi con un comprensibile scetticismo misto
ad una legittima preoccupazione.
“Un leopardo, una pantera o
comunque qualsiasi felide di questa taglia,
trova comunque il modo di mangiare, almeno una
volta ogni dieci, massimo quindi giorni”. A
spiegarlo è Fabio Rausa, 49 anni, da 15
direttore zoologico del conosciutissimo
Zoosafari di Fasano. Quella che segue è
un’intervista telefonica chiesta nel tentativo
di offrire, attraverso il contributo di un
esperto, qualche risposta in più alle domande
ancora inevase.
Quanti giorni la
pantera può resistere senza mangiare?
“La pantera è un
abile cacciatore e, anche se allevato in
cattività, quando ha fame caccia tutto quello
che il suo istinto gli detta. Il suo digiuno può
protrarsi al massimo fino a dieci, quindici
giorni”.
Cosa mangia la
pantera e com’è possibile che in tutte le zone
degli avvistamenti non siano state trovate
carcasse di animali sbranati?
“Si nutre di carne: un uccello, una gallina, non
necessariamente animali di grossa taglia, anche
se in questi casi prede facili potrebbero essere
i cani randagi”.
E le carcasse?
“Non
dobbiamo dimenticare che le prede solitamente
vengono trascinate e messe al sicuro sugli
alberi, dove le divora. Aggiungo, inoltre, che i
resti potrebbero essere anche ‘raccolti’ da
altri animali che li fanno scomparire”.
Di cosa ha bisogno
un animale con le dimensioni di quello notato
nelle province di Benevento ed Avellino?
“Dipende
dalla grandezza e, ovviamente, dal tipo di
animale. Nel nostro zoo, ad esempio, un leopardo
mangia ogni giorno anche un chilogrammo di
carne, e resta digiuno solo ventiquattro ore in
una settimana. Se è in libertà, il discorso
cambia. Può darsi che in un giorno riesca a
nutrirsi, per altri cinque no”.
Perché un animale
si avvicina ad un centro abitato?
“Per rispondere bisognerebbe capire dove
l’animale abbia vissuto fino a qualche settimana
fa. Se ha familiarità con l’uomo, tenta a volte
di avvicinarsi anche ai centri abitati”.
L’animale avvistato
sembrerebbe una pantera, ma con cosa potrebbe
essere confuso?
“Se le dimensioni che mi
indica (circa un metro di lunghezza per più o
meno 60 kg di peso) sono reali, o è un leopardo
o anche un cucciolo di giaguaro melanico che,
però, da adulto è di taglia più grande”.
Quanti chilometri
può percorrere durante l’arco delle 24 ore?
“Se è
spinta a camminare e a muoversi in
continuazione, anche perché non ha una tana dove
rifugiarsi, può arrivare a percorrere anche 10,
15 chilometri al giorno e non necessariamente
lungo lo stesso percorso”.
Quanto una pantera
può essere pericolosa per l’uomo?
“La reale pericolosità all’area aperta è
praticamente vicina allo zero se si parla di un
animale lasciato tranquillo; se invece
l’esemplare è alle strette, il discorso cambia.
Con questo tipo di felide va sempre capita e
rispettata quella che è definita la ‘distanza di
fuga’: è elevata per una pantera che vive libera
in natura, mentre per una che è in cattività
dipende direttamente dallo spazio in cui è stata
allevata”.
Come si fa a
catturare un animale del genere?
“Noi dello Zoosafari di Fasano, dove sono
presenti una decina di questi animali, veniamo
interpellati spesso per questo tipo di cattura.
Occorre conoscere e non sottovalutare mai
l’animale, e cercare di arrivare prima dei
cacciatori con una squadra esperta munita di
anestetico da somministrare nei modi più
consoni”.

fonte: 82cento
Benevento, caccia alla pantera.
Ferrantino (CFS): ‘Diverse
segnalazioni, ma nessuna prova della sua
esistenza’. Il vicequestore aggiunto del Corpo
Forestale: ‘Credo alla buona fede di chi dice di
averla vista, ma i riscontri oggettivi non
confermano la tesi’.
“La pantera? Noi non
l’abbiamo vista, né abbiamo elementi per dire
che effettivamente ci sia”. Le parole sono del
vicequestore aggiunto del Corpo Forestale di
Benevento Evaristo Ferrantino, che commenta così
la psicosi che si è diffusa in città e in
provincia dopo le numerose segnalazioni. “Io
credo alla buona fede delle persone – ha
continuato il vicequestore - c’è anche un agente
della polizia di stato che giura di averla
vista, ma con molta onestà i rilievi fatti sia a
Paduli, sia a Piano Cappelle, hanno dato esito
negativo.
Abbiamo posizionato esche.
- ha spiegato Ferrantino - analizzato le orme,
ma le prove non sono balzate fuori”. Per il
vicequestore le impronte ritrovate non possono
appartenere alla pantera: troppo evidenti i
solchi lasciati dalle unghie per appartenere ad
un felino che, se non per attaccare o
difendersi, di norma le ritrae: “C’è anche un
altro elemento che ci ha fatto riflettere: le
piante sopra alle quali l’animale sarebbe stato
avvistato hanno rami troppo fragili per
sostenere un aimale che, in età adulta, arriva a
pesare 70/80 kg”.
Insomma il caso
s’infittisce di mistero: ci sono testimoni
pronti a giurare di aver visto l’animale ma
comincia ad apparire improbabile che non sia
ancora uscito allo scoperto per poter mangiare.
E’ pur vero che potrebbe trattare con tutta
probabilità di una pantera detenuta illegalmente
in cattività, e quindi non abituato a cacciare,
ma all’ora della cena una bestia del genere fa
leva sul suo istinto per nutrirsi.
“E invece non abbiamo
segnalazioni di animali domestici ritrovati
morti –spiega Evaristo Ferrantino- una gallina,
una pecora o qualsiasi altro animale, né ha
approfittato delle esce”. Non minimizza la
vicenda però il vicequestore, anzi dice di
comprendere “la preoccupazione dei cittadini” e
promette “di tenere comunque alta la guardia”.
“In ogni caso sono convinto – ha concluso - che
se pur dovvesse saltar fuori questa pantera, si
tratterebbe di un cucciolo, che in questo
momento è più spaventato di noi”

11/11/2008 
È ancora allarme
pantera.
Ieri mattina il felino,
secondo le indicazioni di una contadina, era
stato avvistato alla periferia di Calvi.
Consueta mobilitazione e sono accorsi sul posto
forestale, carabinieri, polizia e servizio
veterinario dell’Asl. L’animale all’arrivo delle
forze dell’ordine si era già dileguato, ma aveva
lasciato delle tracce. «Era l’impronta di un
canide» conferma Fiorentino Sateriale del
servizio veterinario dell’Asl. In serata un
giovane su un ciclomotore l’ha vista su un
albero a Ponte delle Tavole.
Sul posto le Volanti, ma
nessuna traccia del felino. Quindi almeno per
ora la pantera resta occultata in qualche zona
boscosa, non vista dai tanti che in queste ore
le danno la caccia e cercano di snidarla, per
porre fine al suo girovagare nei campi del
Sannio e dell’Irpinia. Ma nelle prossime ore
continuerà, la vigilanza nella zona dove è stata
vista: alla contrada San Giuseppe di Paduli ed a
Ponte delle Tavole. Una vigilanza da parte della
forestale e della altre forze dell’ordine. Ma la
mobilitazione in queste zone è generale da parte
della popolazione.
In particolare sono
preoccupati i titolari di quelle aziende
agricole che allevano animali e che potrebbero
divenire facile preda di una pantera. Stalle
chiuse, specie nelle ore notturne,
nell’hinterland beneventano. «Abbiamo dormito in
tranquillità nella nostra casa la scorsa notte.
Il felino credo si sia allontanato» conferma
Alessio Chiusolo, l’ispettore di polizia che la
pantera domenica pomeriggio l’ha vista a
distanza di qualche metro, tra gli alberi
retrostanti la sua abitazione appunto a Ponte
della Tavole, e che ha fatto accorrere i suoi
colleghi della polizia di Stato, che anch’essi
hanno visto il felino allontanarsi in direzione
di Piano Cappella.
Nei giorni scorsi, come si
ricorderà, erano state prelevate delle impronte
del felino specie in località San Giuseppe di
Paduli, dove la pantera era stata vista da due
cacciatori su un albero prima che si dileguasse
in una zona boscosa. Queste impronte sono state
sottoposte al vaglio del laboratorio del Cites
della forestale. Ma non sono venuti elementi
certi sul tipo di felino. Per cui ora si cercano
ulteriori impronte: un unico elemento questo che
può fare chiarezza su questo felino che, dalla
metà di ottobre, ha creato allarme tra Sannio e
Irpinia, e ora nell’ultima settimana sembra
essersi localizzato proprio alle porte della
città, con incursioni nella zona di Paduli e di
Ponte delle Tavole. en.mar.

11/11/2008
MARISA
DEL MONACO
Dopo l'ultimo avvistamento,
nei pressi di Calvi, comune alle porte della
città, ormai i dubbi sulla presenza della
pantera sembrano esser fugati: è lei. Esiste per
davvero e chi l'ha vista non è rimasto
condizionato dalle voci, dalla paura, dalla
curiosità o dalle notizie che si susseguono
sulla sua presunta collocazione.
«Resta solo da stabilire se
si tratta di un cucciolo o di un esemplare
adulto», sostiene Fiorentino Sateriale,
responsabile del settore veterinario dell'Asl
Bn1, il quale dopo oltre una settimana di
avvistamenti, impronte o semplici suggestioni,
ha ben poche perplessità sul tipo di felino che
si aggira per le campagne del Sannio. In queste
ore, gli uomini delle forze dell'ordine e delle
altre istituzioni che stanno operando per
cercare di stanare e catturare l'animale,
vengono contattati anche da esperti che in
passato si sono trovati a far fronte a casi
analoghi in diverse zone della Penisola.
L'allarme pantera, infatti,
in Italia c'è già stato. Dal 2002 al 2005, ha
tenuto con il fiato sospeso le province di
Cremona, Treviso e Piacenza. Allora, la cattura
del felino non c'è stata e dopo qualche
settimana di mobilitazione accompagnata alla
paura, non se ne è saputo più nulla. «A
differenza di altre zone d'Italia, dove vi sono
dei boschi molto più consistenti come nei
territori di Treviso e Piacenza - afferma
Giovanni Todaro, giornalista naturalista
residente a Cremona, tra i fondatori del Museo
del Bracconaggio di Bardi in provincia di Parma
- nel Sannio, dove le aree boschive sono
maggiormente ridotte, si potrebbe giungere alla
cattura della pantera perché la vegetazione meno
fitta può consentire di individuare e bloccare
l'animale».
La pantera, tuttavia, a
differenza di altri animali come le tigri e i
leoni che, per nutrirsi hanno bisogno di un
grosso quantitativo di cibo, in special modo
carne, necessita di una quantità minore e,
pertanto, è presumibile che possa resistere
ancora per molto nelle campagne della nostra
provincia, vagando alla ricerca della sua giusta
collocazione. Todaro parla anche della moda che
da qualche tempo dilaga in alcune famiglie,
quella cioè di tenere in casa un animale feroce,
quale è la pantera, come se fosse un semplice
cane o gatto. «Per acquistarlo - rivela -
bisogna sborsare per lo meno quattromila euro».
Questi, infatti, sono i prezzi di mercato per
portarsi in casa un animale come la pantera.
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